32. Bioculture:
Paesaggi e diversità biologica

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Può capitare, nel visitare o semplicemente attraversando un ambiente poco alterato dalle attività umane, di rimanere colpiti dalla bellezza dei luoghi e della varietà degli scorci. Talora si tratta di una ricchezza che viene colta dall'occhio del visitatore, mentre spesso non è tanto ignorata quanto sottovalutata da chi abitualmente la frequenta, come avviene a chi, avvezzo a vivere nel pieno uso di una risorsa apparentemente illimitata, ne trascura l'importanza o non ne regola adeguatamente la fruizione. Scorci da mozzare il fiato sono presenti ancora in tante aree del mondo, ma non andrebbe trascurato che anche la zona mediterranea presenta ambienti in grado di soddisfare i gusti estetici più raffinati. Estese aree boschive, frammiste a radure, incorniciano comunità di case poste lungo declivi collinari; rigagnoli o torrenti possono aprirsi in piccole riserve di acqua, per confluire in fiumi che si allargano in laghi dalle forme sfrangiate, il tutto immerso in una varietà di colori che vanno dalle trasparenti luminosità delle acque alle tonalità dei verdi della fitta vegetazione arborea o ai gialli ed ai marroni delle zone coltivate. Suggestiona anche la diversità degli odori, lì dove le essenze tipiche della macchia mediterranea si mescolano con quelle della fascia sub mediterranea, così come il leccio si sovrappone alla roverella.
Una sensibilità innata, se opportunamente sollecitata, è in grado di cogliere i multiformi aspetti di un paesaggio naturale e di avvertire la presenza di una varietà di comunità biologiche che prolungate persecuzioni e profondi travolgimenti hanno rese timorose ed evasive. Se non artificialmente repressa, vi è una sorta di naturale attrazione verso tale diversità, sia che essa si manifesti nei molteplici aspetti del paesaggio, sia che si esprima nella ricchezza di forme, di colori, di suoni e di odori di animali e piante; si tratta di adattamenti fortemente connessi allo stesso evolversi della vita sulla Terra.

Wilson Eldredge Ferrari
Purves Campbell Buiatti

In maniera approssimativa si possono indicare almeno due grandi processi, antitetici ma per certi aspetti anche complementari, che hanno pilotato e continuano ad influenzare la biodiversità: essi sono rappresentati dalla selezione naturale e dalla selezione sessuale. La prima di questi processi adatta continuamente gli individui al loro ambiente, cercando di ottimizzare le loro risposte alle esigenze di una complessità ambientale in continua e perenne modificazione. È come trovarsi di fronte a un potente rullo compressore che tende gradualmente ad omologare le diversità presenti, per cercare di renderle ottimali a funzioni specifiche. Essa conferisce a ciascun individuo che è portatore del pool genico, migliore per una determinato e contingente tempo evolutivo, maggiori possibilità di riprodursi rispetto ai suoi potenziali competitori e di trasmettere alla generazione successiva a tassi più alti degli altri competitori il proprio patrimonio genetico.
Gli adattamenti al freddo delle regioni polari da parte degli orsi bianchi e delle volpi artiche o la capacità di resistere all'arsura da parte dei cammelli e dei cactus, sono espressione di un'azione della selezione naturale, che realizzando una molteplicità di convergenze adattative, in maniera capillare e continua adegua gli organismi a sopravvivere anche alle condizioni così estreme degli ambienti prima ricordati. Analogamente, in tutte le aree della zona temperata si sono affermati nel tempo popolazioni di animali e piante, che hanno potuto, sotto una continua attività selettiva, adattarsi a un clima che alterna al rigore invernale le calde giornate estive.
Questo processo determina, nel mondo dei viventi, espressioni di vita che sono essenzialmente funzionali alla loro sopravvivenza. Essa tende a rifuggire il superfluo, a ridurre la diversità, a omologare, a creare un mondo opaco con deboli chiaro scuri, come possiamo trovare, usando un'immagine di comodo, in una sfilata di uomini in armi, tutti forniti di tuta mimetica e di armamento di ordinanza.
A un tale modello di vita, apparentemente così bene organizzato e funzionale, ma frustante nella sua continua esigenza di eliminare l'inutile e di privilegiare l'utile, si contrappone la selezione sessuale che, apparsa mezzo miliardo di anni fa, ha tutto rimodellato, trasformando la nostra parata di uomini in armi, per mantenere l'esempio di prima, in una grande sfilata carnevalesca, in cui colori, odori e suoni esplodono in una caleidoscopica diversità, si mescolano insieme per poi separarsi e ricomporsi in un quadro sempre nuovo ed originale.
È il trionfo del superfluo, è la fiera delle vanità, è l'esibizione sfrenata dell'esistere, in una girandola di espressioni che può condurre anche all'estinzione, se non fosse pronta la selezione naturale a stemperare gli eccessi e a porre degli argini. La selezione sessuale, mostrandosi essenzialmente forza dionisiaca che si contrappone all'apollinea attività della selezione naturale, presenta in sé, fin dalla sua comparsa, un elemento in grado di rivoluzionare la vita sulla Terra: tale elemento è dato dal bisogno irrefrenabile e insostituibile alla scelta.
La selezione sessuale pone infatti come condizione irrinunciabile la scelta del partner. Le conseguenze di questo fatto sono enormi ed imprevedibili: un individuo diventa soggetto di scelta da parte di un altro organismo appartenente alla stessa specie. La motivazione della scelta è pilotata dal bisogno di riprodursi, ma essa non si esaurisce in esso, in quanto viene favorita una nuova dimensione della vita, fatta di sentimenti e di momenti estetici, del tutto assenti prima che la selezione sessuale comparisse.
L'esigenza di destare l'attenzione del partner sviluppa una molteplicità di comportamenti, di atteggiamenti, di espressioni inesauribili. Forme di intelligenze complesse si evolvono sotto la spinta del buon gusto e della ricerca raffinata del bello; l'amore prepotentemente dilaga, stemperando gli effetti di una natura indifferente al dolore, rossa nei denti e negli artigli.
Le intelligenze possono porsi non solo al servizio dell'adattamento ottimale, ma volano nei lidi delle espressioni artistiche, accedono alle norme morali, al valore dell'otium, al senso del bello. Tutto questo è però possibile solo a condizione che la selezione sessuale trovi in abbondanza il suo alimento insostituibile, la diversità biologica; senza diversità non è possibile la scelta e senza scelta la selezione sessuale non opera.
Questo insieme di condizioni può rendere conto del perché noi proviamo attrazione e benessere nel trovarci in ambienti ricchi di diversità, in cui suoni e colori diversi caratterizzano il paesaggio. Le immagini dell'abbondanza delle varietà di forme viventi che caratterizza la foresta tropicale, ci sono familiarmente presenti e destano in noi meraviglia e stupore. Purtroppo, abbiamo anche davanti agli occhi il rapido degrado degli ambienti, l'erosione dei suoli, l'inquinamento diffuso, le situazioni di miseria e disperazione che attanagliano milioni di esseri umani e, insieme a loro, tantissime forme di vita animale. L'incontenibile aumento della popolazione umana ha reso drammatico il quadro mondiale in quanto esso ha comportato un inevitabile prelievo di risorse, che è risultato incompatibile con il mantenimento degli attuali equilibri biologici.
In questa cornice c'è da ritenersi fortunati se capita di vivere in lembi della Terra che ancora si fanno apprezzare per la loro ricchezza di biodiversità.
Tali paesaggi possono essere luogo di riferimento per coloro che ricercano il senso pieno del vivere, e sono i migliori ambasciatori della necessità di mantenere viva l'esigenza di preservare e difendere la diversità biologica, elemento universale in grado di rendere conto di processi naturali altrimenti incomprensibili e inaccessibili alle nostre menti.

Sui diversi temi affrontati in questo articolo si può fare riferimento alle seguenti indicazioni bibliografiche    libri
  • Edward O. Wilson, La diversità della vita: la natura in pericolo. La sfida dell'uomo alle leggi dell'evoluzione, Milano, Rizzoli, 1993, pag.472
  • Niles Eldredge, La vita in bilico: il pianeta Terra sull'orlo dell'estinzione, Torino, Einaudi, 2000, pag.339
  • Carlo Ferrari, Biodiversità: dall'analisi alla gestione, Bologna, Zanichelli, 2001, pag.136
  • William K. Purves et al., Biologia: l'evoluzione della diversità, vol. IV, Bologna, Zanichelli, 2001, pag.578-760
  • Neil A. Campbell e Jane Reece, Biologia. Meccanismi dell'evoluzione e origine della diversità, Bologna, Zanichelli, 2004, pag.440-753
  • Marcello Buiatti, La biodiversità: senza la varietà delle forme viventi la vita scompare, Bologna, il Mulino, 2007, pag.130
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