16. Bioculture:
Sarà femmina o maschio?

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Lo spensierato procedere, con un pizzico di esuberante baldanza, mano nella mano, di una coppia di ragazzi, l'eterea immagine di due pavoncelle che tubano sul ramo fiorito del pesco, le danze amorose degli svassi al centro del lago sono forme stereotipate di raffigurazione del corteggiamento, premessa all'accoppiamento ed alla cura della prole. Il reciproco aiuto e la condivisione dei compiti familiari sono forme ulteriori di rapporti tra partner, tutte comunque avvertite come tappe indirizzate a garantire il perpetuarsi, nel tempo, della specie.

Krebs Baker Ridley Eldredge

L'attuale indagine biologica tuttavia tende ad inquadrare il corteggiamento e la riproduzione sessuale in un'ottica interessata non tanto alla salvaguardia della specie, quanto al vantaggio che ne traggono il singolo individuo o, al di più, la coppia e i soggetti ad essa associati da uno stretto legame di parentela. Durante il corteggiamento i partner metterebbero in campo i propri interessi egoistici, eventuali visioni e prospettive di vita diverse, valutando attentamente i benefici e i costi che l'investimento connesso alla stessa formazione della coppia comporta per ciascuno di loro.
Come si è giunti ad una visione pragmatica tanto differente da quella che individuava nei comportamenti tra partner un altruistico interesse per la loro specie? Una possibile risposta va ricercata nel modo in cui vengono ripartiti investimenti e costi all'interno della coppia.
Occorre premettere che per almeno due miliardi di anni ciascuno dei tantissimi organismi che popolavano i mari si riproduceva in maniera agamica, senza cioè avere differenziato il sesso, trasmettendo alla progenie copie complete del proprio patrimonio genetico: in tal modo la discendenza non era molto dissimile da quella del genitore e nel complesso la vita biologica appariva poco diversificata dal momento che la variazione del patrimonio genetico era affidata soltanto a sue modificazioni casuali. Attraverso un'incessante attività riproduttiva e sotto la spinta della selezione naturale una tale massa di creature determinò tuttavia un profondo cambiamento dell'ambiente, aprendo a loro nuove opportunità nel paesaggio ecologico primitivo. La colonizzazione delle terre rappresentò un momento importante nell'evoluzione biologica e favorì ulteriormente quegli organismi che già presentavano caratteristiche quali la capacità di potersi scambiare parti del proprio DNA e il possedere un patrimonio genetico presente, per ogni gene, in due copie una di origine materna ed una paterna, dette alleli.
Tali forme potettero godere di un vantaggio adattativo, nonostante il fatto che ciascun partner trasmettesse alla progenie metà del proprio patrimonio genetico, cioè, per ciascun gene, soltanto uno dei suoi due alleli. Questa condizione, apparentemente altruistica in quanto ciascun individuo rinunciava, nella riproduzione, a metà dei propri alleli, veniva ripagata dal fatto che, con l'accoppiamento, il mescolamento del patrimonio genetico conferiva ai figli della coppia una grande variabilità dello stesso, con la conseguente possibilità di diversificare la propria nicchia ecologica, condizione particolarmente vantaggiosa per irradiarsi nel paesaggio ecologico, evitando un'eccessiva competizione tra consanguinei. I figli godettero dunque di una maggiore fitness e ai loro genitori toccò una più alta probabilità di avere dei nipoti. Inoltre, attraverso il corteggiamento la selezione sessuale innestò una corsa agli abbellimenti, portatrice di tantissime novità sul piano morfologico e comportamentale. I processi evolutivi assunsero un'accelerazione in quanto gli organismi a riproduzione sessuale, attraverso la scelta del partner, furono vicendevolmente sottoposti a meccanismi selettivi forieri di nuovi adattamenti.
Per render meglio comprensibile questo processo immaginiamo che, per assurdo, due oggetti si possano reciprocamente influenzare: se un ombrello tendesse a divenire più grande all'aumentare della pioggia, e la pioggia, per stare al gioco dell'ombrello, fosse sempre più copiosa, non si dovrebbe attendere molto per avere ombrelli grandi quanto tende da circo e piogge pari a centinaia di monsoni! Nelle competizioni sessuali avviene in un certo senso un fenomeno simile: ciascun partner spinge l'altro, di generazione in generazione, ad adattarsi alle sue preferenze, in una corsa verso nuove forme morfologiche e aspetti comportamentali a cui la selezione naturale finisce, prima o poi, col porre dei limiti. La coda del pavone ha alimentato il desiderio della femmina e questo, a sua volta, ha sospinto tale abbellimento ad essere ancora più vistoso, fintato che processi selettivi di tipo opposto, quali il rischio di maggiore predazione o gli alti costi energetici connessi a tale abbellimento, ne hanno frenato l'ulteriore crescita.
Fin dalle origini della sessualità comunque i due tipi di cellule destinate alla riproduzione si presentavano differenziati sul piano dei contributi che ciascuno di essi metteva a disposizione dell'altro: da una parte vi erano tantissimi spermatozoi, agilissimi ma con scarse riserve energetiche, dall'altra un numero limitato e prezioso di uova, ricchissime di nutrimento, da destinare al futuro embrione. Ecco allora affermarsi due diverse strategie comportamentali con i maschi che trovarono vantaggioso fecondare il maggior numero di femmine, e con queste seconde che si attrezzarono per potere scegliere, tra i vari pretendenti, il portatore dei geni migliori.
Ciascuno dei due sessi elaborò col tempo macchinazioni, inganni, trappole amorose in funzione dei propri specifici interessi riproduttivi, che comunque convergevano nell'assoggettare entrambi alle strategie manipolative della prole, il cui scopo era a sua volta fondamentalmente quello di accrescersi e di riprodursi.
In questo quadro, possiamo chiederci se la selezione abbia conferito ai membri della coppia la possibilità di regolare il sesso dei nascituri, maschio o femmina, o se essa sia soltanto il frutto della casualità. Immaginiamo una situazione in cui nella popolazione si sia costituita una netta prevalenza di nascite femminili: i pochi maschi presenti, in assenza di competizione tra di loro, avrebbero modo di accoppiarsi con le femmine migliori, trascurando le altre. Per un genitore che potesse controllare il sesso del nascituro sarebbe più conveniente, in tale situazione, produrre figli maschi perché gli garantirebbero un maggiore numero di nipoti sani e vigorosi. Ma, in conseguenza di tale scelta, aumenterebbe col tempo enormemente nella popolazione il sesso maschile, e ora sarebbe a sua volta quello femminile a trarne vantaggio in quanto tutte le femmine si riprodurrebbero scegliendo, tra i numerosi maschi, quelli migliori. A questo punto una mutazione che incrementasse la nascita di figlie femmine si affermerebbe velocemente. La selezione naturale, sotto la spinta di pressioni alternativamente differenti, ha finito col favorire meccanismi in grado di mantenere il rapporto tra i sessi intorno ad un valore paritario.
Esistono tuttavia delle situazione in cui un marcato interesse di almeno uno dei genitori a favore di un sesso è favorito dalla selezione naturale: è il caso di alcuni parassitoidi, come la vespa Nasonia vitripennis, le cui larve si sviluppano e si riproducono all'interno di una larva di mosca, la Sarcophaga bullata. In questo particolare esempio gli accoppiamenti della progenie avvengono solo tra fratelli e sorelle all'interno della larva parassitata: dal momento che un unico maschio è in grado di fecondare tutte le femmine presenti, è più conveniente per la madre generare pochi maschi e molte femmine, in modo da ottenere il maggior numero di nipoti. È stato osservato che il rapporto sessi è spostato verso il sesso femminile per un valore prossimo al 92%.
Un'altra situazione in cui la selezione favorisce comunque un rapporto tra i sessi sbilanciato è dato dai casi che vedono la progenie di un sesso tendere a disperdersi mentre quella dell'altro a rimanere nell'area parentale. In genere tra i mammiferi può succedere che siano i maschi ad allontanarsi, mentre negli uccelli ciò è più frequente per le femmine; se la risorsa disponibile è scarsa, come può capitare quando le abitudini alimentari sono molto specializzate, ed è tale da potere garantire la sopravvivenza di un numero molto basso di figli, per i genitori è più conveniente generare prole del sesso che tende ad allontanarsi, in quanto essa sottrae meno risorse al gruppo familiare.
Questo spostamento da un rapporto paritario tra i sessi non si ha più nelle popolazioni in cui i soggetti che rimangono nell'area familiare, collaborano attivamente nella ricerca della risorsa o nell'aiuto ai nuovi nati.
Un altro caso particolarmente interessante è stato descritto in alcune specie di mammiferi in cui i maschi competono fortemente per diventare detentori di harem: solo i soggetti più robusti riescono nell'impresa che permette loro di accoppiarsi con tutte le femmine dell'harem, escludendo totalmente gli altri maschi dalla riproduzione. In questa situazione, solo alle femmine più robuste ed in salute converrà generare progenie maschile, in quanto questa avrà buone possibilità di essere robusta e comunque idonea a competere per l'harem. Ad una femmina gracile sarà più conveniente generare femmine in grado comunque di assicurarle dei nipoti. È quanto è stato verificato nel cervo nobile in cui le femmine dominanti partoriscono più maschi mentre le femmine di rango inferiore tendono a partorire più femmine. Si ignora il meccanismo attraverso cui le madri sono in grado di determinare un'alterazione del rapporto percentuale tra i sessi, anche se si pensa che esso possa avere a che fare con l'induzione controllata di aborti.
I costi differenziati, connessi all'attività riproduttiva e alla cura della progenie, sono dunque elementi importanti per dar conto di possibili alterazioni delle frequenze dei due sessi osservabile in varie specie. Come questo spostamento si realizzi non è sempre dato sapere: nel caso degli insetti imenotteri, come api, vespe e formiche, la regina regola il rapporto numerico tra maschi e femmine nella progenie impiegando a suo arbitrio, lo sperma contenuto nella sua spermateca. Se questo viene utilizzato, se cioè le uova saranno fecondate, essa genererà delle femmine, che sono quindi diploidi, con un patrimonio genetico che deriva loro in eguale misura dalla madre e dal padre, mentre non utilizzandolo, e quindi impedendo la fecondazione delle uova, la regina genererà dei maschi, cioè individui aploidi, con un unico patrimonio genetico ereditato dalla madre.

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