Non avrei mai pensato che potesse finire così. Torniamo a un paio di giorni fa, quando nella scuola dove insegno trovai tutti gli alunni intenti a studiare senza fare il benchè minimo rumore.
A parte il fatto che era un comportamento atipico di per sè, ma la data sul calendario mostrava 23 Dicembre: ultimo giorno di scuola e tutti a studiare anzichè festeggiare con panettoni e torroni?
Una collega incontrata per caso, stava preparando i prossimi compiti in classe. Il foglio lasciato distrattamente sul tavolo della sala insegnanti diceva: da svolgere in prima il ventiquattro dicembre.

Scusate ma, non è la vigilia di Natale? Devo aver pensato ad alta voce, perchè i colleghi intorno risposero in coro: cos'è il Natale? Come cos'è il Natale!
Mi guardai attentamente intorno e li osservai tutti intenti a lavorare, leggere, studiare, richiamare qualche alunno indisciplinato. Un brivido di freddo percorse allora la mia spina dorsale e mi trovai a pensare: io ho freddo, voi no?
Devo aver nuovamente pensato a voce alta, perchè tutti, ma proprio tutti, dagli studenti, ai bidelli, agli applicati, ai colleghi continuavano a guardarmi come se fossi l'ultima delle tante persone strane che passavano di lì. Non potei far altro che farmi piccina piccina e giustificare la mia frase: "io ho freddo, ma forse ho esagerato a mettere la pelliccia". Nessuno mi rispose.
Rimaneva un'unica cosa da fare: uscire fuori dalla scuola e controllare chi aveva ragione. Di solito in quei giorni dovevano essere tutti felici, così è scritto nel "Manuale del buon del Natale". Inoltre, avrei dovuto vedere vetrine deliziosamente colorate, illuminate, luci per le strade, enormi abeti addobbati, papà e mamme con i loro figlioli in giro per le strade del centro a cercar regali e, soprattutto, il clima natalizio: un giorno senza pensieri, allegro, senza litigi e senza guerre. Così m'infilai in tutte le botteghe che incontravo, alla ricerca dell'allegria e dei luminosi sorrisi della gente. Nulla, non vi era alcun segno, niente che potesse confermare la mia ipotesi.

Decisi allora che l'unico modo per capire se ero io ad aver sbagliato giorno, era recarmi verso l'unico posto al mondo che non può dimenticare il giorno di Natale. Dove? Il polo Nord alla ricerca del Babbo più famoso del mondo? Oppure in Finlandia alla ricerca del sole di mezzanotte e di un abete addobbato? O magari, perchè no, in qualcuna delle grandi città: più sono grandi e più ci sono luci e le luci multicolore che si accendono e si spengono sono il primo segno dell'atmosfera natalizia.

Nessuno di questi luoghi, però, rappresentava il Natale, no, perchè a me avevano insegnato che non era questo ciò che il "Manuale del buon Natale" diceva con enormi caratteri di stampa nelle sue pagine. Tornai a casa, nella mia piccola cuccia di gatta, dentro un anfratto nascosto di un vecchio palazzo. Aprii la piccola porta con una leggera zampata e, sorpresa delle sorprese, trovai un piccolo albero di Natale, e luci, canzoni e tutti i miei cuccioli intorno all'albero intenti ad aprire regali. "Mamma, mamma, questo è per te". "O, figlioli, grazie, non potete mai immaginare cosa mi è accaduto oggi!". " Racconta, dai racconta!". Ci accucciammo tutti intorno al camino ed iniziai a raccontare: "Non avrei mai immaginato che potesse finire così! Nel mondo degli umani....."


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