La radura dei superflui e la nascita dell'armata verdenera
di Scalfari Giacomo

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La ricerca di un cerchio
recensione a "La radura dei superflui"

del libro: La radura dei superflui e la nascita dell'armata verdenera
di Giacomo Scalfari
Edizioni Oppure

La ricerca di un cerchio.
E la timida scommessa con un profondo e lontano se stesso che il cerchio sia tangibile, oltre che percepibile.
L’inseguimento di un cerchio.
E la velata consapevolezza di appartenervi. Necessariamente.
Il compimento del cerchio.
E la calda commozione di averci creduto fin dalla fine, avendo poi ottenuto ragione, all’inizio.

Guidato da una quasi onirica sensazione, confidando nella paradossale esistenza tattile di un ideale, Cisan abbandona un’incerta realtà e intraprende il suo percorso anti-orario e ante-temporem, all’inseguimento del Vero Principio.
Il ramingo si cimenta nella progressiva invenzione di sé, orientato solo da un’istintiva magia, senza sapere quale se stesso stia raggiungendo o quanta spazialità lo separi dalla meta e dalla reale allucinazione che si trova a dover perseguire. Cisan è determinato nel sapere di voler essere se stesso (nonostante il fallibile o superficiale giudizio degli altri e l’ingannevole tessuto dei fatti) e si ostina a voler credere all’incredibile, probabilmente per via di una non casuale coincidenza.
Il suo cerchio pare essere infatti pre-de-signato dello stesso Spirito Cosmico che va cercando e per il quale è disposto a combattere: il "cuore comune del mondo".
Che la strada sia quella giusta parrebbero confermarlo vari indizi di stampo circiforme, lungo il percorso.

[Il "piccolo spiazzo di forma vagamente circolare" avvistato durante la prima prova del Bosco dei Richiami… La presunta "bizzarria e sfacciata vanità estetica" di Tolumis con "tutte le porte ovali, tutte le finestre e gli abbaini tondi"… Il basamento della statua di Yarco e Genzalin il Cantaraldo, coi "gradini circolari" su cui "Cisan e Siro sedettero un po’"… E come non citare la porzione di natura cui si adegua spontaneamente la costruzione della Radura? E la "lunga coda" della genetta "avvolta a forma di cerchio" a indicare l’appartenenza alla Radura stessa?]

E che Cisan sia in qualche strano modo il prescelto - per cosa anche il ramingo ignora al momento della partenza - sembrerebbero dimostrare alcune non disgiunte deduzioni da considerare come assiomi interpretativi.
Il presupposto fondamentale è che il cuore comune del mondo sia l’Etere, insidiato dall’eterna e non sradicabile minaccia bellica.
Ma quello che lo precede è che l’Etere si sia autogenerato per aggregazione di particelle sonore senza età, che hanno composto una sorta di Sinfonia Primordiale e Universale, a sua volta all’origine del Mondo Nascosto o privato dell’Immaginifico (più reale del reale?) e dell’Ideale Comune che si nutre delle melodie dei tempi dimenticati, accostando a questi anche nuovi inni speranzosi.
Fidato portavoce di tale mondo sottinteso, è la potenza del vento, entità infinitamente a-spaziale e a-temporale, come il principio cosmico da cui ha tratto vita.
Si tratta, dunque, di un Etere pregno di sostanza (canzoni, visioni…) che in indicibili sprazzi di età sono andate accumulandosi senza che alcuna di esse oscurasse la presenza delle altre.
Durante i vorticali movimenti dell’aria avviene misteriosamente anche che antichi "silenzi diventino canti".
Purtroppo non tutti sono in grado di cogliere la materia allo stesso tempo corposa ed evanescente, sfuggevole dell’aere. A conferma della ricchezza sostanziale dell’aria può esser presa come prova la necessità di un generico Male di combattere, in epoche lontane, il Bene (corn)alato e la sua possente voce tramite l’invocazione dell’entità "Vuoto", dell’Assenza, l’opposto del Tutto, appunto.
Sfortunatamente non è una capacità che appartiene a chiunque la capacità di leggere il vento.
Fortunatamente, Cisan ne è capace. Ed è facilmente comprensibile che il suo destino si debba giocare in aria (o forse è l’aria stessa), come affermano i suoi nomi (ricevuti quasi per scherzo), la più astratta delle definizioni di sé che ogni personalità umana possiede nel momento in cui dovrà essere e nell’istante in cui è.
Cisan "Castellinaria" o "Acchiappanuvole Senza Età", dal nome del non-luogo chiamato "Giardino Senza Età" in cui "soffia il vento" e in cui è maggiormente accessibile la visione dell’invisibile…

[Potrebbe apparire una forzata esasperazione, ma, lungo le romanzesche pagine del libro, ogni nome di luoghi o personaggi, come epiteto moderno, pare essere contenitore tortuoso di echi scolpiti nel vento]

Cisan riesce a leggere e interpretare le nuvole, dunque, ideogrammi, forme espressive di scrittura del vento, nonché a credere alla voce vibrante della Melodia Primordiale che ha preceduto e precede l’Esistenza dell’universalità.
Cisan non ha scoperto – senza saperlo – la "porta verso il cielo". E’ la Porta stessa verso un mondo meno effimero di quello reale, ma non meno caotico, minaccioso o a rischio…
La potenza spiraliforme (e in qualche maniera cosciente-razionale) dell’aria non cessa di accompagnare Cisan lungo il suo tragitto terrestre e l’annullamento, la progressiva distruzione di ciò che è fisico, in vista dell’assimilazione all’aria.
Durante il percorso che ha avvio col Bosco dei Richiami (pulsante per la presenza di "etere senziente"), un "alito improvviso di vento" spegne la torcia, facendo sì che "il nero del bosco si colorò di intenso ciclamino".

[Una parentesi speciale va aperta per non far passare inosservata la costante presenza del colore viola, come momento, spesso, del tramonto, della momentanea fine, quindi, e della transizione verso nuovi inizi, dopo la notte.
Il viola come frammento spazio-temporale in cui regna l’illusione della possibilità di innovazione e cambiamento, per poi scoprire, all’alba, che nulla è diverso; considerando, però, che nuovi tramonti si succederanno. Il viola come offerta di scelta: nello spettro solare è infatti collocato all’ultimo posto, dopo l’indaco (cielo), prima del nero (buio)]

Ogni momento significativo del viaggio di Cisan, compreso l’ultimo vissuto nella Radura, subirà la stessa sorte: "…Vicovello, Stranio, Moli, Cicala… Erano luoghi molto vivi, nei ricordi nel ramingo. Ogni tappa che lo aveva condotto alla Radura era stata distrutta".

La forza di Cisan risiede anche, però, nella condivisione della conoscenza del volo dell’Unicorno Alato con gli altri Superflui, la cui estrema manifestazione si avrà nella costituzione dell’Armata Verdenera, simboleggiata, tra l’altro – e non poteva essere altrimenti – da elementi aerei e celesti (vento… luna…)

[Durante il racconto della remota lotta per il cuore comune del mondo, si accenna al fatto che Curin riporta gli accadimenti "come se stesse leggendo da un libro invisibile". O, ancora, durante la battaglia conclusiva, l’invocazione del vento – tramite un linguaggio misterioso conosciuto e parlato da pochi – risulta fondamentale per l’esito positivo della stessa]

Il vento, collaborando con un’affascinante Innatura (come insieme di elementi che custodisce i possibili "se stessi"), risponde al ramingo e lo indirizza.
Lo conduce verso la libertezza.
La libertà, invece, l’altro nome del cuore comune del mondo, sarà da conquistare in cielo, con la sconfitta definitiva di chi cerca di impossessarsene, per andare oltre i singoli cerchi. Il cerchio universale il vento non ha finito di tracciarlo…

Marina di S.Lorenzo (RC), agosto 2005
Francesca

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