15. Cronache di politica economica:
L'economia italiana sotto la lente del Fondo Monetario Internazionale

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Lo scorso marzo una missione del FMI ha effettuato la consueta visita annuale al nostro paese (prevista, come per tutti i paesi membri, da un articolo del relativo trattato) e ha redatto il prescritto rapporto conclusivo. (1)

Dopo aver osservato che a causa delle consolidate debolezze strutturali della nostra economia, la crisi globale ha precipitato il nostro paese nella peggiore recessione mai registrata dalla seconda guerra mondiale, lo staff del FMI ha formulato un generico apprezzamento per la politica seguita nella circostanza. L'apprezzamento è motivato con la considerazione che le autorità hanno "resistito" alle pressioni volte a sollecitare una politica fiscale espansiva, mantenendo entro valori ragionevoli il deficit di bilancio. Dopo questa diplomatica affermazione, il documento passa a considerazioni più concrete ed argomentate. Si sofferma, in particolare, sulla fragilità dei segnali di ripresa che si avvertono, sulle riforme necessarie per imboccare il sentiero della crescita, con specifico riguardo alla necessità di accrescere l'efficienza del settore pubblico.

In Italia la caduta delle esportazioni, la flessione dei consumi interni, il ristagno degli investimenti e del rinnovo delle scorte – anche a causa della stretta creditizia dovuta alle difficoltà del sistema bancario – ha determinato una delle più accentuate flessioni del reddito fra le economie avanzate. I segnali di ripresa in atto avvertibili sono deboli e incerti a causa della modesta ripresa dei principali partner esteri e della scarsa competitività dei nostri prodotti. Gli investimenti che potrebbero accrescere la produttività della nostra industria sono frenati, da un lato, dalla scarsa disponibilità di credito e, dall'altro, dal basso livello di utilizzo della capacità produttiva e dalle modeste prospettive di profitto.

Dopo aver tracciato questo poco incoraggiante quadro, gli economisti del Fondo passano a formulare un'agenda per i responsabili della politica economica, osservando che la crisi può essere considerata un'opportunità per varare le indispensabili riforme.

Anzitutto, a loro giudizio, occorre accrescere l'efficienza del settore pubblico: il percorso previsto dalle nostre autorità per ricondurre nel 2012 il deficit dall'attuale 5,2% del PIL al 3% previsto dal "Patto di stabilità e di crescita" viene considerato piuttosto ottimistico in quanto si basa su tassi di crescita del reddito che scontano una ripresa forte e sostenuta. Il duplice obiettivo di ridurre l'ammontare del debito pubblico e di attenuare il peso eccessivo dell'imposizione fiscale può essere conseguito, secondo gli economisti del Fondo, con una rigorosa riqualificazione della spesa pubblica anche nel senso di accrescerne l'efficienza. A ciò deve aggiungersi la necessità di mantenere sotto rigoroso controllo la finanza locale.

"Il peso delle imposte è alto e grava sproporzionatamente su lavoratori dipendenti e pensionati". Con questa perentoria affermazione si apre il paragrafo relativo all'imposizione fiscale che si conclude con l'esortazione ad evitare misure una tantum.

A questo proposito merita un commento l'affermazione fatta da un esponente dell'attuale maggioranza in occasione di uno dei consueti, e ahimé ricorrenti, "pollai televisivi";(2) secondo costui sarà possibile ridurre le aliquote IRPEF grazie a una revisione (verso l'alto) delle imposte sui consumi. Qualunque manuale di scienza delle finanze chiarisce che l'imposizione indiretta è più iniqua di quella diretta in quanto mentre questa colpisce i redditi (a prescindere dall'evasione) in modo progressivo con aliquote crescenti in rapporto all'entità della base imponibile, le imposte indirette gravano nella stessa misura sugli acquisti dei consumatori, siano questi braccianti agricoli o supergratificati dirigenti d'azienda o di banca.

I tecnici del Fondo, sempre a proposito delle pubbliche finanze, affermano che il federalismo fiscale può costituire un'opportunità per migliorare la trasparenza e la qualità della spesa pubblica, sebbene "molti importanti aspetti restino da definire". Anche i passati interventi sul sistema pensionistico sono valutati positivamente; peraltro la sostenibilità a lungo termine del sistema e la sua "equità intergenerazionale" si fondano su ottimistiche previsioni circa la crescita economica. Ne discende un invito a sviluppare forme private di pensioni integrative.

Segue poi un breve accenno alle sfide che il sistema bancario deve affrontare in una situazione economica debole, in particolare per quanto riguarda il rafforzamento della base patrimoniale, in conformità delle indicazioni della Banca d'Italia.

Infine, il rapporto elenca le riforme strutturali ritenute indispensabili per agganciare la ripresa, vale a dire per accrescere la competitività, per elevare la produttività, per ridurre i costi e le difficoltà da superare per avviare un'attività in Italia. Occorre cioè, secondo gli esperti del FMI, accrescere l'efficienza dei servizi pubblici, implementare la qualità degli investimenti e delle infrastrutture, eliminare i minimi tariffari per i servizi professionali, snellire gli iter burocratici, riformare la giustizia civile e accelerare i processi, rafforzare la legalità. Un'ultima annotazione riguarda le connotazioni del nostro mercato del lavoro che, a giudizio degli estensori del rapporto, è fra i più arretrati d'Europa. Emerge soprattutto la grande differenza fra le norme che tutelano i lavoratori assunti a tempo indeterminato e quelli con contratti atipici o temporanei. Occorrerebbe, a loro avviso, un più stretto legame fra salario e produttività; si auspicano salari differenziati in relazione alle differenti caratteristiche regionali e misure per favorire la mobilità territoriale.

Fin qui le ovattate considerazioni degli economisti del Fondo. Per definire meglio il quadro, a tali considerazioni può ora aggiungersi qualche dato concreto fra quelli di recente resi noti dall'ISTAT. Il 2009 ha fatto registrare una flessione del PIL dello 0,5%; per quanto riguarda la finanza pubblica, l'anno si è chiuso con un deficit pari al 5,2% del PIL: il dato peggiore dal 1996; il prelievo tributario ha raggiunto il 55% del PIL mentre la spesa pubblica è stata pari al 59%. Ne è conseguito un avanzo primario (al netto cioè degli interessi sul debito pubblico) di segno negativo pari a -0,6% (nel 2008 era stato positivo per il 2,5% del PIL); da moltissimi anni non si registrava un dato negativo. Il debito pubblico viaggia verso il 120% del prodotto. Riferendosi più particolarmente alla situazione delle famiglie, si rileva che nel 2009 si è registrata una diminuzione del reddito disponibile del 2,8% rispetto al 2008 e, cosa ancor più preoccupante, i consumi alimentari fra febbraio 2009 e febbraio 2010 sono diminuiti del 2,5%. In compenso sono aumentati gli acquisti di autovetture e telefonini.

In questa poco brillante situazione, il nostro, come gli altri paesi europei, confida in una ripresa della domanda estera visto che quella interna langue o, come nel nostro caso, declina addirittura. In effetti alcune economie, specialmente asiatiche, ma anche quella degli Stati Uniti, sembrano aver imboccato decisamente la via della ripresa; ma questa ripresa deve tradursi in aumento dei consumi e questi in aumento della domanda di merci estere. Su questo ipotetico aumento fanno affidamento un po' tutti i paesi europei: la competizione sarà elevata ed è lecito nutrire più di qualche dubbio sulle capacità delle nostre merci di battere la concorrenza di paesi con più solide strutture produttive o con più bassi costi di produzione.

Tutto ciò considerato, viene spontaneo porre a raffronto l'agenda suggerita dagli economisti del Fondo con le priorità enunciate dal governo. Queste, com'è noto, sono: il presidenzialismo "a la francese" o " a la tedesca", il legittimo impedimento, il blocco alle intercettazioni telefoniche, la separazione delle carriere dei magistrati, la non obbligatorietà dell'azione penale e così via, avendo sempre presenti le necessità del sistema Italia.

Roma, 8 aprile 2010

(1) International Monetary Found
(2) On.le Lupi a Ballarò del 6 marzo 2010.

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