La biblioteca "Lupo della steppa" presenta:
Saretta ha dieci anni di Verena Inpuntadipenna

 

Tante volte le capita di sentirsi la testa troppo piena di pensieri, e allora piange. E urla, perché è arrabbiata.

A Saretta piace andare a scuola,e anche il profumo della maestra Livianna è buono.
Saretta ha delle amiche. Sono pochine, però: sono le uniche che la lasciano guardare mentre giocano, che non si arrabbiano tanto se lei le fissa. E poi ha anche un'amica che si chiama Dagoberta e ha il culetto di pezza azzurra: è la sua bambola che profuma di lavanda.
Quando la mamma la lascia a scuola, la accompagna direttamente dalla maestra.
E lei si siede vicino alla finestra e guarda gli altri bimbi che giocano a rincorrersi aspettando la campanella. La maestra le chiede se anche lei vuole giocare, ma Saretta non risponde. Ogni tanto Beatrice e Simona la vengono a salutare, ma non rimangono mai per tanto tempo.
Guarda incuriosita le loro mani, sporche di pennarelli e di colori, le loro trecce disfatte e il colletto di sghimbescio. Non le capisce. A lei non piace il disordine. E il colletto del suo grembiule è sempre pulito, il suo baschetto castano scuro sempre in ordine.
E non può sporcarsi le mani coi colori, perché la maestra glieli dà solo ogni tanto, insieme a una pila di fogli bianchissimi. E le guida la mano mentre traccia forme colorate. Qualche volta, poi, la porta in una stanza dove ci sono tanti bambini. Altri bambini. Loro non disegnano su fogli bianchi. Hanno i quaderni, e scrivono. Scrivono.
Saretta non può scrivere: la maestra Livianna dice sempre che è una cosa troppo difficile.

Ieri, però, l'ha lasciata sola nella sala dei computer.
Le ha detto di non toccare niente, di stare ferma. Lei si è alzata e si è avvicinata.
Ha visto le lettere, su tasti piccoli e neri.
E ha cominciato a sfiorarli piano.
Saretta ha un segreto importante. Una cosa grande che sa solo Dagoberta.
Un giorno la maestra ha dimenticato sul tavolo uno di quei libri colorati che servono per imparare a scrivere. Lei lo ha preso e lo ha portato a casa. E per tanti tanti giorni, di nascosto, l'ha guardato attentamente. E piano piano ha cominciato a capire quello che c'era scritto tra i disegni.
Saretta ha imparato a scrivere da sola.
Dopo un po' sapeva leggere anche le frasi lunghe.
Ma si vergogna, e non lo ha mai fatto vedere a nessuno.
Ieri però ha visto le lettere sui tasti e ha deciso di scrivere una cosa che stava pensando da tanto tempo.
Diversa. Da chi?. Io sono qui.
La maestra è tornata. L'ha sgridata perché l'ha vista vicino al computer, ma poi ha letto e si è fermata, con una mano sulla bocca aperta.

È uscita correndo, lasciando Saretta lì. Che ha continuato a battere sui tasti: Vivo in una scatola. Almeno toglietemi il coperchio.
Poi è tornata la maestra con la mamma, che la ha abbracciata e presa per mano. L'ha accompagnata con la macchina da quel signore simpatico coi baffi grigi e gli occhialini e un camice bianco. La maestra aveva stampato la pagina di Saretta, e la mamma l'ha portata al signore.
Gli sta spiegando che l'ha scritto lei.
Ma il signore non ci crede.
«Guardi, signora. Sua figlia è AUTISTICA. Neanche un bambino NORMODOTATO può imparare da solo a scrivere.»

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