Ass.O.P.Giovanni Pastore Esecut. Truffatore

Giugno
...uno come tanti altri giorni...

In 24 metri-cubici una luce al neon fondeva Ass.O.P. duecento giorni lavorativi l’anno (grosso modo) al netto delle festività, ferie e malattie varie; questo da cinque anni. Nella celletta l’orecchio cominciava alle 8,00-8,20 (il tempo di sedersi e mettersi prono sulla scrivania) a recepire il crescendo dei passi per scoprirne l’immediata identità. Un ufficio strategico, passaggio obbligato per la Direzione. MITICO lo chiamavano. – Mitico! – disse il Brescia, un militare di leva, una bella mattina che sbirciò dalla finestra che dava sul chiostro, scambiando l’impiegato per la foto a grandezza naturale, ritagliata a mezzo busto e incollata su sagoma di cartone, messa di sbieco sulla scrivania come una vela al vento. Ma Lui era, innanzitutto, scrittore di Titoli, disegni di sovraccoperta... e sopra i titoli, in riga, il proprio nome e cognome a caratteri cubitali: questo perché ogni tentativo di racconto, spesso e volentieri, per non dire sempre, finiva in rocamboleschi giri di parole che non trovavano lo sfogo sufficiente datogli dal titolo, per mancanza di un vero e proprio filo conduttore; anzi, lo stesso titolo era un continuo richiamo per nuovi racconti che rimandavano a loro volta a nuovi titoli, in una commistione senza fine. E questo parto infinito nasceva da quel buttare giù a caso tutto quello che gli passava per la mente...
LA MISURA DELL’AMORE, titolo... come dire, un AMORE DEL CACTUS...
IL PERFEZIONISTA... quest'essere che, nel limite materiale relativo alle idee e alla caducità della materia medesima, vedeva l'inutilità di tutto un qualsivoglia impegno umano promosso da un lato al conseguimento di una solidità espressiva, ossia d'ordine astratto come la scrittura, dall'altro ...della mera solidificazione di un concetto quale una macchina, un solido insomma, occupante uno spazio...
- E tu - si diceva IL PERFEZIONISTA - stridi, pensi, sgobbi una vita per comprarti una Porsche. Te la rimiri, bella lucida, sotto casa, e nello spazio relativo superi la tua carenza. Ecco, sei pieno di te e un fesso te la graffia! Te la riga! È come la tua casa dove enumeri, collezioni mobili, soprammobili, paccottiglia d'ogni genere. La posizioni e il giorno dopo c'è polvere, è storta. Allora a cosa serve quello sforzo che tu sai relativo per un pieno che superi la tua precarietà vivente?-
IL PERFEZIONISTA, Grandis Egidio, ridimensionava tutto, dall'estetica senza capelli, alla macchina come ben sappiamo, al grasso della pancia; vittima di quella relatività che inesorabilmente lo incalzava.
- È proprio così!... ti scombini a essere schifoso, lercio, e va tranquillo che ci riesci comunque. La finzione non ti viene mai bene, altro che giostrarla? È sempre lì davanti a te l'imprevista realtà dello schifo vero!-... Non era la prima volta che lo vedevi digrignare e sdilinquirsi in una lenta smorfia, per finire urlando alle vetrine della Via sotto lo sguardo curioso e attonito al contempo dei passanti, scontento in cuor suo dei jeans troppo stretti o dei tacchi consumati a lato, o di quel tocco fané nella piega dei calzoni, (solo) mal stirata, che avrebbe dovuto essere come tale giostrata, ma l'imponderabile la faceva invece sempre e come cazzo gli pareva, oltre ogni tendenza. IL PERFEZIONISTA non riusciva più a tirare i remi in barca assalito com'era dalle idee a non finire, soccombendo all'una e all'altra, quantunque di nessuna volesse assolutamente perderne la traccia. Inverecondo si chiedeva dove parasse la sua vita. Voleva concretezze nel mondo delle idee cinematografiche, al punto che relativizzava se stesso per un film visto, ma la realtà era sempre altrove. Capì in ultima analisi che il vero cinema era la realtà, ma a chi raccontarlo. Diventare famoso, l'assoluto imperativo di far parte dell'Olimpo degli Dei, degli Eroi. L'assassinio andava pure bene. Tutto. Doveva spezzare la catena di anonimato. Tutte le facce, tutte le altezze, la miseria stessa innalzata a modello lo avrebbe immortalato. L'importante era saltare nella fossa dei serpenti, diventare mito: quell'abisso tra l'uomo la realtà e il nulla in tensione Biblica...
Tanto s'era immedesimato nelle idee del PERFEZIONISTA che la frustrazione di quest'ultimo divenne sua risvegliandogli così, nell'inerzia al neon, un appetito incredibile, e dato che oramai erano le dieci...

Saziato tale appetito al Circolo interno ritornò alla scrivania. Dopo che ebbe fumato un paio di cicche rialzò la sagoma ingannatrice, riassopendo prono nel filo continuo del suo sogno letterario>>>
IL RAGNO NELLO SPECCHIO...
IL TRENO DELLA PAURA... ALL'ULTIMO MINITO. LA MOSCA IN TESTA...
IL VERME IN SCATOLA...
IL MIRACOLO DELLA CROCE... era stata un'idea, un flash pasquale, dato dalla collega di un collega di Ass. O. P. (nome in codice) dell'Assopito Osservatore Pensante o Mitico, postazione nord-nordovest, sulla linea di fuoco della Direzione con la celletta 24metri-cubici, luce uniforme... la quale malata sei mesi su dodici, uno sì, uno no... (Era il sabato di vigilia e la signora rientrò in servizio al posto di comando).
- Assurdo!- disse Ass.O.P.- Sta male un mese e il sabato rientra. È da ridere Sandalini!- disse più volte Ass.O. P. camminandogli al fianco.
- Sì... Sì... ha perso punti. No' ghè santi!- confermava gesticolando Sandalini con sorrisini oltre quei dentini aguzzi e opachi dalle devitalizzazioni.
- SìSì Sì,Sì non c'è dubbio, ha perso punti Sandalini!...- così discorrendo arrivarono all'ufficio del ragioniere.
- D'altronde - disse il rag.(sgranando gli occhi prima di entrare) - gli è scaduto i giorni di malattia.-
- Signora?! Non posso credere ai miei occhi?! (che grossa sedeva sorridente) Che figura! Non è da lei signora?- Staccò all'istante di battere a macchina.
- Cosa fa qua Lei?-
- ...non si può prendersi subito altra malattia,- disse la sig.ra Vagina con una punta di ironia.-
- Neanche mettersi in ferie?- aggiunse Ass. O.P.-
- Ah, no! Un giorno bisogna almeno venire,- ribatté pimpante.-
- Il Miracolo della Croce! Squarciati o cielo!- Ass.O.P. con le mani aperte,- Sandalini! Questo è il Miracolo della Croce!- Ass. O.P. tentava in inglese:- The miracle...- pensando che qualcuno ci aveva già scritto sopra qualcosa... poi si ricordò di Genet: - Miracle de la rose...-
IL TRENO DELLA PAURA riaffiorò alla mente nel guazzabuglio di pensieri, nella voce metallica dell'altoparlante che, situato su un alto palo di cemento, chiamò a rapporto dal Direttore la signora Martella dell'area riservata.
Ass.O.P. subiva l'influenza di quell'ufficio, tra l'altro un fischio continuo, insinuante, lo faceva impazzire: i beccucci che vorticosamente giravano per adacquare il verde.
Cosa ti fa pensare che io debba dirti qualcosa? fu "il primo pensiero di quel castrato ricordo". A Giò era rimasto per anni in gola il grido di rabbia e Santini ora lo fissava cupo invischiato nei ciglioni arcuati. Cranio rotondo, due millimetri di peluria, somaticamente mongolo. Il bel Giò aspettava l'imbeccata.
In più occasioni, in quell'orribile anno, ne aveva avuto paura, suddito di quello stupido lavoro di fattorino tra gli alti papaveri graduati del Consiglio di leva. Adesso erano sul treno presto, direzione Venice. Casualmente nello stesso scomparto in un faccia a faccia, loro due soli. Il cuore gli pulsava e una certa frenesia nelle gambe, un vuoto nello stomaco, conosceva quell'ansia, quel desiderio di WC.
Santini non si scompose, sbirciava Giò di sottecchi, quando questo accennò la prima mossa.
Hai qualche problema di persecuzione per caso?... per Giò era il momento della verità anche per il "secondo pensiero di quel castrato ricordo". Perché sedersi lì altrimenti, il sedile difronte, dove il Santini solitario leggeva in santa pace il giornale nel TRENO DELLA PAURA...
Nel VERME IN SCATOLA... si andava raccontando che un giorno un viceconte della Terra di Nessuno uscì a caccia montando lo stallone Normanno... con al seguito un manipolo di sgherri e una muta di veltri danteschi che guaivano sulle tracce della fuggiasca: una plebea schiava... la stavano violentando quando "dal nulla" comparì un gigante a nome Volturno che schiacciò i cavalieri, staccò la testa al Viceconte e stritolò i cavalli mangiandoseli a pezzi. Prese la fanciulla e la portò nella tana...
Ass.O.P. aspettava impaziente la fine della giornata; per giunta l'improvviso e anomalo caldo, con l'afa del mezzogiorno non ce la faceva più. Si tolse i neri occhiali e nuovamente prono, indeciso sul se stava male. La porta socchiusa, che contrariamente veicolava ulteriori bave di calore. I passi solitamente indagati e riconosciuti portatori d'autorità lo sobbalzavano come un criminale in fuga, ma poi autoconvincendosi che stava veramente male rifiutò tali paure, sperando nel breve dormiveglia che gli restava (tra una sbirciata e l'altra all'orologio, messo a mò di sveglietta) nuove ispirazioni.
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11 ANNI PRIMA
RELAZIONE DI VISITA PSICOLOGICA

Cari colleghi: abbiamo veduto martedì... e giovedì ... 10. 82 l'autiere, G. Pastore.
Mimica improntata ad un atteggiamento di tristezza, aspetto ordinato, risponde alle domande ma difficilmente inizia il dialogo, introverso.
Turbe del sonno per improvvisi risvegli durante la notte. Mal sopporta la vita in comune.
Cefalea, astenia, tremori, soggetto ansioso reattivamente disforico con accenni ad una strutturazione dell'ansia in senso fobico nel trovarsi a contatto a contatto con molte persone. Anche nella vita civile questa forma di fobia era presente e caratterizzata da condotte di evitamento: niente cinema, sale da ballo... Questi sintomi fobici si sarebbero appalesati verso i 15 anni, e dunque prima del trauma cranico subito dal P.
Fuma grosse quantità di tabacco (50 sigarette al dì) e se ne entra in possesso, anche di haschish. Sporadica ubriachezza...
Secondo nato da parto gemellare mono-ovulare. Madre e padre viventi. Scolarità due anni di scuola superiore con grossi problemi di ambientazione e conflittuale rapporto con l'autorità. Banchista in un ritrovo pubblico dall'età di 16 anni. Dai 17 in su commesso in un negozio di ricambi ed è un lavoro che sopporta bene perché "il negozio non si riempie mai di gente". Ad agosto trauma cranico a seguito di un incidente motociclistico (tra l'altro il paziente sarebbe stato assegnato a funzione di guidatore di motociclette).
Dopo l'incidente residuavano sintomi quali capogiri, cefalea ma riprendeva a lavorare. Dall'inizio dell'obbligo di leva si appalesavano note disforiche di natura reattiva.
Diagnosi: soggetto ansioso reattivamente disforico, accenni ad una strutturazione dell'ansia in senso fobico.
Allego referto M.M.P.I.: il test è attendibile; si rileva una elevazione dell'area nevrotica e, meno marcata anche dell'area psicotica. La punta più alta (scala Hs) indica la presenza di tratti ipocondriaci.
L'asse timico è orientato in senso depressivo. È presente una notevole quota di ansia (Pt) che può venire espressa in forme somatiche oppure legata ad oggetti o situazioni specifiche. Il sogg.tto ha scarsi interessi per l'ambiente e le persone quando non rifiuta i rapporti interpersonali.
Riformato a mente dell'art. 41/B, capo Rep.to neuropsichiatrico, Magg. Co. Sa. (me) Ficarotta Giovanni.

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...Hobbesianamente parlando a mister Ass.O.P. o Mitico non gli fregava un bel niente di niente...
- UNGRANELLINOINUNAMMASSODIGRANELLINI. Chi mi rompe il cazzo?! Con quale diritto?! Diritto di cosa?! – Iconoclasta, bestemmiava a dirotto...
- Ti mettono dentro. Ti tirano fuori. Chi si sbatte! Ognuno fa il cazzo che vuole!...la legge? Qualelegge?!-
Questo modo di pensare e interagire di G. (svolta progressiva della sua personalità) era maturato di pari passo con la presa del diploma serale da privatista; nell'Ente Comunale cominciò a sfogare la nuova personalità dall'effettiva entrata nel servizio in ruolo.
Recuperava energie buttato sul letto, pantaloni slacciati in cintola, maglia boxing puzzosa (deshabillé da copertina), piedi accavallati con stivali neri, punta su punta per la circolazione; braccia all'indietro modello THE GIANT. Fissava da ore il bulbo della lampadina elettrica, perdendosi contro l'aureola luminescente i contorni della camera. L'orologio segnava le 23,00, pronto ad uscire. Dal pomeriggio stava appiccicato al lenzuolo fradicio, nel buco di appartamento comunale al pianterreno, a due passi dall'ufficio.
- Di cosa devo aver paura?... di cosa?...- la voce divenne urlo:- DICOSAAAHH!... DIO B... Nessuno e dico NESSUNO deve rompermi i CO...... CHIII ?!... CHII ?!... -S'infilò gli occhiali viola spettrale.
- Titolo! LA PERSECUZIONE CONTINUA...-

p.s. : Giovanni Pastore è in realtà Giuseppe Pastore (attualmente hanno 29 anni) il gemello riformato. Giovanni P. a ventitré anni ottenne l'assunzione in prova presso l'Ente... Riassegnato nel medesimo ufficio, tempo una settimana, notarono il cambiamento di Giovanni. Sembrava stanco, le cose imparate come svanite; una sorta di angoscia interiore lo dominava; si chiudeva in se stesso o brutalizzava i colleghi, i quali in sua presenza, con moti della bocca e complici sguardi tagliavano corto, squagliandosela appena si presentava l'occasione. Provvidenza volle che dopo tre mesi lo defilarono nella "celletta", giustificandolo e compiangendolo per la prematura morte violenta dei genitori in un incidente stradale.
Giuseppe, battezzato Giovanni, dal canto suo, dopo quell'esperienza semestrale finì a fare l'elettricista; e nessuno, dico nessuno, non ha mai avuto e non ha tutt'ora niente da dire sul suo conto...


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