19. Contributi: Pelle nera
di Paolo Manzelli *

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Razzismo senza Razze: il tentativo immorale di discriminare gruppi umani e sociali non ha bisogno di ricorrere alla scienza perché ormai sappiamo che la variazione delle etnie umane rispetta una naturale strategia di adattamento all'ambiente, la quale determina la bio-diversità come opportunità evolutiva di ciascuna specie.

Abstract: The color of the skin of man in various ethnic groups of the World is a function of the environmental adaptation of DNA-Polymorphism generating a natural development of bio-diversity.

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ll colore della pelle è stato spesso usato da coloro che si riconoscono come razzisti, in quanto distinzione fisica utile per definire le razze umane e discriminarle. Di fatto, come viene indicato da tutti gli studi sulle etnie e confermato da quelli di EGOCREANET, (associazione multidisciplinare telematica che ha aderito al CO.MO.PA. (Comitato Mondiale Pan-africanesimo), possiamo asserire senza equivoci che la razza umana è una sola.
È bene infatti chiarire che le conclusioni emerse dal progetto genoma umano (2003) evidenziamo che tutti gli uomini sono identici a livello di DNA. Tra l'uomo e la scimmia c'e infatti la condivisione di quasi il 99% delle sequenze del DNA. Differenze a livello somatico tra gli uomini sono da ritenersi conseguenti al polimorfismo genetico, cioè alla coesistenza di differenti copie del DNA (alleli), non perfettamente equivalenti nelle sequenze dei nucleotidi. Pertanto, anche le differenze tra fratelli in una stessa famiglia, come per esempio il colore dei capelli, è conseguente alla presenza di diverse copie del DNA, la cui combinazione determina tutte le possibili variazioni di colore dei capelli. Il polimorfismo è quindi funzione della coesistenza di differenti modalità di miscelamento genetico degli alleli, che se in una popolazione assume una frequenza superiore all'1%, significa che quel particolare polimorfismo genetico è stato stabilizzato dalle relazioni con l'ambiente. Variazioni somatiche delle varie etnie umane, che portano ad avere tratti distintivi maggiormente stabili, come il colore della pelle la forma degli occhi, la resistenza a determinate malattie e così via, sono quindi attribuibili ai polimorfismi genetici.(1)

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In Sergio Bontempelli/wordpress

Pertanto, il colore della pelle deve considerarsi soltanto come una conseguenza dell'adattamento all'ambiente dei differenti gruppi etnici, la cui stabilizzazione in gran misura dipende dall'attività funzionale alle relazioni con l'ambiente del mt-DNA (DNA Mitocondriale); quest'ultimo, infatti, interagisce con l'espressione della frequenza di attività dei diversi alleli del n-DNA (DNA –nucleare).(2)
I melanociti sono cellule della pelle, che contengono numerosi granuli detti melanosomi che producono un pigmento biologico la melanina. Negli africani i melanosomi sono più grandi, per la maggior esposizione ai raggi UV e si presentano come particelle fortemente pigmentate da un tipo di melanina, la eumelanina, necessaria per proteggere il DNA dal cancro della pelle (melanoma). La produzione di eumelanina si è stabilizzata nelle etnie africane, proprio per proteggere il n-DNA dai raggi UV, che hanno maggior esposizione nelle zone equatoriali rispetto alle zone temperate. In altre etnie i melanosomi sono più piccoli e compatti e producono un diverso tipo di pigmento, la pheomelanina, che corrisponde ai colori della pelle tendenti al giallo e al rosso. La funzione di barriera epidermica, nei neri rispetto ai bianchi, comporta che la trasmissione attraverso la cute dei raggi UV (300- 404 nm) è circa del 30% in meno; da ciò deriva che la cute nera ha una resistenza elettrica circa doppia rispetto alla cute bianca e ciò permette una migliore termoregolazione.
La pelle nera deve evidentemente considerarsi una funzione dell'adattamento genetico all'ambiente, come lo è per esempio l'adattamento genetico delle popolazioni andine, che vivono sopra i 4000 metri, le quali presentano una elevata concentrazione di emoglobina per favorire il trasporto di ossigeno nel sangue, là dove l'ossigeno ad altitudini elevate e più rarefatto.
La componente UV della luce del sole, colpendo la cute, favorisce la produzione di vitamina D, essenziale, per esempio, per il metabolismo del calcio nelle ossa. Scarsa luce pertanto significa poca vitamina D, con il conseguente rischio di malattie delle ossa e del rachitismo. Ma un eccesso di vitamina D, comportando un metabolismo accelerato del calcio, provoca una diminuita flessibilità delle arterie e, inoltre, problemi di indurimento delle massa muscolare del cuore.

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In sintesi, l'adattamento genetico all'ambiente trova una mediazione tra questi due effetti. Pertanto, la PELLE NERA è conseguenza del fatto che i geni ereditati dal padre e della madre, si presentano sotto forma di vari Alleli (polimorfismo del DNA), la cui attività viene regolata dal mt-DNA (agente come orologio molecolare delle varie vie metaboliche) che vanno a stabilizzare la produzione del tipo di melanina nelle diverse etnie. Perciò, la diversità del colore della pelle viene a dipendere dalla frequenza di composizione dei diversi alleli, favorita dalla interazione di interscambio di informazione con l'orologio molecolare del metabolismo (il mitocondrio). Quanto sopra in natura è assai frequente; così, per esempio, le chiocciole appartenenti ad una stessa razza possono presentare colori e striature diverse a seconda della composizione dei differenti alleli che ne controllano il colore.

In conclusione, è bene ricordare che “le razze UMANE non esistono” (3) e quindi deduciamo che è del tutto fuorviante pensare ancora che la diversità del colore dalla pelle possa essere una dimostrazione della esistenza di razze umane differenti. Il termine razza rimane unicamente applicabile alla classificazione delle specie animali in zootecnia. È bene sapere che il razzismo è frutto di una effettiva ignoranza scientifica, sia per scarsa o cattiva informazione, sia per semplice comodo e/o vantaggio economico, esclusivamente basato su un fondamento di evidente gravità morale.

Sui temi affrontati in questo testo si può fare riferimento alle seguenti indicazioni sitografiche Libri

Popoli e etnie
Popoli e etnie

* Paolo Manzelli, ordinario di Chimica Fisica all'Università di Firenze, è il titolare della rubrica Scienza e Arte. Diversità e convergenze su queste pagine di steppa.net.

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