Di libri e biblioteche
di Emiliano Ventura

Nelle Etimologie di Isidoro di Siviglia si legge il significato del termine biblioteca che letteralmente vuol dire scaffale (theke) per il libro (biblion), naturalmente il libro dell'antichità non era e non aveva la forma a cui siamo abituati, oscillava tra la tavola in bronzo o argilla al rotolo di papiro.
Nella famosa biblioteca di Alessandria d'Egitto, quella voluta dal Tolomeo detto il Filadelfo e poi andata persa nell'incendio appiccato dalle legioni di Cesare, c'erano i rotoli custoditi negli scaffali, i dotti e gli scribi compilavano copie di tutti i libri e del sapere che passava per il porto della città
Tolomeo era quel regnante che aveva scritto una lettera a tutti i sovrani incitandoli a mandare opere di qualunque genere e autore affinché nella sua biblioteca venissero copiati; lo stesso che chiedeva al plenipotenziario Demetrio Falereo: "Quanti rotoli abbiamo?", come se s'informasse del suo esercito. Sovrani così non resta che rimpiangerli, se paragonati a certi politici attuali.
Questa mitica biblioteca alessandrina, anche detta universale, vedrà tra i suoi 'direttori' o semplici studiosi-frequentatori uomini come Demetrio Falereo (grammatico stimatissimo), Callimaco (poeta), Apollonio di Rodi (autore delle Argonautiche), Aristofane di Bisanzio (che conosceva a memoria tutti i libri), Eratostene (onnisciente), da qui ben si comprende l'aggettivo 'universale'.
Nemico principale e del libro, del papiro come della carta, è il fuoco che ripetutamente ha reso cenere la parola scritta. Se il primo rogo può imputarsi a Cesare quello finale ricade sul Califfo che considerò superfluo il ragionare dei libri diversi da Corano.
Nell'atteggiamento del Califfo si sommano gli estremi sentimenti con cui l'uomo si relaziona al libro, sacro e sacrilego.

Pochi oggetti suscitano attenzioni e sentimenti che normalmente si rintracciano nelle relazioni umane. In passato è capitato, e purtroppo capita ancora, che un uomo sia stato condannato per le sue idee, anche il libro diviene veicolo di propagazione di idee esattamente come un uomo o un predicatore, e per questo assume contorni pericolosi o destabilizzanti. Quando si voleva eliminare un pensatore 'eretico' o 'fondamentalista', insomma qualcuno di scomodo, il rogo era la via più veloce per cancellare vita e ricordo, e se l'uomo in particolare era anche scrittore allora le sue opere partecipavano alla sua fine, si uccideva e si trattava con ugual peso l'uomo e il libro.
Dall'altro versante quando l'adorazione della massa per un uomo o per una divinità diviene estesa e ufficiale, insieme all'uomo e al Dio si venera un Libro che è rivelazione del divino, cosa che avviene ancora con le religione monoteistiche del mediterraneo.
Ecco che la parola scritta diviene estensione della divinitào appendice corporea dell'eretico, la prima si venera e la seconda si elimina; se vogliamo il merito o la colpa della parola scritta consiste nell'imitare la facoltà comunicativa umana. Non è raro che regimi di potere religioso o politico, per consolidare lo status egemonico abbiano ricorso alle due pratiche contemporaneamente, si eleva un libro a possessore di verità assolute e si elimina col fuoco il libro che questa verità mette in discussione o confuta, o che semplicemente propone una versione diversa.

Libro Luigi Firpo    "Condanniamo, riprobiamo et proibemo tutti gli sopradetti et altri tuoi libri et scritti, come eretici et erronei et continenti molte eresie et errori, ordinando che tutti quelli che sin'hora si son avuti, et per l'avvenire verranno in mano al Santo Offizio siano publicamente guasti et abbrugiati nella piazza di san Pietro, avanti le scale, et come tali che siano posti nell'Indice de' libri prohibiti, sì come ordiniamo che si facci"
(sentenza destinata al governatore di Roma, 8 febbraio 1600, tratto da Luigi Firpo, Il processo di Giordano Bruno, p.343.), tanto per fare un esempio tra i più noti.

Nell'antico Egitto era leggendario un libro scritto dal dio della saggezza Thot, in esso si potevano trovare formule capaci di incantare il cielo, la terra e i mari. Questo libro, unico e pericoloso, è custodito nei fondali dell'acqua di Copto, custodito in una scatola di ferro, a sua volta rinchiusa in una di rame, protetto da un'altra di legno-qedet, il tutto nascosto in una scatola di avorio ed ebano. Questo complesso gioco di scatole sono al fine poste in una scatola d'argento, riposta ancora in una d'oro. Il tutto rimane protetto da sedici chilometri di serpenti e scorpioni, questo sistema di incastri e veleni per difendere un libro scritto da un dio, parole cariche di divina potenza.
Ecco che al libro si imputa anche la colpa della follia o dell'invasamento del lettore, ne sono esempi il Paolo e Francesca danteschi che si strinsero in un amore tragico per colpa del libro galeotto di Lancialotto, per non parlare di Don Chisciotte che negli argomenti trattati dai suoi libri di cavalleria trova i suoi vaneggiamenti da ultimo cavaliere dalla triste figura.
A tal proposito la nipote di Alonso Chisciano (Don Chisciotte) se la prende, per la follia dello zio, proprio coi libri di cavalleria che vorrebbe veder bruciati come eretici, vuole che vengano consegnati al braccio secolare della governante.
Per queste ragioni quando si parla di biblioteca le si accosta spesso il termine di mondo o universo, come nel famoso incipit del racconto borgesiano La biblioteca di babele, "L'Universo che altri chiama biblioteca", ma questo non èche uno dei moltissimi esempi.
La narrativa e la poesia sono piene di biblioteche e libri, di amorose corrispondenze di sensi, di grandi misteri e di libri perduti, di libri da cercare (uno dei possibili graal è proprio un vangelo, un libro con la parola di Gesù; è quindi un topos narrativo molto sfruttato, come per l'arte pittorica che tratta variando uno stesso tema, si può dire che la biblioteca è una delle tante varianti della narrativa.
La tecnica della stampa, e prima ancora la copiatura dei manoscritti, ha finito per segnare la fine di una delle tecniche piùaffascinanti e longeve della storia dell'umanità l'arte della memoria. Era questa una tecnica che serviva a memorizzare nomi e discorsi, dal suo fondatore il poeta greco Simonide passando per Cicerone, Tommaso d'Aquino, Petrarca e fino a Bruno non c'è stato letterato, filosofo o retore che non ne abbia fatto uso.
Prima di avere a disposizione una biblioteca personale o un archivio, o più semplicemente la carta per appuntare frasi e discorsi, l'uomo ha dovuto sviluppare questa capacità per tenere a mente discorsi, poemi e canti. Era questa una tecnica che serviva agli aedi, ai rapsodi girovaghi, ai sofisti e ai politici che tenevano discorsi e prolusioni in assemblee, o in occasioni ufficiali, non mancavano gare per far mostra della sapienza, al riguardo non mancano leggende.
In Africa un vecchio adagio recita: "Quando muore un vecchio, brucia una biblioteca", e ciò era sicuramente vero nelle epoche arcaiche e in quella groco-romana, in un certo modo l'uomo con questa tecnica diveniva simile a un contenitore di libri.
Anche i testi scritti che sono giunti fino a noi risentono di questa tecnica memorativa, inevitabilmente, come un habitus mentale, influenzava anche il discorso scritto; ci troviamo così di fronte a testi che presentano una reiterata attenzione all'ipse dixit di un maestro o un autore di riferimento. Così il testo scritto somigliava molto alla tecnica con cui si costruiva un mosaico, le citazioni erano le particelle che costituivano la figura del manoscritto; in epoca medievale si usava ancora scrivere i centoni, libri scritti con parti di altri libri.
Dall'invenzione della stampa a caratteri mobili questa tecnica è andata sparendo, sostituita per sempre dalla maggiore e sempre crescente 'reperibilità del testo scritto, del libro come lo conosciamo oggi; la sensazione di aver perso qualcosa di molto importante non può considerarsi semplicemente come pensiero passatista o elitario, ma se mai ci deve portare a riflettere sulla differenza tra la molta informazione di oggi (passeggera) e il ristretto sapere della tradizione (duratura).
Per non parlare dei vari e molteplici livelli di significato che erano impliciti e ricercati nei testi medievali, contrapposti alla pura cronaca, piatta e semplice della tanto sbandierata narrativa contemporanea.
Questa circolarità illimitata di testi sembra che abbia degradato il sapere, chiunque è in grado di ricevere risposte su questioni mai poste, è anche questa una forma di sacrilegio che è imputabile all'oggetto libro. Che nella parola scritta ci fosse qualcosa di 'statico' e di 'stupido', era già nota alla mitologia egizia, e in seguito sostenuta anche da Platone, si cercava di privilegiare il discorso orale, il dialogo vivo tra allievi e maestri, vera e propria conditio sine qua non di ogni sapienza.
Torna attuale la domanda su la comunicazione e la libera informazione, tanto abusate oggi, che non siano ancora un modo per nascondere nel molteplice dell'inutile un qualsiasi tipo di sapienza dei pochi? Siamo ancora a una forma, decaduta e banalizzata, di distanza tra esoterismo e essoterismo? La questione è importante e per sua natura aperta, suscita continuamente dibatti tra diverse discipline e saperi.

Biblioteche, libri e librerie ritornano spesso nella letteratura, come si accennava poco sopra, l'elenco degli autori e dei libri sarebbe lunghissimo: ecco solo qualche doveroso esempio.
Un libro-biblioteca classico è l'opera del patriarca costantinopolitano Fozio (IX secolo d.c.) il quale redasse un Myrobiblion, titolo reso in volgare con Biblioteca, questo testo ha la caratteristica di raccogliere il sommario di trecento libri. Questo era stato scritto dall'autore per il fratello Tarasio che non aveva la possibilità di consultare personalmente, lui come tanti altri, le opere originali.

È del 1704 l'operetta satirica The Battle of The Books di Jonathan Swift dove si anima, letteralmente, attraverso i libri stessi (possiamo vedere un Galeno scagliarsi contro Paracelso) la polemica tra i fautori della cultura antica e quelli della cultura moderna, lo scontro è ambientato nell'ultima scorcio del XVII secolo.    Libro Jonathan Swift

Tornando alla letteratura del XX secolo soltanto un accenno al già citato Borges con i suoi racconti di libri apocrifi e biblioteche (solo il silenzio a volte puòaccennare decorosamente all'opera dei grandi).
Robert Musil nel suo L'uomo senza qualità manda il protagonista Stumm alla Biblioteca Nazionale alla ricerca, tra i libri, dell'idea più importante del mondo, ma si accorge che i libri sono troppi per essere letti nell'arco di una vita umana, ecco che la biblioteca assume i contorni e il simbolo del caos del mondo moderno (si sente quasi l'eco antica della filosofia stoica: "A che servono intere collezioni di libri se nell'arco di un'intera vita il padrone riesce a malapena a leggerne i titoli? Votati a pochi autori, non vagabondare tra i tanti").

Nel Fu Mattia Pascal c'è sia una biblioteca che un bibliotecario e i libri affiorano spesso nelle peregrinazioni di Adriano Meis; in Autodafèdi Canetti è protagonista un professore bibliofilo e misantropo che venera i suoi libri nella sua foltissima biblioteca personale.
Alcuni libri hanno scalato per settimane, o anni, la vetta delle classifiche delle vendite, raggiungendo record e nomea di bestseller come il famosissimo Il nome della rosa di Umberto Eco; la trama è arcinota e vi troviamo ancora al centro una biblioteca, un bibliotecario e un libro disperso, il secondo libro sulla Commedia di Aristotele, è il libro stesso, intriso di veleno, ad essere l'autore delle morti che funestano l'abbazia. Il successo del libro è anche dovuto alla sapienza con cui il professor Eco, combina i vari topos letterari, mescolando 'cultura alta' a 'cultura di massa'.

Libro Zafon    Recentemente un altro bestseller arrivato dalla Spagna L'ombra del vento di Zafón ha introdotto, con grande successo, la stessa tematica della biblioteca che cela qualcosa di proibito, un libro pericoloso e un autore misterioso che sembra rincorso, e destinato come un eretico, alla 'purificazione' del fuoco.

Last but not least è un testo di qualche anno fa Il Quinto evangelio di Mario Pomilio, mirabile narrazione intorno a un leggendario quinto vangelo.

Il protagonista si imbatte in una Germania devastata dalla guerra in una cattedrale dove un sacerdote, nella sua personale biblioteca, ha celato e ricostruito gli stralci della leggenda che da secoli coinvolge religiosi e laici alla ricerca di questo vangelo; questo testo, diversamente da tanti altri nella tradizione narrativa, non ha nulla di malvagio né di pericoloso ma è solo una delle possibili manifestazioni della parola divina, in un momento tragico come può esserlo una guerra l'uomo sente il bisogno di una aggiunta di 'rivelazione', un potenziamento della parola divina.    Libro Mario Pomilio

Il Quinto evangelio, ingiustamente poco citato e da troppi passato sotto silenzio, è in assoluto il testo che usando il topos del libro e della biblioteca ha raggiunto un apice difficilmente eguagliabile di rigore di stile; Pomilio usa diverse tecniche narrative per rendere conto di questa secolare ricerca del vangelo, ci troviamo immersi nella prosa di monaci medievali e di sapienti rinascimentali.
C'è da dire che il pretesto, o il germe dell'idea, è rintracciabile nella biografia dell'autore, in una casa dei nonni paterni in un piccolo centro dell'Abruzzo; il giovane Mario si ritrova spesso a consultare la libreria di testi sacri dei un avo sacerdote, è probabile che la visione della parola come rivelazione sia nata in quelle letture giovanili, negli anni più fertili dove le idee attecchiscono con maggior vigore. Resta da scrivere, se qualcuno non l'ha ancora fatto, della biblioteca che contiene tutte le idee e i progetti che gli autori non sono stati capaci, per perfezionismo o per la sopravvenuta morte, di portare a compimento, l'enorme massa dei progetti non realizzati, ogni autore potrebbe figurare in questa biblioteca da Baudelaire allo stesso Pomilio.

Parafrasando la famosa poesia di Hikmet: "Il migliore dei libri non lo abbiamo ancora scritto".

"Non mettetevi a scrivere per professione: vendete lacci di scarpe.
Risparmiatevi questa sciagura".
Philip K. Dick.

Per saperne di più

Il quinto Evangelio su Wikipedia
Giordano Bruno in Inghilterra su steppa.net
La bibloteca di Babele, di Borges su steppa.net
Biblioteca di Alessandria su Wikipedia
Il libro scritto dal dio della saggezza Thot su edicolaweb.net