26. Bioculture:
Tra incantamenti e disincanti

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"Attendo un bimbo...!!! ": quando una donna proferisce per la prima volta tali parole il tono della sua voce può essere talora sussurrato, altre declamato, in genere accompagnato ad alcune espressioni del volto che insieme denotano gioia, trepidazione, orgoglio, curiosità, ansia, piacere, uniti al desiderio di condividere con gli altri il proprio stato emozionale. Si può pensare che la manifestazione di tali sentimenti non debba essere esclusivamente il frutto di una estemporaneità percepita, sul piano culturale, sotto la spinta dell'evento vissuto, ma che rimandi ad adattamenti naturali, tesi a predisporre i corpi femminili, anche sotto l'aspetto emozionale, ad accettare benevolmente la gestazione. Essa apparirebbe così opportunamente arricchita di stimoli e sensazioni piacevoli, in quanto contribuiscono a rendere meno gravoso e più sopportabile quello che per qualche tempo sarà un pesante fardello da sostenere.

Moscovici Morris Lewontin

Da tale considerazione consegue che, in qualche misura, sensibilità analoghe a quelle che accompagnano la gravidanza, possano essere presenti in altre specie, soprattutto tra i mammiferi, e comunque tra coloro la cui progenie si sviluppa nel grembo delle madri; e ancora, in modo consequenziale, se le donne manifestano i loro sentimenti associati alla gravidanza non solo con le espressioni del viso ma con l'incisività delle parole, richiedendo espressamente per un simile evento, sempre ed in ogni luogo, rispetto e tutela, piacerebbe che un tale sentire si ampliasse al punto da divenire testimonianza di una norma etica più generale che rendesse in qualche misura partecipi di tale esigenza anche le femmine di altre specie.
La scienza ed il suo tradizionale metodo sperimentale, che da Galileo combina la sperimentazione scientifica con l'elaborazione statistica dei dati, possono dare conto di un processo biologico complesso che, partendo dalla fecondazione di una cellula uovo, porta alla formazione di un embrione e quindi alla nascita di un individuo, in gran parte simile ai propri progenitori. Oggi, tra l'altro, è possibile conoscere con largo anticipo il sesso del nascituro, il suo peso progressivo, la misura del palmo del suo piede, e altro. Si potrebbe supporre che tutto questo in qualche modo possa condizionare gli stati d'animo che si associano alla consapevolezza di una donna di essere in attesa di un piccolo. La scienza. infatti, nel momento in cui ci rende edotti dei processi embriologici complessi e prima misteriosi, opera, in questo come in tantissimi altri casi, in direzione del disincanto di un evento, nel caso specifico la gestazione, offrendola smitizzata alla nostra attenzione. Diagnosi prenatale, risonanza magnetica, analisi genetica del DNA seguono quasi in continuità lo sviluppo dell'embrione e l'accrescimento del nascituro: si tratta di ausili importanti che permettono alla donna di vivere la gravidanza con una serenità non offuscata dal timore di irregolarità che in qualche modo possano ostacolarne il buon esito.
Ma fino a che punto è lecito intervenire da parte della tecnologia senza che un fatto così importante possa essere percepito come una meccanica e preordinata sovrapposizione di parti rispetto a cui il corpo femminile assume il ruolo di un semplice contenitore?
Tale domanda rimanda ad una questione più generale che attiene al ruolo della scienza ed alla sua vocazione di approssimarsi alla ragione degli eventi, e quindi alla loro più intima natura, distruggendo per la sua strada, in assenza di una loro piena comprensione, gli aspetti immaginifici che li hanno spesso accompagnati. Dal momento che il progresso scientifico procede negli ultimi tempi in maniera rapida, c'è chi teme che questo possa portare presto ad una società senz'anima, in cui il feticismo dei fatti ed un pragmatismo asettico diventano gli aspetti prevalenti che contraddistinguono non solo le relazioni tra gli esseri umani, ma anche quelle che li interfacciano con gli altri organismi viventi. Purtroppo, una persistente separazione tra saperi e, soprattutto, un'artificiosa distinzione tra discipline scientifiche e letterarie ha suffragato ulteriormente tali supposizioni, condizionando qualitativamente la stessa fruibilità di tali discipline nei programmi scolastici.
La scienza ha l'esigenza di accostarsi ai fenomeni che vuole studiare secondo una metodologia consolidata che richiede, da parte di tutti i componenti della comunità scientifica, una continua verifica delle condizioni sperimentali. Riportare con esattezza i metodi impiegati ed i risultati ottenuti fa parte dell'etica di ciascun ricercatore, mentre sembrerebbe richiesto un suo distacco emotivo dai fatti analizzati, nel timore che le passioni possano in qualche modo interferire con la loro corretta comprensione.
Questo assunto tuttavia comporta il coinvolgimento di emotività diverse, a seconda che ad esso ci si debba attenere nell'ambito di un protocollo sperimentale indirizzato allo studio di un oggetto fisico o invece rivolto ad un soggetto biologico, seppure appartenente ad una specie diversa dalla nostra. In questo secondo caso, un organismo vivente potrebbe essere percepito dallo sperimentatore come vittima sacrificale di un processo che si ritiene fondamentale per l'accrescimento delle conoscenze e per le loro consequenziali implicazioni sul piano del bene comune.
Ma se da una parte la scienza, disincantando la realtà biologica, permette allo sperimentatore di porsi di fronte al soggetto sacrificale in maniera distaccata e di osservarlo come un complesso organico di strutture funzionali ed interconnesse, suscettibili di essere manipolate in ragione della necessaria sperimentazione, dall'altra la stessa scienza, facendo tesoro della scoperta più importante sul piano della comprensione del mondo biologico quale è quella relativa ai meccanismi evolutivi per selezione naturale, ha ricollocato l'uomo, storicamente, in un percorso evolutivo che lo trova affiancato agli altri organismi viventi, in particolar modo a quelli a lui più vicini sul piano delle complessità strutturali.
Questo fatto non può non porre al ricercatore l'esigenza di associare al necessario distacco nell'attuazione della sperimentazione, un forte problema etico su quali siano i confini entro cui è lecito, in nome del progresso della conoscenza, il sacrificio di un altro organismo vivente, pure appartenente ad un'altra specie ma con cui condivide, in modo continuativo, una porzione più o meno grande della propria storia evolutiva.
Anche su un piano più generale delle sensibilità collettive, la scienza ha indubbiamente disincantato l'immagine di una natura paradisiaca, popolata fantasticamente da animali e piante spesso in allegra e perfetta armonia, che in qualche modo ottengono considerazione e rispetto, in maniera scissa dalla loro utilità, solo se gli si fanno indossare abiti umani. I personaggi di Walt Disney sono emblematici a tale riguardo. Ma la stessa raffigurazione fantasiosa di tali soggetti non li ha spesso esentati, e senza alcuna complicità della scienza, da una caccia spietata e capillare, favorita dall'affermazione di un immagine distorta che di essi si è voluta offrire: basti pensare al lupo cattivo della favola.
Un mondo incantato, fatto di tanti personaggi immaginari e di altrettante storie fantastiche, capaci di suscitare ansie, gioie o paure, accompagna dunque da tempo gli uomini, essendo una componente essenziale delle loro rappresentazioni mentali. La capacità di potere raffigurare interiormente, talora in maniera fantastica, la realtà vissuta, non è comunque una prerogativa umana, svolgendo un ruolo essenziale in varie funzioni biologiche, come ad esempio nelle ricostruzioni mentali delle rotte migratorie, in tante specie di uccelli.
Tutto questo fa riferimento ad una sfera di bisogni mentali, quella a cui le fantasie rimandano, il cui significato adattativo si è affermato nel corso di lunghi percorsi evolutivi, guidati dalla selezione naturale. L'indagine scientifica, con la metodologia che la contraddistingue, può portare ad una loro ulteriore comprensione e a renderci edotti delle aree cerebrali che sono implicate nella loro espressione. Tuttavia ciò non toglie nulla all'esigenza di poterli di volta in volta utilizzare per incantare un mondo progressivamente disincantato dalla scienza.
Occorre dunque fare convivere il razionale con l'immaginifico, conoscenza del reale e desiderio di navigare in mondi fantastici. Se la scienza negasse un tale bisogno avallerebbe le critiche che la vogliono responsabile di una visione disincantata della realtà in cui ha significato solo ciò che è razionale, cioè analiticamente osservabile secondo parametri lineari. Le religioni hanno d'altronde spesso imposto il marchio della verità razionale a credenze che avrebbero dovuto mantenersi sul piano della fantasticheria e del bisogno immaginifico. Si tratta quindi di saper conciliare complementari esigenze, delineandone specificità e ruoli.
Oggi, nelle menti dei bambini non alberga più l'immagine di una futura sorellina o di un fratellino che sono portati dalle cicogne ma è nella loro consapevolezza il fatto che stanno, e si accrescono, nella pancia delle mamme. Indubbiamente si è perso un poco dell'incanto legato al pensiero fantasioso che voleva le favolose cicogne, soggetti così dissimili dalla nostra specie, così benevolmente attente a distribuire agli umani il fagottino con il prezioso dono. Ma non è ugualmente stimolante per la fantasia di un bambino l'immagine di un altro bimbo che lentamente si forma nel grembo della madre, e l'idea che eventi simili avvengono in tanti altri organismi tanto diversi dagli uomini ma che pure condividano tali esperienze?
Forse sarebbe importante considerare che la percezione e la descrizione di un evento naturale non si concludono nell'ambito di un'unica disciplina, fosse anche quella che utilizza una metodologia analitica, ma che presuppongono il concorso di una molteplicità di saperi che permettono di rappresentarlo non solo nei suoi aspetti scientifici ma anche nelle sue valenze emozionali. Si può pensare a tale proposito al contributo dato dalle raffigurazioni pittoriche degli artisti o dalle liriche dei poeti, che sono in grado di stupire e meravigliare, inserendo il fatto in un percorso evolutivo in cui gli aspetti razionali e fantastici sono resi espliciti.
Ecco allora che per una donna l'attesa di un bimbo non si esaurisce nella sensazione disincantata del proprio corpo che si trasforma sotto il progredire della gravidanza ma rimanda a sogni, progetti, aspettative ma anche a paure e ansie talora legate alle nuove difficoltà economiche che spesso la nascita di un figlio comporta.
Esiste ancora un ulteriore elemento che, grazie al sapere scientifico che disincantando può talora anche incantare, si offre alla sensibilità della donna: la possibilità cioè di percepire la propria gravidanza come momento centrale di partecipazione e di testimonianza attiva, anche sofferta, di un evento ampiamente condiviso all'interno dell'albero della vita. Ciò si comprende meglio in un quadro in cui l'uomo non si ritiene più il depositario di un diritto di dominio incondizionato sugli altri organismi. Grazie alla complessità della sua struttura mentale, frutto di un processo evolutivo in gran parte condiviso con altri organismi, principalmente con i primati e, tra questi, con le scimmie antropomorfe, egli può essere lo storico testimone e il portavoce dei bisogni, delle sofferenze, delle passioni e dei sentimenti in genere che hanno scosso e scuotono, con un differente grado di sensibilità e percettività, le menti e i corpi degli altri esseri che popolano la Terra.
Forse in un tempo futuro, c'è da augurarsi ancora molto lontano, quando la vita si sarà estinta su questo pianeta, ad eventuali, seppure improbabili, visitatori provenienti dalle oscurità di mondi lontani, tutto questo potrà essere raccontato attraverso le testimonianze che deriveranno dai linguaggi umani trascritti in supporti tecnici probabilmente molto più sofisticati di quelli attuali.
Sarebbe auspicabile che tali testimonianze non debbano raccontare di un mondo naturale che si è estinto per l'incapacità da parte di chi meglio poteva comprenderlo, di trovare, nel concorso dei vari saperi, un sentire più generale che lo legittimasse nel suo ruolo di portavoce dei bisogni complessivi dei viventi così come si sono storicamente affermati sulla Terra.

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