Citazioni e aforismi

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Tempi e luoghi per scrivere

Senti, non c'è nulla di interessante che mi riguardi. Vado in una stanza e batto a macchina tutto il giorno.
Isaac Asimov da una intervista del 1975 sul National Observer

Di solito comincio a lavorare intorno alle sette e poi lavoro fino all'ora di pranzo. Durante il pomeriggio faccio una passeggiata. Scrivo a mano, poi c'è qualcuno che batte il testo al computer e io lo correggo alla sera e a volte vado avanti per giorni interi fino alla fine. Non mi concedo un attimo di tregua finché non sono sicuro che tutto quadra, che ogni tassello del mosaico è andato al suo posto. Sono terribilmente lento, ma non perdo mai la pazienza.
John le Carré
Libri di Le Carré

Sono stato tutta la mattina per aggiungere una virgola, e nel pomeriggio la ho tolta.
Oscar Wilde
Aforismi di Wilde

Che cosa le serve per scrivere?
Un po' di pace, e una cassa di whisky
William Culbert Faulkner (Nobel 1950)
Santuario di Faulkner

Anthony Trollope scriveva romanzi gigamentali, e li sfornava con sorprendente regolarità. Scriveva per due ore e mezzo tutte le mattine prima di recarsi al lavoro. Se allo scoccare delle due ore e mezzo, era a metà di una frase, la lasciava incompleta fino al mattino dopo. E quando gli accadeva di finire uno dei suoi pesi massimi di seicento pagine con ancora quindici minuti da trascorrere a tavolino, scriveva fine, metteva da parte il manoscritto e cominciava a lavorare a un nuovo libro.
Aneddoto raccontato da Stephen King nel libro On Writing [Sperling & Kupfer. Trad. T.Dobner]

Avevo l'abitudine di dire agli intervistatori che scrivevo tutti i giorni eccetto Natale, il Quattro Luglio, e il giorno del mio compleanno. La verità è che quando scrivo, scrivo tutti i giorni, fanatico o no. Ciò significa anche il giorno di Natale, il Quattro Luglio, e il giorno del mio compleanno.
Stephen King
On Writing [Sperling & Kupfer. Trad. T.Dobner]

...scrive soltanto la mattina. Il pomeriggio e la sera fa altre cose: va in giro, beve con gli amici, va al cinema.
Tahar Ben Jelloun, Dictionnaire des écrivais contemporains de langue française par eux-mêmes a cura di: Jérôme Garcin
Sentimento indiano

Ogni scrittore ha delle consuetudini. Georges Simenon scriveva un romanzo in ventun giorni, poi andava a donne.
Aneddoto raccontato da Enzo Biagi nel libro Giro del mondo [BUR Biblioteca Univ. Rizzoli]

Il mio primo romanzo l'avevo scritto a sedici anni. E quando mi ero trasferito a Parigi, tre anni dopo, avevo cominciato a guadagnarmi da vivere facendo racconti e novelle per i giornali popolari.
Qualche tempo dopo mi sono dovuto fermare tre settimane per le riparazioni del mio battello a Delfzijl. In quei giorni, ho pensato di scrivere un romanzo poliziesco. Ho cercato di immaginare chi avrebbe potuto essere il protagonista e il primo nome che mi è venuto in mente e stato Maigret, il commissario Maigret. E una settimana dopo era già pronta la sua prima storia. L'ho mandata al mio editore, ma ero convinto che non gli piacesse. Infatti, in una lettera gli dicevo: «Non c'è violenza, non ci sono personaggi simpatici o antipatici, sono tutti normali. Manca una storia d'amore e la vicenda finisce male, Forse non interesserà a nessuno». «No, no», mi ha risposto l'editore, «tu continua a scrivere queste storie che io te le pubblico».
George Simenon da un'intervista sul sito www.simonel.com

Gabriel García Márquez (Nobel 1982) aveva una casa a Parigi. A 70 anni lavorava delle 9 alle 15, voleva scrivere le sue memorie. Sosteneva che bisogna farlo fin che si è lucidi e non, come succede a molti, quando non si ricorda più niente.
Aneddoto raccontato da Enzo Biagi nel libro Giro del mondo [BUR Biblioteca Univ. Rizzoli]

Io non lavoro tutti i giorni. Ho cominciato questa attività quando studiavo medicina e potevo farlo soltanto durante le vacanze o in modo discontinuo. Per me è ancora così. Mi alzo molto presto la mattina e comincio a lavorare: prima alle sei, poi alle cinque, poi alle quattro e smetto di scrivere al pomeriggio, quando sono troppo stanco per continuare e allora sbrigo la posta, faccio un po' di telefonate, ceno e vado a dormire molto presto. E questo per circa cento giorni, fino al completamento della stesura.
Michael Crichton
Andromeda di Crichton

Un giorno, un amico trova James Joyce riverso sullo scrittoio, in atteggiamento di profonda disperazione:
«James, che cosa c'è che non va? È il lavoro?»
James asserì, senza nemmeno alzare la testa.
«Quante parole hai scritto oggi?»
«Sette»
«Sette? Ma James... è ottimo, almeno per te!»
«Suppongo di sì, ma non so in che ordine vanno.»
Aneddoto raccontato da Stephen King nel libro: On Writing
On Writing [Sperling & Kupfer. Trad. T.Dobner]

Il processo creativo in se stesso è già un'attività estremamente piacevole: per me è divenuta come una droga della quale non posso farne a meno. Generalmente lavoro per un anno, poi mi concedo sei mesi di relax e di viaggi. Trascorsa questa pausa, comincio ad attendere con ansia l'ispirazione.
Wilbur Smith
Il dio del fiume di Smith

Tempi di lavorazione:
Joseph Heller ha impiegato 10 anni per scrivere Catch-22.
Tom Wolf ha impiegato 10 anni per scrivere A Man In Full.
Gustav Flaubert (Madame Bovary) ha impiegato tre giorni per scrivere otto frasi.
Nabokov ha scritto Lolita in tre mesi.
Susan Fromberg ha scritto Anya in otto settimane.
Sharyn McCrumb ha scritto Sick of Shadows in sei settimane.
James Hilton ha scritto Good-bye, Mr. Chips, in quattro giorni.
Informazioni trovate sul Web da un sito in inglese non più rintracciabile

Rileggere, dare in lettura il manoscritto

Joseph Conrad disse a un amico: «Che notizia meravigliosamente buona che proprio tu apprezzi il mio libro, perché si scrive soltanto una metà del libro, dell'altra metà si deve occupare il lettore.»
Aneddoto raccontato da Olof Lagercrantz nel libro L'arte di leggere e scrivere [Editore Marietti]

Inguaribilmente, nella prima stesura io mi indirizzo ad un lettore ottuso, a cui bisogna martellare i concetti in testa. Dopo lo smagrimento, lo scritto è più agile: si avvicina a quello che, più o meno consapevolmente, è il mio traguardo, quello del massimo di informazione con il minimo ingombro.
Primo Levi L'altrui mestiere [Einaudi]

[...] ogni raccontino andrebbe trascritto almeno cinque volte. Con l'occasione ricordo che Cechov trascriveva i suoi testi sette volte, e Thomas Mann li correggeva cinque volte (nel frattempo avevano inventato la macchina da scrivere).
Wislawa Szymborska (Nobel 1996) dal libro Posta letteraria

Un ottimo surrogato al riposo [del manoscritto] può essere costituito da un lettore-cavia, dotato di buon senso e buon gusto, non troppo indulgente: il/la coniuge, un amico/a. Non un altro scrittore: uno scrittore non è un lettore tipo, ha sue preferenze e fisime peculiari, davanti a un testo brutto è sprezzante, davanti a un bello è invidioso.
Primo Levi, L'altrui mestiere [Einaudi]

Stile, tecnica, trama

Lo stile da solo non è nulla. È un mezzo di investigazione. Deve farsi dimenticare, come si dimentica quando leggiamo Stendhal o Balzac
Max Gallo, Dictionnaire des écrivais contemporains de langue française par eux-mêmes a cura di: Jérôme Garcin
Sentimento indiano

Secondo me la trama, una linea narrativa, è molto importante. sia che scriva poesia oppure prosa, cerco sempre di raccontare una storia.
Raymond Carver Il Mestiere di scrivere [Einaudi]

Ci sono scrittori che di talento ne hanno tanto; non conosco scrittori che non ne abbiano. Ma un modo di vedere le cose originale e preciso e l'abilità di trovare il contesto giusto per esprimerlo, sono un'altra cosa.
Raymond Carver Il Mestiere di scrivere [Einaudi]

Ho cominciato a scrivere a ventidue anni e avevo intenzione di smettere prima dei sessanta per poi esaminare me stesso: quale vita ho avuto? Che tipo di persona sono stato? Che genere di scrittore? Ho smesso alcuni anni fa, a cinquantotto, e ora leggo molto e penso a queste cose.
Kenzaburo Oe (Nobel 1994)
Un' esperienza personale di Kenzaburo Oe

Non era il periodo più propizio per avventurarmi in un secondo romanzo mentre ero impantanato nel primo e avevo tentato con o senza fortuna altre forme di finzione, ma quella sera io stesso me lo imposi come un impegno di guerra: scriverlo o morire. O come Rilke aveva detto: «Se crede di essere capace di vivere senza scrivere, non scriva.»
Gabriel García Márquez (Nobel 1982) nel libro Vivere per raccontarla [Mondadori Trad. A.Morino]

Il mio metodo di allora era diverso da quello che adottai in seguito da scrittore professionista. Scrivevo solo con gli indici - come continuo a fare - però non stracciavo ogni paragrafo finché non era a posto - come adesso - ma riversavo tutto quanto in forma bruta avevo dentro di me.
Gabriel García Márquez (Nobel 1982) nel libro Vivere per raccontarla [Mondadori Trad. A.Morino]

Temeva [...] di non riuscire più a scrivere [...] cercava di riprodurre sempre le condizioni in cui era nato il primo romanzo. Ecco allora un rituale fatto di matite particolari, di tende tirate, di sveglie alle cinque di mattino, di whisky e di tè. [...] Un capitolo al giorno per otto giorni. E dopo un breve riposo, tre giorni per le correzioni.
Articolo di Repubblica del 22/1/2003 su Georges Simenon

Dimenticavo di dirLe che, per scrivere, bisogna avere qualche cosa da scrivere.
Primo Levi, L'altrui mestiere [Einaudi]