NOTA: Questo racconto è di una giovane autrice, adatto a un pubblico giovane

 

Milioni di anni or sono, fuori da ogni tempo e luogo, fuori da ogni dimensione, in circostanze sconosciute, come dal nulla una luce: intensa e accecante. Essa invase ogni luogo e parte del cosmo.
Quel bagliore si agitò, si contorse, ruotò continuamente fra le mani del Creatore: Methiodor.
Un tempo esisteva un giovane valoroso dal carattere autorevole e autonomo: sembrava esser di pietra, ma nell' animo era buono e generoso. Egli si offrì volontario fra i reclutati del villaggio per combattere nella battaglia che di lì a poco sarebbe deflagrata. Si batté contro i Sauriani, nomadi dalle molte sfaccettature, ma comunque ben armati e decisi a conquistare il potere, a cominciare da piccoli villaggi, saccheggiando, mietendo vittime, sacrificando spesso innocenti, donne e bambini. Bruciarono case, capanne e fattorie, i prati verdi divenivano sterpaglie al loro passaggio. Ma i Soriani reagì scegliendo al suo interno gli uomini in grado di adoperare una spada, o una qualsiasi altra arma, e si prepararono a tener testa ai carnefici.
Methiodor era un ragazzotto magro e mal piazzato, ma spinto dal suo ardore per difendere la propria patria.
Combatté e combatté, rimase lontano dalla propria casa e dalla propria famiglia per anni e anni, dieci o forse più; al che l'intero paese dov'egli risiedeva lo diede ormai per disperso o addirittura morto.
Ma nessuno poteva immaginare ch'egli fosse vivo e forte a combattere per loro, senza avere mai ripensamenti sul gesto che stava compiendo, senza avere paura e scappare...
Methiodor persisteva nella sua sanguinosa battaglia, ormai quasi terminata, ma ch'egli combatté con onore fino alla fine, fino all'ultimo stento.
Dopo giorni di sonno, straziato dalla guerra, Methiodor si risvegliò...
Sentì pronunciare qualcosa, ma non capì, perché frastornato e impacciato.
Così si mise seduto: la testa gli girava molto, probabilmente per i tanti bozzi provocati dalle manganellate dei nemici in guerra.
Cercò di tendere l'orecchio per riuscire a distinguere le parole che parevano essere pronunciate da qualcosa di gigantesco. Una voce lontana, impalpabile, ma le parole erano ben distinte... ascoltò.
- Methiodor! Methiodor! – sentì chiamare.
- Chi mi chiama?... ...la guerra è finita?- chiese il ragazzo.
- Sì Methiodor! La guerra è finita! Puoi tornare dai tuoi cari ora!- rispose la misteriosa voce.
E continuò: - Ma prima che tu ti avvii verso la tua dimora, voglio premiarti -
- Premiarmi? - chiese il giovane perplesso. - Premiarmi per cosa, o voce ignota? -
- Per aver prestato i tuoi servigi a tutti gli uomini, sconfiggendo i loro nemici in una faticosa e difficoltosa guerra, che ti è costata stare lontano dai tuoi cari, ti ha portato via la cosa più bella per un padre, il vedere crescere i propri figli..- proseguì la voce composta e sicura.
- Per questa ragione, l'umanità ti sarà grata per l'eternità. Ti faranno doni, ti faranno gli onori, ti dedicheranno sacrifici, ma spesso ti chiederanno anche qualche grazia, per sé, o per il loro paese, tu gliela concederai. -
- Doni? Onori? Mi chiederanno di fare loro delle grazie? Mi dedicheranno sacrifici? Ma cosa andate blaterando? - Ribatté giustamente Methiodor, all'oscuro di cosa stesse per accadere.
- Tra poco capirai...e mi ringrazierai... -
- Abiterai in una dimora provvista di tutti gli agi, assieme alla tua famiglia e mangerai a sazietà, ti disseterai e non ti priverai mai di nulla. - Aggiunse la voce.
- Sì ma....tu chi sei? Per quale ragione mi stai parlando e mi stai offrendo tutto ciò? -
- Questo non deve riguardarti!! - Disse, e aggiunse: - Ora dimmi soltanto se accetti..... e ricorda che sarà per il bene tuo e dei tuoi familiari... non ti dirò altro .... il tempo delle domande è cessato... -
- Allora... se è anche per il bene dei miei familiari... non mi resta altro che accettare...- diede risposta il ragazzo non ancora sicuro di quello che stava succedendo.
- Bene! - Tuonò la voce.
- Allora raggiungi la tua dimora, lavati, vestiti di nuovo, prendi i tuoi effetti e portando con te la tua famiglia, raggiungi al tramonto la sacra roccia di Mastro Gioele -
- Ma cosa dirò loro? Non mi ascolteranno! E mi riterranno impazzito dalla guerra! - ribatté Methiodor preoccupato.
- Tu non tormentarti, a tutto ciò penserò io! -
Silenzio.
Allora Methiodor ancora indolenzito dai numerosi combattimenti si alzò con fatica, afferrò la sua armatura e se la levò di dosso perché troppo pesante per il lungo viaggio verso casa che avrebbe dovuto compiere.
- Un ultima domanda... -
Vociò il giovane, rivolgendosi al cielo.
- Come farò ad arrivare a casa? Non so dove sono, non so come giungervi, ma soprattutto non ho la forze per camminare giorni e giorni...come farò?
- Ti ho già spiegato che non devi tormentarti! Troverai la via di casa e con questa avrai le forze per affrontare il lungo viaggio -
- Che...-
- Quando ti volterai troverei una pietra rossa, viene chiamata la pietra rossa della longevità, non è come appare, tu la ingurgiterai, ma solo un piccolo frammento, non di più, basterà per donarti sufficienti energie per il duro cammino -
- Portala sempre con te, ti servirà ogni qualvolta tu perda energie, ma ricorda: sempre un piccolo frammento... il resto lo ingurgiterai solo quando te lo dirò io! Comprenderai le ragioni ... -
- Bene..io ti ho istruito di tutto quello che avresti dovuto sapere...ora va! -
Sempre molto inquieto Methiodor si avviò, senza sapere ancora bene come, ma soprattutto dove, andare.
Camminò per miglia e miglia, sudò, cedette diverse volte, ma si riprese; passarono così giorni e notti, superò numerose insidie e ostacoli; Quelle volte in cui si sentì debole, pensò che forse sarebbe stato meglio dormire e ripartire il giorno dopo più riposato, ma si ricordò della pietra donatagli dalla misteriosa voce, così ne staccò ogni volta che ne aveva veramente bisogno, una piccola parte e la ingurgitava e nell' arco di pochi istanti si sentiva forte e pieno di energie, anche senza aver toccato cibo.
Era quasi l'alba, Methiodor stava camminando, quando nel chiarore dei pochi raggi di sole, scorse all' orizzonte delle sagome...
Sagome rassomiglianti ad abitazioni, alle abitazioni del suo villaggio, o almeno di come se lo ricordava.
Crebbe pian piano nel suo animo la certezza d' esser giunto a casa, e con questa anche la forza che lo spinse ad aumentare il passo; era emozionato... non capiva bene, era un insieme si sensazioni messe insieme; il cuore batteva velocemente, era ormai giunto e il sole era sorto davanti a lui... questo gli fece capire che stava camminando verso est.
Ma ora non gli importava...così continuò a camminare avvicinandosi sempre più a quelle sagome indefinite, ma, con il sole ormai sorto, ora si riusciva, avvicinandosi ancora un poco a distinguerle...
Quando fu a pochi metri di distanza, riuscì a distinguere quelle forme che fino a quel momento parevano case...ma che erano in realtà un gruppo di rocce ed alberi che nella fioca luce del mattino Methiodor confuse con un centro abitato.
Si avvicinò comunque; raggiunse le rocce e vi si sedette, pensando all'enorme equivoco che lo aveva fatto gioire tanto, per poi deluderlo.
Si voltò.
Quasi come per incanto davanti a lui acqua, tanta limpida e fresca acqua... e pensò:
- Non avrò trovato il mio villaggio ma ho scovato un oasi! -
E così si poté rinfrescare, per ripartire più sereno e più ricaricato.
Dopo avere fatto una lunga bevuta si assopì sulle piatte rocce, quando, ad un tratto sussultò.
Udì un rumore; questo sembrava avvicinarsi sempre più, così il ragazzo ancora assonnato, rivolse lo sguardo da una parte all' altra in cerca della fonte di quel rumore.
Poi si voltò ed ecco che come dal nulla venire verso di lui un calesse: di nuovo il suo cuore palpitò di felicità ma allo stesso tempo di stupore; si affrettò così ad avvicinarsi per poter chiedere al mercante un passaggio o informazioni per poter raggiungere quel tanto desiderato villaggio.
Corse. Corse tanto veloce come non aveva mai fatto prima, e senza quasi accorgersene era davanti al calesse del mercante, che spaventato fece fermare di scatto i cavalli, con uno strano verso.
Il mercante parlò:
- Or tu cosa fare sei giunto qui davanti ai miei cavalli? - chiese l' uomo
- Lei è un mercante? - chiese il ragazzo cortesemente.
- Chi lo vorrebbe sapere? -
- Io signore, un ragazzo tornato dalla guerra e in cerca della via di casa.. -
- Torni dalla guerra? O caro giovane! Sì, sono un mercante e scommetto che stai cercando un passaggio per raggiungere il tuo paese, non è così? -
- Sì signore! È così! Potreste voi esser così cortese da offrirmi il vostro aiuto?
Prometto che non chiederò ne acqua e ne cibo, e che sarà come se non ci fossi nemmeno! -
- Ma caro ragazzo! Non occorre che tu faccia come se non ci fossi! Anzi vorrei proprio parlare un po'! Sono ormai 5 giorni che sto viaggiando.. e ho proprio bisogno di dialogare con chicchessia! Dai, sali! -
- Grazie caro signore, davvero tante, tante grazie! -
- Oh, ma figurati ragazzo! Non c'è assolutamente problema! Tanto viaggiare per viaggiare.. non mi costa nulla! E mi sa proprio che dobbiamo raggiungere lo stesso luogo! Sei fortunato ad avermi incontrato ragazzo! -
- Ne sono consapevole signore! -
- Non chiamarmi signore! Chiamami Aristarco! E tu invece, come ti chiami ragazzo?-
Chiese incuriosito l' uomo.
- Aristarco?!? Proprio come mio padre... ma non importa..io, io mi chiamo Methiodor!
Silenzio.
Il calesse si fermò.
Il ragazzo vide negli occhi dell' uomo che lacrime stavano per giungere, e sul suo viso giunse un' espressione di gioia immensa.
- Figlio! - disse l' uomo tra le lacrime.
- Figlio mio! -
- Padre? Siete voi? -
- Certo che sono io Methiodor, non mi riconosci più? Hai ragione.. sono ormai tanti anni che manchi da casa, la guerra ti avrà stordito..ma dimmi..come stai? Sei malato? Ferito?Tua madre sarà così beata quando ti rivedrà!non ha mai smesso di pensarti un attimo...questo lo sai vero? -
- Anche io non ho smesso di pensarvi un solo secondo..è per questo che sono sopravvissuto alla guerra! -
- E voi padre, come state? Vi vedo invecchiato eh?! –
Disse il ragazzo con simpatia
- Eh sì ragazzo mio! Il tempo passa, e nessuno può fermarlo! E forse per
questo dovremmo rimetterci in viaggio! -
E fece una fioca risatina sotto la folta barba
- Sì padre...allora rimettiamoci in viaggio! Altrimenti rischiamo di viaggiare per
mesi!-
-Hai ragione Methiodor! In marcia!-
Vociò Aristarco

Erano ormai ore che viaggiavano al che Methiodor si era ormai addormentato.
Il padre lo osservava pensando a quanto fosse cresciuto e cambiato, e di quanto sia stato lontano da casa per combattere per il popolo che invece lo aveva considerato morto, ma la sua famiglia non ha mai smesso di sperare che da un giorno all' altro sarebbe tornato, vivo e orgoglioso.
Il calesse si arrestò nuovamente, e il ragazzo si risvegliò, facendo un lungo sbadiglio;
- Come mai ci siamo fermati padre? – Chiese.
- Perché siamo arrivati a casa figlio mio! -
- Siamo già arrivati? -
- Hai dormito per più di mezza giornata Methiodor! - e fece una piccola risata
- Non mi è sembrato... però ora mi sento veramente riposato! -
- Meglio così! Perché ora ti aspetteranno giornate molto difficili! -
- Perché padre? -
- Perché diventerai il mito del villaggio, tutti ti verranno a fare visita, e ti tempesteranno di domande...ma prima di dare notizia al paese dovrai subire le domande della tua famiglia! Comprese quelle dei tuoi fratelli..-
- Fratelli? Ho dei fratelli? -
- Sì Methiodor! Hanno 8 e 14 anni.. e aspettano solo di conoscere il loro eroe! -
- 8 e 14 anni... ma quanto tempo sono stato via padre? Voi lo sapete? -
- Ben 15 anni figlio mio...ben 15 anni..., quindi ora facendo i conti hai..hai 31
anni!! Altro che ragazzo! Sei un uomo ora! Chissà tua madre quando ti vedrà, uscirà di
sé! –
- Adesso..scendiamo e andiamo a casa! -
- Sì padre adiamo a casa..-
-Padre...vi devo dire una cosa..-
- Dimmi figlio....-
- Ecco...vedi...veramente non...-
- Che cosa mi devi dire Methiodor? -
- Ecco, padre...quando la guerra finì, una voce mi ha chiamato....-
- All' inizio pensavo fosse un' allucinazione provocata dai colpi ricevuti in guerra, o cose simili, ma poi ho scoperto che non era così..e ti prego, so che mi riterrai uscito di senno, ma non è così padre, davvero, mi devi credere.. -
- E....che cos' è che ti ha detto quella voce? -
Disse Aristarco sarcastico
- Mi ha offerto di abitare in una casa provvista di tutti gli agi, di avere cibo e acqua in abbondanza, da dividere con voi, la mia famiglia...e poi mi ha donato una pietra, non so con esattezza cosa sia, mi ha detto che si chiama, pietra rossa della longevità, e ogni volta che ne ingurgitavo un piccolo pezzetto mi sembrava di rinascere, ero pieno di forze...è stato grazie a quella pietra se sono riuscito a raggiungere quell' oasi sprovvisto di cibo...-
- Ah sì? Generosa quella voce... -
- Padre, davvero mi ha offerto tutto ciò!....guardate.. -
E afferrò un' involucro che aveva con sé, e dal quale ne estrasse una pietra,
una pietra rossa, e disse: - Ecco padre! Ecco la prova! Guardate..questa è la pietra che ella mi ha donato! Provate a mangiarne un piccolo pezzo, vedrete che vi rigenererà dal lungo
viaggio -
E porse la pietra al padre, che l' agguantò, e seguì il consiglio del figlio, ne staccò un frammento e lo ingurgitò... In pochi istanti si sentì più energico, addirittura ringiovanito... stava per convincersi, quando disse: - Figlio mio! Mi dispiace di aver dubitato della tua sincerità..ora ci credo..ho capito che dicevi sul serio..-
- Ma ora avviamoci verso casa... -
- Sì padre andiamo.. -
Così camminarono verso casa tra le tortuose vie di un paesino di collina, e di fronte a loro ecco una signora dall' aria arzilla e simpatica seduta su una seggiola all' ingresso di casa, che stava tessendo una tela.
Si avvicinarono proprio ad ella, che alzò lo sguardo e disse: - Finalmente Aristarco! Sono ben 6 giorni e 5 notti che sei in viaggio, vieni dentro a ristorarti...-
Disse la signora con dolcezza.
- E lui chi è, marito mio?-
Aristarco fece un'espressione come per dire: adesso vedrai, e si rivolse al ragazzo con lo sguardo, facendogli segno con la mano che glielo avrebbe detto lui
- Sono Methiodor, sono vostro figlio, e voi siete mia madre -
...........
- Methiodor? -
- Sì madre! -
- Oh! Figlio mio! Methidor! Sei..sei vivo! Sei qui! -
- Sì, madre sono qui! Ma adesso entriamo in casa -
Così entrarono in casa, si sedettero tutt' intorno al tavolo e cenarono molto presto. Methiodor conobbe i suoi due fratelli, parlò con loro ed esaurì tutte le loro richieste, rispose a tutte le loro domande, ma soprattutto parlò con la madre e il padre della sua vita in questi 15 anni, della guerra, e di come fosse arrivato li; ma soprattutto spiegò anche alla madre ciò che aveva spiegato precedentemente al padre e cioè della voce che sentì alla fine della guerra, di ciò che gli era stato offerto, e come fece con il padre, le mostrò la pietra.
La donna naturalmente non credeva a ciò che udivano le sue orecchie e non si convinse affatto di ciò che le fu detto, nonostante le prove tangibili quali appunto la pietra, e con le sue teorie, riuscì a convincere anche il resto della famiglia a non credere al figlio.
Al che il ragazzo, dopo numerosi tentativi di far ragionare sia il padre che la madre, si arrese e disse:
- Allora se non volete credere a ciò che il vostro primogenito figlio vi sta dicendo vi dimostrerò che vi sbagliate, rimarrete poveri e avrete fame a vita; e quando sarò il suo successore non vi aiuterò! Perché avete dubitato della sincerità di vostro figlio!-
Methiodor deciso e determinato, salì le scale di casa, anche se erano passati ben 15 anni, si ricordava ancora dove si trovava la sua camera, vi sopraggiunse.
Avrebbe potuto prendere in fretta tutte le cose che gli occorrevano, e metterle in un sacco, per poi portarle via con se.
Si lavò come gli era stato detto, e si mise un abito speciale, quello per le grandi occasioni.
Si avviò verso l'uscita di casa, ma passando per la cucina, sentì la madre dire:
- Methiodor! Dove pensi di andare con quel abito? Non mi sembra ci sia ne un matrimonio ne la santa messa! Toglitelo immediatamente! -
- Madre! Non vorrei essere maleducato, ma sono ormai un uomo, adulto e consapevole, e me ne sto andando a stare molto meglio di voi... -
- Si vede che non amate i vostri figli tanto da offrirgli un'opportunità del genere, madre! Io con questo vi saluto per sempre...magari mi rivedrete nelle vesti di nobile!-
E fece una fioca risatina.
Uscì di casa e camminò, doveva recarsi alla sacra roccia del Mastro Gioele; era quasi il tramonto e Methiodor doveva affrettarsi.
Mentre camminava pensava a tutto ciò che gli aveva detto quella voce e che forse neanche lui era davvero convinto fino in fondo di ciò che stava facendo, ma non voleva rinunciare ad avere una vita più agiata, dopo aver vissuto 16 anni in quello stato di povertà, e altri 15 in guerra.
All'orizzonte scorse una figura allungata, pareva quasi un dito che usciva dalla terra. Si accorse di essere in piena campagna, e si chiese se fosse quella la roccia che stava cercando, ma ecco che ad un tratto...
-Sì! È questa la roccia che stai cercando Methiodor!-
Ancora tu! Ci ho creduto, ed eccoti ancora!
- Sì Methiodor! Mai perdere le speranze, bisogna crederci per davvero! -
- Ma ora è arrivato il momento! -
-Ora Methiodor è arrivato il momento...mangia l'intera pietra...-
- Tutta? Ora? -
- Sì Methiodor! -
Così mangiò l'intera pietra, e quando ingurgitò l'ultimo pezzo, il cielo si oscurò, nuvole pesanti e nere si accalcarono e in pochi istanti, sul villaggio, scese la notte.
Methiodor si sentì inondato di un nuovo vigore e si sentì levare da terra, ma ormai non si meravigliava più di nulla e rimase in attesa.
Ma non si sarebbe mai aspettato che quella pietra gli avrebbe donato l' immortalità.

E fu da quel momento che fu venerato e lodato dalle milioni di generazioni che seguirono.


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