Il vento di Eldar
di Monica Braghini

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Il vento di Eldar
Monica Braghini
96 pagine
Anno 2006
Editore Il Melograno (Milano)
Collana Primizie fantascienza
Disponibile anche su iBS

Fantascienza con l'anima, oserei: storia di come Restoriani ed Eldariani possano svelarsi anche sotto una luce meno prevedibile di quella che una certa letteratura e cinematografia di genere ci hanno abituati a sperimentare. La prima pagina non lascia sospettare infatti che la vicenda di Nayda e di Altara sia ambientata nell'universo extraterrestre: è solo a partire dalla seconda che scorgiamo, fra le righe, le parole astronave e pianeta.
Una prosa molto lineare accompagna una vicenda in cui si respira, fin da subito, una sottile atmosfera di malinconia, di qualcosa che sta per compiersi, per giungere ad una conclusione definitiva. L'autore ci cala all'interno della vicenda in medias res, quasi si trattasse di un secondo capitolo, di un episodio in cui si compiono eventi- per così dire- già presagiti. Ricordi passati, ferite ancora aperte, affiorano a tratti in quell'universo lontano anni luce, attraversato da battaglie e scontri sanguinosi, con un percorso alle spalle per giungere alla ‘terra promessa', Eldar.
Le allusioni ai grandi modelli del genere non impediscono un evidente tentativo di ricerca verso la novità, seguendo un'impostazione personale, in cui dietro allo scontro e alla lotta, non soltanto fisica, si nasconde l'evoluzione, il passaggio da una condizione ad un'altra, sia essa quella di vincente o il segno di un nuovo momento esistenziale che bussa alla porta.
Un certo 'pragmatismo' scientifico, necessario per la tipologia dell'operazione in sé, non impedisce l'esplorazione di una dimensione più intima, perfino emotiva talora, che lasci emergere, coinvolgendo il lettore e facendolo sentire più vicino ad eroi ed eroine lontani nel tempo e nello spazio, la sensibilità connessa all'esperienza narrata, il ‘momento individuale'- per così dire.
Il fascino di una realtà parallela si mescola ai valori civili e morali dei personaggi, alla ricerca della giustizia, pronti alla guerra, a prodigarsi per potersi difendere dai popoli nemici.
Dialoghi continui e serrati, con un impianto, per certi aspetti, cinematografico, caratterizzato proprio dal susseguirsi di situazioni visive di forte immediatezza. Personalità differenti, emozioni sacrificate al dovere, consapevolezze che producono solitudine, che antepongono il soldato alla persona, sono i tratti essenziali di un testo vicino a chi ha amato Huxley e Bradbury, ad esempio, ma anche per chi vuole spingersi verso una frontiera letteraria, quella della fantascienza, in costante fermento.
Il vento di Eldar non è solo il titolo dell'opera in questione: è, soprattutto, il vento che congiunge il passato e il presente, che porta con sé "suoni lontani e vicini"; Eldar è il luogo in cui vive un miscuglio di razze, come una sorta di grande Babele lontana milioni di anni luce dalla Terra e da ciò che essa custodisce. Eppure, come accade sulla Terra, è un luogo «in cui si rischia la vita tutti i giorni».
Una ‘fiaba' fantascientifica arricchita da valori forti (come l'amicizia, l'unità, il senso di appartenenza ad un gruppo, ad esempio), delineata con logica e corredata da significativi momenti di dialogo.
Interessante una possibile lettura anche alla luce del sempre attuale discorso sui conflitti fra popoli, fra razze, più in generale della ricerca di equilibrio nella convivenza fra civiltà, destinata- sembrerebbe- comunque al sacrificio di qualcuno.
Ilaria Dazzi