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È terribile, angosciante. Svegliarsi, aprire gli occhi e trovare il buio, lo stesso che si è appena cercato di abbandonare.
È un mese che non vedo più. Dovrei abituarmi?
No. Sono certo che non mi abituerò mai. Ogni mattina, per tutto il tempo che mi rimarrà da vivere, sarà una tortura simile.
Dio aiutami!
Naturalmente ho perso il lavoro. Mi hanno concesso una pensione di invalidità che mi permetterà di sopravvivere.
Certo che un non-vedente non ha molte pretese. Non andrò più al cinema, né a ballare, anche il mercato turistico non mi offre molte attrazioni.
Ho detto non-vedente per ipocrisia. Per evitare la parola che mi fa più paura: cieco.
Sono cieco ed è inutile usare altri termini politicamente corretti, la sostanza non cambia.
Non mi abituerò mai.
Lavoravo dodici ore al giorno. Non mi piaceva considerarmi un somaro che gira attorno alla macina del mulino e, per fuggire alla realtà, leggevo.
Leggevo molto, finivo un libro e ne aprivo subito un altro.
Era una pausa dal mondo reale che col tempo mi è divenuta indispensabile.
Nemmeno ora mi piace la realtà, che consiste in un mondo costantemente buio, ma non ho alcuna possibilità di fuga.
Non leggerò più.

Buio.

Mi hanno portato un cane.
È addestrato per condurre i ciechi. Affettuoso, intelligente.
Prima dell'incidente amavo i cani, ora li odio.
Hanno detto che lui vedrà per me, che sostituirà i miei occhi oramai inutili. Gli occhi di un essere umano rimpiazzati da quelli di un animale. Non è giusto!
Perché lui può vedere e io no? Come si permette una bestia, una bestia di merda, a pretendere di essere i miei occhi?
L'animale sente il mio odio, ma sa che da questo momento sarò il suo dio. Dovrà convivere con me per sempre, e si rassegna. Lecca umilmente la mano che impugna il bastone bianco.
Capisco che la mia situazione attuale non è colpa tua, cane, ma ti odio lo stesso.
Quando me lo hanno portato si sono prodigati a spiegarmi che cosa sa fare, quanto è intelligente. A nessuno è venuto in mente di dirmi di che colore è.
Immaginate la scena: un cieco, disperato in mezzo alla strada che chiede aiuto perché ha perso il suo cane. Qual è la prima domanda che fareste per identificare un animale che non avete mai visto?
Di che colore è, naturalmente.
Che cazzo ne so io? Dovrei rispondervi. Non vedete che sono cieco?
A nessuno è venuto in mente di dirmelo. Ho avuto la tentazione di chiederlo, ma ogni volta mi trattenevo, speravo che si rendessero conto da soli. Che cosa ne sa un vedente di ciò che ha bisogno un cieco?
Stupida bestia. Finché vedrai non andremo mai d'accordo.

Buio.

Dio, da tre mesi ti imploro un miracolo. Da tre mesi non ti degni di considerarmi. Ti supplico, aiutami!
Esiste un Dio? Avevo già dei dubbi prima, figuriamoci ora. Immaginare l'esistenza di un Essere onnipotente che dona la vista agli esseri umani per toglierla ad alcuni che evidentemente gli stanno antipatici.
Il Dio a cui credevo era buono e misericordioso. Non può divertirsi a torturare in questo modo una sua creatura. Sarebbe in grado di ridarmi la vista in ogni momento, ma non fa niente. Non vuole fare niente.
No. Non esiste un Dio per noi ciechi.

Buio.

Il medico accende una lampada, puntata verso i miei occhi. Sento il secco clic. Sento il calore.
D'istinto mi ritraggo: «Non si preoccupi! Non le farò male.»
Certo che non mi farai male stronzo - penso senza trovare il coraggio di parlare. - Peggio di così.
Mentre continua la visita mi chiedo perché ho taciuto. Come mai non lo ho insultato ad alta voce?
In questo periodo non mi sono certo fatto scrupolo di esternare i miei pensieri.
In realtà ho ancora qualche speranza, non riesco a rassegnarmi. Ho paura del buio perenne e l'unico che potrebbe ridarmi la vista è proprio lui. Mi aspetto che da un momento all'altro dica: «Ci siamo sbagliati. Possiamo operare e ridarle la vista.»
Non posso offendere l'unica persona che potrebbe porre fine alla mia tragedia.

Buio.

Questa mattina è diversa. Per la prima volta, dal giorno dell'incidente, ho un motivo per svegliarmi, per abbandonare il colorato mondo dei sogni e piombare nell'oscurità della realtà.
Anche il cane se n'è accorto, è seduto davanti a me. Causa un inconfondibile rumore strisciando la coda sul tappeto, nel tentativo di farmi capire che scodinzola.
Vengono oggi, lo hanno promesso.
Mi sembra di sentire qualcuno che sale le scale... no, ho sbagliato. Forse è vero che i ciechi sviluppano meglio gli altri sensi, ma cinque mesi sono troppo pochi.
Ho scoperto che esistono dei libri in audio-cassetta. In realtà lo sapevo già prima dell'incidente, ma non ci avevo fatto caso. Non mi interessavano perché potevo leggere.
Oggi me ne portano uno e sono impaziente. Proverò le stesse sensazioni che sentivo leggendo? Riuscirò a immedesimarmi in un personaggio?
Il suono del campanello mi risveglia dai sogni. Non ho sentito alcun rumore mentre salivano le scale.
Apro la porta, ritiro in fretta il piccolo pacco e mi libero degli intrusi.
«Sì. Sì grazie» dico chiudendo la porta.
Penseranno che sono maleducato. Non importa, sono cieco e posso permettermelo.
Voglio rimanere da solo con il walkman. Devo provare subito a "leggere" ascoltando.
Inserisco la cassetta, premo play.
Il nastro gira lento.
I pochi istanti prima che inizi l'audio sono interminabili.
La voce inizia a raccontare. L'attore è bravo, scandisce chiaramente le parole.
Mi immedesimo nel libro, nel protagonista. Vivo la sua vita, vedo con i suoi occhi. È bello come leggere.
Piango, nonostante questi occhi inutili non riescano nemmeno a versare delle lacrime. Ho trovato un lume nell'oscurità, ho trovato la via di fuga da questo ambiente, che resterà eternamente buio.
Basta poco per ritrovare la voglia di vivere.
 


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