30 Cultura & Società
Sogno di una notte di mezza estate
articolo di Giovanna Corchia

Shakespeare
Sogno di una notte di mezza estate

William Shakespeare

Personaggi

La Corte
Teseo, duca di Atene
Ippolita, regina delle Amazzoni
Filostrato, Maestro di cerimonie
Egeo, un Nobile

Gli amanti
Ermia, figlia di Egeo, innamorata di Lisandro
Lisandro, amato da Ermia
Demetrio, aspirante alla mano dio Ermia
Elena, innamorata di Demetrio

Le Fate
Oberon, Re delle Fate
Titania, Regina delle Fate
Puck o Robin Goodfellow
Una Fata

Altre fate
Ragnatelo
Fiordipisello
Senape
Bruscolo

Gli Artigiani
Personaggi del seguito, Spiriti, Fate

A uno studente, preoccupato per l'ascesa del nazismo Albert Einstein diceva: "Non c'è niente da fare, giovanotto. Non compri più i giornali, non ascolti la radio e legga Shakespeare". Il consiglio di Einstein ci aiuta a capire l'importanza della lettura dei grandi del passato: in Shakespeare il lettore/spettatore attento potrà trovare stimoli, riflessioni, chiavi di comprensione anche del suo presente e tutto questo suggerito con un'arte impareggiabile.

Se si dovesse riprendere la trama di Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare non ci si addentrerebbe certo in un labirinto di cui solo Arianna potrebbe aiutarci a trovare la via di uscita: il racconto è semplice e sogno, incantesimi e realtà s'intrecciano con leggerezza. Ma, al di là del puro divertimento, il lettore/spettatore attento saprà cogliere il non detto, il messaggio profondo della commedia.

Atto I

Siamo alla corte di Teseo, duca di Atene dove fervono i preparativi per le sue nozze con Ippolita, regina delle Amazzoni, conquistata sì con la forza ma ora pronta a cedere alla dolcezza dell'amore. Al cospetto di Teseo vi è Egeo e la figlia Ermia. La ragazza ama, riamata, Lisandro contro la volontà del padre che l'ha promessa a Demetrio che si dichiara innamorato di lei, cancellando così l'amore che prima provava per Elena che, invece, continua ad amarlo con vero trasporto. Egeo dichiara di fronte a Teseo, le cui parole hanno un grande peso, che Ermia deve sottostare alla sua volontà: è lui l'arbitro, il padrone della sua vita e, se Ermia si ribella, rischia la propria vita o l'allontanamento definitivo dal mondo, perché così è scritto nella legge di Atene. Con più miti argomenti Teseo cerca di piegare la volontà della fanciulla, sottolineando come sia inaccettabile sacrificare la propria bellezza nell'austera solitudine monacale.
Nessuno però riuscirà a distogliere Ermia dall'amore per Lisandro: la solitudine, la morte sono da preferire al dono di se stessa ad un uomo che non ama.
In un incontro furtivo i due giovani amanti decidono di sottrarsi alla dura legge di Atene allontanandosi dalla città. Lisandro si esprime così sull'amore e le sue parole richiedono una riflessione:

"Perfino quando la scelta è concorde,
la guerra, la morte, la malattia assediano l'amore,
lo rendono momentaneo come un suono,
furtivo come un'ombra, fuggevole come un sogno,
breve come un lampo che in una notte nera
sveli, ad un tratto, cielo e terra.
Ma, prima che si possa dire «Guarda!»,
le mascelle del buio l'hanno divorato.
Così in un istante svanisce ogni cosa che brilla."

Forse è qui che si misura la fragilità di ogni umano trasporto. Tutto ciò che scalda l'animo, che fa vibrare i sensi, che rende felici non dura che "un éclair...puis la nuit"(1), un lampo che abbraccia, illuminandoli, cielo e terra, per poi tutto far ripiombare nel buio. L'amore è, forse, solo un bellissimo sogno. Al risveglio si rientra nella realtà così lontana dalle immagini dorate del sogno:
Così in un istante svanisce ogni cosa che brilla.
Elena è messa al corrente da Ermia della sua prossima fuga con Lisandro per sottrarsi alla volontà del padre. In questo incontro Elena esalta la bellezza dell'amica, vorrebbe essere come lei, per essere oggetto di amore come lei. Le sue parole sono come la più bella delle dichiarazioni di amore proprio per Ermia, anche se, a livello più superficiale, traducono il suo bisogno di somigliarle per poter finalmente avere l'amore di Demetrio.
Entrano in scena dei sempliciotti di campagna, degli artigiani che s'improvvisano attori: preparano la rappresentazione della "Lamentosissima commedia e crudelissima morte di Piramo e Tisbe". Il loro spettacolo dovrebbe allietare la grande festa in occasione delle nozze di Teseo e Ippolita. La loro semplicità è disarmante, provoca, nonostante si tratti di un dramma, una grande ilarità. Veramente geniale aver offerto agli spettatori momenti di puro divertimento.

Atto II

Entrano in scena Puck, Goodfellow, il folletto dispettoso che ne inventa sempre una, e Oberon, il re delle fate. Il folletto è il suo paggio, pronto a obbedire al suo re.
Oberon è in collera con Titania, la regina delle fate, sua sposa, perché non gli cede il bellissimo paggio indiano che ha sempre con sé, e di cui è molto geloso. Per vendicarsi, chiede a Puck di versare negli occhi di Titania dormiente un filtro magico in grado di provocare un suo repentino innamoramento del primo individuo che le si parerà di fronte al risveglio e Oberon vuole che Puck si dia da fare perché Titania abbracci con lo sguardo un mostro. Il folletto dovrà inoltre ristabilire l'ordine delle cose versando gocce dello stesso filtro negli occhi di Demetrio che fugge nel bosco nel vano tentativo di raggiungere Lisandro che gli ha strappato Ermia, la sua promessa sposa. Al risveglio, però, Demetrio dovrà avere sotto gli occhi Elena, che tanto lo ama. Nel gioco del caso Puck confonde Lisandro con Demetrio e il filtro d'amore bagna i suoi occhi. Al risveglio Lisandro ha vicino Elena che fugge nel bosco nel vano tentativo di raggiungere, arrestare la corsa di Demetrio. Così la situazione si capovolge all'insaputa di Ermia, addormentata, che ha abbandonato tutto, che ha infranto la dura legge di sottomissione di ogni figlia al padre, per seguire Lisandro. E dalle labbra di Lisandro sgorgano infuocate parole di amore per Elena: Ermia non è che un errore di gioventù, ora è maturo e la ragione dice che è Elena più degna:

"la ragione guida finalmente i miei desideri
e mi conduce ai tuoi occhi, dove leggo
tenere storie scritte nel più bel libro d'amore."

Nella commedia troveremo più di una volta due parole accoppiate: amore e ragione. Possiamo chiederci: possono amore e ragione sostenersi reciprocamente? Sentimenti, passioni, ogni movimento dell'anima non appartengono certo alla sfera della razionalità, non sono facilmente governabili. Possono i desideri essere razionali? Può la ragione guidare le nostre inclinazioni, siamo veramente capaci d'imbrigliare ogni moto del cuore?
Ignorando l'origine di ogni nostro desiderio, di ogni nostra inclinazione, siamo esseri fragili, volubili, incapaci di trattenere a lungo calore, amore, leggerezza, felicità... e, al tempo stesso, cerchiamo sempre un modo per giustificare ogni nostra debolezza, proprio come Lisandro, che chiama eresia, il massimo degli errori, il suo precedente amore per Ermia, e la sua nuova passione per Elena come un ritorno alla retta via, il trionfo della ragione...
Grande è il dolore di Ermia che, al risveglio, scopre di non aver vicino Lisandro allontanatosi per inseguire Elena. Non migliore è la sorte di Elena che si sente umiliata da Lisandro, il cascamorto che si prende gioco di lei, e sempre respinta da Demetrio.

Atto III

In una radura la buffa compagnia di attori improvvisati prova la Lamentosissima commedia e crudelissima morte di Piramo e Tisbe. Come immaginare in scena il Muro, uno di loro, coperto di calcina, che, per simulare una fenditura attraverso la quale Piramo e Tisbe solevano scambiare parole di amore, aprirà due dita, dichiarando che è proprio da lì che i due amanti si parlavano. La preoccupazione di tutti loro è che le dame che assisteranno allo spettacolo si impressionino di fronte a Piramo che si dà la morte con la sua propria spada. Perché non rassicurarle allora in un prologo da buttar giù al momento annunciando che quella di Piramo non è che una morte finta e che il leone che strapperà il mantello di Tisbe non è che un uomo in carne e ossa, uno di loro, con nessuna intenzione di far loro del male?
Se il teatro non è che finzione, pur offrendo chiavi di lettura della realtà, qui diventa una parodia della finzione, puro divertimento, un nonsense che serve a regalare momenti di spensierato godimento, cancellando gli affanni quotidiani.
Il folletto buffone che si aggira nei paraggi decide di prendersi gioco di quegli attori improvvisati, entrando direttamente nel loro spettacolo. Così, quando è il momento di Rocchetto-Piramo di entrare in scena, ve lo sospinge dopo avergli coperto il capo con una testa d'asino. Grande scompiglio nella compagnia e tutti fuggono lasciando Rocchetto-testa d'asino solo. Sarà lui il mostro che Titania vedrà al suo risveglio. Per farsi coraggio Rocchetto inizia a cantare e Titania che dorme nei paraggi apre gli occhi e rivolge al povero somaro appassionate parole d'amore. Ordina a tutte le fate del seguito, Fiordipisello, Senape, Ragnatelo, Bruscolo, di mettersi al servizio del suo amante, soddisfacendo ogni suo minimo desiderio. Gli spettatori in cerca di divertimento saranno esauditi. Certo, il teatro, tra i suoi obiettivi, non può trascurare quello di alleggerire il peso dell'esistenza, aiutando lo spettatore, anche solo per una breve durata, a distaccarsi dalla realtà.
Intanto nel bosco continuano gli inseguimenti in un inestricabile groviglio di amori non corrisposti.. Puck incontra ancora Ermia e Demetrio: la ragazza è proprio quella che ha visto dormiente nel bosco, mentre non è Demetrio il giovane che dormiva al suo fianco. Ermia accusa Demetrio di essere responsabile della scomparsa di Lisandro, paventa che lo abbia persino ucciso. Demetrio la rassicura ma, non trovando soluzioni possibili alla grande confusione dei sentimenti, pensa di abbandonarsi al sonno, che lo terrà, almeno per un po', lontano dagli affanni.
Oberon, che ha ottenuto da Titania il paggio tanto ambito, vuole ristabilire l'ordine delle cose, porre un rimedio all'errore di Puck che ha cambiato un qualche amore vero e non un infedele in amante sincero.
Sembra proprio di essere in pieno gioco dell'amore e del caso – le jeu de l'amour et du hasard – parafrasando Marivaux: amore e caso, una coppia ben assortita e gli uomini sono spesso presi in questo gioco...
In scena Demetrio, nei cui occhi Puck ha versato il filtro magico facendo sì che al risveglio sia proprio Elena, l'amante rifiutata, la prima che abbraccia con lo sguardo. Accanto vi è anche Lisandro. È Elena, ora, l'oggetto delle sue più appassionate offerte d'amore. Questo rende la ragazza ancora più incredula: tutti si prendono gioco di lei. Sopraggiunge Ermia, guidata dalla voce di Lisandro che contende a Demetrio la bella Elena. Le due donne si affrontano, l'una crede che l'altra sia complice dell'inganno e non una vittima innocente del gioco dell'amore e del caso.
Come dipanare la matassa? Oberon ordina a Puck di assumere ora la voce di Demetrio, ora quello di Lisandro per stremarli nella vana ricerca l'uno dell'altro per affrontarsi in duello nella contesa di Elena. Stremati, i due giovani si addormentano e così anche le due ragazze: solo il sonno può cancellare per un po' il dolore.
I quattro amanti giaceranno addormentati per tutto l'atto seguente.

Atto IV

Puck deve liberare Titania dal folle innamoramento per Rocchetto-testa d'asino. Sarà sempre Puck l'artefice del ritorno alla normalità. Verserà un antidoto negli occhi della regina. Al risveglio Titania pensa di aver avuto un incubo. Contenta allora per aver ritrovato il proprio equilibrio segue Oberon che, tenendola per mano, l'invita a danzare:

"Su, musica! Vieni regina, prendiamoci per mano,
e, come una culla, facciamo ondeggiare,
danzando, il suolo che accoglie i dormienti.
Ora tu e io siamo amici,
e domani a mezzanotte, felici,
nel palazzo di Teseo si danzerà
secondo il rito che dà prosperità."

Queste parole, il ritorno del bel tempo dopo la tempesta delle passioni, può illudere lo spettatore, aiutarlo ad abbandonarsi, per un breve lasso di tempo, almeno, alla speranza che tutto finisca bene, come nelle favole: e vissero felici e contenti... Una finzione? Certo! Un intervento magico? Perché no? Di tanto in tanto si ha bisogno di lasciarsi andare, di credere che ciò avvenga, che possa avvenire.
Nel palazzo del duca fervono i preparativi delle nozze. Il primo regalo che Teseo farà a Ippolita, indomita amazzone, è l'ascolto di un concerto: la musica discorde, dolce melodia per le sue orecchie, dei latrati della muta dei suoi cani da caccia, il loro splendido abbaiare.
Giunti a corte, le due coppie di giovani amanti dovranno spiegare la confusa storia che hanno vissuto nel bosco: forse tutto è stato solo un sogno, le nebbie cominciano a diradarsi. Per il ruolo che ricopre, per la festa che si celebrerà a corte, Teseo desidera che tutto sia lieto quel giorno. Perciò impone a Egeo di accogliere Lisandro come sposo della figlia. Le nozze delle due coppie di giovani coroneranno quelle sue con Ippolita: saranno tre splendide unioni.

Atto V

"Come leggere il fantastico, l'inverosimile, la storia dei filtri, il sogno, i sogni? Teseo spiega così l'inspiegabile:

Amanti e pazzi hanno un cervello così fervido,
una fantasia così fertile,che concepiscono
più di quanto la fredda ragione possa comprendere.
Il lunatico, l'amante e il poeta
sono tutti fatti d'immaginazione
[...]
La forte fantasia fa di questi scherzi:
se si spera di provare una certa gioia,
s'inventa la persona che reca quella gioia;
o se, di notte, si prova una certa paura,
com'è facile scambiare un cespuglio per un orso!"

Ippolita, invece, trova nell'incoerenza del racconto dei giovani amanti, qualcosa di coerente pur all'interno di cose di per sé strane e stupefacenti. Comunque sia: fantasia o realtà, l'uomo ha bisogno di sperare di riuscire, di tanto in tanto, a sbrogliare la matassa che lo imprigiona sì da sentirsi leggero e felice.
Giunge il momento dell'intrattenimento della corte che servirà ad attenuare la tortura dell'attesa della mezzanotte. Tra tutte le proposte del cerimoniere Filostrato, Teseo sceglie di offrire ai suoi ospiti la Lamentosissima commedia e crudelissima morte di Piramo e Tisbe proprio perché è un nulla e di quel nulla è l'impegno che deve essere premiato pur in assenza di qualsiasi merito. Teseo apprezza non le vuote parole di discorsi preparati quanto soprattutto l'affetto e la semplicità che lega sì la lingua ma esprime molto di più di ogni parola altisonante.
E lo spettacolo offre così ancora una pausa di puro godimento: il prologo in cui si esibisce Zeppa, il capo comico, strappa a tutti il riso, privo di ogni rispetto della punteggiatura e pronunciato come un fiume in piena, senza capo né coda. Poi tutti si presentano, annunciati da Zeppa: il Muro, Piramo, Tisbe, il Leone... Le battute sono esilaranti, come questa pronunciata da Rocchetto-Piramo:

"Vedo una voce; vado da quel buco a scoprire
se il volto della mia Tisbe si possa udire."

E, ancora, il Muro, che annuncia la sua uscita di scena per aver già svolto la sua parte...
A questo punto è bene riflettere su una battuta di Teseo:

"A teatro anche le cose migliori non sono che ombre; e le peggiori non sono poi male, se le aiuta l'immaginazione."

Il teatro, quale il suo ruolo? Cosa può insegnarci? Certo quello che scorre sotto i nostri occhi non è la realtà, il teatro non ci aiuta a svelarla per cogliere insegnamenti preziosi per le nostre scelte né a porre rimedio ai nostri errori, prendendone consapevolezza, ma sempre, se si sa guardare bene, qualcosa si riceve, in qualcosa si è aiutati ed è già tanto, ecco una chiave ulteriore del suggerimento di Einstein al giovane spaventato dall'ascesa del nazismo: "Non c'è niente da fare, giovanotto. Non compri più i giornali, non ascolti la radio e legga Shakespeare."

Finalmente suona la mezzanotte: l'ora del coronamento dell'amore trionfante, l'amore ritrovato. Puck, solo in scena, così conclude:

"Se noi ombre vi abbiamo irritato,
non prendetela a male, ma pensate
di aver dormito, e che questa sia
una visione della fantasia.
Non prendetevela, miei cari signori,
perché questa storia d'ogni logica è fuori:
noi altro non vi offrimmo che un sogno;
della vostra indulgenza abbiamo bisogno.
Come è vero che sono un Puck onesto,
se abbiam fallitovi prometto questo:
che per fuggir le lingue di serpente,
faremo assai di più prossimamente."

Da parte mia concludo riprendendo le parole di Luca Ronconi sul suo Sogno:

"Dietro quel gioco per bambini di filtri amorosi che permettono scambi di coppie ho l'impressione che ciò di cui si parli sia l'inconsistenza e fragilità della radice dell'amore. Sviluppare in maniera leggera ma anche profonda questo tema è la genialità di Shakespeare"

(1) C. Baudelaire "à une passante", in Les Fleurs du Mal

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