La luce arrossata del sole del tramonto scivolava sulla superficie liscia del mare fino a lambire i pini e i primi ruvidi cespugli della macchia. Più oltre, sui poggi alle spalle della spiaggia a mezzaluna, le terre arate, inframmezzate da cipressi e ulivi, si tingevano dello stesso rosso, un rosso sangue, in parte frutto di quella luce, ma anche insanguinate dai residui del ferro delle fornaci etrusche, che secoli prima avevano reso quella piana e quei poggi silenziosi e pacati una fucina, una bolgia infernale di fumi e di fatica.
Accoccolato sotto un boschetto di pini marittimi piegati dal vento continuo che spira da sempre dal mare, proprio al limitare di quella spiaggia, insieme con i suoi compagni, Amid aspettava in silenzio.
Ma anche gli altri erano silenziosi.
L'ora era dolce e melanconica insieme...
«Forse perché della fatal quiete tu sei l'imago, a me sì cara vieni, o Sera...»
Amid non conosceva Foscolo, ma avrebbe di certo approvato e sottoscritto quei versi, detti tanto tempo fa da un uomo solo apparentemente tanto diverso da lui. Nella sua mente si susseguivano immagini lontane, esotiche, ma tanto vive per lui, come per i compagni. Con gli occhi della mente rivedeva una terra anche più rossa di quella su cui posava in quel momento e da cui difficoltà e povertà l'aveva costretto a partire.
Un sorriso appena accennato gli aleggiò sul volto, illuminando gli occhi neri e lucenti, per un istante aveva rivisto il cerchio di capanne dal tetto appuntito, il recinto circolare che difendeva il villaggio, lo spiazzo comune, dove lavoro e feste si intrecciavano senza soluzione di continuità. Avrebbe potuto contare le donne che pestavano il sorgo nei mortai scavati in un tronco e levigati dal continuo battere a ritmo di una musica non suonata, con i lunghi bastoni arrotondati e lucidati dall'uso. Sua moglie, la riconosceva subito, anche da lontano, anche in mezzo alle altre, perché vestiva sempre del colore rosso della regalità, era la più attiva; nella sua capanna non mancava mai da mangiare o da bere. La polvere rossa, che circondava il villaggio, veniva spazzata fuori con ostinazione, e stuoie sempre nuove, intrecciate dalle sue abili dita, ricoprivano l'impiantito. Ordinate in bella mostra le olle di argilla scura, lucidate a stecca, panciute, in cui farina e acqua erano conservate con previdenza, erano un inno a quella donna forte e sensibile che divideva col marito una vita faticosa senza mai lamentarsi.
Anche i figli erano tanti, e sani, e a quanti sua moglie aveva dato alla luce, a tanti era stato concesso di vivere.
Capanna fortunata la sua, tempi felici...
Amid era di stirpe regale, eroi e re erano stati i suoi antenati e negli occhi dell'uomo, silenziosamente accoccolato davanti al mare, scorrevano i racconti leggendari di tutti coloro che l'avevano preceduto. Erano ricordi di battaglie e di guida saggia di un intero popolo, erano la scelta di un pascolo o di un territorio su cui erigere le loro capanne rotonde, erano la decisione che poteva salvare la loro gente, erano la capacità di trovare l'acqua quando intorno tutto era secco. Erano ben altri ricordi rispetto a quelli che lo riaccompagnavano ogni sera, al calar della notte; rivedeva con angosciosa ripetizione la sabbia che scivolava tra i suoi calzari, risentiva odori strani di creme costose, diverse dal fango secco che a casa sua allontanava insetti e raggi troppo cocenti, riascoltava parole straniere, di cui spesso non comprendeva il significato, ma che sapeva non sempre benevole, quando erano rivolte a lui.
Cosa mai avrebbero detto gli antenati, vedendolo lì, solo, disperato, su una terra lontana e, se non ostile, certo difficile?
Ma la siccità prolungata e feroce aveva costretto tutti a dimenticare il passato, se si voleva avere un straccio di futuro. Non importava quello che si era stati, il rispetto cui si aveva diritto; tutto era cancellato dalla fame, dagli occhi spauriti dei figli, dal pianto senza lacrime delle donne. Dunque partire, sperando di tornare, forse, o che almeno non partissero poi anche i figli: impensabile credere che davvero le radici consolidate sarebbero state estirpate per sempre.
Dimenticare se stessi, per rinascere diversi, e quanto diversi!
Ogni azione che Amid compiva nella sua terra aveva il sapore di un rito sacro. Pur essendo cristiano, Amid sapeva che tutto quello che lo circondava aveva un'anima e che spiriti aleggiavano invisibile nel mondo degli uomini.
I vecchi della sua tribù si tramandavano di generazione in generazione i nomi degli dei e cosa fosse loro gradito, anche se un Dio più grande era giunto, trasportato da gente pallida, straniera, che si era curata delle loro ferite, che aveva pianto insieme a loro, e riso, quando la vita lo permetteva.
Tutto era santo, tutto, e molti erano i tabù che era saggio non infrangere, ma sotto il sole impietoso di quella spiaggia l'uomo aveva imparato a riconoscere altri riti, meno sacri, anzi, addirittura profani ai suoi occhi.
I suoi occhi... aveva voglia di ripulirli, di lavarli, non dal sudore e dalla sabbia, come faceva ogni sera al ritorno nell'appartamento che divideva con molti altri compagni in questa avventura. Avrebbe voluto cancellare dai suoi occhi e dalla mente l'immagine di tanti corpi nudi, stesi al sole, mentre faticosamente trascinava i piedi nella sabbia nera e bollente.
Curioso, non sembrava che i bianchi amassero molto veder arrivare queste figure scure, ammantate dai larghi vestiti della loro terra, curiosi e fastidiosi insieme, nella loro costante ricerca di acquirenti, eppure si stendevano sotto il sole, senza alcuna protezione, si arrossavano, bruciavano, solo per aggiungere una patina bruna ai loro volti sbiaditi.
A volte si chiedeva cosa ne avrebbe pensato sua moglie, così schiva e pudica, consapevole della passione che sapeva suscitare nel marito e altrettanto consapevole che questa stessa passione, arida e senza affetto, poteva nascere in altri uomini, stuzzicandone la bramosia incontrastabile.
Non avrebbe capito, si sarebbe vergognata per la strana comunanza che uomini e donne mostravano e certo si sarebbe stupita di quanto poco la passione nascesse in quella rischiosa mescolanza di corpi esposti.
Amid si distingueva dagli altri perché non era riuscito a piegarsi a supplicare con l'insistenza delle mosche, non riusciva assolutamente a raccontare che le poche cose che vendeva fossero belle e a buon prezzo: era consapevole di quante sciocchezze gli avessero affidato da vendere. Si chiedeva quanto guadagnassero davvero quelli che gli concedevano una minima provvigione, certo molto più di tutti loro messi insieme, ma non c'era niente da fare, non poteva opporsi a questa schiavitù moderna: i suoi figli e sua moglie vivevano con quei pochi soldi che racimolava ogni settimana. Comunque Amid non chiedeva, non supplicava, in fondo era di stirpe reale, aveva imparato a fermarsi a una certa distanza dagli ombrelloni gremiti di gente e di cose, verso il mare, sperando quasi che tutta quell'acqua viva ripulisse l'aria, la terra, il suo spirito, così come faceva la vecchia maga al villaggio, che con l'acqua guariva molti dei loro mali. La stranezza del suo comportamento incuriosiva i bagnanti, e i più curiosi avevano cominciato ad avvicinarsi, incerti, quasi timorosi, intimiditi un tantino dall'aspetto bellicoso, ma poi erano rimasti affascinati dalla sua cortesia, dalla magnanimità con cui offriva una mercanzia che valeva due lire a dir poco. Così, lentamente, su quella spiaggia si era creata la divisione tra gli altri, che elemosinavano di ombrellone in ombrellone, chiamando "capo" ogni uomo e cercando di strapparsi i pochi clienti, e Amid, fermo, immobile, statuario, che accettava come omaggio regale l'arrivo dei compratori.
Improvvisamente una nenia aspra venne intonata da un compagno, strappando Amid dai suoi sogni senza voce. In realtà non era un canto del suo paese, l'Africa è grande e molti dialetti vi hanno sede, eppure, a così tanti chilometri da casa, anche il canto e la voce di una tribù lontana, un tempo magari anche ostile, scosse profondamente Amid. Tutti i suoi compagni dondolavano dolcemente, affascinati un po' dalla dolcezza dell'ora che leniva la loro incredibile stanchezza, un po' trasportati lontano, vicino alle case, alle famiglie. Per un attimo anche loro erano ricchi, per un attimo non erano partiti, per un attimo niente era cambiato e, socchiudendo gli occhi, addirittura riuscivano a vedere i loro mondi lontani.
Stavano abbandonando tutti la spiaggia, era tardi, il sole aveva arrostito corpi e menti e la stanchezza di una giornata al mare appesantiva le membra. Chi passava vicino al gruppetto accoccolato stupiva a quel canto, a quel dondolarsi lento, poi procedeva oltre, non era interessante, roba strana, forse qualcosa di magico. Meglio non fermarsi, meglio non essere coinvolti... cose da neri.


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