Museo

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Conosco persone che scrivono per la fama, altri lo fanno per denaro. Io sono diverso. Io scrivo per un motivo più importante.

«Mirko»
«Sì?» rispose appoggiando la penna sul quaderno.
Si alzò, ma lo sguardo rimase sulla penna. Doveva ricordarsi di cambiarla. Come strumento di scrittura era ottimo, ma non l'ideale per il fine ultimo, quello fondamentale.
Meccanicamente si rimise a sedere.

Anche i dettagli sono importanti. Ho rinunciato a scrivere col PC perché non andava bene. Figuriamoci, già sento la guida spiegare: «la penna usata dall'autore...»
Devo pianificare tutto per tempo.

«Mirko!»
«Arrivo» sbuffò scocciato.
«Che c'è?»

«Prendimi la pentola in alto. Che stavi facendo? Non ti eri mica messo a scrivere? Possibile che non mi aiuti mai?»
Travolto dalle domande, Mirko decise di prendere la pentola, senza parlare.
«Che cosa mangiamo stasera?»
«Uova»
«E poi?»
«Uova e basta. Solo un pasto spartano può essere adatto alla mia biografia.»
«Quale biografia? Ora dove vai? Non tornerai a perdere tempo scrivendo?»

Il tavolo è a posto. Di legno, ben laccato. Quando questa casa diventerà un museo, anzi "Il museo dello scrittore", il tavolo farà la sua bella figura. Scriverei meglio se lo appoggiassi sotto alla finestra, ma quando la folla entrerà seguendo la guida, mi piace che si disponga in circolo, attorno al tavolo che ora è posizionato in mezzo alla stanza. Mi manca solo una penna adatta.

Mirko frugò tutta Genova. All'inizio si era rivolto agli antiquari, ma poi aveva scartato l'idea, non poteva usare una penna che fosse già antica ai suoi tempi.
Trovò una bella stilografica in un negozio di tabacchi. Costava molto, ma ne valeva la pena.
La commessa si stupì. A volte i clienti provavano a scrivere qualche riga prima dell'acquisto, Mirko no: la appoggiò al bancone e dopo aver fatto due passi indietro la osservò per un paio di minuti.
«Scrive bene...» abbozzò la commessa.
Lui non rispose subito. Pensò alla penna che aveva usato al liceo. Scriveva benissimo, e aveva deciso di non usarla più, per non sprecarla. L'inchiostro si era essiccato prima che qualche cosa di importante accadesse nella sua vita. Se n'era liberato con disgusto. Non voleva più un oggetto utile, ma bello.
«Ha un quaderno?»
«Righe o quadretti?»
«A righe, lo apra e ci appoggi la penna sopra per favore.»
La ragazza fece come richiesto.
«Bene! Benissimo, la compro.»
«Il quaderno?»
«No, la penna.»

Ora scrivo male. Sono mancino e spesso sporco il foglio con l'inchiostro della stilografica. Questo non è un problema, posso riscrivere su un altro foglio, ma Valentina s'incazza perché sporco tutti i polsini delle camicie.

Mirko lavorava: redattore di manuali tecnici, la più infima forma di letteratura. Alla prima pausa caffè, confidò il suo progetto a un collega:
Igor era perplesso: «Quanto farai pagare d'ingresso?» la domanda era lecita, Mirko non ci aveva pensato.
«È vero, bisognerà fissare una quota.»
«Anche per pagare le spese di gestione del museo. Almeno inizialmente le istituzioni non contribuiranno allo scopo.»
«Perché no?»
«È ovvio, in Italia succede sempre così. Il governo interviene solo quando le opere d'arte stanno per essere distrutte dall'incuria. Poi dopo stanziano un mucchio di fondi per restaurarle.»
«Dici di mettere un prezzo basso?»
«No. Penserebbero che lo scrittore non sia importante.»

«Alto allora?»
«Nemmeno, poi il museo non fallirebbe e lo Stato non si accorgerebbe della sua importanza storica e culturale.»
«Dobbiamo pensarci bene.»
«Sì, la pianificazione è essenziale.»
Una collega li guardò, sconcertata dai discorsi assurdi. - Lei rimarrà solo un banale redattore - pensò Mirko.

Ancora dettagli che avevo ingenuamente trascurato. Devo usare materiali che arrivino quasi al degrado totale, ma che possano poi essere successivamente salvati da un restauro.

Con quel paragrafo era arrivato alla fine del foglio. Usava ampie pagine formato A3, perché era bello poterle arrotolare e conservarle in un angolo, dentro a un porta-ombrelli.
Ma non poteva riporre tutto nel vaso. Aveva bisogno di un contenitore adeguato.

Tornare dagli antiquari della città poteva essere pericoloso, oramai lo riconoscevano, e lo avrebbero cacciato a insulti.

La gente comune intuisce quando qualcuno lavora a un grande ideale, e forse per invidia, lo ostacolano.
Non gli restava che la grande distribuzione. Scartò subito i mobili di stile scandinavo, alcuni gli piacevano, ma non si adattavano a un museo, Vagò assorto nella sua idea, per tutti gli altri centri commerciali e grandi magazzini.
Quando stava per desistere, e quasi quasi avrebbe preferito affrontare gli antiquari piuttosto che continuare il giro per gli ipermercati, vide quello che poteva fare al caso suo.
Una piccola cassapanca, alta circa 50 centimetri, di legno, con rinforzi di bambù rossiccio sui bordi. Era l'ideale, e la comprò.

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Rilesse ad alta voce l'ultima frase scritta. Sì, suonava bene. Il suono era importante perché la guida avrebbe declinato i versi al pubblico pagante.
S'immaginava il gruppo di turisti che strusciava i piedi con le pattine, per non rovinare i pavimenti dell'appartamento-museo, ascoltare la dolce voce femminile della guida:

«Adesso che il fumo ha smesso di salire al cielo, possiamo pensare al momento in cui la brace esiste come tale: tra la fiamma e la cenere, un attimo prima di spegnersi."
Lo scrittore forgiò questa splendida frase nel Novembre del 2004.»

«Come sarà la guida?» Chiese il giorno dopo Igor.
«Non lo so ancora esattamente.»
«Come sarà vestita, con una minigonna?»
«Assolutamente no. L'abbigliamento dovrà essere consono all'ambiente austero. Una lunga gonna di panno, che lambisce delicatamente il pavimento dove il poeta ha camminato.»

Mirko s'impegnò, e terminò presto di arredare la "Stanza dello scrittore". Tutto era pronto: luci, cassapanca, sedia, tavolo. Sul tavolo, un quadernone con la penna appoggiata sopra. In un angolo, il porta-ombrelli con i fogli A3 arrotolati.
Tutto perfetto, già da una settimana. Ma cosa mancava per rendere operativo il progetto?
Perché il museo non era funzionante?

Mirko pensò a lungo, forse lo sapeva, ma ci volle del tempo per ammetterlo.
Non esistono case-museo di scrittori viventi, perché quelli ancora vivi, hanno la tendenza ad abitare nella loro casa.

Il concetto era chiaro, la mattina dopo si confidò con Igor solo perché lui gli aveva chiesto come stesse procedendo il progetto.
«Sono condannato alla pena di Mosè.»
«Che cosa intendi dire?» chiese Igor.
«Mosè ha fatto tanto per portare il suo popolo nella terra promessa, ma lui riuscì a vederla solo da lontano. Il Signore era stato chiaro, sinché rimaneva in vita, gli ebrei non avrebbero messo piede in Palestina.»
«Quindi devi morire per far diventare un museo la tua casa?»
«Sì, non vedo altra soluzione.»
«Io invece ho un'idea. Se invece di morire tu sparissi?»
«Sparissi? E dove?»
«Dove vuoi, stai via per un po'. Sempre meglio di morire no?»

«E il museo? Chi si prenderebbe cura del muso?»
«Me ne occupo io. Solo dopo che il museo ha ingranato, potrai tornare, anzi, potremo organizzare un evento in grande stile.»
A Mirko l'idea non dispiaceva. Però subito gli venne un dubbio: «E se poi non mi credessero?»
«In che senso?»
«Si sa che gli scrittori diventano veramente grandi solo dopo la morte, nessuno crederebbe che io sono il famoso scrittore Mirko.»
«Ma che dici, potrei testimoniarlo io!»
A Mirko non andava giù il problema: «No grazie, preferisco morire.»

La fine

Nota del personaggio:
Il personaggio tende a precisare che la sua mancanza di identità è dovuta più ad eccessiva potenzialità che a effettivo timore di rinunciare a qualsivoglia esperienza umana.
Talora conia brillanti allegorie con l'intento di influenzare la propria immagine agli occhi del biografo. Un esempio che il personaggio amerebbe sapere riprodotto in terza di copertina.
"Il vero esploratore è colui che cerca di riconoscere ciò che non ha mai visto"
(novembre 2004)

Nota dell'autore:
Non sono mai stato un dio nei confronti delle mie storie. Più che altro un demiurgo, che ben lontano dall'onnipotenza, si lasciava influenzare da ciò che creava. Ma questo racconto è degenerato. Il protagonista ha cominciato ad assillarmi con richieste ed eMail come la "Nota del personaggio" riportata sopra. Vuole vivere, pretende uno spessore psicologico, non può rassegnarsi ad esistere solo nella mia mente.

Sono molti gli autori che si sono dati all'alcool, che hanno distrutto la propria vita. Forse lo hanno fatto quando i personaggi si sono ribellati, hanno preteso che l'autore considerasse il loro punto di vista, come sta capitando a me.
Inutili le mie spiegazioni: «È un racconto. C'è solo spazio per descrivere un fatto. Per accontentarti dovrei scrivere un libro.»
«Allora scrivi un libro!»
«Forse la trama evolverà in un lungo romanzo, per ora accontentati di questo.»

Questa storia è liberamente tratta da un'ossessione di Mirko Montaldo

Emanuele Cassani

 
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