12. Bioetica Donne & Scienza:
Scienza e religione

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Con la celebrazione dell'anniversario di Darwin sembra che sui rapporti scienza e religione si sia detto tutto e che lo scontro creazionisti/evoluzionisti o il più recente dibattito sul disegno intelligente abbiano, in qualche modo, coperto il tema.
Tuttavia credo sia utile fare una riflessione sulla natura di questo dibattito e fissarne alcuni punti che sicuramente continueranno a ripresentarsi in futuro. Partiamo da questi ultimi.
Un aspetto di carattere generale, che continuerà a riproporsi, è il bisogno di credere in un'entità trascendentale che spieghi l'origine del tutto e il significato del nostro essere; accanto a questo e in relazione ad esso, vi è anche il desiderio di credere in una continuità delle nostre esistenze individuali, in altre parole il desiderio di immortalità che, da sempre, si agita nel subconscio dell'essere umano.
Su questi aspetti vale la pena di ricordare che la religione (o la fede in entità metafisiche) è parte dell'intera storia dei popoli, fin dalle più antiche origini, per quanto le forme possano essere state diverse, come pure il culto dei morti, che implicava il passaggio ad un altrove diversamente rappresentato (ivi compresa la reincarnazione).
Esistono almeno tre posizioni nel confronto scienza-religione:
i. scienza e religione hanno aspetti comuni su cui è possibile un dialogo;
ii. scienza e religione appartengono a due aree diverse dell'esperire umano, che non hanno necessità di confrontarsi;
iii. scienza e religione sono in conflitto.

           

Scienza e religione non sono in conflitto, anzi possono interagire

Ascriverei senz'altro a questa area, anche se vi appartiene in maniera per certi versi eccentrica, quello che definirei il filone di pensiero storico evoluzionista. Esso infatti potrebbe essere collocato a cavallo tra la prima e la seconda posizione.

Il filone storico- evoluzionista
Si tratta di un particolare approccio condotto da alcuni studiosi atei o agnostici i quali suggeriscono che un'analisi scientifica, non tanto delle religioni, ma della natura stessa della fede, aiuterebbe a capire meglio il fenomeno, il suo impatto nella società e nella storia.
Alcune ipotesi di stampo biologico sono state formulate a questo proposito: l'esistenza di una base genetica della fede, che avrebbe aiutato i credenti ad essere selezionati favorevolmente, rispetto agli atei, nel corso dell'evoluzione. Il vantaggio evolutivo di società dotate di religione, viene sostenuto dall'evidenza della mancata sopravvivenza di società atee.
Il famoso sociobiologo O. J. Wilson, affiancato in questo dal filosofo D. Dennet, ha sostenuto, infatti, che la pratica religiosa e la fede conferirebbero un vantaggio biologico. La religione, secondo i sostenitori di questo pensiero, sarebbe emersa, solo dopo che certi livelli di complessità cerebrale sono stati acquisiti dall'Homo sapiens, nel corso dell'evoluzione: essa infatti implica livelli di astrazione piuttosto complessi e il ricorso a rappresentazioni simboli nella trasposizione metafisica della realtà.
Inoltre, la religione proteggerebbe o darebbe una via di sfogo all'ansietà e depressione nei confronti del futuro, causate da quelle esperienze che, in qualunque animale, a livello istintuale vengono memorizzate come buone o cattive. L'elaborazione più complessa da parte del cervello dell'Homo sapiens, infatti, trasforma le esperienze vissute, inevitabilmente, in proiezioni valutative del futuro possibile e quindi del proprio destino: proprio per questo si sentirebbe il bisogno di ricorrere a riferimenti che trascendono la semplice realtà della vita vissuta.
Tali considerazioni trovano eco nella posizione di Richard Dawkins. Secondo la sua definizione la religione sarebbe un meme (l'equivalente di un gene, ma a livello dell'evoluzione culturale). La religione, aiuterebbe gli individui a funzionare in modo più efficiente, offrendo, al contempo, la possibilità di immaginare un futuro. Un meme che si accompagna a questo è quello dell'antropocentrismo, che ci rassicura circa la superiorità della nostra specie rispetto ad altre. La scienza stessa sarebbe un meme. L'astronomia ne è un buon esempio: infatti ha una storia antica almeno quanto quella delle religioni, ed ha aiutato a prevedere eclissi e altri eventi, a cui l'umanità ha ascritto significati simbolici e non. Quando, infatti, la scienza ha preso il posto di Dio nel dare ragione di alcuni eventi naturali, si è verificato il grande sviluppo della stessa e l'inizio della sua popolarità e diffusione.
La forza evolutiva delle religioni, a livello dell'origine e dello sviluppo della scienza stessa, sarebbe confermata, in particolare dal ruolo della religione cristiana, nello scalzare la fisica aristotelica, con riferimento all'indubbio contributo che il pensiero greco (da Pitagora e Platone) e il pensiero cristiano medioevale hanno dato al rafforzamento della logica, insistendo sulla precisione quantitativa che può essere raggiunta dall'uso della matematica nella formulazione di teorie.
L'approccio cognitivo alla religione è un altro recente tentativo di fornire basi biologiche alla fede: il cervello avrebbe delle zone deputate all'elaborazione di esperienze, come quelle della devozione religiosa che, come ebbe a scrivere Darwin stesso, è estremamente complessa: "consiste di amore, completa sottomissione ad una misteriosa entità superiore, un forte senso di dipendenza, paura, reverenza, gratitudine, speranza per il futuro, e forse altri elementi."
Tuttavia l'arena in cui si difende l'assenza di conflitto tra religione e scienza trova molti protagonisti e ulteriori argomenti: i rappresentanti delle altre religioni, tra cui emerge il Dalai Lama; gli scienziati religiosi contemporanei, su cui esistono anche statistiche recenti e Fondazioni come quella del magnate finanziario americano Templeton.

           

Scienza e religione sono in conflitto

Questa posizione rappresenta il timore che la scienza neghi autorità alla religione. Il perno su cui si incentra è il relativismo cognitivo e morale di cui la scienza sarebbe causa. Purtroppo i tempi danno ragione a questa valutazione, ma le ragioni vanno ricercate in cambiamenti più radicali della società, in cui scienza e religioni hanno la loro parte, ma non spiegano interamente la situazione.
Sul fronte opposto, quello della scienza, c'è il timore che il rifiuto di un approccio razionale al mondo e di "una sana indipendenza della mente", portino l'umanità a rifugiarsi in credenze, che nulla hanno da invidiare a quelle più antiche e rudimentali: da qui nasce l'attacco da parte della scienza, non solo alla religione ma anche alle varie forme di cultura new-age.
In quest'area si colloca la battaglia tra creazionismo (con la sua forma più sottile ed avanzata: quella del "disegno intelligente" sostenuta dai cristiano-evangelici) e la teoria dell'evoluzione.
Sull'assenza di conflitto tra scienza e religione, in quanto estranee l'una all'altra, le posizioni vanno poco oltre questa dichiarazione. Ne parleremo, comunque. A sostegno di questa posizione, si fa notare, da più parti, che scienziati eccellenti come Keplero, Galileo, Boyle, Cartesio, Newton, Pascal, Faraday e Maxwell erano anche dei devoti credenti.
Infine, e qui ci ricolleghiamo a quanto già scritto, varrà la pena affrontare il tema nell'ottica della post-modernità, che così viene definita proprio perché per ora altra denominazione non è possibile dare.

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