Gli ultimi dieci euro. Il frigo è vuoto, la dispensa anche... manca il detersivo, lo shampoo, la candeggina; la carta igienica la dobbiamo comprare per forza, il latte almeno 2 litri; e già se ne vanno quasi tre euro. Di comprare carne non se ne parla... magari dei wustel o del tonno, le patate, mezzo chilo di pasta, il caffè!
Ormai conosciamo a memoria i reparti del discount. Camminiamo veloci, con lo sguardo diritto in avanti per evitare di farci venire le "gole" nel reparto dolciumi o lì dei surgelati!
In meno di dieci minuti usciamo con la nostra misera borsa piena a metà guardando con invidia gli altri che riempiono i carrelli fermandosi a scegliere se comperare la panna fresca o quella spray per le fragole!
Io penso alle mie ragazze... a quanto vorrei riempirle di panna e fragole, a come sarebbero felici di poter scegliere se fare colazione con i biscotti o i cereali. Come mi sento piccola ed impotente di fronte a quella lattina di Coca-Cola che vorrei poter permettermi di prendere loro!
Per quanto mi scervelli non riesco a dare un inizio a quest'agonia... non trovo il punto di partenza, il precipizio da dove siamo caduti ed inesorabilmente continuiamo a scendere senza trovare un appiglio dove poterci fermare.
Sembra un secolo fa, ma da ragazzina vivevo pensando che essere vestita alla moda ed avere un sacco di soldi in tasca fosse l'essenza della felicità! Due genitori separati amichevolmente che oltre al superfluo esaudivano anche i sogni più impossibili, la scuola, gli amici, il pianoforte, il rally... un negozio di abbigliamento aperto a diciotto anni solamente perché ne avevo il desiderio!
Uscire a cena fuori ogni sera e pagare la pizza a tutti era una situazione più che normale; usare lo stesso vestito due volte in una settimana era inconcepibile.
Ed ora mi ritrovo davanti ad un altissimo muro di marmo nero. Lassù vedo che c'è la soluzione a tutti i nostri problemi e con forza e convinzione provo a scalarlo.Cerco inutilmente una piccola crepa che mi permetta di aggrapparmi anche solo con un dito... ma la parete è perfettamente liscia, lucida e scivolosa!
Tento cento, mille volte... non posso arrendermi.Ogni volta che guardo su, il muro, si alza ed io divento sempre più piccola, più indifesa...
Oggi è arrivata la lettera della padrona di casa; vuole che saldiamo gli affitti arretrati entro cinque giorni.
Sorrido e appoggio la busta nel mobile che noi chiamiamo l'archivio... sono talmente abituata a ricevere certe notizie che la cosa mi lascia del tutto indifferente! Tanto anche se piango o mi dispero non cambia nulla; ci sto male solo io!
Sarebbe così facile risolvere tutti i nostri guai... basterebbe così poco... 5000 euro per la felicità... sembra il titolo di un bel libro... 10 sottili carte colorate per considerarci anche noi di nuovo una famiglia normale! Pagherei tutti i debiti, potrei fare una bella spesa e riuscirei anche a comperare qualche vestito alle ragazze; Paola specialmente ne ha bisogno.
La mia piccolina dal carattere dolcissimo ed impossibile che finge di vivere una vita serena, che fa la spavalda per difendersi dal mondo intero;alla quale sacrificherei la vita pur di vederla serena ed appagata... lei si adatta sempre; brontola sbuffa, fa' i dispetti... ma si adatta!
Fin da piccola è sempre stata cicciottella ed io sbagliando godevo nel vederla così florida e pacioccona mangiare con gusto tutto ciò che le presentavi davanti! Pensavo fosse una bimba tranquilla e studiosa perché non le piaceva andare alle feste delle sue amichette, né partecipare ad alcuna manifestazione scolastica e quando cercavamo di capirne il perché, sorridendo ti rispondeva pacificamente che preferiva restare a casa a leggere o a giocare.
Poco tempo fa mi ha raccontato quale disperazione provava ogni giorno quando, a scuola, i suoi compagni sempre e puntualmente la prendevano in giro per il suo aspetto fisico! Anni di derisioni, ritornelli cretini, stupide allusioni che Paola accettava in silenzio tenendosi la rabbia e il rancore dentro!
Come un fulmine che spacca il cielo ho improvvisamente capito quale disastro avevo combinato nell'animo di mia figlia. Non trovo una misera giustificazione per non aver saputo capire quei segnali che, a modo suo, lei mi mandava ed ora, a sedici anni si ritrova, per causa mia, grossa, insicura e diffidente... con un'amica che non può aiutarla perché è più insicura di lei e con un tale astio verso il mondo che a volte fa paura. Risulta arrogante e prepotente... mi dicono che ha un brutto carattere, che è asociale e troppo timida al punto da sembrare strafottente; ma, io lo so che quella è la sua maschera per tutte le occasioni. Il mondo della sua età le sta correndo accanto con tutti i desideri e gli sbagli che a sedici anni si devono fare, e lei è lì; lo invidia, lo scruta, lo sogna, ma non riesce ad entrarci perché quel mondo non la accetta così com'è. Ha solo un paio di jeans, qualche vecchia felpa che puntualmente cerco con ago e filo di rimodernarle... e Paola è lì, non chiede nulla e vive di sogni, grandi sogni che le permettono di dimenticare la solitudine che prova dentro.
Fa i progetti per quando sarà grande... partirà per Milano, andrà all'Accademia di Belle Arti, conoscerà J AX, sarà magrissima e "piena" di ragazzi che le correranno dietro... farà la stilista e diventerà famosissima... Ma intanto è qui, da sola, si è attaccata moltissimo a Dio in cui crede ciecamente e alla sua amica che è la sua valvola di sfogo, il suo punto fermo, la sua illusione d'essere anche lei una delle tante!
E tutta quest'insicurezza, questa melanconia è sempre e solo per la mancanza di quei maledettissimi sporchi e luridi soldi che non ho!
Chi è povero non si può permettere di andare dal dietologo, né di comperare le pillole per dimagrire; in ospedale ti guardano da lontano e ti danno il solito depliant con la solita dieta che per anni non riesce a farti dimagrire nemmeno di un etto! Parlo con il medico e dico che secondo me il fattore è solo psicologico; sono ignorante in materia, ma, dato che gli esami clinici sono perfetti, si presume che si debba cercare altrove la causa di questa obesità!
«Si potrebbe fare un consulto psicologico!» risponde «ma sarebbe a pagamento.» E li crolla tutto! Pensi a qualche amico di qualche parente che ti possa aiutare, ma, al solito, quando sei povero, nessuno ti conosce... e poi a che ti serve dimagrire e piacere a qualcuno se poi la tua vita continuerà da povero? Chi può dare importanza ad una ragazzina disperata che più di ogni cosa vorrebbe uscire, divertirsi, innamorarsi?
Qualcuno mi ha suggerito di mandarla a lavorare, a fare le pulizie; così ci sarebbe uno stipendio in più in casa! Non importa se a scuola ha la media dell'otto e se tutti i proff. la lodano; non importa se a lei piace studiare e se ha delle mete da voler raggiungere... fa' parte di una famiglia di poveri, a cosa le serve un'istruzione?
Ricordo quando mia nonna mi raccontava che lei, agli inizi del '900 era ritenuta, nel suo paese, una ragazza coltissima, in quanto aveva frequentato fino alla terza elementare. Cosa inconcepibile per allora e soprattutto per una donna, ma suo padre, genitore di altri dieci figli, aveva ritenuto necessario sacrificare qualche mucca per comprarle i lapis e l'abbecedario perché, secondo lui, anche chi era un contadino aveva il dovere di "saper fare di conto" e parlare in modo corretto anche con i signori!
A volte vorrei avere il coraggio di scappare via lontano: essere così meschina ed egoista mollare tutto e ricominciare un'altra vita in un posto anonimo. Ma è troppo doloroso pensare di non poter fare più parte del quotidiano delle mie ragazze. In questo momento sembra sia l'unica cosa giusta fatta in 38 anni, per ora basati sul nulla.
Guardo Betta e vedo me venti anni fa... Spavalda, egocentrica, padrona del mondo e della vita. Bella, simpatica, magra, estroversa, talmente sicura di se stessa da riuscire ad oscurare perfino il cielo con la sua solarità. Ma osservandola meglio, guardandole dentro percepisco in lei la tristezza di non poter avere una vita normale, la rabbia di dover sempre fingere che tutto vada bene.
Tutti dicono che con lei sono troppo permissiva, troppo accondiscendente, troppo coinvolta...
Dicono che faccio le preferenze, che non l'ho educata a dovere, che con lei sembro una coetanea più che una madre. Per me questi sono i più bei complimenti che io possa sentire. Entrambe le mie figlie sono più libere del vento, e così dovrà essere per il resto della loro vita. So di aver insegnato loro il rispetto, la lealtà, la forza di lottare anche quando hai tutti contro, la caparbietà di voler a tutti i costi continuare su quella strada che loro stesse hanno voluto scegliere.
So di potermi fidare di loro più di me stessa, so che al momento del bisogno ci saranno sempre e comunque. So che soffrirò da morire il giorno che decideranno di continuare da sole, come ho sofferto quando mi sono accorta che Betta non era più la mia bimba, ma una giovane donna che si stava organizzando la sua vita. In pochi mesi si è staccata da me, piano piano, impercettibilmente, e i passi incerti sono divenuti passi sicuri e grandi corse verso la sua nuova esistenza. Sono contenta per lei e non vorrei nulla di diverso. Mi auguro che come me trovi presto la sua felicità, che possa realizzare tutti i sogni, e vorrei che non dovesse mai accettare dei compromessi per continuare la sua strada.
Sbaglierà, questo è certo, cento, mille volte sbaglierà... penserà che forse non ne valeva la pena o vorrà ritornare sui suoi passi, ma poi continuerà dura, imperterrita, contro tutti, finche l'errore non diventerà il giusto, finché, come per incanto si accorgerà che quello che lei riteneva errato era ciò che in fondo aveva sempre cercato e desiderato. Questo mi auguro per le mie figlie, che possano vivere per loro stesse con l'egoismo che hai solo a vent'anni con l'incoscienza che ti porta a decidere di fare le scelte più bizzarre e quasi sempre quelle più importanti. Io ci sarò sempre, vivrò parallelamente le loro vite, aspetterò in un angolo che abbiano bisogno di me.
Forse è vero che con Betta il rapporto è diverso... Lei è nata quando io stavo ancora decidendo come crescere e casualità, senza stabilire nulla è nata in una città a cui anni prima avevo promesso di donare una vita. Avevo sedici anni quando m'innamorai per la prima volta veramente (ma questo lo so solamente adesso) e per alcuni mesi mi sembrò di essere la persona più felice del mondo.
Lui aveva vent'anni, una storia che si trascinava dietro per noia e una fiamma sul cappello...
Facevamo progetti che allora sapevamo già impossibili da realizzare perché avevamo deciso di vivere la storia così, finché durava, senza coinvolgimenti, «tanto» dicevamo entrambi «mica siamo innamorati l'uno dell'altro!!»
Fu quando pensai di essere rimasta incinta che ci accorgemmo che i nostri finti progetti in fondo erano i nostri sogni più segreti... fu quando pensai di essere rimasta incinta che ci accorgemmo che i nostri finti progetti in fondo erano i nostri sogni più efinibile o uno scherzo del destino, sei semplicemente povero, cioè non hai soldi, ma hai mille sentimenti e sogni uguali e precisi a chi è di fronte a te. E allora ti aiuta... A caso un giorno lo ritrovi a casa tua con un "arrosto" portato dalla madre che a lui proprio non piace, o semplicemente ti telefona per chiederti come stai, come te la passi se hai bisogno di una mano o solo di una parola. E ti ringrazia per l'affetto che gli dimostri, ti dice di aver imparato a capire che non tutto è sempre dovuto e ti ammira per i sacrifici che fai, per la forza che nonostante tutto trovi ancora, perché non ti lasci andare e hai sempre la convinzione che un giorno tutto andrà meglio.
Il brutto di questa mia storia è che né io né mio marito abbiamo avuto la fortuna di trovare, nella cerchia dei parenti, uno solo che ci abbia detto «coraggio, fatevi forza che noi siamo insieme a voi!»
Da parte mia gli unici parenti che ho sono mia madre e il mio papà (gli altri li ho persi per strada moltissimi anni fa) e devo dire che nella loro situazione economica attuale molto risicata, hanno fatto dei miracoli per la mia famiglia. Mio marito invece si è accorto di essere improvvisamente orfano e figlio unico, nonostante i quattro fratelli facoltosi e ricchi che vivono sparsi per il mondo.
Quel giorno era sicuro che lo avrebbero aiutato.
«Vedrai» disse orgoglioso. «Adesso li chiamo e in pochi giorni ci mandano i soldi di cui abbiamo bisogno. In fondo non ho mai chiesto nulla a loro e li ho sempre aiutati quando ho potuto. Mio fratello deve solo a me il fatto che sua figlia sia diventata una ragazza seria. Se non l'avessimo ospitata noi qui, chissà quale brutta strada avrebbe preso. E mia sorella? L'ho coperta quando è rimasta incinta da giovane e l'ho mantenuta per più di due anni quando il marito non trovava lavoro. Sono convinto che saranno più che felici di darci una mano. Cosa vuoi che siano per loro due milioni di lire. Il tempo di andare in posta e farci il vaglia!»
Povero amore mio! Quante delusioni hai dovuto subire, quanti calci in faccia!
Ti amo follemente anche per questo. La tua purezza d'animo, l'onestà di sentimenti pari a quella di un bimbo innocente, l'assurda speranza che tutti la pensino a modo tuo. Non ebbi il coraggio di dirti di non telefonare a nessuno e non riuscii a consolarti quando in due minuti i tuoi "amorevoli fratelli" ti dissero che non potevano togliere i soldi dalla banca, altrimenti avrebbero perso gli interessi!!!
Da quel giorno però non ti chiama più nessuno. Non esiste più il tuo compleanno, il Natale o l'onomastico e questo mi fa soffrire da morire.
Te lo dissi il giorno in cui a tutti i costi volesti farmi conoscere la tua famiglia.
"Lasciamo perdere, non mi accetteranno mai. In fondo io sono l'amante, quella che per sempre ha spento la speranza che tu tornassi con tua moglie. Evitiamo i casini... "
E tu al solito mi dicesti che erano mie fissazioni. Avevamo due bambine, e poi i tuoi non erano mica così trogloditi. Anche il Sud si era modernizzato!!! E allora mi chiedo, perché i tuoi fratelli mi hanno dato del lei per moltissimi mesi? Perché nessuno è venuto alla Comunione delle nostre figlie o al nostro matrimonio? Perché la tua ex si è potuta permettere di dire a tua madre di non ospitarmi a casa sua e siamo andati a dormire in albergo? Perché quando siamo arrivati al tuo paese io camminavo da un lato della strada e tu dall'altro per evitare discussioni?
Non sto recriminando nulla. So che tu lo facevi per evitare a tua madre dei casini. E so che tua madre, finché ha potuto è stata l'unica che in qualche modo ha fatto sentire le ragazze parte della vostra famiglia. Ma quanto pillole ho mandato giù per riuscire ad avere un minimo rapporto con quello che un tempo era stato il tuo mondo! E a cosa è servito? A sentirti dire dai tuoi: «Arrangiati!». Purtroppo il mio carattere mi porta ad aspettare la vendetta «che è un piatto da mangiare molto freddo!», ma, il contrasto dei sentimenti e la paura di farti del male mi obbliga a non poterti dire veramente cosa penso di quella famiglia... È il tuo mondo, la tua vita passata nella quale più di ogni altra cosa io ci tenevo a farne parte.Sai che ho sempre sognato le famiglie numerose, i Natali con le mega tavolate, con i fidanzati della figlie e i nipoti che ti saltano al collo. Tua madre che racconta le storie passate e tu con i tuoi fratelli che suonate la chitarra come quando eravate giovani, le canzoni in barese che si mischiano a quelle friulane.
Come vedi anch'io ho ancora i sogni dei bambini, li ho sempre avuti e spero che non moriranno mai .Ma la freddezza di questa situazione mi fa capire che resteranno solo sogni del mio cuore.
È brutto pensare che siamo proprio soli. Ti ricordi tanti anni fa? Volevamo essere soli, facevamo di tutto per chiudere il resto del mondo all'esterno e pensavamo che noi due ci saremmo bastati per sempre! Poi chissà perché, forse tutti i casini, tutti i problemi, tutte le porte che ci si sono chiuse in faccia ci hanno cambiato! È vero che io cerco solo te e tu fai altrettanto, è vero che quando ti abbraccio io mi ricarico di forza e coraggio, ma lo sconforto di sapere che potremmo essere aiutati e chi lo può fare nemmeno ci pensa mi fa stare davvero male. Sono invidiosa quando sento qualche amica che parla della macchina nuova che il papà le ha regalato o della cucina che la mamma le ha comprato per Natale. Non è nel mio carattere esserlo, ma mi viene da dentro, una voce che mi sussurra: «Vedi lei ha qualcuno che la pensa, mentre tu sei sola a combattere con tutto!»
Io non do'colpe a nessuno, e ho sempre pensato che chi ha i soldi, è geneticamente escluso dal pensare che questi non esistano per tutti. È tanto facile abituarsi ad essere ricchi o almeno a vivere agiatamente. Ti bastano tre secondi, proprio il tempo per capire che ora puoi vivere e non solo boccheggiare! Il difficile arriva quando ti accorgi che ieri potevi comprarti ancora la colazione al bar, mentre oggi non ce la fai nemmeno a pagarti un litro di latte! All'inizio combatti con tutte le tue forze, ti illudi che è un attimo di sconforto, che forse hai speso troppo il giorno prima. La seconda fase è quella della rabbia; trovi sempre una ragione, una causa per quella situazione.Poi d'improvviso la rassegnazione! Ti rendi conto che anche se rivolti la tua vita all'infinito anche tu sei entrato nel mondo dei poveri. E credimi, non ti abitui mai! Nemmeno sei povero ci sei nato! È troppo facile sognare una vita normale, è troppo semplice guardare male chi sta meglio di te e anche se non vuoi ti auguri che anche lui provi le tue stesse pene. Quando sei lucido ti vergogni di pensare certe cose e ti dici che in fondo i giorni passano lo stesso anche per te. Ti aggrappi ai pochi bei ricordi che ti sono rimasti e con tutte le tue forze speri e arrivi a credere che domani anche tu ce la farai a risalire la china.Ma quando lo sconforto ti prende, quando ti rendi conto che fai un'altra strada per non passare davanti al supermercato a cui devi dei soldi, o ti sembra che tutti i passanti ti guardino e ti riconoscano come "quella è una povera", allora i sogni si frantumano a terra rumorosamente, le illusioni spariscono nell'aria e sopra di te è come si creasse una nuvola grigia e pesante. Abbassi la testa e continui a camminare chiedendoti a cosa serve combattere e vivere, perché ti ostini ancora a credere che qualcosa possa migliorare. Ti rendi conto che a 40 anni ti senti vecchia e hai passato metà della tua vita a convincerti di creare un'esistenza migliore. Eppure, sarò pazza o infantile, ma, dentro me stessa ho una tranquillità assurda! Non so spiegarlo nemmeno io, non mi rendo conto se questa sia incoscienza o altro, ma, sono convinta che prima o poi ce la faremo a raggiungere l'apice di quel muro di marmo nero.


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