16. Bioetica Donne & Scienza:
Bioetica senza dogmi

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battaglia    Bioetica senza dogmi
Luisella Battaglia
Editore Rubettino
Anno 2009
Pagine 357

Questo è il titolo del libro pubblicato da Luisella Battaglia, docente di Bioetica e Filosofia Morale all'Università di Genova e membro, dal 1999, del Comitato Nazionale per la Bioetica.

Il libro compie un passo di grande interesse: quello dell'intreccio del pensiero liberale con la prospettiva di genere, portando così la bioetica fuori da quel guscio troppo tecnicista, che molte istituzioni e pensatori le assegnano, per consegnarla ad una più ampia riflessione etica sulla condizione umana.

Non è un caso che si parta da una rilettura John Stuart Mill (La libertà ed altri saggi). Egli infatti pur essendo un esponente del pensiero liberale, si era sempre preoccupato del possibile appiattimento della libertà individuale, in una democrazia declinata sulla volontà della maggioranza e sulla base di un egualitarismo livellatore. In Mill le diversità trovano uno spazio che rendono il suo pensiero particolarmente attuale: l'unanimità non è mai utile (dunque non è un valore) e la diversità è sempre auspicabile (dunque è un valore).

La sua preoccupazione sono "la natura ed i limiti del potere che la società può legittimamente esercitare sull'individuo". Inoltre, avverte le insidie dello spazio non coperto dalle leggi, gestito secondo regole informali, che spesso non sono altro che abitudini codificate dal tempo o richiami al naturalismo, come fondamento di moralità. A questo Mill si oppone (Saggi sulla religione) con forza: essendo il governo fisico del mondo pieno di cose che, se fatte dagli uomini, verrebbero giudicate le maggiori enormità, non può essere religioso o morale per noi il guidare le nostre azioni sull'analogia del corso della natura.

In Mill, dunque, si riconoscono principi come quelli dell'autonomia, della responsabilità (laddove egli parla delle relazioni con l'altro), presenti nella bioetica, ma declinati in senso più ampio. Il grande interesse di questo libro sta nel fatto che la Battaglia approfondisce la lettura di Mill evidenziando intrecci con problemi ben precisi affrontati dalla bioetica, come i concetti di beneficenza e maleficenza (intesa anche come quel danno che si può arrecare per omissione di azioni) o ancora della procreazione, dell'eutanasia, del rapporto medico-paziente e così via.

La bioetica è un terreno fecondo di conflitti e, a questo proposito, utili tornano le riflessioni di Mill sull'importanza di come questi possano aiutare la costruzione dell'io nel riconoscimento della fallibilità e nella possibilità di correggere. Se la piena fioritura umana (l'attuazione delle capacità del singolo nella polis, direbbe Aristotele) si dispiega anche grazie al confronto con gli altri, la libertà di opinione, tuttavia, perde la sua immunità quando il manifestarla può, per la natura delle circostanze, incitare ad atti nocivi.

Appare evidente, secondo Mill, che l'essere umano è importante per ciò che è: tra le cose che la vita umana è chiamata a curare e a migliorare è senza dubbio l'uomo medesimo. Questo passo di Mill porta la Battaglia ad introdurre i concetti dell'etica del carattere e della buona vita, che di nuovo collegano Mill a pensatori moderni come Amartya Sen (Globalizzazione e libertà) e Martha Nussbaum (Giustizia sociale e dignità umana. Da individui a persone.
La buona vita è quella che persegue la felicità, letta come perseguimento della indipendenza e dell'autonomia, insomma della piena fioritura della persona: sono felici solamente coloro che si pongono obiettivi diversi dalla loro felicità personale, cioè la felicità degli altri, il progresso dell'umanità, persino qualche arte o occupazione perseguiti non come mezzi ma come fini ideali in se stessi.
È la stessa Nussbaun a sottolineare come l'individualismo liberale trovi in Mill un suo radicamento anche nel riconoscimento del valore degli affetti e della cura.

Ed ecco il passaggio immediato e quasi naturale al pensiero delle donne. Il nato/a da donna di cui parla Hanna Arendt (Vita Activa. La condizione umana) è proprio la sorgente di quei sentimenti di cura/responsabilità verso l'altro, che assumono valore morale nel pensiero delle donne. Il mettere al mondo un nuovo essere significa già modificare il mondo, se questo essere è sostenuto nella sua crescita in autonomia e in senso di responsabilità.
Il pensiero contemporaneo deve molto alla elaborazione femminista, sia quello a carattere egualitario che al cosiddetto "pensiero della differenza": la denuncia della non neutralità del soggetto morale e la successiva elaborazione di un'etica del soggetto femminile, profondamente segnata dalla esperienza di vita dello stesso. Infatti, i concetti stessi di autonomia e giustizia vengono rivisitati, rivelando le non poche ambiguità e problematicità insite in essi: basti pensare alla diverse possibili declinazioni di specificità e bisogni in diritti (morale) e in norme (legge). Lo stesso senso del limite (inteso come potenzialità di danno agli altri) si porrà come dovere, asimmetrico e indebolito rispetto alle versioni tradizionali
D'altra parte, in un'epoca dove vengono meno le certezze, gli stessi valori non si presentano più nella veste della sacralità, ma piuttosto in quella dell'eccellenza: la dignità della persona e l'habeas corpus ne sono un esempio. Si pensi anche all'etica della cura: insiste sui bisogni e non sugli interessi; attribuisce un valore cruciale alla com-passione; si declina in termini di dedizione invece che di prestazione; fa leva sul concetto di responsabilità e non su quello di diritto; non comporta reciprocità, a differenza dei tradizionali diritti/doveri.

Il ripensamento di questioni classiche della bioetica e la denuncia della sua non neutralità, l'importanza della pluralità delle voci, la revisione critica di alcuni concetti, la rilevanza della soggettività relazionale e la relazione come costitutiva dell'esperienza morale, la pregnanza del contesto dell'esperienza esistenziale, l'alterità come individualità unica ed irripetibile, sono i fondamentali contributi della visione etica femminile. Di grande interesse, a questo proposito le pagine dedicate al dono (in cui rientra la donazione di organi, ad esempio), su cui si sono spesi molti filosofi contemporanei, che viene analizzato come alternativa allo scambio e, quindi, luogo ed origine di nuovi rapporti dell'individuo immerso nella società contemporanea. Diventano, in questa ottica nuovamente significanti i discorsi sull'immaginazione partecipativa o sulla possibilità di una nuova progettazione sociale.

La Nussbaun parla di un'etica delle capacità,che derivano dal pieno fiorire dell'individuo, da cui poter derivare norme e criteri a regola della società: queste capacità sono identificate con la possibilità di vivere bene la propria vita, di essere sani, di riuscire a mantenere l'integrità fisica, di poter coltivare sensi-immaginazione-pensiero, di poter esercitare gli affetti, di poter esercitare la ragion pratica nel discernimento del bene dal male, di poter ridere, giocare, godere, di poter controllare il proprio ambiente...

D'altra parte non c'era da aspettarsi altro, da quando la bioetica, ai suoi albori negli anni Ottanta, venne vista con grande diffidenza dalle donne (almeno in Italia): si chiedevano se l'etica classica, nelle sue articolazioni, non fornisse già strumenti sufficienti ad affrontare i nuovi quesiti morali che l'avanzamento tecnologico sollevava (Aa.Vv. Bioetica, si, no: perché?). Quello che è avvenuto dopo dimostra che il pensiero delle donne ha tessuto riflessioni che hanno ricondotto questa disciplina nell'ambito di un ben più vasto pensiero morale che, come questo libro dimostra, trova anche grandi interlocutori nel passato e nel presente.

Indicazioni bibliografiche

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