In quel letto non potevi parlare. I tuoi occhi restarono aperti per quindici notti.
Il tuo cuore batteva all'impazzata, il tuo respiro piano piano diventava insopportabile;
ti stringevo le mani, tu tremavi, io ti parlavo, ma avevo paura.

Non mangiavi più, ti sentivo gridare. La tua testa bendata, il tuo naso e la tua bocca piena di tubi, perdonami, ma non c'é l'ho fatta.
Le tue braccia bucate ormai contenevano solo veleni, ti ormai ti consideravano morto, io no. Avevo paura, non ho mai avuto tanta paura in vita mia.
I tuoi occhi, il tuo respiro, i tuoi battiti: alla fine il tuo corpo cedette al destino crudele, ti spegnesti.
Nei miei occhi c'è ancora l'espressione del tuo viso, pieno di dolore. Eri stanco, stanco di vivere in quelle condizioni. Io restai a guardarti attonita, ti stringevo a me, ti sussurravo parole dolci; non ho pianto, avevo ancora un filo di speranza, magari quel Dio non avrebbe fatto fermare il tuo cuore del tutto. Quando mi sono resa conto che la nostra guerra era stata persa, ormai non c'eri più. Stringevo il tuo cuscino, ti avevano gia portato via.
Guardai dalla finestra l'aurora, mi fece schifo. Mi sdraiai nel tuo letto, volevo morire anche io, credevo che non c'è l'avrei fatta a farti andare da solo. In quella stanza c'era il tuo odore, i tuoi vestiti, le tue medicine. La Madonna il quel quadro mi guardava, e io pensavo: «Ma che guardi? Fa qualcosa!»
Raccolsi le tue cose, ancora intronata, credevo di sognare, non mi rendevo conto di averti perso per sempre. Salutai la signora a fianco, e sorrisi a suo figlio sordomuto, neanche lui aveva capito bene che cosa fosse successo, e sì, feci anche un sorriso. Si fece giorno, non volevo, ma il sole spuntò.
Ti avevano vestito eri sdraiato, eri freddo e pallido, ma sembravi sereno. Ti chiusi io gli occhi con la mia mano, erano ancora aperti. Ti misero gli abiti che indossasti quando partimmo, speranzosi di tornare, eri bellissimo... e fu li che mi resi conto veramente di quello che era accaduto.
Gridai forte, credevo di essermi strappata la gola, magari fossi morta... mi presi poi la mia roba, parlavo sola anzi no, parlavo con te.
Mi sembrava di vederti di sentirti... arrivò il momento di partire, dovevamo tornare in aereo e tu non eri con noi, eri in una bara, faceva schifo, ti hanno caricato in mezzo ai bagagli, ormai eri una salma, ma per me eri sempre mio fratello.
Mi misi vicino il finestrino, ma non guardavo neanche fuori. Non avrei voluto atterrare... continuerò a farti vivere dentro me, fratellino mio, tu continua ad essere il mio angelo custode.

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