NOTA: Questo racconto è di un giovane autore, adatto a un pubblico giovane

 

Un pesante grido riecheggiò nell'aria. Aria soffocante che erano costretti a respirare, sotto un cocente sole che bruciava la pelle.
Erano passati dieci giorni da quando avevano lasciato la città e si erano incamminati verso la base. Le gambe erano stanche, i piedi infilati in rozze calzature, solcavano la sabbia trascinandole con le poche forze che rimanevano. Le scorte idriche erano terminate da tempo e il cibo cominciava a scarseggiare. La loro si era trasformata in una missione suicida.
Quando tutti avevano ormai perso ogni speranza, in lontananza apparve il loro obiettivo. Il grande cancello che portava alla base era finalmente davanti a loro, ancora un centinaio di metri e avrebbero potuto riposarsi e dissetarsi.
Il caldo eccessivo aveva già giocato brutti scherzi qualche giorno prima, quando a qualcuno era sembrato di scorgere un bar tra le dune del deserto, una visione effimera che aveva condotto alla morte un giovane inesperto del loro gruppo.
I pericoli sempre in agguato. Mai potevano considerarsi al sicuro, se non avevano attraversato la soglia della loro base. Solo in quel momento avrebbero potuto tirare un respiro di sollievo e lasciarsi alle spalle ogni timore.
Mancavano pochi passi alla loro meta quando udirono quel grido. Non c'era alcun dubbio sulla sua provenienza. Chiunque lo avrebbe riconosciuto subito.
Qualcuno si voltò indietro, altri si guardarono intorno intimoriti, mentre il capitano ordinò di proseguire. Non potevano cadere in trappola proprio a un palmo dalla salvezza.
Ancora un grido e dalla sabbia emersero decine di spaventosi esseri che circondarono il gruppo, bloccando ogni possibilità di fuga. I loro corpi decomposti erano avvolti in pesanti armature e le mani scheletriche sorreggevano grosse sciabole affilate che scintillavano, investite dalla accecante luce del sole.
Pochi furono gli attimi che passarono dalla loro apparizione all'attacco, che provocò l'inevitabile morte del gruppo. A parte il capitano. Sapevano chi fosse. Lui era il capo, e perciò doveva essere l'ultimo a morire.
Il poveraccio era ricoperto di sudore, mentre i suoi occhi si spostavano rapidi sui corpi dei compagni deceduti. Le sciabole li avevano trapassati, mutilati, decapitati. Ora toccava a lui.
Uno di loro lo guardò fisso in volto con i suoi occhi grigi, privi di pupille, che avrebbero incusso terrore a chiunque.
Un passo alla volta, si avvicinò.
Il capitano non era disarmato, e con un rapido gesto afferrò la spada e la impugnò con decisione. Poteva ancora farcela, si ripeteva nella mente. Ma non era così. Avrebbe potuto ucciderne uno, o due, tre al massimo. Ma non ce l'avrebbe mai fatta contro tutti. La salvezza era a soli dieci metri da lui, ma non poteva raggiungerla.
Non si sarebbe arreso tanto facilmente, non lui. Era un guerriero, non poteva arrendersi. Avrebbe lottato fino alla morte, e sarebbe morto da guerriero.
Come un predatore, si gettò contro il mostro che in risposta mosse nell'aria la sciabola, ma il colpo andò a vuoto quando il capitano si abbassò e con forza e decisione infilzò la sua fida spada nel torace del mostro, trapassandolo attraverso l’armatura.
Dopo quel colpo, estrasse velocemente l’arma e con un colpo secco colpì il mostro al collo, staccandogli di netto il capo, che rotolò sulla sabbia per diversi metri.
Il capitano guardò la testa mozzata fermarsi al suolo, respirando affannosamente mentre si voltava verso gli altri, che non attendevano altro che di poter trafiggere il suo corpo con le loro grandi sciabole.
E dopo pochi secondi, la schiera di mostri si gettò contro di lui. Uno di tentò di colpirlo, ma lui riuscì a parare il colpo con la spada. Tuttavia i mostri erano in troppi e niente poté fare per evitare la tragica morte. Sentì il profondo dolore della sciabola che lo passava da parte a parte, e un colpo secco che gli staccò una gamba.
Sentì la sciabola venire estratta dal suo corpo mentre abbassava lo sguardo, fissando il sangue che fuoriusciva dalla ferita, e il fiume che gli scorreva dall'arto mutilato. Non riuscì più a reggersi in piedi e cadde stremato sulla sabbia. L'ultima cosa che vide fu soltanto uno di loro che muoveva in aria la sua sciabola, per poi affondarla nel cranio.


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