6. Bioculture:
Tra miti ed eroi

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Il paesaggio che ci propone l'Iliade colpisce per la sua essenzialità: da un lato, sopra una breve altura, s'erge, fortificata, la città di Troia "dalle mura possenti", mentre giù in fondo si intravede la baia ove stanno ancorate, "concave e ricche di remi", le nere navi degli achei; nel mezzo si allunga una pianura arsa dal Sole, brulla, percorsa dallo Scamandro e dal Xanto, fiumi "dalle acque profonde e dai gorghi d'argento", assicura il Cantore, ma che in tale contesto ambientale si è più portati ad immaginarli come due torrenti che per gran parte dell'anno scorrono, quali miserevoli rigagnoli d'acqua, tra un ammasso disordinato di ciottoli. In questo scenario si fronteggiano achei e troiani, i cui destini sono appesi, come i burattini, ad invisibili fili sostenuti dai numi immortali dell'Olimpo, travolti dalle stesse passioni che animano gli umani.

Iliade           Cavalli           Lewontin

I cantori omerici, vissuti nel VII sec. A.C., ci parlano di una civiltà di cui avevano avuto oralmente memoria attraverso una tradizione culturale che affondava le sue origini nel mondo miceneo, scomparso rispetto a loro da più di mezzo millennio sotto la furia delle invasioni barbariche guidate dai Dori.
Di quel mondo lontano rimane nel racconto epico vivo il mito, insieme alla descrizione di qualche innovazione tecnologica come il carro da guerra di cui tuttavia si ignora l'impiego militare; esso viene descritto come uno status simbolo con cui si giunge sul campo di battaglia per poi discendere da esso per fronteggiare in maniera tradizionale il nemico.
Della ancora più antica civiltà minoica il ricordo è ancora più vago. Uno degli intrepidi eroi dei Danai è Idomeneo, "re dei cretesi, chitoni di bronzo", di cui si dice che possedeva "Cnosso e Gortina cinta di mura, Licto, Mileto e Licasto bianca, e Festo e Ritio, città ben popolate". Creta "dalle cento città" aveva brillato per secoli nell'architettura, nell'abbigliamento, nell'incisione, e probabilmente nella danza e nella musica, possedendo delle tecniche originali che la facevano eccellere in tutti questi campi. Eppure ai cantori omerici questo non era noto dal momento che nulla dicono dell'eleganza dei suoi palazzi o dei suoi dipinti naturalistici, fatti di asimmetrie e di tanti motivi decorativi che saranno nuovamente inventati, in maniera autonoma, dall'Art Nouveau, in rottura con i canoni del classicismo ancorati al culto della figura umana.
Eventi imprevedibili e catastrofici quali un probabile maremoto che si abbatté su Creta nel 1450 A.C. o l'orda dorica che travolse i regni di Micene nell'XI sec. A.C. costituiscono esempi di come l'evoluzione della cultura sia soggetta a subire degli arresti e dei cambiamenti che possono aprire la strada ad altre forme di sapere, trainate da nuove invenzioni culturali in grado di offrire adeguate soluzioni al bisogno di sopravvivere e di riprodursi delle genti.
Così, in campo artistico, l'incontro, che all'origine ha connotati di eccezionalità, tra innovazione tecnologica ed inventiva artistica, ha determinato spesso l'irradiazione di nuove forme espressive in grado di attrarre le menti dei contemporanei per la capacità di interpretare in modo originale il mondo circostante. La rappresentazione prospettica, che è in sintonia col bisogno di raffigurare le attività umane all'interno di un universo percepito come ordinato ed in equilibrio, è stata in differenti epoche riscoperta e si è affermata in accordo con la visione dell'uomo che domina incontrollato gli eventi da lui stesso provocati. Ma è successo che di fronte alle rovine fumanti di una città distrutta dalla furia di un bombardamento aereo, la genialità di un artista del livello di Picasso abbia saputo rappresentare l'implosione di quello universo di certezze mediante lo sconvolgimento dei canoni prospettici, dando alle figure umane la possibilità di dilagare sulla superficie del quadro sotto la spinta delle strazianti emozioni.
L'evoluzione culturale è comunque essenzialmente conservatrice, tendendo ad uniformare, anche con l'utilizzo di riti, i comportamenti dei soggetti all'interno dei vari gruppi sociali o etnici di appartenenza. Su questo piano è interessante sottolineare elementi di sovrapposizione con alcuni comportamenti dettati dalla selezione sessuale, nell'ambito dell'evoluzione biologica. Nella scelta del compagno omologare le proprie preferenze a quelle della maggioranza, come succede adeguandosi ai dettami della moda imperante, può essere sollecitato da un atteggiamento di cautela in quanto disattendere a tale comportamento, soprattutto quando questo comporta bassi costi energetici, può rappresentare un elemento di svantaggio nella possibilità di scegliere per partner chi figura tra i migliori.
A differenza di quella biologica l'informazione culturale, pur essendo cumulativa, può imporre repentini cambiamenti al suo modo di procedere. Una istrice che attraversa nel buio della notte la via, sicura della difesa che le conferisce la foresta di aculei con cui si accompagna, non può nulla di fronte ad un'auto che, sopraggiunta, la travolge, lasciando di lei ben visibile, al mattino, un simulacro appiattito nel manto d'asfalto. L'evoluzione biologica difficilmente potrà selezionare tra le istrici quelle dotate di aculei più resistenti in quanto troppo forte è l'impatto a cui tener fronte; forse col tempo si potranno selezionare individui dotati di comportamenti più prudenti, che evitino le strade trafficate o che al più piccolo segnale sappiano desistere o indietreggiare, non fidando del loro aculeato mantello. L'evoluzione culturale potrebbe, se le istrici disponessero di un linguaggio ricco e articolato, favorire un più veloce apprendimento culturale tra genitori e figli, o tra membri del gruppo, in grado di evitare il pericolo ma non sembra che una forma di comunicazione sufficientemente complessa sia ancora disponibile per tali animali.
Nel caso degli umani, i processi culturali assumono un ben più alta capacità di adeguamento. Gli eroi omerici testimoniano di come, in momenti storici in cui un mondo di usi e costumi è svanito e faticosamente se ne sta edificando un altro, si possa costruire un poema in cui elementi di conoscenza appartenenti ai due mondi si mescolano, in sintonia con i vasti e profondi cambiamenti sociali. Aiace e Achille lottano sorreggendo ampi scudi di tradizione micenea mentre gli opliti sono equipaggiati dei piccoli scudi dorici. I poeti del VII secolo ci disegnano dunque una civiltà, quella micenea, che affiora dalla loro tradizione orale ma che in realtà conoscono poco: Menelao, Ulisse, Agamennone sono dei signori dorici, a capo di piccole aziende agricole in un territorio abbastanza devastato dalle invasioni barbariche. L'estrema eleganza e raffinatezza dei versi che contraddistingue l'Iliade indica tuttavia che l'Ellade sta uscendo dal suo medioevo e che una nuova identità culturale si sta affermando con i nuovi valori etici e morali che accompagneranno la futura polis.
Ma il poema di Omero non solo ci parla di tecniche obsolete o di nuovi strumenti di guerra: vi sono uomini e dei, travolti da indomabili passioni.
"Canta, o dea, l'ira di Achille Pelide, rovinosa, che infiniti dolori inflisse agli Achei, gettò in preda all'Ade molte vite gagliarde d'eroi, ne fece il bottino dei cani, di tutti gli uccelli". L'Iliade potrebbe avere come sottotitolo "l'ira di Achille" tanto è importante, nel contesto della narrazione, il ruolo assunto da tale sentimento. Essa acceca gli animi degli eroi, li rende bramosi di vendetta; l'impietoso Achille non ascolta le suppliche di Licaone, figlio di Priamo che a lui davanti, inginocchiato, chiede supplica. "Achille sguainata la spada acuta lo colpì alla clavicola, presso il collo: tutta dentro immerse la spada a due tagli; prono sopra la terra quello giacque disteso, il sangue nero scorreva , bagnava la terra " Non è da meno Idomoneo che "col bronzo spietato Erimante nella bocca ferì: dritta corse la lancia attraverso la bocca, fin dentro, sotto il cervello, sfondò l'ossa bianche:i denti schizzarono fuori, gli si riempirono entrambi gli occhi di sangue: nube nera di morte l'avvolse" . La rabbia acceca gli animi, così Menelao si scaglia contro Pisandro e " l'uno il cimiero dell'elmo a coda equina colpì in alto, sotto il pennacchio, l'altro colpì l'assalitore alla fronte, sopra la canna del naso; scricchiolarono l'ossa, gli occhi gli caddero ai piedi, nella polvere, sanguinolenti ".
Questi scenari da macelleria di tre millenni fa non sono molto dissimili da quelli visibili nelle terre imbibite di sangue del Novecento, il secolo più cruento che l'umanità abbia conosciuto, e non è detto che sia finita!
Se l'invenzione e lo sviluppo della tecnologia ci hanno dotato di armi di sterminio più sofisticate delle lance di bronzo e delle spade di Teucri e Danai, passioni e sentimenti non hanno subito da allora significativi cambiamenti.
La parte più profonda del cervello umano, quella che viene definita irrazionale in quanto sfugge alla coscienza ed alla piena consapevolezza del proprio agire, continua ad esprimersi attraverso sensazioni, gestualità o espressioni come la paura, l'odio, l'amore, il panico che condividiamo ampiamente con gli organismi viventi, per filogenesi, a noi più vicini. Mentre i processi selettivi naturali hanno conferito imprevedibilità ed elasticità ai comportamenti controllati dalla corteccia cerebrale, nei confronti di molti sentimenti siamo maggiormente legati a modelli meno plastici, più protettivi in quanto vincolati alla capacità di cogliere l'attimo fuggente vuoi per la sopravvivenza vuoi per la possibilità di riprodursi. Le cure parentali, l'amore tra partner, il desiderio di generare prole, le gelosie, le invidie, i narcisismi e tutto quello che si collega all'affermazione della propria fitness sono storicamente governati da necessità biologiche che rimandano alla componente genetica. È questo il regno su cui discipline relativamente giovani come la sociobiologia, e più recentemente la psicologia evoluzionistica, si sforzano di conferire al loro studio una base scientificamente più solida.
L'informazione genetica, come quella culturale, è conservativa ma a differenza di questa ultima è per sua natura specifica e va intesa non alla guisa di un progetto di edificazione di un edificio quanto di una ricetta che si realizza in stretta connessione al contesto cellulare in cui essa è inserita. Il cambiamento biologico, che spesso viene indicato come evoluzione biologica, si svolge sotto la spinta della selezione naturale attraverso processi relativamente lunghi, almeno per quel che riguarda gli organismi con ciclo vitale non breve, in quanto richiede molte generazioni per poter portare a modificazioni consistenti dei caratteri adattativi. L'evoluzione culturale è più rapida perché, oltre al passaggio verticale da genitore a figlio, può trasmettersi in maniera orizzontale tra individui della stessa generazione; di fronte ad un evento nuovo, che può essere inteso come una mutazione culturale, essa è poco vincolata dalla situazione precedente e, muovendosi sulla base di progetti e non di ricette, può ridefinire velocemente, anche in una sola generazione, i propri modelli di adattamento alla nuova situazione ambientale. Così il mantenimento e la conservazione dei cibi hanno subito una completa rivoluzione con l'invenzione del frigorifero, che ha sostituito le tecniche precedenti di conservazione che prevedevano un ampio impiego del sale.
L'evoluzione biologica non prescinde mai dal fatto che l'informazione genetica che la sottende non può essere volontariamente riconvertita e programmata verso nuovi indirizzi costruttivi: essa è vincolata dal passato e può muoversi con tempi lunghi attraverso i dettami della selezione naturale, sulla base quindi di una variazione genetica frutto di processi non finalizzati e di una pressione selettiva tesa a premiare gli adattamenti migliori.
Gran parte dei nostri sentimenti rientrano in questa sfera e molti di essi sono ampiamente condivisi con gli esseri non umani a noi più vicini, come i mammiferi e più in particolare le scimmie antropomorfe. Proprio in questa ottica i tremila anni che ci separano dalle vicende cantate da Omero nulla o poco di diverso hanno registrato sul piano delle passioni e dei sentimenti che possono essere meglio comprese alla luce delle complesse relazioni filogenetiche che le raccontano. Nell'ultimo saluto ad Andromaca "Ettore , ...mise in braccio alla sposa il figlio suo; ed ella lo strinse al seno odoroso, sorridendo fra il pianto; s'intenerì lo sposo a guardarla, l'accarezzò con la mano"; questo addio è preludio allo straziante pianto di Andromaca dalle mura di Ilio di fronte al cadavere di "Ettore glorioso a cui Achille forò i tendini dietro i piedi dalla caviglia al calcagno, vi passò due corregge di cuoio, lo legò al cocchio, lasciando strasciconi la testa". Il lamento di Andromaca è universale e si lega alle più alte espressioni artistiche dell'uomo nella descrizione della sua condizione miserevole.
Le carni di Ettore, "che saltanti vermi roderanno quando saran sazi i cani, nudo" sono somiglianti ai tanti altri corpi che in interminabile sequela si mostrano orribilmente seviziati dalla brama di sterminio che attanaglia l'uomo fino dall'inizio della sua storia.
Evoluzione culturale e biologica sembrano a questo punto fortemente divergenti se non altro perché soltanto la prima si muove in maniera consapevole, senza tuttavia comportare un conseguente aumento di felicità durevole a cui la seconda è indifferente, incurante dei sentimenti e delle passioni che scuotono noi e tanti altri organismi viventi.
Eppure in questo quadro vi è un punto di avvicinamento in corrispondenza dei processi di selezione sessuale che traggono necessariamente alimento dal principio della scelta del partner. Esso è foriero di continue novità biologiche e per alcuni autori è addirittura responsabile dello sviluppo della razionalità umana. Il contesto ecologico in cui si afferma la sessualità, vincolata al principio della scelta, può trovare nella socialità umana le condizioni per cui essa possa espletare maggiormente le sue enormi potenzialità anche sul piano dell'acquisizione di comportamenti etici e morali.
Occorre tuttavia che l'evoluzione culturale sappia contenere le esuberanti manifestazioni della fitness di ciascuna persona entro un contesto sociale che favorisca la sua potente spinta innovativa ma che al contempo ponga dei freni ai suoi nefandi eccessi. Una società che sappia organizzarsi secondo regole democratiche e partecipative è al momento l'unica espressione di organizzazione biologica e culturale, ad oriente come ad occidente, in grado di esaltare il contributo che ciascuna mente può dare proprio e nonostante l'affermazione della propria fitness, nel rispetto delle varie specificità a cominciare da quelle connesse alla sessualità e al principio della scelta.
Elena rivolgendosi al vecchio Priamo si duole con tali frasi " Tu sei per me venerando e terribile, suocero mio. Oh se mi fosse piaciuta morte crudele, quando qui il figlio tuo seguii, lasciando talamo e amici, e la figlietta tenera, e le compagne amabili…" ma poi assecondando la volontà di Afrodite divina ecco che si avvia alla bella casa di Alessandro ," le ancelle velocemente si volsero all'opere ; ed ella andò nel talamo alto soffitto, la donna gloriosa"; e Alessandro così le si rivolse " su sdraiamoci e godiamo l'amore. Mai così il desiderio avviluppò il mio cuore, neppure quando in principio , da Lacedemone amabile ti rapii e per mare partii sulle navi, e nell'isola Cranae mi t'unii d'amore e di letto, tanto ti bramo adesso, mi vince la dolce passione. Disse così e per primo andò a letto, e lo seguì la sposa. Essi dunque giacquero insieme nel letto a trafori".
Nessuna evoluzione combinata tra cultura e biologia può prescindere dalla necessità di permettere alla selezione sessuale, cioè ad Afrodite, di espletare il suo ruolo: una democrazia consente che questo sia fatto senza suscitare una nuova guerra di Troia!

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