4. Bioetica Donne & Scienza:
Fondamentalismi

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Atlas of creation è un libro di 5 kg e 768 pagine, dalla copertina in tela rossa, stampata in oro. L'autore è Adnan Oktar, un turco dal nome letterario di Harun Yahya, capo della fondazione BAV (Fondazione per la ricerca scientifica – sic!) di Ankara. Il libro è, inutile dirlo, antievoluzionista.
Ma c'è dell'altro: esso è stato inviato gratis ad personam, tramite corriere dall'Ungheria, in centinaia di migliaia di copie in tutte le università del mondo, per di più tradotto nelle lingue del paese destinatario. Commenti a questa impresa sono apparsi su riviste scientifiche e quotidiani e, anche in Italia, se ne è parlato sul Corriere della sera e su Il Manifesto.
Tutti si sono soffermati molto sull'aspetto dell'antievoluzionismo. Alcuni soltanto si sono posti domande sul costo di questa impresa e sull'origine dei finanziamenti.
Di questo non si riesce a sapere nulla.
Allora ecco alcune riflessioni sul possibile significato reale e quindi sulla ragione di una diffusione così mirata ed ampia di questo volume.
La teoria dell'evoluzione viene attaccata in maniera radicale, non solo con argomentazioni creazioniste, ma con la denuncia che questa teoria avrebbe facilitato, se non prodotto, fenomeni storici come il nazismo e lo stalinismo ed altre tragedie in corso.
Dalle splendide figure del capitolo intitolato "la menzogna dei fossili" si passa alle foto dei campi di sterminio nazisti e dei lager staliniani.
Bisogna sfogliarlo attentamente per crederci e fare attenzione ai dettagli, per capire.
Il messaggio vero potrebbe essere dunque un altro: la denuncia del declino irreversibile dell'Occidente, della sua vocazione ad auto-distruggersi attraverso le forze del male, perchè ormai privo di valori di riferimento e quindi di un'identità forte e carismatica.
Ecco che ci viene in soccorso la religione ed in questo caso l'Islam.
Guardiamo ai destinatari: professori universitari, prevalentemente di discipline scientifiche, ma anche umanistiche (laddove si occupano di storia, filosofia della scienza, di psicologia ecc). Sono coloro che formano le nuove generazioni, sono una classe culturalmente potente, ma, in questi ultimi decenni, spesso trascurata dalle istituzioni, che non si sono preoccupate delle loro condizioni di lavoro. Soggetti quindi sensibili al problema del declino dell'istruzione sia in termini teorici che pratici. La speranza è quella di aprire un varco, di accattivarsene le simpatie?
Non sembra sia questo il caso: ma il liquidare frettolosamente il libro, come l'ennesimo attacco alla teoria dell'evoluzione, indica come siamo ciechi di fronte a qualcosa che sta veramente minando la credibilità dell'Occidente. Di fatto non siamo capaci di slanci di innovazione del pensiero, di decisioni forti e chiare, di risanamenti radicali delle istituzioni, di politiche educative lungimiranti., di innovazioni sociali ed economiche che migliorino la vita.
È proprio questo il terreno dove le religioni prendono piede, per promettere felicità e pace interiore attraverso un Dio che tutto spiega e risarcirà in una vita futura.
La Chiesa cattolica dovrebbe anch'essa prestare attenzione a questo libro. La Chiesa espressione storica della religione dell'Occidente avrebbe tutto da guadagnare nel non sposare i fondamentalismi, si presentino essi nella forma del creazionismo o nel più recente disegno intelligente elaborato negli USA, ma nel riconoscere l' importanza di quella separazione tra stato e chiesa, che trova fondamento nelle stesse parole di Cristo. L'attacco all'Occidente contenuto nel libro riguarda anche essa!
Dall'altro lato, la scienza dovrebbe abbandonare il terreno di dispensatrice di verità anche sul campo dei valori: l'ambizione di costruire su base scientifica un'etica laica è chiaramente fallita. Lo dimostrano i conflitti quotidiani tra scienza e società.

Jacob Come ebbe a dire François Jacob, Premio Nobel per la medicina nel 1965, nel libro Il gioco dei possibili[Milano, Mondadori, 1983]: "Il XVII secolo ha avuto la saggezza di considerare la ragione come uno strumento necessario per trattare le cose umane. I lumi ed il XIX secolo ebbero la follia di pensare che ciò non era solo necessario, ma anche sufficiente per risolvere ogni problema... Non va dimenticato che l'essere umano ha probabilmente bisogno sia di realtà che di sogno. È la speranza che dà senso alla vita".
Un'etica laica è possibile a partire dai saperi e dalle esperienze di vita: i grandi valori della libertà, della solidarietà e della democrazia sono un nostro patrimonio, che stiamo trascurando in nome di un capitalismo spregiudicato e volgare, che ci fa schiavi di modelli di consumo e di sfruttamento inediti. Il rispetto della dignità della persona (a partire da sé), il senso di appartenenza ad una cittadinanza, in un rapporto di relazioni complesse che implicano al contempo diritti ma anche doveri, possono essere oggetto dell'enunciazione di un'etica laica, che faccia riferimento ad una società più sobria ed attenta ad i bisogni reali dell'umanità.
È ora di capire che o l'Occidente raddrizza la schiena e ritrova un suo ruolo nella storia, con discrezione, umiltà e fermezza, affermando i suoi valori in un mondo che evolve rapidamente oppure il messaggio del libro di Harun Yahya comincerà a conquistare adesioni e simpatie, e ci ritroveremo a leccarci le ferite in una caverna.
Il testo citato dall'autrice è fuori commercio, ma per conoscere il pensiero di Jacob si può leggere:    libri

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