Agosto 2002, Tirreno settentrionale

In barca con mia moglie, mia figlia di 10 anni e un'amichetta (coetanea) di mia figlia.
All'epoca avevo un bel gozzo in mogano di sette metri con motore entrobordo diesel.
Usciamo dal porto e facciamo il periplo del grande promontorio roccioso per raggiungere una cala dove fermarci a fare il bagno.
Nonostante i limiti di legge, viste le consuetudini locali, si passa abbastanza vicini alla costa, badando bene a lasciare almeno una cinquantina di metri tra la rotta e le boe di segnalazione dei sub in immersione vicino alla parete rocciosa del promontorio che cade a strapiombo sul mare.
Arriviamo alla cala dove passiamo la giornata. Siamo ancorati su un fondale di 10 metri di sabbia bianca e posidonia, materassino a mare e frigo pieno: praticamente un continuo entrare e uscire dall'acqua con un'unica pausa per un abbondante pasto all'ombra del tendalino.
Poi si ricomincia alternando bagni e tuffi rinfrescanti a brevi escursioni con maschera e pinne per godere dello spettacolo offerto dai margini della cala dove la sabbia lascia spazio a rocce sempre più grandi, rifugio di polpi, murene e piccole cernie.
Verso il tardo pomeriggio decidiamo di rientrare in porto; riordino il pozzetto e metto in moto il motore, mia moglie salpa l'ancora e con le bambine sedute vicino a me sulla panca di dritta faccio prua sulla punta nord della cala e, una volta superata, seguo nuovamente il periplo del promontorio per rientrare in porto.
Dopo circa mezzo miglio di navigazione, ad una distanza di circa 60 metri dalla costa, con la coda dell'occhio noto uno sciacquettio a una decina di metri da me, verso la riva.
Penso subito al salto di un pesce; non è raro vedere lecce o lampughe uscire fuori dall'acqua nell'impeto dell'inseguimento di qualche sfortunata sardina.
Mi metto in piedi e strizzo gli occhi per combattere il riverbero del sole sul mare.
Forse era meglio che non l'avessi fatto.
Trovo immediatamente l'origine di quel movimento: una grande pinna che fende l'acqua camminando parallelamente alla mia rotta, nel luogo dove, passando la mattina, avevo osservato le boe dei sub in immersione. E non è un delfino perché il movimento è sinuoso e orizzontale. Vedo la sagoma dell'animale sotto il pelo dell'acqua: lo paragono alla mia barca e capisco che è enorme. È uno squalo di circa 5 metri.
Inconsapevolmente stringo il timone in mano. La bestia scarta e con un movimento repentino punta dritta verso il centro della mia barca. Afferro le bambine e le stringo a me.
Che intenzioni avrà? Perché ci sta puntando? Vuole attaccare? Un pesce con una simile massa può arrecare un danno anche grave ad un fragile guscio di legno. Le penso tutte ma non dico niente per non spaventare le bimbe che, nonostante il mio silenzio, si accorgono che qualcosa non va, guardano il mare e rimangono ammutolite. Le spingo al centro del pozzetto come se ciò potesse preservarle da un'aggressione. Lo squalo è ormai con il muso a circa 2 metri dalla barca e penso che ormai una collisione non possa essere evitata.
Ma all'ultimo la pinna si immerge e vedo l'ombra enorme e terrificante passare sotto di me sfiorando la chiglia per poi immergersi e sparire nel blu profondo (sotto di me c'erano 40 metri d'acqua..).
Accelero un po' l'andatura e mi dirigo rapidamente in porto.
Dopo aver sbarcato la famiglia vado subito in capitaneria per la segnalazione dell'evento ma li trovo un po' scettici. Mi fanno riempire un paio di moduli e mi liquidano dicendo che probabilmente è uno squalo balena, una specie assolutamente innocua.
Ma io, da appassionato di mare, sono perplesso: conosco le caratteristiche dello squalo balena e non sono per niente convinto. Mi incollo ai miei libri sulle specie ittiche cercando quale possa essere il tipo di squalo che ho avvistato e vi assicuro che quella più simile era lo "Squalo Tigre".
Non ci credete? Buon per voi, così potrete continuare a fare il bagno tranquilli.
Invece mia figlia e la sua amica non si sono più fatte il bagno a mare per due anni se non attaccate alla scaletta della barca pronte a risalire a bordo e con almeno un genitore in acqua a rassicurarle; per quanto mi riguarda ancora oggi, quando mi immergo, guardo sempre verso il largo come se mi aspettassi di veder arrivare, dalle profondità del mare, chissà quale mostro mangiauomini...


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