21 Cultura & Società
Fahrenheit 451
articolo di Giovanna Corchia

    

Fahrenheit 451
Ray Bradbury
Editore Mondadori
Anno 2000
210 pagine

PARTE PRIMA

Il focolare e la salamandra
Fahrenheit 451 si apre sul personaggio al centro della narrazione, Montag, l'incendiario, l'idiota, come lui stesso si definisce in fondo. Forse, proprio per questo, Montag è pronto a cogliere la bellezza di ciò che il suo sguardo non ha saputo cogliere sino al momento in cui un incontro inatteso non lo purificherà.
Nelle prime immagini Montag ha disegnato sul volto un sorriso crudele, una sorta di smorfia artigliata ai muscoli facciali: è felice di manovrare quel terribile pitone sputa fiamme che sparge intorno cenci svolazzanti, rovine, storie carbonizzate, parole che i libri racchiudevano...
Un libro da leggere o da rileggere, perché è un inno al Libro, ai Libri, in cui la storia, le storie dell'umanità sono custodite, una sfida contro la morte, il Tempo, che non è più solo quel mezzo trasparente nel quale compaiono, si muovono, scompaiono senza lasciar traccia gli uomini,(1) perché qualcosa del loro passaggio resta, anche se molto fragile, continuamente minacciato...
Soddisfatto di un lavoro ben eseguito, Montag ritorna a casa, come tutte le notti. Il budello della ferrovia sotterranea lo inghiotte e poi lo rigurgita.
Da qualche notte, arrivato al punto di svoltare l'angolo di casa, ha la forte sensazione di una presenza invisibile e, miracolo, alla sensazione si accompagna una trasformazione del paesaggio in cui si muove: tutto è calmo, rischiarato dalla luce delle stelle.

L'incontro
Una notte, quella notte, Montag scorge una ragazza, leggera, come portata dal vento insieme al volteggiare delle foglie, nel suo sguardo traspare una fame gentile: non perdere il minimo dettaglio dello spettacolo autunnale in cui sono immersi.
Si presentano, l'uno all'altra, molto naturalmente, quasi si conoscessero: lei è la nuova vicina, Clarisse McClellan, e lui, Guy Montag, il pirofilo, aggiunge lei. Montag pensa che ciò sia dovuto all'odore di cherosene da cui non riesce a liberarsi, anzi non vorrebbe neppure, perché è, per lui, il miglior profumo che esista al mondo.
Lei dice di avere diciassette anni e di essere pazza come le ha suggerito di dire sempre lo zio.

Una riflessione
Perché proprio diciassette? Non certo perché al numero sono associate, per superstizione, previsioni negative, ma, forse, per suscitare una riflessione ed anche perché è l'età in cui ci si apre al mondo, si accarezzano sogni, ci si sente leggeri. La pazzia perché? Forse per sottolineare il bello della diversità contro la monotona uniformità di un mondo senza pazzia, senza battito di ali, come scrive André Breton in Nadja (Nadja, un personaggio molto vicino a Clarisse)

Siete felice?
È questa la domanda di Clarisse, prima di rientrare nella sua casa illuminata a giorno: in quella casa, vero focolare, i genitori, lo zio sono vivi, desiderosi di chiacchierare, aperti alle meraviglie dei racconti reciproci. Fuori c'è l'erba, le immagini che si delineano sul volto della luna..., non solo pannelli pubblicitari alti come grattacieli perché possano, almeno per una frazione di secondo, catturare lo sguardo degli automobilisti che sfrecciano sulle autostrade... Sei felice? Strana domanda. Montag si difende dapprima ridendo, poi si sente nervoso, chiuso in un silenzio angosciato. La ragazza sembra diffondere una luce calda, protettiva come la sensazione provata in un passato lontano, quando, per un guasto di elettricità, si era sentito avvolgere, insieme alla madre, dal caldo cerchio di luce diffuso da una candela.

No, non era felice
Montag rientra in casa dove tutto è tecnologicamente diretto, persino l'apertura della porta. Come ha osato quella ragazzina dubitare della sua felicità? Lancia, intanto, uno sguardo furtivo sopra la grata di aerazione e ricorda che là è nascosto qualcosa da non svelare a nessuno: dei libri, come possiamo ben immaginare.
No, non è felice, la felicità, una maschera, è stata fatta cadere dalla ragazza: Montag è ora indifeso... lo sa.
Nel letto c'è Mildred, la moglie, come morta; ai piedi una boccetta vuota di sonniferi. Intervengono due operatori del Pronto Soccorso con le loro strane macchine con cui pompano il sangue infetto per rimettere in circolo sangue fresco con aggiunta di siero. Sotto lo sguardo di Montag i due svolgono il loro lavoro con gesti meccanici, per nulla turbati, il volto indifferente.
In quel mondo assurdo, l'unica isola di vita è la casa di Clarisse. Attratto da quel mondo a sé Montag va ad origliare a quella porta e afferra un brandello di conversazione: parlano del presente, l'epoca della carta igienica, in cui, sente dire, ogni uomo è per l'altro uno straccio su cui pulirsi il naso, l'uomo ridotto a carta igienica, usa e getta...

Risveglio
Mildred, la moglie, non ricorda nulla di quanto è successo durante la notte, rifiuta l'idea di aver ingoiato tutto un tubetto di compresse, ha solo molta fame e un grande desiderio: attivare la quarta parete TV del suo salotto per godere più intensamente del bellissimo gioco già iniziato, uno spettacolo in cui i personaggi che si muovono sulle pareti la guardano al momento opportuno, lasciando lo spazio per le sue repliche.
La giovane donna vive completamente assorbita da questo mondo virtuale o, nei momenti in cui si distende nel letto, stordita dalla musica dell'auricolare che ha sempre nelle orecchie...

Riflessione
Se pensiamo alla nostra realtà, allo stato della comunicazione, sempre più sostituita da passiva ricezione di linguaggi virtuali, possiamo cogliere la modernità del libro.

L'elogio della lentezza
Anche nei giorni seguenti Montag incontra Clarisse che lo mette a parte di tanti piccoli piaceri che scalderebbero il cuore, solo se la gente avesse il tempo di fermarsi a goderne, invece di correre, correre. La ragazza cerca di spiegare perché si definisce folle: così appare agli altri. Per molti è, infatti, strano che lei passi molto tempo a pensare, oppure a correre con la testa all'indietro e la bocca aperta per sentire il sapore della pioggia. È stupita che Montag sia un incendiario perché è così diverso dagli altri, perché la sta ad ascoltare, mentre, a quanto si nota, nessuno ha più tempo per gli altri.

Il Segugio meccanico
Al sevizio degli incendiari è stato programmato un terribile robot, un cane di acciaio, un mostro, pronto a cacciare, a scovare le vittime e a ucciderle. Le sue vittime sono tutti coloro che ...pensano.
Al suo passaggio nella Casa del fuoco, Montag avverte l'ostilità del segugio, come se sentisse che quell'incendiario ha un segreto pericoloso, sovversivo, minaccioso per l'ordine costituito, i libri che nasconde dietro la grata di aerazione in casa.
Il solo sollievo che gli è accordato è l'incontro serale con Clarisse, la ragazza che gli parla del sapore della pioggia, della bellezza delle foglie in autunno, piccoli piaceri che sono a mille miglia dagli interessi della maggior parte della gente: vestiti, piscine, denaro... Clarisse, una sorella del piccolo principe, il personaggio di Saint-Exupéry, consapevole, nella sua innocenza, del fatto che gli uomini ignorano la vera bellezza, come il profumo di una rosa, per correre alla ricerca di non si sa che cosa, da cui non potranno trarre nessuna felicità.
Arriva la sera in cui, inaspettatamente, Clarisse non gli viene più incontro.

La vecchia che sconvolge il rito
Suona l'allarme. Insieme a Beatty, il capitano, e ad altri incendiari, Montag sfreccia a sirene spiegate sulla Fenice verso un nuovo bersaglio: la biblioteca di una vecchia, un patrimonio gelosamente custodito, la sua stessa vita. La donna non oppone resistenza, sarebbe inutile contro quella furia distruttrice. Fiumi di cherosene sono sparsi dappertutto, Montag, in preda a un profondo malessere, legge al volo un verso di un libro che gli arriva tra le braccia: Il tempo si è assopito nel gran sole del meriggio – noi lettori possiamo respirare un po' più a lungo, riposare insieme al tempo assopito, che ci concede una tregua agli affanni da cui, spesso ci lasciamo prendere – e, senza sapere perché, quasi fosse un gesto spontaneo della mano, nasconde quel libro sotto la sua tuta.
Giunge il momento di dar fuoco a tutto, allontanando la vecchia dai suoi libri: inutile, nessuno riesce a strapparla dalla sua casa, anzi è lei che con un fiammifero nascosto nella mano si dà fuoco insieme ai suoi libri. Quella donna ha sconvolto il rito: certo anche alle cose si fa del male, ma le cose non urlano e tutti possono pensare ad una semplice operazione di disinfestazione, ora non più, con lei tra le fiamme.
Il rientro a casa è terribile, per la prima volta Montag fa un bilancio della sua vita, delle sue scelte; sente la moglie come un'estranea: nessuno dei due ricorda il loro primo incontro; la loro casa è abitata in continuazione da personaggi inesistenti, virtuali, le cui chiacchiere vuote hanno sostituito qualsiasi forma di dialogo tra loro due...Montag cerca di trovare un legame sincero con Mildred, vorrebbe parlarle della vecchia, dei libri per cui si è lasciata morire, quei libri che, vera Torre di Babele, conservavano per lei tutta la ricchezza del mondo. Cerca disperatamente di superare il rumore delle pareti parlanti, della musica nelle orecchie, quando è notte, inutilmente.
Apprende poi da Mildred che Clarisse è stata travolta da un'auto lanciata in una corsa folle, che la sua famiglia non abita più là e tutto questo è comunicato senza nessun fremito, proprio così.

Riflessione
Quante volte le nostre orecchie, il nostro sguardo sono colpiti da notizie, immagini assurde che scivolano via sullo schermo, senza che ci si soffermi a coglierne la violenza, l'ingiustizia trionfante...

Castriamo la mente dell'uomo
Il mattino dopo Montag non ha la forza di riprendere il lavoro, sotto il cuscino nasconde il libro della vecchia, strappato all'incendio. Un abisso lo separa da quello che era appena pochi giorni prima, l'incendiario che si esaltava nel bruciare montagne di libri.
Ecco cosa dice: "Questa notte ho pensato a tutto il cherosene di cui mi sono servito da dieci anni a questa parte. E ho pensato ai libri. E per la prima volta mi sono accorto che dietro ogni libro c'è un uomo. Un uomo che ha dovuto pensarli, un uomo a cui è occorso molto tempo per scriverli, per buttar giù tante parole sulla carta. Ed è un pensiero che non avevo mai avuto, prima di questa notte".
Il capitano Beatty arriva in casa, preoccupato per quanto sta avvenendo nel profondo di Montag, del pericolo che ciò rappresenta. Con argomenti vari – il capitano è un uomo che ha letto molto, non potrebbe essere altrimenti perché un manipolatore deve possedere più strumenti delle sue vittime per esercitare il suo potere – vorrebbe convincerlo della necessità di bruciare tutti i libri: leggere dà libero sfogo al pensiero e, si sa, chi pensa non può confondersi con la massa, ma solo in essa, nella massa, si può essere felici, perché tutti uguali. La diversità rende infelici. Castriamo perciò la mente dell'uomo, così, tutti omologati, non avremo più paura di essere inferiori agli altri, nessuno più penserà. Il fuoco è purificatore, sgombra la mente da ogni pensiero inutile.
È un bene che Clarisse sia morta: chi come lei continua a porsi domande a cui non è facile trovare risposte è destinato, condannato ad essere infelice.

Una riflessione
Contrariamente a quel che dice Beatty si potrebbe qui ricordare un pensiero di Pascal sulla forza dell'uomo, malgrado la sua estrema fragilità: L'uomo non è che una canna, la più debole della natura, ma è una canna che pensa.
Il pensiero, la forza dell'uomo: non ammazziamolo!

PARTE SECONDA

Il crivello e la sabbia
Montag continua a leggere i libri che ha tirato fuori dal nascondiglio segreto. Fuori si sente grattare, il segugio è dietro la porta, le pareti TV sono spente, nel silenzio risuonano solo le parole lette.
Per la prima volta Montag pensa che i libri potrebbero essere una guida per ridurre il grande divario tra paesi ricchi e paesi poveri; potrebbero far capire gli errori del passato al fine di evitarli...
Ricorda poi un incontro con un vecchio signore, un giorno, in un parco, il suo gesto repentino per nascondere qualcosa. Solo a poco a poco Montag era riuscito a tranquillizzare il vecchio che lo aveva poi messo al corrente della sua storia: si chiamava Faber e, molto tempo prima, insegnava in un'università di studi umanistici. Poi gli aveva recitato dei versi, con infinita dolcezza, ed aveva aggiunto che gli piaceva parlare non tanto delle cose me del loro significato; là, nel parco, lontano da sguardi indiscreti, con i suoi versi si sentiva vivo. Poi aveva scritto il suo indirizzo e glielo aveva dato con mano tremante.
Montag pensa che Faber può aiutarlo a capire quanto sta avvenendo in lui. Presa una Bibbia, tra i libri che aveva nascosto, si reca da lui. Inghiottito dal serpente della Metropolitana è assalito da pensieri terribili: ricorda la promessa fattagli da un cugino cattivo a lui bambino che si divertiva sulla spiaggia: se fosse riuscito a riempire di sabbia il suo setaccio gli avrebbe dato delle monetine. Montag bambino aveva passato lunghe ore, tutte vane. Ora ha in mano la Bibbia, vorrebbe conservarne il messaggio ed ha paura che ogni parola passi attraverso il crivello della sua mente, che nulla resti: che fare? Nella Metropolitana gli sono sparati contro, ininterrottamente, messaggi pubblicitari che fanno il vuoto nella sua mente invece che nella mente di Montag: la sua memoria non conserverà nessuna parola del libro che stringe tra le mani...

Perché i libri fanno paura: la lezione di Faber
Arrivato a destinazione, Faber gli insegna qualcosa d'importante. Ecco la sua lezione: I libri richiedono tre cose, perciò sono tre le ragioni per cui si bruciano:

1. devono essere sostanza, specchio della vita, svelandone i molteplici aspetti. Ma, molti uomini rifiutano di vedere la problematicità della vita, vorrebbero solo superfici piane; ecco perché si distruggono i libri.
2. richiedono tempo per leggerli, senza scivolare sulle parole al fine di cogliere il significato che racchiudono: tempo libero, tempo per pensare. Ma, molto meglio non pensare, dedicarsi ad altro...
3. se le prime due condizioni si verificano, se il lettore ha saputo cogliere la vita che è nei libri, grazie ad un pensiero vigile, ad una capacità di lettura in profondità, egli è pronto a farne tesoro, ad agire di conseguenza, perché quanto appreso non si perda. Per scongiurare un simile pericolo, meglio dar fuoco ai libri.

Con l'aiuto di Faber, Montag vorrebbe eliminare tutti gli incendiari ma, triste constatazione, i lettori, è il vecchio a informarlo, non sono poi tanti e, inoltre, pochi sono disposti a correre un rischio per salvare i libri.
Montag non sa leggere, vorrebbe che Faber glielo insegnasse ma Faber è un pavido, un lettore che non vuole correre rischi. Ricorre allora ad un espediente per smuovere il vecchio: comincia a strappare le pagine della Bibbia e ad appallottolarle. Finalmente il vecchio lo blocca e gli dà uno strumento da lui inventato che Montag dovrà infilare nell'orecchio, così potrà leggergli tutte le pagine che vuole e dargli i consigli che desidera, senza esporsi al pericolo di uscire allo scoperto.
Leggere è un po' come trattenere la sabbia in un crivello, bisogna catturare le parole, saper cogliere il significato nascosto, altrimenti tutto scorre giù, si perde. Non sono i libri in sé magici, la magia sta solo in ciò che essi dicono, nel modo in cui hanno cucito le pezze dell'Universo per mettere insieme così un mantello di cui rivestirci.
Le prime pagine che Faber legge al suo giovane amico sono prese dal Libro di Giobbe – una scelta straordinaria.
Miltred è sempre presa dal suo mondo virtuale, mentre lui compie passi sempre più sicuri verso un altro Montag: con Faber, l'acqua, lui, il fuoco, non si arriverà più alla distruzione, ma a qualcosa di buono, il vino, una bevanda che riscalda come le buone pagine di un libro.

Beatty e la difesa del potere costituito
Il capitano Beatty mette in atto una strategia pericolosa per riportare Montag alle certezze del passato: stia attento, Montag, la lettura di poche parole, di pochi versi, possono portare all'illusione di poter cambiare il mondo, incuranti di ogni forma di violenza, perché quello che conta è cambiare l'ordine costituito. Beatty ha letto molto e sa servirsi di pensieri diversi manipolandoli al fine di confondere il suo interlocutore. Ma nell'orecchio Faber lo mette sul chi vive, sì da non lasciarsi convincere da un manipolatore così pericoloso, senza scrupoli.
Suona l'allarme, in tutta fretta si parte per una nuova missione: la casa di Montag stesso.

PARTE TERZA

La fiamma risplendente
È stata Miltred che ha denunciato la presenza di libri nella loro casa. Montag vorrebbe fuggire dal rogo che sta per polverizzare tutto, un fuoco divoratore che per Beatty è bello perché distrugge responsabilità e conseguenze. Un problema diventa troppo arduo?Presto gettalo nelle fiamme e non se ne parli più.

Riflessione
Non pensare può realmente essere un'ancora di salvezza? Non affrontare i problemi, chiudere gli occhi per non vederli può salvarci? Affidarsi a qualcuno che penserà per noi è forse la scelta giusta? Il messaggio di Fahrenheit 451 è chiaro: Pensare è faticoso, comportarsi in modo coerente lo è altrettanto, ma è indispensabile, se si vuole conservare la propria dignità, se si è consapevoli di far parte della società degli uomini tutti, se si sa che la condivisione soltanto può farci sperare nell'unione delle forze per trovare soluzioni comuni ai problemi che si presentano, nell'interesse nostro e delle generazioni future.

Montag e la fiamma risplendente
Montag si ribella, apre il suo lanciafiamme e minaccia Beatty che non indietreggia, sicuro che lui non avrà il coraggio di azionarlo o, forse, consapevole di aver fallito nel suo intento d'impedire la metamorfosi di Montag. Il Segugio meccanico gli trafigge una gamba: in preda ad un dolore lancinante, Montag trova la forza per vomitare la fiamma che colpisce in pieno il mostro, riducendolo in pezzi, e poi anche il capitano, che si accartoccia su se stesso, e due incendiari pronti a farlo fuori. Poi si lascia andare, singhiozza, soffre per aver provocato delle morti, non sa come liberarsi di quel peso. Sente dentro di sé una voce che gli sussurra di muoversi, di non restare là, presto gli daranno la caccia. Che fare? Con in mano dei libri che è riuscito a salvare si alza, cerca disperatamente di non attirare l'attenzione, riesce, con enormi sforzi, a raggiungere una stazione di servizio, a ripulirsi, sempre inosservato, per poi recarsi in casa di Faber, anche se non ha più nell'orecchio l'auricolare del vecchio, strappatogli da Beatty e perciò ignora la sua sorte.
Durante il tragitto, solo per una frazione di secondo, riesce a schivare una macchina guidata da ragazzi sghignazzanti che lo hanno scelto, proprio lui, uno che osa passeggiare in un mondo frenetico, come bersaglio dei loro giochi. Finalmente arriva da Faber: è vivo, il vecchio,ormai, non ha più paura, non vuole più nascondersi, ha deciso di dare il suo sostegno dichiarato alla lotta per la difesa del pensiero. Ma Montag non può restare là a lungo, gli stanno dando la caccia e un nuovo segugio meccanico è stato messo sulle sue orme. Si dirige allora verso il fiume, per poi raggiungere i binari dove incontrerà un gruppo di estremi difensori dei libri, di quel che racchiudono, un patrimonio dell'umanità.
È una terribile caccia all'uomo con tutti gli abitanti chiamati a spiare il suo passaggio.
Montag ha raggiunto finalmente il fiume, entra nell'acqua che lo laverà di ogni residuo del passato, facendo perdere le sue tracce. La natura benevola lo protegge e l'incendiario di un tempo si apre, come Clarisse gli aveva insegnato, allo spettacolo, di una bellezza indescrivibile, del cielo stellato, mentre il suo corpo scivola sull'acqua, portato, dolcemente, dalla corrente.
Un nuovo incontro lo attende: sulla riva, a scaldarsi attorno a un fuoco, un focolare e non una fiamma di morte, sono raccolti degli uomini che lo accolgono come un fratello. Il segugio meccanico ha perso le sue tracce, ma il potere non può dichiararsi sconfitto, così sulla pancia di un grosso elicottero appare un grande schermo e una voce dichiara che il fuggiasco è stato avvistato e che tutti assisteranno alla sua cattura: un povero sconosciuto sarà la vittima designata. Un'ulteriore denuncia delle armi che ha il potere per deformare, manipolare la realtà, ecco perché si dovrebbe essere sempre vigili, capaci di pensare.
I compagni di viaggio sono degli studiosi di libri e, non potendo conservarli, hanno immagazzinato la ricchezza che vi è racchiusa nelle loro teste – sono gli uomini-libro: il compito che si sono assunto è quello di proteggere il pensiero, non certo quello di proporsi come impareggiabili maestri.

Una guida per le generazioni future
Ristorati, riprendono il cammino, Montag sente dentro di sé il lento rimuoversi delle parole e pensa che per ogni cosa c'è una stagione. Sì. Il tempo della demolizione, il tempo della costruzione. Sì. Il tempo del silenzio e il tempo della parola. E mentre va, richiama alla mente qualcosa. Ecco le parole, il pensiero che salverà:

E sull'una e sull'altra riva del fiume v'era l'albero della vita che dava dodici specie di frutti, rendendo il suo frutto per ciascun mese; e le fronde dell'albero erano per la guarigione delle genti.

Queste parole sarebbero state il suo pasto di mezzogiorno.

Conclusione
Montag apre la strada, va verso il futuro, un futuro di costruzione, il futuro della parola ritrovata, conservata: quale strumento migliore perché quel qualcosa che si cerca, che è la vita, possa essere il pasto di mezzogiorno, il nostro pane quotidiano.

Un'ultima riflessione
In un'intervista rilasciata da Ray Bradbury a Monica Capuani per La Repubblica lo scrittore giustifica il successo del suo libro per l'amore che molti hanno per i libri e aggiunge: "Non sono mai andato al College, non c'erano i soldi, e la mia istruzione me la sono costruita da solo andando in biblioteca. Ed è un modo che consiglio caldamente a chiunque sia interessato alla conoscenza: è meglio andare in biblioteca che a scuola [...] Con quel romanzo mi sono limitato a dare ai miei lettori un consiglio basato sulla mia esperienza: "Andate in biblioteca come ho fatto io, divertitevi un mondo e crescete grazie ai libri!".
L'elogio dei libri come strumento di conoscenza, di crescita personale, la lettura come piacere, fonte di divertimento, stimolo alla curiosità è il messaggio essenziale di Fahrenheit 451, tanto più indispensabile oggi in un mondo in cui si legge poco, male, e, quel che è peggio, non si è consapevoli della perdita che tutto ciò comporta...
Lo scrittore suggerisce di andare più in biblioteca che a scuola – Clarisse, il personaggio che sa cogliere il bello delle piccole cose e che, con la sua leggerezza, il suo elogio della lentezza, apre Montag al cambiamento, non va a scuola, perché, confessa, non si fanno domande, o almeno quasi nessuno le fa; loro hanno già le risposte pronte, su misura, e ve le sparano contro in rapida successione, bang, bang, bang...
Credo, invece, che si debba investire molto di più sulla scuola, una scuola certo diversa da quella descritta da Clarisse, in cui ci siano insegnanti preparati che non si limitino a dare risposte belle e pronte, ma insegnino a leggere, perché leggere, saper leggere non è un'operazione semplice, richiede la presenza di una guida che dia strumenti per scavare, nel profondo, le parole, per cogliere il detto e il non detto, che sia uno stimolo alla lettura, che faccia cogliere il valore della lettura stessa come strumento di conoscenza dell'esistenza umana, come scriveva, nella sua lunga lettera testamento al nipote Marco Aurelio, l'imperatore Adriano nelle Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar.

      Qualche considerazione sullo spettacolo
Fahrenheit 451
con la regia di Luca Ronconi

Fahrenheit 451 con la regia di Luca Ronconi è uno spettacolo da vedere per vari motivi:

Rispetto al testo del romanzo vi sono alcune variazioni, ad esempio Faber, l'intellettuale pavido, è il nonno di Clarisse McClellan, e non un vecchio professore incontrato un giorno in un parco da Montag..., ma non è un cambiamento che incida sul senso del messaggio, sull'importanza dell'insegnamento della lettura a un giovane che, all'inizio, ignora persino perché l'oggetto libro sia da bruciare... Quella di Montag è una lenta educazione alla scoperta di quello che i libri racchiudono
Il capitano degli incendiari, Beatty, non muore, come nel romanzo, bruciato dalla fiamma risplendente azionata da Montag che manda in mille pezzi anche il segugio meccanico – scelta terribile ma indispensabile perché possa continuare il cammino verso la scoperta del libro – ma si suicida, proprio per aiutare Montag, così simile a lui quando, giovane, aveva fatto la scoperta dei libri, a raggiungere il fiume per unirsi a chi lo aiuterà a sentire i libri come il suo pasto di mezzogiorno, il suo pane quotidiano.

(1) Vasilij Samλnovic Grossman, Vita e destino, Milano, Editore Jaca book, 2005

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