Piove, un'anima vaga nelle tenebre come un pensiero nella mente inquieta di un folle, come una foglia che brutalmente viene staccata dalla sua vita, due ali enormi, nere, oscure, come quel cielo tenebroso e vagamente triste.
Una giornata d'inverno, una nube avvolge la città, quella fanciulla che sola, ascolta la lacrima di un essere vile e disonesto, come un sussurro in una tempesta, come un bacio avvolto dal fuoco, si pensava che questo genere di cose non accadessero mai, e invece, successe.
Una chioma bruna, scurissima ma non troppo, lucente al punto giusto; la lingua che dolcemente leccava il labbro inferiore, simbolo di nervosismo o passione? lo scoprirà successivamente.
Gli occhi, quell'ultimo dettaglio che gli rubò l'anima straziante al suo destino, quello sguardo profondo, che osservava il suo essere, per un attimo, imbarazzato del suo aspetto sporco e non adatto ad un angelo come lei, abbassò gli occhi, ma lei gli si avvicinò, gli accarezzò il viso e con un sorriso gli regalò un ricordo indimenticabile, quella gioia, perché piccola e lievemente sconosciuta, egli la provò per la prima volta, il suo cuore che per secoli vagava invano...senza meta, pensando al perchè di quell'aspetto che gli strappò il suo cammino, con le ali che sbucavano da dietro, prese il volo e tendendo la mano verso di lei disse: «dove vai?Non abbandonarmi anche tu . . .» una lacrima scese sul suo viso sporco di sofferenza ed ella in quel momento, abbandonando il suo cuore sussurrò come una carezza la sua frase, inaspettata me flebile e dolce: «devo andare, ma il tuo cuore sarà mio per sempre e il mio ti apparterrà anche quando l'eterno cesserà di esistere.».


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