14. Bioculture:
Vicende materne

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Le cure e le attenzioni che una madre rivolge alla progenie sono in gran parte il frutto di processi adattativi, codificati nel patrimonio genetico di ciascuna specie e realizzati sotto la spinta della selezione naturale. I comportamenti che ne conseguono presentano aspetti specifici e un diverso grado di complessità, soprattutto dove sono anche presenti elementi appresi per via culturale. Essi hanno sempre suscitato curiosità e interesse, stimolando molteplici indagini scientifiche.

Irenaus Eibl-Eibesfeldt Conflict Resolution Maquaque Societies

La ricerca etologica da tempo fa largo impiego di modelli statistici e matematici nello studio di questi molteplici tipi di comportamenti. Questa esigenza spinge a programmare le osservazioni in ambienti ricostruiti, preferendoli spesso a quelli realizzati in campo. Dai dati della letteratura emerge che la sovrapponibilità dei risultati ottenuti nelle due differenti situazioni, di ambiente controllato o naturale, spesso dipende dalla capacità dello sperimentatore di riempire l'ambiente ricostruito con adeguati arricchimenti, in modo da ridurre le situazioni di stress e rendere possibile la manifestazione di comportamenti non stereotipati, che, in presenza di forti restrizioni ambientali, tendono a non esternarsi.
Quando una preda è inseguita dal suo predatore in genere adotta, come strategia di fuga, un percorso dettato dalla imprevedibilità, affidandosi al fatto che la semplice casualità della scelta della direzione da prendere crea disorientamento nell'inseguitore e rende possibile la salvezza. In altre situazioni meno drammatiche, la capacità di fare ricorso a comportamenti improvvisati svolge un ruolo ugualmente importante nelle relazioni, non solo interspecifiche, ma anche all'interno del gruppo sociale di appartenenza.
Un ambiente reso artificialmente monotono e uniforme favorisce l'espletarsi di comportamenti stereotipati. Al contrario, se gli animali sono tenuti in parchi faunistici o giardini zoologici particolarmente arricchiti negli spazi e negli arredi, si possono ottenere notevoli spunti per osservazioni di comportamenti adattativi inaspettati.
Di seguito riportiamo delle osservazioni, semplicemente descrittive, di alcuni comportamenti materni, manifestati da soggetti ospitati presso il Parco dell'Abatino (Poggio San Lorenzo, Rieti).
Un primo episodio fa riferimento ad un gruppo di scimmie (Macaca tonkeana), la cui specie è originaria dell'isola di Sulawesi nell'arcipelago indonesiano. Da qualche tempo esse suscitano un particolare interesse nei primatologi per le complesse interazioni sociali che li caratterizzano. Le protagoniste dell'episodio sono state una mamma, col suo piccolo di due mesi, e una seconda femmina adulta che, desiderosa di prendersi cura di un cucciolo, aveva sottratto il piccolo alla madre, comunque permettendole, sempre tenendoselo sul ventre (fatto inedito e particolarmente interessante), di allattarlo ad intervalli regolari. Dopo qualche tempo la madre "rapitrice" aveva smesso di fare la balia al piccolo. Il suo pancione denunciava che era in uno stato di avanzata gravidanza e questo probabilmente aveva contribuito ad indirizzare diversamente i suoi bisogni materni. Il piccolo girovagava ormai anche abbastanza lontano dalla madre, rimanendo comunque all'interno di un'area da lei strettamente sorvegliata e tale che in qualsiasi momento lei fosse in grado di intervenire al bisogno.
È accaduto, dunque, che mentre la mamma era intenta a rovistare tra alcune frasche, il piccolo si è staccato dal suo addome e, come aveva fatto tante altre volte, si è avvicinato alla seconda femmina con la voglia di mettersi sul suo grembo. Ma, appena le si è trovato accanto, con sua sorpresa, ha ricevuto da lei una minacciosa espressione facciale, accompagnata da una vocalizzazione che non lasciava presagire nulla di buono. Il piccolo, lì per lì è rimasto interdetto, non sapendo se insistere nei suoi propositi o allontanarsi. La madre, percepito il potenziale pericolo per il figlio, rapidamente ha interrotto le sue attività e in un momento lo ha afferrato per il braccio e lo ha sospinto di poco più lontano. Quindi si è accosta premurosa alla femmina e ha cominciato ad accarezzarla ripetutamente sulle guance e a rivolgerle numerose espressioni affettive. In breve, la tensione è svanita e la scimmia, così rabbonita, si è allontanata, lenta col suo pancione, alla ricerca di un posto più tranquillo in cui adagiarsi. La madre si è dunque avvicinata al piccolo, che subito le si è adagiato sull'addome, e con un tale fardello ha ripreso l'attività interrotta alla ricerca di golosità tra le umide frasche.
La strategia conciliativa attuata dalla prima femmina nei confronti dell'altra ha forti aspetti adattativi, permettendo di smorzare le tensioni e di ridurre i conflitti. Comportamenti di questo tipo possono essere ampiamente ritrovati nei primati antropomorfi, uomo compreso.
Il secondo episodio riguarda un gruppo di coati (Nasua nasua), procioni del Sud America, che colpiscono per il loro naso flessibile e la coda ad anelli.
Una femmina ha condiviso da qualche tempo lo spazio del recinto con due maschi, entrambi di mole robusta ma con una colorazione del mantello leggermente differente. Avendo messo alla luce sette piccoli, per circa un mese li ha allattati nella tana, consistente in un avallamento del terreno all'interno di una tettoia ben riparata. La madre è rimasta quasi costantemente accanto ai piccoli, assicurando loro protezione e nutrimento e non permettendo a nessuno dei maschi di accostarsi senza subire la sua risposta aggressiva. Anzi essi, che erano soliti dormire con la femmina sotto la tettoia, sono stati da lei costantemente allontanati e tenuti distanti dalla tettoia.
Dopo circa quaranta giorni i cuccioli hanno iniziato a perlustrare il territorio, prima all'interno della tana, poi gradatamente negli spazi circostanti. Il compito di vigilanza, svolto dalla madre, ha cominciato allora a farsi arduo, costringendola a correre continuamente da una parte all'altra del recinto, relativamente ampio, per tenere sotto controllo la cucciolata. Un flebile fischio, da lei continuativamente emesso, è stato utilizzato dai piccoli come punto di riferimento. I due maschi sono sempre apparsi indifferenti ai cuccioli e nessuno dei due ha mostrato particolari cure paterne, essendo soliti passare le ore centrali della giornata sdraiati al tiepido sole primaverile. Si è tuttavia osservato che solo uno dei due maschi veniva frequentemente infastidito dalle tante zampette che, irrispettose, gli passeggiavano sulla pancia: erano i piccoli a cui la madre permetteva di accostarlo, mentre aveva cura di tenerli sempre lontani dall'altro maschio che veniva regolarmente minacciato ed allontanato, non appena i cuccioli accennavano ad andargli incontro. La femmina sembrava addirittura sollecitare il primo maschio, che evidentemente riconosceva come il padre dei suoi piccoli, a prendersi maggiore cura di loro, se non altro assecondandoli nel gioco, mentre escludeva l'altro maschio da qualsiasi interazione con i piccoli.
Un comportamento simile è stato descritto in gruppi di coati studiati nel loro ambiente naturale, nella foresta amazzonica. L'opportunità di avere evidenziato tale concordanza in soggetti allevati in ambiente controllato rafforza la convinzione che in contesti adeguatamente ricostruiti sia possibile rendere manifesta l'esibizione di strategie adattative, in questo caso connesse alle cure materne, di particolare significato etologico.
Il terzo episodio riguarda i legami affettivi che possono intercorrere tra una madre ed il proprio figlio negli alpaca, erbivori del Sud America, allevati da tempi antichi dalle popolazioni andine come produttori di latte, di lana e come animali da soma. In uno dei recinti del Parco erano ospitati un maschio e due femmine, insieme a due piccoli, entrambi di circa un anno e mezzo di età. Le madri si sono mostrate molto scrupolose nello svezzamento dei piccoli che da quando avevano sei mesi di età hanno mostrato una loro autonomia passando parte del tempo a brucare o a giocare tra loro, nell'apparente indifferenza delle madri. Purtroppo, l'evento tragico a cui si fa riferimento si è presentato inatteso e assolutamente imprevisto. Uno dei due giovani alpaca, forse per avere inghiottito un calabrone, quasi all'istante è morto per una reazione di soffocamento. Il personale del parco non ha avuto modo di fare nulla se non constatarne la morte. Il suo corpo è rimasto in un angolo del recinto, mentre il resto del gruppo sembrava indifferente alla vicenda, continuando nelle proprie consuetudini. Un guardiano è entrato nel recinto con l'intento di portare fuori il giovane alpaca, ma una delle femmine, la madre, sorprendentemente gli è corso subito incontro e mentre lui aveva già afferrato il corpo inanime per un arto per trascinarlo via, ha posto una zampa sul corpo del figlio e minacciando con sputi il malcapitato guardiano lo ha costretto a recuperare in fretta la porta del recinto, onde evitare conseguenze più serie. Per tutto il giorno a nessuno è riuscito di ritentare l'operazione, trovando sempre la decisa opposizione della madre. Solo il giorno seguente la vigilanza è apparsa rallentata e si è riusciti con un'operazione rapida a portare fuori dal recinto il giovane alpaca per seppellirlo. La madre, una volta allontanato il cadavere del figlio, è ritornata alle normali attività .

Sui diversi temi affrontati in questo articolo si può fare riferimento alle seguenti indicazioni bibliografiche    libri

Sulle cure materne nell'uomo si rimanda al testo di

Per quanto invece attiene i Macaca tonkeana e i loro particolari comportamenti si rimanda ad una letteratura molto specialistica. In particolare

E anche al suo successivo lavoro

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