NOTA: Questo racconto è di un giovane autore, adatto a un pubblico giovane

 

«Azione!» urlò il regista.
«Io... ti amo.» esclamò timido Tom.
«Anch'io!» gli rispose Kristin.
«E pensare che ci ho messo sei anni per dirtelo!»
«Ma adesso nessuno potrà più dividerci»
I due attori avvicinarono le labbra e si baciarono.
«Stop! Perfetta!» urlò il regista concludendo la scena.
«Per oggi basta così, continueremo domani!»
Tom e Kristin erano i due protagonisti, innamorati nel film e anche nella vita.
Erano entrambi famosissimi e tra non molto si sarebbero anche sposati.
Tom riaccompagnò Kristin e poi andò a casa, gli orari per le riprese erano molto duri, si iniziava alle cinque del mattino, facevano una pausa per il pranzo e poi riprendevano fino alle nove di sera. Tom era molto stanco e andò subito a dormire.
La mattina dopo, sul set era tutto pronto per girare, mancava solo Tom.
«Kris! Dove diavolo si è cacciato Tom? Sono le sette, dobbiamo girare!» urlò
come sempre il regista a Kristin.
«Non lo so! Non mi ha detto nulla!» gli rispose la ragazza.
«Non risponde neanche al telefono!»
«Oddio, forse gli è successo qualcosa!» esclamo spaventata.
«Non ti preoccupare!»
«Meglio che vada a vedere.»
Kristin salì nell'auto e si avviò verso la casa di Tom. Non era molto lontana e la raggiunse in pochi minuti. L'auto di Tom non c'era nel viale, la ragazza scese e raggiunse la porta d'entrata, suonò il campanello varie volte ma nessuno rispose così provò ad entrare e si accorse che la porta era aperta.
Entrò cauta in casa, sembrava non ci fosse nessuno.
«Tom!» gridò, ma non ricevette risposta.
«Tom! Tom, sono io Kristin! Sei qui?» continuò, ma nulla.
Ad un tratto le parve di udire un tonfo.
«Tom?» esclamò mentre procedeva un passo dopo l'altro. Poi udì di nuovo quel rumore.
«Tom sei tu? Avanti non mi piacciono gli scherzi!»
Il vento fece richiudere la porta d'entrata che aveva lasciata aperta, e Kristin sobbalzò dallo spavento.
«Oh mio dio!» urlò voltandosi. E di nuovo quel tonfo. Sembrava venisse dal piano di sopra così la ragazza salì le scale e giunse nella camera da letto.
Appena aprì la porta sentì una serie di tonfi che provenivano da una armadio.
Voleva avvicinarsi ma più cercava di non avere paura, più questa la
attanagliava, ma riuscì a raccogliere abbastanza coraggio per avvicinarsi e
spalancare la porta dell'armadio.
Dentro, legato e imbavagliato, c'era Tom che si dimenava sbattendo i piedi per
terra.
«Tom!» urlò Kristin togliendogli il bavaglio.
Tom sospirò. «Slegami presto!»
«Ma Tom... cos'è successo?» gli chiese mentre lo slegava.
«Andiamo via di qui presto! Andiamo via prima che ritorni!» disse ansimando.
«Tom! Calmati! Prima che ritorni chi?» chiese ma non fece a tempo a finire la frase che sentì la porta d'entrata aprirsi.
«Eccolo! È tornato! Dobbiamo andarcene!» disse spaventato.
Kristin si affacciò dalle scale e vide che era entrato nientemeno che Tom, accompagnato da uno strano individuo.
«Ma quello... sei... tu...» disse confusa la ragazza.
«No! Quello non sono io!» rispose Tom.
Intanto l'altro Tom che era appena entrato cominciò a parlare con lo sconosciuto.
«Allora dov'è il guasto?» chiese.
«Dovrebbe essere l'impianto acustico, gli do subito una controllata.» rispose lo sconosciuto mentre si recavano in cucina.
«Adesso! Dobbiamo andarcene!» disse sottovoce Tom.
«Ma cos'è questa storia?» chiese Kristin.
«Te lo spiegherò dopo, adesso andiamo via ti prego!» rispose.
Lentamente scesero le scale e si mossero pian piano verso la porta.
Provarono ad aprirla ma purtroppo era stata chiusa a chiave.
«Non hai le chiavi?» chiese Kristin.
«No... le ha lui! Proviamo ad uscire dalla finestra!»
Ad un tratto Tom fu colpito da una specie di dardo e perse i sensi. Kristin si voltò spaventata e vide davanti a lei lo sconosciuto e il sosia di Tom che aveva una parte della testa aperta, con all'interno dei circuiti. Kristin urlò spaventata a morte ma lo sconosciuto le sparò un altro dardo, così svenne anche lei.
Il sosia di Tom li afferrò entrambi e li portò in cantina, legandoli al muro con delle catene.
«Cosa ne faremo ora della ragazza?» chiese il sosia.
«Sostituiremo anche lei, non possiamo permetterci di fallire proprio adesso.»
rispose lo sconosciuto «Ho già pronta una sua sostituta. Gli esseri umani sono
ormai superati... facciamo spazio alla tecnologia...»


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