Pomeriggio inoltrato di fine estate. Lasciate le famiglie in porto, io e il mio amico Amedeo optiamo per un'ultima "pescatina" serale.
Risaliamo in barca e, assaporando la pace e la tranquillità che ci aspettavano dopo un'intera giornata di bagni e bagordi al caldo con amici e compagne, dirigiamo verso l'uscita del porto.
Piano piano, motore quasi al minimo; sì, perché il bello della nostra consueta "uscitina" di fine giornata non è tanto la pesca, che di per sè è appassionante ma è solo una scusa, quanto la possibilità di goderci finalmente il mare come diciamo noi, in silenzio, senza gente intorno, con la giusta intimità che serve per mettersi in contatto "telepatico" con la natura, eliminando ansie e pensieri che senti uscire dagli occhi socchiusi dal riverbero del mare, dalle orecchie soffiate dal vento, dal naso punto dall'odore di sale.
In quei momenti tra noi quasi non parliamo, limitandoci all'essenziale come «Mi passi l'amo del 10?» e poi lunga pausa; «A te "pizzicano"?»
«Sì, qualcosa...» e poi altri 10 minuti di magnifico rimbombo del silenzio.

Ma torniamo a bordo.
Stiamo uscendo dal porto: breve consultazione sul tipo di pesca che vogliamo intraprendere, tra traina pesante, leggera sottocosta, drifting o boletino "leggero", cioè quella pesca che si fa con un filo sottile e un ametto piccolo per passare il tempo e prendere i pesciolini di fondale. La tipica attrezzatura che vendono anche confezionata nelle edicole per far divertire i bambini: mulinello, filo amo e "piombetto".
Indovinate per cosa optiamo?

Ci ancoriamo per passare la serata facendo, appunto, bolentino leggero su circa 25 metri di fondale.
Il sole è basso sull'orizzonte e la serata ha inizio: «Mi passi l'amo del 10?». Caliamo le lenze.
Dopo 10 minuti: «A te "pizzicano"?»
«Sì, qualcosa...».
È meraviglioso.... mi rilasso.... dovrei controllare se c'è ancora l'esca sull'amo ma non mi va...sto così bene....Ma... OH, OH!!

AMEDEO, HO PRESO !!! È GROSSO... TIRA... QUESTO MI SPACCA TUTTO !!
Amedeo, poveretto, totalmente rilassato, controvoglia tira su piano la sua lenza per venire a darmi una mano ma io sono già teso: penso all'attrazzatura con cui sto pescando che non è sicuramente adatta alla preda allamata, sicuramente di taglia perché tira come una locomotiva. Pensate: un filo del 20 (per i non esperti è un filo molto sottile se usato per la pesca in mare) arrotolato su un quadrello di sughero, verso il finale un piombetto da 3 grammi e un ametto già legato del 10 (una lunghezza di 4/5 mm), come dicevo la tipica attrazzatura da bambino che usiamo per il relax più totale.

Lascio che il filo mi scorra tra le mani, tirato dal grosso pesce che è evidentemente terrorizzato e cerca di scappare; tengo però la lenza sempre in leggera tensione, quanto basta per non farla spezzare. Uso il palmo bagnato dell mano destra come frizione e con la sinistra srotolo il filo dal sughero; se dovesse arrivarmi il sughero tra le mani la lenza si bloccherebbe e si spezzerebbe.
Mi rassegno perchè non sarà possibile salpare il pesce; è troppo grosso, non so cos'è ma non sono in grado di tirarlo su senza rompere il filo.
Ma sai che ti dico? Perso per perso.... io ci provo! Regola n. 1: facciamolo stancare.

Continuo a dare lenza ma c'è un "giro" strano di filo sul sughero.
«Amedeo, presto tieni la lenza che devo sciogliere il filo sul sughero !!»
Lenza ad Amedeo che, forse, confida più di me nella robustezza dell'attrazzatura. Lo vedo serrare la mano.
«NO, no, lascia scorrere!».
E lui: «Dai, lascia, fammi sentire»

Spero in cuor mio che la lenza non si rompa, non perchè credo di riuscire a salpare la preda ma perchè provo una piacevole eccitazione data dal combattimento e non voglio che finisca con una delusione. Ma so anche che Amedeo non è un novellino, caro compagno di tante pescate. Infatti, a sua volta, rilascia filo assecondando la fuga del pesce e mi ripassa la lenza.

Ok, a noi. Sento che si sta stancando, sento che vira e punta nuovamente verso la barca mantenendo la profondità. È un colpo di fortuna e ne devo approfittare. Recupero velocemente filo cercando di mantenere sempre la stassa tensione ma il pesce se ne accorge e riparte verso il largo. Perdo tutto il filo recuperato ma, questa volta so che ce la posso fare. Sono passati più di 10 minuti; non può resistere a lungo. Se la lenza tiene....

Vira di nuovo e torna verso di noi, questa volta salendo di qualche metro verso la superficie. È stanco !
«Recupera», «Molla», «Fallo stancare», «Recupera», «Molla». Ormai anche Amedeo è coinvolto.
Sento che inizia a girare in tondo, lo vedo dal filo che crea disegni circolari sullo specchio dell'acqua. Ma il pesce ancora non sale. Secondo me è un tonnetto perchè questi sono comportamenti tipici di questa specie: fuga verso il fondo, panico, giri in tondo quando sono vicini ad esaurire le forze. Ma in genere i tonnetti sono "piccolini". Forse è un grosso Palamita.
Tenta di nuovo di guadagnare il fondo e prontamente lo seguo con la lenza, ma sempre tesa: lo devo sfinire.

Poi, quasi si ferma. È cotto. È passato più di un quarto d'ora. Perchè non sale?
Ancora una fuga, questa volta più breve. Poi si calma e sento che se tiro un pochino di più sulla lenza riesco a recuperare qualche centimetro. Ormai è esausto.
E così, centimetro dopo centimetro, dopo altri 5 minuti inizio a vederne la sagoma.
«Corri Amedeo, prendi il raffio».
(il raffio è un grande uncino con manico che serve a tirare su i pesci)

Il pesce è ormai mezzo metro sotto la superficie; come pensavo: è un grosso palamita.
Non so come ha fatto il filo a resistere, non voglio perderlo proprio adesso.
Ma Amedeo con un sol colpo di raffio lo salpa di forza a bordo.
Il palamita cade in pozzetto e inizia a vibrare come un trapano a percussione schizzando ovunque di sangue.
Prendo il dinamometro (strumento per pesare) dalla cabina: 5KG!! E ci ho messo più di 20 minuti a tirarlo su; 20 minuti tra i più belli della mia vita.
Perché? Perché il pesce ha combattuto valorosamente ma, vista l'attrezzatura con cui l'ho pescato, sento di aver vinto la sfida con onore.
In fondo, per una volta, è stata una lotta alla pari.

Visitate il sito Web dell'autore.


Data invio: