Sono pronta. Ho indossato l'essenziale, non mi piace essere troppo ingolfata in acqua. Mi restano almeno tre ore prima che tramonti il sole.
Mi avvicino alla battigia, dove le onde si infrangono creando quel ritmo così rilassante e perpetuo. Certo, l'acqua è un po' fredda: la stagione non è delle migliori, anzi...!
Sono sola, a Dicembre non sono molti quelli che si avventurano su queste spiagge.
Mi faccio coraggio e mi immergo nell'acqua gelida. Aspetto che il corpo si abitui, la muta umida si sta riempiendo di acqua, e la mia pelle si bagna; aspetto così ancora immersa che si scaldi col calore del corpo.
Ecco! Ci sono. Mi piace questo momento, l'attimo che lascio la terra per andare a scoprire cosa si cela sotto la superficie del mare. Come al solito, ho lasciato le bombole sulla spiaggia, preferendo l'apnea. Voglio essere come questi esseri marini, dividere il loro ambiente e conoscerlo come meglio posso, vorrei essere come loro e non dover continuamente tornare in superficie per nutrirmi d'aria.
All'inizio la mia inesperienza mi impediva di lasciarmi andare e consumavo velocemente le mie riserve d'aria, ma ora ho imparato a respirare, a rilassarmi e a vivere per pochi minuti di questo mondo sommerso fatto di silenzi e ombre, non esistono colori. Solo la carezza dell'acqua e i suoi inquilini, che curiosi mi vengono incontro, leggeri e sinuosi, lasciandosi toccare dalle mie mani nude.
Ho appena avvistato una tana, e scendo ancora per sbirciare al suo interno..., ma devo risalire per la mia dose.
Adoro questa sensazione.
Mi sembra di fluttuare senza peso in un mondo incantato, libera e leggera, sola e felice di esserlo.
Il tempo sembra fermarsi e attendere immobile di riprendere a scorrere. Risalgo, bevo la mia dose di sopravvivenza, scendo ad esplorare il fondale. Ho fatto amicizia con un polpo che ora mi segue lasciando la sicurezza della sua tana, cosa insolita per lui, apprezzo molto il suo gesto, sembra avere fiducia nella mia capacità di difenderlo. Gli dedico tempo ed attenzioni per premiarlo della sua audacia.
Non ho nulla a ricordarmi il trascorrere delle ore, ma quando risalgo in superficie devo notare per forza il sole che si sta abbassando sull'orizzonte.
É troppo piacevole il gioco che sto facendo per poter pensare di smettere, raggiungo ancora una volta il fondo, l'acqua si richiude sopra di me. Un rumore sinistro interrompe la mia concentrazione.
Un motoscafo si sta avvicinando, cerco di valutare le possibilità che mi rimangono. Dovrei risalire per prendere aria, ma si sta avvicinando e sembra accelerare la sua corsa, non posso risalire ora: rischio di essere tagliata in due dalle sue eliche.
Improvvisamente la situazione si fa difficile, le mie riserve si stanno esaurendo e sento i primi crampi di avvertimento.
«Sbrigati, sbrigati!»
Il suono si arresta all'improvviso proprio sopra di me, sento qualcuno tuffarsi, comincio a risalire con le ultime forze che mi sono rimaste, quando raggiungo la superficie e finalmente riesco a respirare di nuovo, sento qualcuno afferrarmi e tenermi in aria.
Cerco di scuotermelo di dosso, ma lui non sembra volermi lasciare, fino a che non si rende conto che non sono in pericolo. Ora la mia rabbia è incontenibile e ancora affannata dallo sforzo, mi giro per sfogare la mia ira verso gli intrusi.
«Ma siete matti? Stavo quasi soffocando là sotto».
«Signorina, si calmi, siamo intervenuti perché non la vedevamo tornare in superficie».
«Ma che vi insegnano? Non sapete che non si piomba in questo modo addosso ad un sub?»
«Siamo Finanzieri. Forse non si è resa conto della nostra presenza, ma la stavamo tenendo d'occhio e quando ci siamo resi conto che erano passati almeno otto minuti..., non vedendola risalire..., abbiamo pensato di soccorrerla».
«Dio che stupidi! Otto minuti ed io ero lì sotto ad aspettare che ve ne andaste».
Il soccorritore galleggiava insieme a me nell'acqua e ad un tratto mi sembrò così assurda quella situazione, che scoppiai a ridere, imitata dall'uomo.
«Venga. Salga un attimo a riprendere fiato».
«Grazie».
«Sta bene?»
«Sì certo».
Avevo avuto modo di notare durante la lotta gli incredibili occhi azzurri di quell'uomo, ne fui attratta ancora più intensamente.
Sentivo freddo, ma presto ritrovai quello sguardo che mi aveva affascinato e la sua mano tesa che afferrai senza esitazione. Salii sulla barca e una coperta mi fu avvolta sulle spalle. Mi ritrovai una tazza di caffè caldo tra le mani. Tremavo ancora per il gelo improvviso che si stava impossessando di me dopo le lunghe ore di attività.
La mia boa era stata tirata a bordo, il cordone arrotolato, in pochi attimi tutto era sistemato e potevo respirare liberamente.
Assaporai quegli attimi in silenzio, fino a quando le domande dell'uomo che era rimasto a bordo, mi costrinsero a prestare la mia attenzione.
«Che stava facendo là sotto?»
«Nuotavo. Che domande!»
«Ha con se un fucile?»
«No, non pratico la pesca subacquea.»
«Però ha portato con se la boa».
«Con o senza fucile preferisco segnalare la mia presenza. Non vorrei essere tagliata in due da un natante.»
«Sta sempre così tanto tempo sotto?»
«Non porto mai con me un orologio, non ho la più pallida idea di quanto tempo trascorro sotto la superficie, ma oggi avevo sentito il rumore del motore».
«Credevamo davvero che fosse in pericolo».
«Me ne sono accorta, comunque ora è tempo che torni indietro».
Mi liberai della coperta e ripresi possesso della mia boa.
Il finanziere che mi aveva soccorsa si offrì di riaccompagnarmi a riva con la moto in loro possesso.
«No, la ringrazio, sono abituata a tornare indietro da sola.»

Gli uomini rimasero ad osservare incantati il suo tuffo, che la fece sparire al di sotto della superficie, come una sirena. Con il fiato sospeso osservarono il suo riapparire, ed aspettarono a lungo, ma questa volta si guardarono bene dall'intervenire.
Attesero di vederla lontana, e quando ormai appariva un puntino rimisero in moto e ripresero anche loro la navigazione.


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