30. Bioculture:
Parlare ed ascoltare

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"Alza il tono della voce, non riesco a udirti!": nel caotico trambusto cittadino si è immersi in una indistinta molteplicità di rumori che rendono difficile ascoltare e farsi sentire. Quando, al contrario, si percorre un sentiero all'interno di un parco, si mantiene una conversazione più pacata e tranquilla, incuriositi da quei suoni che, in maniera quasi impercettibile ma ben distinta, avvertono della presenza e dell'attività di altri organismi viventi. Nel mondo naturale le vocalizzazioni hanno una funzione di segnale e presuppongono l'esistenza di un soggetto emittente e di uno ricevente, che siano in grado di interpretare il messaggio e di adeguare i propri comportamenti ad esso.

Pinker Miller Cimatti

Si può supporre che l'animale, quando emette un segnale acustico, come un grido, un sibilo, un barrito lo possa anche fare rispondendo a un'esigenza altruistica, indirizzata a favorire gli altri componenti del gruppo: la comunicazione in tal caso potrebbe servire ad indirizzare verso una risorsa o a segnalare un pericolo. In altre situazioni. essa contiene elementi di minaccia o di avvertimento, talora connessi alla competizione sessuale. Il suo impiego, contribuendo a evidenziare la condizione fisica di chi l'ha emessa, eviterebbe spiacevoli confronti, dalle conseguenze imprevedibili, come tra potenziali soggetti rivali. Una tale concezione del linguaggio comunicativo, teso al rafforzamento delle relazioni sociali e strutturato con complessità commisurate alle articolazioni del gruppo sociale di appartenenza, è stata recentemente messa in discussione dalla teoria che tende ad attribuire a ogni organismo vivente un comportamento essenzialmente egoista, volto a garantire la propria sopravvivenza e soprattutto egemonizzato dalla volontà dei suoi geni di vedere assicurato il loro passaggio alla generazione successiva. Il linguaggio assumerebbe dunque anche una caratterizzazione manipolativa e ingannevole, volta ad indirizzare il soggetto ricevente verso falsi obiettivi, a frastornarlo con chiacchiere o a raggirarlo impietosamente. Un tale tipo di comunicazione si sarebbe affermata attraverso un processo selettivo che nel tempo evolutivo avrebbe conferito a chi la avesse espletata dei vantaggi in termini di fitness.
Meno vincolato a tale quadro egoistico è comunque il dialogo verbale che in genere viene intrattenuto tra coloro che condividono gran parte del patrimonio genetico, come avviene tra parenti stretti. La danza che l'ape operaia esegue all'interno dell'alveare, accompagnandola da un caratteristico ronzio, fornisce utili informazioni alle sorelle sulla località dove è possibile trovare un'abbondante risorsa, come un prato fiorito. Informazioni verbali non ingannevoli vengono scambiate anche tra coloro a cui si è legati da una continua frequentazione. Essa permette di verificare continuamente la reciprocità dei comportamenti: a ogni informazione corretta da parte dell'emittente deve corrispondere nel tempo una comunicazione veritiera da parte del ricevente; se ciò non dovesse accadere c'è sempre lo spazio per una ritorsione. Un'ulteriore espressione di comunicazione verbale non egoistica è stata favorita dalla selezione sessuale: nel corteggiamento i suoni emessi, siano essi cinguettii, brusii, miagolii o parole, assumono un ruolo sovrabbondante, essendo stato avvantaggiato, negli agoni sessuali, nel corso del tempo, un linguaggio sempre più ampio e articolato.
Tra gli uccelli, è stato stimato che il loro repertorio di canto attualmente si avvalga di circa un migliaio di suoni diversi, anche se la maggior parte di essi ha significati simili. Il pavone che vuole destare l'attenzione della femmina, accentua il fascino derivante dall'esibizione della sua ruota con uno stridulo segnale canoro che ai nostri timpani è fastidioso, ma che deve risultare particolarmente efficace nel richiamare su di sé l'attenzione della femmina. In questo caso, il linguaggio svolge un ruolo complementare essendo affidato alla percezione visiva l'effetto principale di attrazione. Tra i mammiferi i segnali verbali nel corteggiamento tendono a rafforzarsi. Nei primati essi sono nell'ordine di qualche decina e accompagnano in genere un vasto campionario di espressioni facciali.
Nell'uomo il corteggiamento verbale assume un ruolo centrale e può dare conto del ricco vocabolario che ciascuno di noi possiede (mediamente più di 50.000 parole!). Questa sovrabbondanza di espressioni verbali ha un significato adattativo e rimanda a una componente genetica in grado di esprimerla. Il fatto che un bambino di tre anni riesca a destreggiarsi nella costruzione grammaticale senza un particolare sforzo e in assenza di una vera istruzione formale, rimanda all'idea che il linguaggio si sviluppi spontaneamente, come un istinto. C'è infatti chi ha suggerito che l'uomo sa parlare più o meno nello stesso senso in cui il ragno sa tessere la sua tela: esso è frutto di processi selettivi naturali. Il linguaggio umano è stato anche paragonato, per la sua esuberante diversità, ad una sorta di grooming sociale o di piumaggio verbale indirizzato al partner. Negli adolescenti la ricerca delle parole adatte da rivolgere alla persona amata diventa talora difficile e imbarazzante e dà luogo spesso a balbettii, frasi stereotipate, strafalcioni grammaticali, comunque non in grado di esprimere il turbinio di sentimenti interiori. Poi, con l'acquisto di una maggior sicurezza in sé stessi, il linguaggio diviene sempre più fluente, aulico, talora ridondante. Potrebbe essere il trionfo della frase lussureggiante e inespressiva ma la selezione sessuale ha preteso che il linguaggio non fosse solo una coda di pavone in grado di rendere consapevole il ricevente della bontà dei geni di chi si sta ascoltando. Non è sufficiente per incantare una frase elegante, raffinata o anche bene articolata. Nel campo dei corteggiamenti verbali il linguaggio deve sapere essere originale, congruente, non banale; deve saper stupire, sorprendere, rendere manifesta la propria capacità intellettuale. Esso si trasforma non solo in strumento di corteggiamento ma diviene rivelatore di status sociale. In questa esuberante volontà di attrazione l'emittente può condurre la comunicazione verso le più alte realizzazioni del pensiero umano: la poesia, la lirica, l'oratoria, la filosofia, la politica. Per mantenere comunque un livello alto di espressioni verbali occorre pagare dei prezzi in termini di fatica fisiologica, che in genere sono proporzionali all'esigenza sentita di essere apprezzati dai nostri potenziali partner. Quando la posta è alta, come capita quando è in atto un corteggiamento, il linguaggio diventa elaborato, differente da quello che viene normalmente utilizzato nella vita quotidiana. D'altronde capita che gli oratori di sesso maschile alzino il livello della loro discussione se sono raggiunti da una donna che li affascina! In genere i maschi sono più portati alla vanteria verbale e sanno essere all'occorrenza molto loquaci: quando tuttavia si sono assicurati l'esclusiva sessuale o affettiva su una compagna tendono a divenire taciturni, a testimonianza di quanto sia per essi costoso e faticoso mantenere un linguaggio elaborato. Se occorre ravvivare i rapporti esistenti o si accetta l'opportunità di intrattenere una nuova relazione sessuale, ecco che il partner si ridesta e il linguaggio riappare elaborato. Le donne appaiono invece più costanti e padrone di un vocabolario più ricco ed articolato. Secondo alcuni autori questo è il frutto della selezione operata nelle nostre antenate del Pleistocene che, nella necessità di tenersi accanto un uomo che le proteggesse e aiutasse nella cura della prole, usavano tutte le armi in loro possesso, e principalmente il corteggiamento verbale, anche quando questo non era ricambiato perché il compagno era divenuto poco propenso a sprechi verbali da riservare per occasioni nuove e più eccitanti.
Nei rapporti tra partner il rifiuto di un linguaggio pragmatico, banale o commerciale è fondamentale per il mantenimento di relazioni durature: il corteggiamento verbale basato su un linguaggio originale, ricercato, intelligente è fonte di rafforzamento dei legami sessuali ed affettivi. Le manifestazioni taciturne sono al contrario sintomo di un rilassamento degli affetti e di una diminuzione dell'attrazione sessuale: sono indici di invecchiamento e comunque di insofferenza o, peggio, di rassegnazione.

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