53 Cultura & Società
Lettera aperta a Markus Zusak
articolo di Giovanna Corchia

zusak  

La bambina che salvava i libri
Markus Zusak
Einaudi
Anno 2007
Pagine 563

Prima i colori
Poi gli esseri umani
è così che di solito vedo le cose.
O almeno ci provo.

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Caro Markus,
ho appena concluso la lettura del tuo inno all'amicizia, all'amore racchiuso nelle pagine del tuo libro, "La bambina che salvava i libri".
Impossibile dimenticare Liesel Meminger, la ladra di libri, meglio la bambina che salvava i libri; Hans Hubermann, il padre adottivo dagli "occhi fatti di bontà e di argento. Di un argento soffice, liquido"; Rosa, la madre adottiva, dal linguaggio rude ma dal cuore grande, pronto ad accogliere la bambina; Rudy Steiner, il compagno di giochi, il ragazzo dai capelli color limone, che desidera ardentemente un bacio; Max Vandenburg, il figlio dell'amico ebreo di Hans, un amico indimenticabile per mille ragioni: il regalo della fisarmonica che gli aveva insegnato a suonare e, soprattutto, il regalo della vita nel periodo terribile della grande guerra.
Arriva il nazismo. Terribile notte quella che porta con sé. Gli animi di molti si lasciano soggiogare da vuote parole di trionfo, di superiorità, di guerra contro tutti, contro i nemici da sterminare, gli ebrei, i kommunisten...
E Max, che sognava di fare il pugile, come tutti coloro che sono additati come nemici della patria, che devono essere deportati, contrassegnati da una stella gialla, deve nascondersi per non morire.
Pur amando immensamente il cielo, Max è costretto a vivere come un topo. Il suo ultimo tentativo di salvezza è il numero 33 della Himmelstrasse, dall'amico del padre, Hans Hubermann, il fisarmonicista dal grande cuore.
Impossibile dimenticare la narratrice, colei che dipana il filo della storia, la Morte, colei che carica le anime sul nastro trasportatore dell'eternità. Il lavoro che gli uomini le danno è veramente tanto: "Suppongo, è lei, la Morte che così si esprime, che gli uomini amino assistere a un po' di distruzioni: castelli di sabbia e castelli di carta, si comincia così. La loro grande dote è la capacità di progredire."
Poveri uomini, dei necrofori, disprezzano la vita, sposano l'assurdo. Perché?
Quando lei, la Morte, porta con sé, su quel famoso nastro trasportatore verso l'eternità, degli innocenti, il piccolo mondo della Himmelstrasse, delle anime leggere, è la prima a soffrire... come in un'altra storia che la vede protagonista, L'anatra, la morte e il tulipano.(1)

Ma, in questa sua storia, Caro Markus, ci si chiede: Sono forse le ultime fatiche della Morte? La vita è giunta alla fine del suo percorso?
La Morte è colpita dalla follia degli uomini. Non è poi vero che sia insensibile, brutta, incapace di soffrire.
Tu, caro Markus, hai sottolineato più volte la forza dei libri, il tuo, innanzitutto, quello scritto da Liesel e salvato dalla Morte. Così ogni parola, ogni emozione dei tuoi personaggi continua a vibrare nel cuore del lettore, lo aiuta a cogliere la violenza del male, l'assurdo degli incubi di una bambina che ha visto morire il fratello, che ha dovuto separarsi dalla madre per poter continuare a vivere.
Le parole..., tu, caro Markus, sei un maestro di parole che fanno bene al cuore, come i rapporti meteorologici che Liesel regalava a Max perché potesse sentire il cielo pur non vedendolo: è lei che gli parlava di cielo azzurro, di nuvole di cartone o di un sole che splendeva come se Dio si sdraiasse dopo aver mangiato troppo a pranzo. Altre parole che scaldano:i due bellissimi libri scritti da Max per Liesel, un dono per lei, la sua fonte di vita.
Poi ci sono i bombardamenti e la corsa di tutti nei rifugi assegnati. La paura, il silenzio della paura e il miracolo della lettura: Liesel legge e, nel silenzio - non più un silenzio pesante - le sue parole incantano gli ascoltatori, il racconto li affascina, il racconto spiana i loro volti contratti, dimenticano la gravità del momento.
E intanto l'esercito continua a rubare padri, fratelli, sposi: di questo eccidio non è lei, la Morte, responsabile. La narratrice sembra stanca del mestiere che le tocca fare e invidia gli uomini, proprio così, perché "se non altro, gli uomini hanno il buon senso di morire".
Di fronte a un così assurdo trionfo dell'assurdo anche la Morte vorrebbe «morire».
Come scrive Amos Oz in Una storia di amore e di tenebra, i libri aiutano a leggere il mondo, a scavare dentro se stessi, a capire, forse, la bellezza e la bruttezza che albergano in ognuno.(2) Io, Giovanna, nata nel 1941 in una regione d'Italia, la Puglia, appena sfiorata dall'assurdo, sento il bisogno di ringraziarti, tu così giovane, per aver scritto questo libro, perché, come David Grossman, in Vedi alla voce: amore, l'amore, l'amicizia, i colori che vi sono custoditi non muoiano.(3) E, cosa bellissima, è la Morte che li salva dall'oblio.

Lasciamole la parola:
"Sì, in questo mondo ho visto accadere tantissime cose. Ho assistito ai peggiori cataclismi e lavorato per gli uomini più scellerati.
Ma ci sono stati anche altri momenti.

Ci sono storie (una manciata, come ho già detto) alle quali consento di distrarmi dalla fatica, come faccio con i colori. Le raccolgo nei luoghi più disparati e improbabili, e mi assicuro di non dimenticarmene mai, mentre lavoro. La ladra di libri è una di queste storie".
Grazie, Markus.

Consigli di lettura:
(1) Erbruch Wolf, L'anatra, la morte e il tulipano, E/O, 2007
(2) Amos Oz, Una storia d'amore e di tenebra, Feltrinelli, 2005
(3) David Grossman, Vedi alla voce: amore, Mondadori, 2008

Il romanzo: La bambina che salvava i libri di Markus Zusak è stato anche consigliato e commentato nella nostra Agenda del buon romanzo

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