Da dov'era sbucato il campanile dai marmi opali? Come poteva essere che dalla nebbia una tale etera visione varcasse il cancello dello Sporting club.
Quando l'omino in giacca e cravatta si fermò e raccolse a bordo del piccolo abitacolo la bella materializzazione, come era suo costumbre raccattare prostitute sulle statali del paese nelle ore profonde della notte, restò abbagliato.
Iris Wallestein era una straniera di N.Y.City. Cosa ci faceva in quel luogo sperduto da Dio, dallo showtime e dalla croisette internazionale.
Fosse stata sedotta e abbandonata nella bella principessa trasformata.
Iris non aveva gradito la trasformazione e voleva ritornare al suo mondo animale; aveva paura degli uomini. L'omino poteva assecondare il suo piano. Gelmino era l'uomo giusto.
- Portami con te, - disse.
- Ti prego. Il mio uomo mi ha lasciato sola. -
Per l'omino non c'era verità più grande. Lasciarono dietro di sé le mura perimetrali del borgo medioevale. La campagna circostante era una grigia fatica. Le scialbe luci dello Sporting avrebbero chiuso a poco, riportando la natura agli albori della civiltà. L'umida campagna increspava la pelle dei viaggiatori.
Iris, l'americana, emise un grido: "Frog!" e poi ancora uno, ogni qualvolta un rospo veniva illuminato dal cono di luce e spiaccicato, dimodoché la macchina sbandava sulla viscida poltiglia di interiora cercando coi fari abbaglianti nuove prede salterine nel cuore della buia notte, come migranti verso la terra promessa.
Il piccoletto di mezza età, poco acculturato, non aveva dimestichezza con la lingua inglese, sdilinquiva a sentire quei splash!
- Help! Help! Frog! Please! -
Gelmino filava verso il lago. Marzo dai venti, Aprile dai spaventi, (volgare detto).
L'Americana svettava con l'enorme criniera fulva, sfiorando il tettuccio. Le lunghe leve ostentavano le disumane contorsioni del fachiro sepolto. S'era spogliata degli alti tacchi, quando l'omino illuminò nel ricordo la stradicciola tra i paletti divelti oltre la secca curva a s.
A velocità la imboccò in ripida discesa. Riuscì a frenare quando il muso fu in acqua. Come un pazzo ubriaco che cerca la macchina parcheggiata nel cuore della sbornia fece una provvidenziale rètro senza misura e nulla più della piena sfera lunare che irraggiava dai retrovisori. Stranezza pensò, ricordandosi del buio pesto nella strage dei rospi. Il cofano posteriore esplose contro un piloto.
Appostati nell'angolo della massicciata i grossi seni opali di Iris scoppiarono fuori. Il richiamo dello strofinio, ali di cavallette, bagnò le brache di Domenichino.
SLURP, un colpo secco, Iris lo ingoiò.


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