"Escribir y vivir es lo mismo. Escribir es hacer sentir y pensar. Y luego tratar de comunicarlo. Es la vida la que determina cómo y por qué se escribe. Escribir está en relación directa con la visión del mundo que fue plasmado a lo largo de mis experiencias. El día que me convenzca de que no vale la pena de vivir, dejaré de escribir" - S. Poletti

Mellian, Mellian..Lei era lì, in piedi, davanti allo specchio. Non riusciva a riconoscersi, il suo corpo non le apparteneva più. Si era svegliata di soprassalto, sempre lo stesso incubo, lei e quella piccola creatura affondavano negli abissi, lui la guardava, lei gridava ma lui non la sentiva, non la poteva sentire, o non la voleva sentire. La vedeva affondare, i suoi occhi di ghiaccio fissi in quelli di lei, muoveva le labbra, ma ormai la distanza era troppa, non riusciva a recepire la sua voce. Poi un muro enorme, un muro buio che le sbarrava la strada, Mellian correva, correva, ma qualsiasi decisione prendesse il muro era lì, davanti a lei.

E poi il risveglio..E capire che era tutto un sogno, sempre lo stesso sogno, che le faceva visita ogni notte, non le lasciava scampo.

Ma quel giorno Mellian decise di fare qualcosa. ora, davanti allo specchio si accorse che l'immagine che la osservava non era lei, no, non poteva essere lei. oltrepassò il freddo corridoio, i piedi nudi sul gelido pavimento..Prese il suo libro, quel libro che lui non aveva mai terminato..Una frase lo apriva, una frase sottilineata con un leggero tratto di matita in una sera d'estate, con la testa piena di sogni, il cuore gonfio d'amore..

"o fu fors'egli creato
per essere seppur per un solo istante
al tuo cuore legato?"

Ecco, l'aveva fatta sognare, sperare, piangere di gioia. Ma ora quella stessa frase era come una spina conficcata nel suo debole cuore.

Richiuse il libro.
Milioni di immagini le passarono davanti agli occhi. Milioni di note, di albe e di tramonti, di sogni sussurrati alle onde del mare e all'infinità del cielo. Sogni che erano divenuti realtà, per trasformarsi poi in illusioni di un passato ormai passato, ormai lontano e irrecuperabile.

ormai nulla le apparteneva. Avrebbe potuto tacere, soffrire in silenzio, dire tutta la verità al momento opportuno, non nascondere nulla a quel giovane cuore che tanto palpitava per lei. Ma non ne era stata capace, la sua doppia faccia aveva vinto, la sua parte peggiore aveva per l'ennesima volta trasformato la realtà da sogno in un incubo.

Tremava, forse era il freddo o forse l'emozione per il passo che stava per compiere, dal quale non si torna indietro. ormai aveva deciso, troppe volte si era detta "lo farò", questa volta era diverso, "lo faccio" era il suo unico pensiero, l'ultima cosa, la cosa più importante.

La luce rossastra rifletteva la sua esile ombra, la sua ombra scura sulla nuda parete. L'ombra si avvicinò alla porta e la chiuse dietro di sé. Nella stanza vuota solo il suo profumo, quel profumo dolciastro che lui tanto adorava, il suo libro aperto all'ultima pagina, un leggero tratto di matita in una bellissima sera d'estate

"Un intero minuto di felicità!
à forse poco, sia pure in tutta la vita
d'un uomo?…"


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