Il tamerlano di Edgar Allan Poe
di Emiliano Ventura

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Il tamerlano

Il tamerlano
Edgar Allan Poe
Ed. Arduino Sacco
2011, Roma. Trad. Di Carlo D'Urso.

Mancava la traduzione integrale di questa prima opera poetica di Edgar Allan Poe, The Tamerlane, (Il Tamerlano) grazie alla traduzione di Carlo D'Urso questo testo è finalmente disponibile anche in italiano. È infatti uscito da poco per i tipi 'Arduino Sacco Editore' il poema completo, quello dell'edizione del 1827, del famoso scrittore americano creatore del genere poliziesco e della famosa poesia The Raven (Il corvo).

Nella bella e preziosa postfazione il traduttore spiega la genesi del poemetto e la sua storia nelle varie pubblicazioni che seguiranno; scopriamo così che Poe la scrisse a quindici anni, che la vendita andò malissimo, che l'autore ne rimase profondamente deluso e che in seguito decise di arruolarsi nell'esercito.
Interessante notare proprio questo convergere tra poesia ed esercito che nel giovane Poe trova riscontro proprio nella figura del grande conquistatore Tamerlano.
La figura della giovane donna Ada amata da Tamerlano è l'archetipo della sposa fanciulla morta giovane che ritroveremo nelle poesie più mature e complete dell'autore stesso, da Annabel Lee a Lenore fino a Eulalia, la ragazza morta prematuramente, è sempre un amore impossibilitato dalla morte.
Non è azzardato quindi vedere in quest'opera il cartone preparatorio della futura poesia di Poe. È possibile che il poeta vi abbia letto un senso tragico nella vita e nelle conquiste del Tamerlano, l'ineluttabilità di un destino; il tartaro soldato non può sfuggire al suo demone, non può impedirsi di raggiungere la gloria.
Evidentemente il giovane Poe aveva già compreso la sua strada, la poesia è un amaro fiele, una lotta che ripaga solo in parte, quando e se ripaga. Stupisce in un giovane che dovrebbe lasciarsi sedurre dall'eroico furore, dalla luce abbagliante del successo, questo sentimento di maturo disincanto, vede meglio le ombre della vita che le luci, una nostalgia senza desiderio pervade l'intero poemetto.
La conquista e la gloria non suppliscono mai, nel racconto del conquistatore, la perdita dell'amore innocente di gioventù, è un sacrificio senza riscatto.
Sembra il discorso che il trentacinquenne Dante lascia trasparire, nella cantica del Purgatorio, nelle parole sulla vanità della gloria terrena messe sulle labbra di Oderisi da Gubbio.
Sia Poe che Tamerlano riconoscono con lucidità (quella esatta lucidità che sarà caratteristica dei racconti successivi del poeta e che spesso assume il tono del delirio) il loro progetto di vita, che sia la poesia o la guerra, ma più che agire per questo progetto sembra che da questo vengano agiti, non per incapacità ma solo per la forza di quel fuoco che smuove e condiziona.
In un linguaggio astrologico, caro al medico-filosofo Marsilio Ficino, si direbbe che essi subiscono con troppa forza gli influssi di un pianeta, personificazione di un demone, un Saturno o un Marte. Forse è questo totale coinvolgimento nell'azione a dannarlo alla perdita, gli toglie più di quanto gli abbia dato.
Il dolore per una vita di conquista si manifesta in Ada, l'amore giovanile abbandonato per perseguire il fine dei suoi desideri di guerra, quella febbre chiamata vivere, il rimpianto si ritrova "nella stessa stuoia della mia Ada".
Al frate a cui si confessa il conquistatore dice; "ella era degna d'ogni amore... sebbene allora il suo ardore non poteva esistere", l'amore era impossibile allora nella dream land dell'infanzia, e ora perché è la morte a renderla impossibile; il suo ritorno a casa non è quello del recupero e dell'agnizione, ma quello del dolore in un luogo che non è più suo "casa mia – non più casa mia" rimane solo con le sue conquiste effimere, "un regno per un infranto – cuore".
Come nel famoso romanzo di Tom Wolf Tu non puoi tornare a casa il ritorno all'amore, all'eden o al passato è precluso nonostante la gloria e il successo, Tamerlano è la figura di una crisi disperante e ciò che stupisce è che sia stato simbolizzato da un ragazzo quindicenne.
In un'Italia in cui si pubblicano una quantità enorme di libri inuti e sciocchi, l'intera operazione di traduzione e di ricerca dell'autore-traduttore, nonché dell'editore, risulta per cui estremamente preziosa, a metà strada tra la filologia e l'archeologia del sapere.