38. Bioculture:
Le grandi scimmie si stanno estinguendo!

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Un raggio di luce penetra da una fessura, indicando che fuori è già giorno; gli occhi ancora socchiusi fanno una veloce ricognizione dell'ambiente circostante e in rapidi impulsi di tempo ci comunicano la nostra posizione spaziale nei confronti degli oggetti che ci riappaiono familiari: la finestra è di fronte al letto, il comodino al lato, l'armadio alla nostra destra. Affiorano gli episodi più recenti, gli impegni che ci attendono, le cose spiacevoli che avremmo voluto veder cancellare insieme ai sogni della notte, i successi ottenuti, insomma ci ritroviamo a galleggiare nella quotidianità della nostra esistenza. Immaginiamo adesso che, per un accidente strano, al momento del risveglio non siamo in grado di ritrovare noi stessi non solo nel senso di non capire dove ci troviamo, ma anche di non ricordarci del nostro nome, dei nostri affetti. Sicuramente saremmo presi dal panico e invocheremmo l'aiuto del prossimo perché in qualche modo ponga rimedio alla nostra sofferenza. Il nostro stato d'agitazione sarebbe del tutto comprensibile, ma allora perché molti di noi sembrano non mostrare alcun sentimento d'allarme quando si apprende che i nostri parenti più prossimi, dal punto di vista delle specie, coloro con cui condividiamo oltre al 98% del patrimonio genetico, stanno scomparendo, portando via per sempre la storia di un lungo cammino che abbiamo fatto insieme, e che contiene al suo interno la chiave di lettura di una molteplicità di comportamenti che sono insostituibili per capire il nostro percorso evolutivo, e quindi la nostra identità?

Arsuaga Diamond

Si sta facendo riferimento ovviamente alle grandi scimmie antropomorfe, agli scimpanzé, ai gorilla, agli oranghi, ai gibboni ma anche a molti altri primati che nei vari luoghi della Terra, in cui ancora si trovano, lottano per la sopravvivenza, in ambienti che erano loro prima familiari ma che quotidianamente diventano più angusti, ostili, privi di quei riferimenti spaziali che noi ritroviamo ai nostri risvegli e che, venendo a mancare per la rapida trasformazione a cui abbiamo sottoposto i loro habitat, determinano in loro stati di insicurezza spesso associati ad uno sconvolgimento delle strutture sociali di appartenenza.
Nel momento in cui differenti specie di ominidi hanno cominciato a diffondersi sulla Terra, circa cinque milioni di anni addietro, una lotta continua per l'accaparramento delle risorse condivise ha probabilmente determinato l'estinzione di alcune di esse e l'affermazione di altre: l'Homo sapiens è il risultato ultimo di questo processo e per lui è documentata la responsabilità nell'eliminazione del suo parente più prossimo, l'Homo neandertalensis. La scomparsa di questo potenziale rivale ha accompagnato, a partire da 200.000 anni addietro, l'affermazione dell'Homo sapiens su tutte le altre specie, di cui alcune, molto poche in verità, sono state rese domestiche al fine di essere utilizzate per le differenti esigenze dei nostri antenati. A ricordarci del nostro antico percorso sono rimasti i nostri cugini diretti, le scimmie antropomorfe, che ci hanno visto abbandonare il fitto della vegetazione alla conquista degli spazi aperti nelle savane africane, mentre loro, forse più timorose o più abitudinarie, hanno continuato a vagabondare tra un ramo e l'altro, inconsapevoli del fatto che l'esponenziale incremento delle nostre popolazioni avrebbe finito con ridurre e fare sparire le loro foreste. Oggi gran parte dell'umanità vive in grandi agglomerati urbani che in nulla ricordano le nostre antiche dimore: l'ambiente è stato profondamente modificato e adattato alle nostre esigenze. Ci siamo abituati a vivere separati dagli altri animali e dei nostri cugini primati spesso abbiamo assunto l'immagine deformata che c'è stata trasmessa da qualche spettacolo circense, ridotti al rango di buffoni alle nostri corti.

Leakey Singer

Non ci siamo spaventati di rimanere isolati perché abbiamo avuto la presunzione di avere avuto un'origine diversa dagli altri animali, e ancora oggi non accettiamo di buon grado l'idea di avere progenitori comuni con lo scimpanzé o il gorilla. Ci siamo un po' comportati come chi, vergognandosi delle sue presunte umili origini, giunto all'apice del successo, si compra blasonature e titoli per arricchire la sua fitness di falsi monili.
Rischiamo dunque di restare soli con le nostre paure e i dubbi irrisolti, inconsapevoli spesso del significato da dare alla vita e soprattutto incapaci di comprendere la nostra morte, di cui probabilmente tra gli animali siamo gli unici ad averne certezza. Mi viene alla mente l'immagine di un rito funebre, celebrato in una chiesa all'interno di un antico borgo medievale: il chiarore dato dalle candele, il forte odore d'incenso, un popolo assorto che in piedi invoca clemenza e si consola alla speranza che un'altra vita l'attende! In un qualche angolo di una foresta nel frattempo una femmina di scimpanzé si aggira tra gli alberi tenendo abbracciato un suo piccolo, morto al momento del parto: lei percepisce che non c'è più vita in quel corpo, ma tende a prolungare il momento del distacco definitivo. Di là dalla presenza o meno dei riti che accompagnano i due momenti, vi è in essi una condivisione di sentimenti, di sofferenze, d'aspettative di cui è semplicistico negare l'esistenza. Sono proprio i nostri stati d'animo più riposti, le paure immotivate, le infatuazioni improvvise, le gelosie o le invidie ingovernabili a parlarci un linguaggio antico, che condividiamo con le altre scimmie, e non solo con loro. Tutti partecipiamo a una sorta di danza delle vanità, governata dalla selezione sessuale, in cui ciascuno esibisce la propria fitness, ricorrendo a manipolazioni e ad inganni, tesi a rendere se stesso più attraente rispetto alla scelta fatta dai rispettivi partner.
La convivenza con gli altri primati ci rende più consapevoli di questi aspetti strutturali del nostro vivere; essa ci parla della nostra storia evolutiva e crea le condizioni perché possiamo essere attori protagonisti delle scelte che facciamo: permettere che le scimmie scompaiono è una buona condizione perché la selezione si riappropri dei nostri destini e ci faccia naufragare nei meandri dei nostri mondi immaginari, in balia dei tiranni e dei millantatori.

Sul tema affrontata in questo articolo si può fare riferimento ai seguenti suggerimenti di lettura    libri

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