A Common day

Mi chiamo Julie e questa è la mia Ordinary Job Life.
Sono le ore 07:45, mi sveglio e guardo le lancette blue della sveglia che mi dicono che ho pochi minuti per prepararmi e che devo fare le cose in fretta, troppo velocemente per i miei gusti , perché devo andare in ufficio.
Apro la finestra e mi piace immaginare che il cielo possa cambiare le scenografie o forse mi piacerebbe svegliarmi ogni giorno in un posto diverso.
Faccio la mia classica colazione, the rigorosamente inglese, biscotti rigorosamente francesi e televisione rigorosamente italiana... e ora che cominci a guardare qualcos'altro!
È quasi ora di andare, sono le 8:15 prendo la mia macchina blue, osservo le persone ai semafori, mi soffermo a pensare a che cosa stanno pensando, ascoltando in quel momento, come sarà la loro giornata più o meno brillante della mia?
Impiego venti minuti per raggiungere il mio ufficio, la strada è piacevole, poiché attraverso molti tratti di campagna coltivata a granoturco, durante il percorso canto e ascolto alla radio i miei programmi preferiti, i conduttori della radio sono le seconde persone che mi fanno compagnia e che mi addolciscono la giornata ordinaria, banale... come tante troppe giornate spese nel mio ufficio di periferia.
Mi è capitato moltissime volte di fermarmi a metà percorso e cercare di trovare il coraggio di cambiare strada.
Una volta il coraggio l'ho trovato, sono andata a Torino in pieno inverno sfidando una nebbia fittissima e ho raggiunto il mio fidanzato all'Università e siamo andati al Museo del Cinema, che magnifico cambio d'ordinarietà.
Arrivo in Azienda tutte le mattine alle 8:30, parcheggio la mia macchina blue fra tante macchine grigie, i miei colleghi non hanno personalità... e non oserebbero mai comprare una macchina colorata, perché la loro vita e grigia come la giornata lavorativa che sta per cominciare.
Mi fermo a guardare il nostro complesso, il mio ufficio, come faccio da tre anni ormai e spero sempre che cambi qualcosa, ma cosa potrebbe cambiare in una azienda come la mia... dove non si trova il coraggio neanche di cambiare il colore delle pareti!
Con grande difficoltà varco il grosso cancello di colore verde e vado verso la Portineria e come ogni mattina incontro il personale che, nonostante l'attività noiosa, ha sempre voglia di affrontare con gioia la loro giornata, mi reco al primo piano e apro la grossa porta azzurra, vado verso la scrivania ordinata e personale in tutti i suoi angoli, accendo il computer e il mio schermo mi catapulta nel mondo in cui mi rifugio, per passare la mia giornata al meglio, il cinema.
Sul mio schermo appaiono le locandine e alcune scene dei miei film preferiti e le osservo sempre, cercando di ricordare ogni volta i dialoghi, quando ho tempo e quando ho voglia di evadere un po'.
Ho cercato in questi anni di abbellire il mio ufficio, cercando di ricreare il mio ambiente ideale qui, non mi è possibile attaccare poster alle pareti, l'unico quadro che mi è stato concesso... rappresenta una famosa barca a vela e volete sapere perché abbiamo deciso di appenderlo, poiché ci è stato donato da una persona che lavora presso di noi ed è il Presidente di un noto Fan Club esclusivo, che guarda caso è legato alla mia Azienda, poiché il proprietario della barca in oggetto è azionista di maggioranza nella nostra Società.
Devo dire la verità non mi è mai piaciuto, l'unica cosa positiva sono i colori azzurro, rosso, blue.
Da qualche mese ho comprato dei Lucky Bamboo e una orchidea, recentemente ho comprato una cornice, un piattino in ceramica blue, comprato a Settembre a Torino che riporta questa citazione:

"IL CINEMA È LA VITA CON LE PARTI NOIOSE TAGLIATE"

...è una della frasi più belle che abbia letto sul cinema.
Il mio ufficio è molto luminoso e dalla vetrata di sinistra, posso vedere le verdi colline del Canavese, sono tre anni che vedo i soliti alberi, le solite case... l'unico elemento di cambiamento: una grossa strada che è stata costruita demolendo la bella campagna immacolata, non si può pretendere di più!
Dalla parte destra della vetrata, posso vedere il giardino nel suo interno c'è una piscina, dove fino a qualche tempo fa nuotavano felici le carpe, volete sapere come è adesso... la piscina sembra uno stagno abbandonato e le carpe hanno preferito suicidarsi in massa perché hanno capito che non verrà più messa l'acqua e la piscina non verrà più pulita sapete perché dobbiamo aspettare il prossimo ospite illustre e allora velocemente, anche se sotto una pioggia incessante, si puliranno la piscina, i vetri, si ridipingeranno i cancelli e si asfalteranno tutti i vialetti.

Julie's Collegues

La mia postazione è il primo ufficio presente nel corridoio e come tutte le Reception è un luogo dove le persone si scambiano battute e si parla molto al telefono, noi dipendenti non ci parliamo, ci telefoniamo anche se siamo a pochi metri di distanza...

Ai miei colleghi piace:

Julie's Boss

Al mio Boss piace:

Julie's office

Domenica sono andata in un noto store svedese e ho deciso di comprare un vaso fucsia e una pianta particolare, voglio che ogni lunedì ci sia qualcosa di nuovo nel mio ufficio.
Il mio ufficio, come tutti gli altri uffici sono stati ricavati da un vecchio cascinale del 1900, tutto è stato pensato per essere un posto piacevole dove poter lavorare con serenità, ma quale serenità... ogni giorno ripetutamente i miei colleghi si scannano per, non ho ancora capito che cosa, e tutto finisce bevendo una squallida tazzina di caffè davanti una molto più squallida macchinetta, ormai esausta dei lori discorsi politici, si perché ai miei colleghi piace lavorare e parlare di politica.
Dalla mia finestra posso inoltre vedere con nitidezza quasi tutte le attività dei miei colleghi, mi capita spesso di vederli fumare o sbuffare mentre aspettano con ansia di ricevere un e-mail, una chiamata, per molti di loro è il massimo dell'appagazione giornaliera o forse della stessa vita.
Dal mio ufficio posso vedere rapporti che si intrecciano, storie d'amore che nascono, baci sotto la pioggia di questo autunno particolare.
Piove ormai da quattro giorni, mi piace guardare con intensità la pioggia che bagna i vetri del mio ufficio, adoro il mio ufficio quando piove, sento e posso contare ogni goccia che cade sul tetto.
Mi soffermo a guardare i colori, il verde del prato che in questi giorni mi ricorda L'Inghilterra, da me tanto amata.

Inside of the office

Vorrei descrivervi cosa vedo all'interno del mio ufficio, in realtà non è un ufficio è una Reception, il bancone è il classico bancone da hotel, manca solamente il campanello per chiamare l'addetto, ma purtroppo non me lo lasciano mettere, in realtà non mi permettono neanche di attaccare uno stupido calendario.
Il mio ufficio è stato allestito velocemente qualche anno fa, poiché quando è stata inaugurata l'Azienda, non avevano bisogno di una Receptionist e di una Centralinista, tutto è venuto dopo.
Esso è stato allestito con dei mobili cupi, prevale il colore grigio, nero, marrone vi assicuro una tristezza incredibile, sulla mia scrivania ci sono due telefoni, uno bianco e uno marrone.
Il mio personal computer è il mio amico fedele, lavoriamo insieme tutti i giorni e lo schermo mi consente di estraniarmi ogni volta che voglio anche con le immagini delle ultime vacanze in Normandia, vicino alla mia tastiera un portaritratti con una casa tipica della Normandia con gli infissi blue e la strada ciottolata, questa foto è stata scattata a Caen il 9 luglio 2004 in una giornata di sole una delle poche giornate di sole, in due settimane di vacanza in Normandia.
Sopra la cornice della fotografia si trovano delle cartoline, ma non le solite cartoline che ti spediscono gli amici dal Mar Rosso o da Santo Domingo sono cartoline ricercate che sono state comprate da me in momenti e in luoghi diversi, la più significativa è una cartolina in bianco e nero che porta la scritta Ne plus jamais travailler comprata alla Gare Saint Lazare di Parigi
il 10 luglio 2004, un'altra altrettanto significativa, un bambino che corre per una strada con una baguette sotto il braccio e sorride, questa cartolina la ho comprata al Caén Mémorial e come dire mi sembrava in contrasto con le atrocità della guerra e delle immagini che avevo appena avuto modo di vedere al Mémorial.
Le altre due cartoline che sono appese sono evasive, una riporta la scritta, per me motivazionale io sono un sogno e nell'altra sono rappresentati quattro palloncini due di essi sono stati disegnati con la bocca sorridente... questo per ricordarmi che devo sorridere sempre, soprattutto in ufficio. Il blue è il colore che mi attrae maggiormente, compro sempre oggetti che contengono del blue, in questo momento, sto vedendo del the in un bicchiere dalle sfumature blue.

Il mio ufficio è il mio biglietto da visita tridimensionale, i nostri clienti si fermano sempre a guardare tutti i dettagli e mi piace osservare i loro visi incuriositi.

Blue Lunch

Sono le 12:30 scendo le scale e mi piace osservare le persone che passeggiano e raggiungono le mensa aziendale, sono apparentemente felici e si raccontano la vita, fatta di cose semplici e scontate, ogni tanto però riesci a captare qualche cosa di originale, è molto raro, ma succede.
Mi capita spesso, durante la pausa pranzo di recarmi presso un grosso ipermercato, dove orami in poco tempo riesco a sbrigare la spesa o altre piccole commissioni e anche in questo caso mi piace osservare la gente.
Mi piace osservare, le persone che per la prima volta si interessano ad un prodotto, come un computer o il cellulare d'ultima generazione, mi è rimasta impressa nella memoria questa piccola scena:
Natale 2003 una signorina sulla trentina, vestita malamente si avvicina al banco delle informazioni, con aria fiera e con un forte accento meridionale, chiede all'addetto «Mi scusi, voglio un telefono alla moda, mi raccomando che faccia le foto» la signorina sfila dal portafoglio circa 400,00 €, forse gli ultimi, con fierezza ritira l'oggetto del desiderio e sorride.

Blue Afternoon

Sono le 13:30 e riprendo la mia attività lavorativa discontinua, lavoro moltissimo o mi ritrovo con molto tempo libero da riempire e onestamente riesco a riempirlo di tutte quelle cose che per mancanza di tempo non posso fare quando termino la mia attività lavorativa.
All'interno della mia Azienda ricopro il ruolo di centralinista e di receptionist principalmente e quando richiesto faccio la segretaria tutto fare, sono tre anni e mezzo che faccio finta di sorridere e accolgo personaggi più o meno illustri e spedisco con cura centinaia d'ipocriti messaggi d'augurio per il Santo Natale, con firma falsa.
Sono stufa di servire caffè e biscotti a piccoli imprenditori borghesi senza qualità.
Delle ipocrisie
Delle falsità
Della stupidità
Delle invidie
Dei rancori
Dell'ostentazione delle idee politiche.
Mi capita spesso di fare un esame su quello che ho imparato in questi ultimi tre anni e mezzo e volete sapere quello che ho imparato, sicuramente a mentire e a recitare, credo che potrei meritare l'oscar come migliore attrice di soap office.
Non mi capita di fare mai nulla d'interessante, mi è impossibile fare di più di quello che sono tenuta a fare.
Non vale la pena impegnarsi in corsi d'aggiornamento o imparare lingue straniere ognuno occupa il proprio posto e i dinosauri sono difficili da eliminare.
Sono quasi le 17:30, ritiro con cura tutte le mie cose e con sollievo penso che anche questa giornata sta per finire, mentre la pioggia non smette di cadere.
Mi rendo conto che anche la mia vita, all'interno del mio ufficio, sia banale come quella delle persone che guardo dalla finestra del mio ufficio, annoiate e rassegnate ad una vita troppo comune fatta di lavoro e di solitudine.
Molte cose mi consolano però, ho molta fantasia, passioni, interessi e tutte le cose che mi passano davanti agli occhi non mi sfuggono.
Sono molto felice, perché la mia giornata non finisce qui e la mia gratificazione non viene dal lavoro, come per i miei colleghi.
La mia vita, quella fuori dall'ordinarietà, incomincia alle 17:30 con quelle tante, forse troppe attività, che mi consentono di aprire la mia mente verso nuove aspettative.
Vado verso il parcheggio e con felicità prendo la mia macchina blue e come ogni sera ascolto la colonna sonora di un noto film dove un ragazzo corre per le vie di una grande città scozzese e mentre corre, una voce agitata ci fa riflettere su una serie di scelte legate alla nostra vita, brevemente, come segue:
«Scegli la vita, scegli un lavoro, scegli una casa pulita e ordinata, scegli un'assicurazione sanitaria, scegli un abbigliamento ordinato, scegli il tuo futuro... ma perché ognuno di noi dovrebbe scegliere una vita così?»
Sono pienamente d'accordo con questa riflessione.
Mi capita molto spesso di pensare di trovare coraggio di eliminare parte di queste cose e provare a cambiare modo e stile di vita almeno per qualche mese.
Vorrei cambiare nazione o continente, poiché mi rendo conto che a lungo andare la nostra Società, l'Italia e il modo in cui viviamo diventano come un collare troppo stretto e difficile da sganciare.

17:30 Out of ordinary life

Molte cose mi sollevano da una giornata banale trascorsa in ufficio: la fervida fantasia, le molteplici passioni e la sempre costante ricerca di quel particolare che mi faccia distinguere dalle persone che mi stanno vicino.
Sin da piccola amavo contraddistinguermi dal resto degli altri bambini, la mia capacità di cogliere i particolari che gli altri non vedono è sempre stato caratteristico della mia persona.
Ancora adesso mi piace osservare e fotografare quei particolari, magari insignificanti per gli altri, che rendono speciale quel posto o quella data scena del film.
Il cinema è fondamentale nella mia vita, poiché è una delle vie di fuga all'ordinarietà e dal vuoto delle persone che mi stanno vicino, soprattutto quelle con cui condivido gli stessi uffici.
Ognuno ha nella memoria una o più canzoni, legati a momenti in particolari della propria vita, io ho invece un'accurata selezione di scene tratte da films.
Il canto è una passione che non posso definire secondaria, amo la musica di qualità prediligendo il jazz., dal 1997 canto musica jazz e il primo pezzo che mi è stato insegnato è stato In a sentimental mood di Duke Ellinghton che considero un ottimo brano di partenza per la formazione di chiunque.
In passato ho avuto anche diverse esperienze in piccole compagnie per la realizzazione di musicals e ho fatto parte di cori gospels, attualmente faccio parte di un coro contemporaneo con un repertorio, davvero molto originale.
Le mie passioni sono difficili da condividere con gli amici in particolare, poiché è sempre più difficile riscontrare in generale, nelle persone, delle passioni vere e autentiche, lontano dai miti della rockstar del momento o dalla velina di turno.
Con più facilità, riesco a condividere con gli altri la passione per il viaggiare, ogni anno durante l'estate, cerco di visitare almeno l'Europa, prediligo il nord Europa data il mio amore sfrenato per l'Inghilterra.
Ho cominciato ad apprezzare il nord Europa quando nel nell'estate del 1997 per la prima volta ho lasciato l'Italia senza genitori e sono andata in vacanza studio in Scozia trascorrendo i primi due giorni a Londra.
Mi ricordo ancora molto bene la strada che ho percorso, dall'aeroporto di London Heathrow all'hotel Regent's Palace, in un angolo scenografico di Piccadily Circus.
Mi ricordo, con nitidezza, tutto quello che ho potuto vedere dal piccolo finestrino del pullman mi hanno colpito i colori delle case di periferia e le porte colorate nel grigiore di quella serata nuvolosa, le strade, i teatri, la gente, i grandi magazzini, in particolare ricordo di aver visto un grosso edificio con delle vetrine incorniciate di blue e verde chiaro, in Regent's Street all'interno dei bellissimi elefanti adornati di tessuti preziosi e gemme, il tema della vetrina era l'India.
Tutte le volte che vado a Londra, percorro Regent's Street a piedi e da lontano mi piace osservare questo edificio che non smette mai di stupirmi, con le sue incredibili vetrine e suoi colori
brillanti.
Amo Londra per molti motivi, la amo perché le nuove strutture si fondono gradevolmente con le vecchie amo i suoi musei e i suoi molteplici teatri e i colori che la contraddistinguono e sono sempre vivi anche nelle giornate di pioggia.
La amo per sua non ordinarietà delle cose e degli spazi.
Quando vado a Londra non importa se piove, percorro le strade senza ombrello e guardo il cielo cogliendone le sfumature.
A partire dal 1997, ogni anno mi reco a Londra almeno una settimana, per assaporare le novità e per gustare al solito ristorante, vicino al Tower Bridge, un succulento piatto di fish and chips.
Ho potuto conoscere in questi anni, la Cecoslovacchia, l'Olanda, il Belgio, il Lussemburgo, la Francia visitando Parigi e la Normandia, l'Inghilterra e la Scozia, Irlanda e l'Irlanda del Nord.
Tutti questi viaggi hanno lasciato dentro di me, paesaggi indimenticabili e cieli profondamente blue.
Non potrò mai scordare: il rosso dei mattoni delle case nel quartiere Drumcondra a Dublino, le Isole Aran e i suoi magnifici tramonti, i colori dei fiori e la bellezza della campagna olandese, Omaha Beach e il cimitero americano a Coneville sul mer.

Conclusion

Dedico questo breve racconto a chi si ritroverà leggendo questi capitoli, che rappresentano, senza finzione, la mia realtà quotidiana, i miei sentimenti e le mie vere passioni, che mi aiutano come una terapia, a sopportare l'ordinarietà della vita e l'ordinarietà delle persone con cui condivido la stessa.


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