"Scusi, vorrei il mio funerale..."

"Onoranze funebri Fogola;Torino;ore 19:30"

Il commesso abbassò il capo mentre controllava le ultime vendite e i costi della giornata, quando la porta si aprì.
Lui era un commesso sulla quarantina, di quelli che hanno visto tutto e non hanno imparato niente, fermo e deciso nelle sue azioni come un daino, rimasto là da ormai quasi 10 anni, prima lavorava in un ristorante come aiuto-chef, poi fu beccato a nascondere hashish nella spazzatura e fu licenziato, non potè fare altri lavori a parte questo, con la sua età ed esperienza, prima di finire sul lastrico.
Ormai sapeva bene come giravano i soldi in questo campo: d'inverno e d'estate ci si affidava ai vecchi, che di solito morivano di stento o cmq di freddo o di caldo, poi si aspettava sempre il lunedì per vendere qualche funerale classico più trasporto alle madri dei giovani morti in incidenti stradali, e infine per il resto ci si affidava alle morti normali, di quelle che di solito occupano sempre lo spazio della cronaca nera sulla Stampa, oppure rischiare e farsi molti più soldi contrattando con la criminalità organizzata, quella che in meridione chiamano MAFIA ma qui si rigira la cosa per non nominarla neanche, e seppellire qualche cadavere di poveraccio in una bella fossa comune o direttamente nel Pò.
Era un lavoro schifoso in fondo, e lui lo sapeva bene, ma cmq i soldi gli arrivavano e non poteva lamentarsi, ci pensava già sua moglie, ma in quel momento non avrebbe mai pensato di ritrovarsi davanti un giovane vent'enne.
Non era certo strano vedere un giovane lì dentro certo, il problema era che quel giorno era un venerdì, che era autunno e che più che un uomo gonfio di soldi sembrava solo un giovane scosso.
Il commesso si girò appena mentre sistemava le ultime cose prima di chiudere, mentre il ragazzo si sedeva su una sedia posata lì chissà quando.
"scusi stà per chiudere, se vuole mando un incaricato a casa a prendere il corpo e domani ne parliamo" iniziò il commesso
"no, sà non sono qui per nessuno."
Il commesso sogghignò appena, poi si girò completamente alla scrivania e fissò per un attimo il ragazzo.
Era molto pallido in viso, e ogni tre o quattro secondi si muoveva quasi di scatto, come un tic, ma ogni volta diverso, e sembrava vestito a festa, con tanto di smoking e cravatta.
'O un killer professionista o un suicida' pensò il commesso, e opto per il suicida, anche perchè aveva già avuto a che fare con dei killer, e loro non tremavano.
"sà questo non è un bar, deve essere venuto qui per un motivo" incalzo il commesso.
Il ragazzo sfilò dai suoi pantaloni un plico di fogli e li posò sulla scrivania.
"queste sono le mie ultime volontà per il funerale e...bhe per tutto. A mezzanotte mi uccideranno, lo consegni alla mia famiglia quando arriverà"
Il commesso guardo il plico e mentre cercava di capirci qualcosa di più si girò per posarlo sugli altri fascicoli.
Sentìì la porta aprirsi e chiudersi, 'troppo tardi'pensò'tanto se ne occuperà la polizia.

"Valentino; Torino;ore 12:01"

Il ragazzo si muoveva veloce nella notte, guardandosì intorno intimorito, aveva paura, sapeva troppo in fondo, troppe cose, e questo era il perchè loro lo cercavano, e lo volevano morto.
Sorpassò il CTO ed entrò nel parco, era riuscito a sfuggire a loro per troppo tempo, ma alla fine lo avevano trovato, e sapeva bene che chi conosce la verità del mondo, non può far altro che morire.
E lui era stanco di fuggire, voleva solo trovare la pace, e l'unico modo era uccidersi prima che lo facessero loro.
Raggiunse il sottoponte tra drogati con le siringhe ancora dentro il braccio e vagabondi, quando sentii la loro presenza.
Era un odore di morte, ad un tratto tutto diventò silenzioso, non si trovava più a Torino, sapeva benissimo dov'era.
Si girò per osservare i suoi boia quando quello che sembrava il capo prese un coltello.
"avanti finiscimi, concludi l'opera" disse il ragazzo
Il coltello entrò dentro di lui e iniziò a brillare, ed ad un tratto il ragazzo si ritrovò vecchio.
Torino ritornò attorno a lui mentre il capo del gruppo lo spingeva in acqua dal ponte.
Era un piano perfetto, nessuno avrebbe mai pensato ad un omicio, ma piuttosto ad un suicidio di un vecchio.
Nel tratto che gli rimaneva cercò di ricordarsi una preghiera, e sprofondò nel Pò mentre recitava il padre nostro.

"Torino;il mattino dopo"
Il cadavere fu ritrovato alle 8:30 da un canottiere e fu trasportato dal Pò al camioncino dell'obitorio tramite una ruspa, tra una folla di curiosi.
Nessuno capì mai chi era quel vecchio, e il ragazzo fu dato per disperso, nessuno passò mai a ritirare quel plico e alla fine il commesso finì col scordarselo e buttarlo tra le cartacce.
Tra quella folla di curiosi c'era un ragazzo, che sapeva la verità, ma che arrivò troppo tardi, e non potè far altro che osservare mentre lo portavano via, quel ragazzo ero io.


Così diventa famoso un uomo...

"Corso moncalieri; ore 3:00; Torino"

Passi lughi, ben distesi, portavano quell'uomo verso la sua rivincita.
Si fermò un attimo, un istante lungo una vita, a pensare cosa avrebbe fatto quella notte così bella, quasi come la sua vita, quella che gli tolsero tanto tempo fà e che si riprese dopo tre lunghi anni.
Lui era un uomo come gli altri, come tutti quelli che popolavano questo corpo ormai distrutto, squarciato, che loro si ostinavano a chiamare terra, ma che per lui era fonte di gioia e di amarezza.
Ma in se non era un uomo qualunque, no, lui era diverso, era lui che aveva fondato quella stessa terra su cui camminava, era lui che aveva creato se stesso e aveva donato tutto agli altri, era lui ad aver cercato invano che l'odio non si dilagasse come la peste e la SARS.
E ormai era stanco di continuare questa lotta contro il male, aveva capito fin troppo bene che le favole a lieto fine non esistono, che tutto ciò che aveva cercato di fare non l'avrebbero riportato da lei, dalla sua amata.
Un fruscio fermo per un attimo il flusso dei suoi pensieri, si girò di scatto stringendo nella sua tasca quel pezzo di ferro, era carica, sazia di pallottole d'oro, nulla, il silenzio intorno a lui.
Continuò a camminare e raggiunse la passerella, andò avanti, cercando rifugio tra i camper e il chioschetto degli zingari, rimasto là da tanto tempo, e non ancora svuotato.
'Un giorno diventerò famoso' si diceva da giovane 'anche solo nella cronaca nera.', e rise di tutto ciò, in fondo era sadicamente ridicolo finire così, ma loro erano troppo vicini per aspettare, e presto tutto ciò sarebbe stato inutile, distrutto.
Pensò alle conseguenze del suo gesto e si disse tra se e se che era meglio un funerale che troppi cadaveri, doveva batterli sul tempo, essere fulmineo e al tempo stesso fermo e deciso.
Infilò le chiavi nella toppa ed entro velocemente, sentiva che stavano arrivando, erano sempre più vicini, sempre più veloci, sempre più potenti.
Pensò a cosa avrebbe lasciato:la ragazza, la migliore amica, gli amici, la famiglia, e per un attimo fu pervaso dall'angoscia.
Ma non poteva perdersi adesso, doveva farlo, oppure tutto quello a cui teneva di più verrebbe distrutto.
Prese la pistola, guardò per un attimo le foto che aveva sparso sul pavimento e il suo testamento, e se la pose sulla tempia.
'Addio a tutti, addio maledetti, questa è la mia rivincita' pensò e guardò la porta iniziare a prendere fuoco, erano là, li poteva sentire.
Premette il grilletto mentre pensava 'stò arrivando Anne, tra poco sarò da te', e mentre la pallottola gli trapassava il cranio sorrise per l'ultima volta.
Sentì i corvi urlare dal dolore e vide una luce impresionante arrivare dal nulla.
La morte del vecchio per la vita del mondo, così diventa famoso un uomo.


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