26 Cultura & Società
Bartleby lo scrivano
articolo di Giovanna Corchia

Melville Bartleby lo scrivano
Herman Melville
Anno 2003
216 pagine

- Ditemi adesso che, tra un giorno o due, comincerete a comportarvi in modo ragionevole... ditemelo, Bartleby.
Per il momento preferirei non comportarmi in modo ragionevole.
Herman Melville

"Bartleby è più di un artificio o un ozio dell'immaginazione onirica; è, fondamentalmente, un libro triste e veritiero che ci mostra quell'inutilità essenziale che è una delle quotidiane ironie dell'universo".
Jorge Luiz Borges

I would prefer not to
Avrei preferenza di no (nella traduzione, un po' sorprendente, di Gianni Celati di Bartleby, lo scrivano).

Bartleby, lo scrivano, è un personaggio che non permette a nessuno di avvicinarsi al suo essere disarmante che si articola nelle sue uniche, o quasi, parole "I would prefer not to".

Ogni tentativo del narratore della strana vicenda, un noto avvocato di Wall Street, come anche del lettore, si scontra contro un muro, che richiama il muro che Bartleby ha di fronte al suo posto di scrivano e che continua a guardare, imperturbabile.

Bartleby è lo straniero in una società in cui le abitudini dei gesti, la ripetitività dei comportamenti sembrano dare una chiave razionale all'esistenza di ognuno.

Sconvolgente perciò un personaggio inerte, senza desideri, senza apparenti sofferenze, senza bisogno dell'altro, con esigenze minime per vivere: qualche biscotto allo zenzero. Come scrive Gianni Celati nella presentazione del racconto da lui tradotto: "Nessuna tragedia vera e propria, nessun fatto avventuroso, solo il fruscio del divenire entro gli stretti limiti del suo luogo di apparizione".

Sconvolgente perciò l'insondabilità di Bartleby, del suo essere, per chiunque cerchi di trovare sempre una chiave di lettura, una possibilità di veder chiaro nelle cose, per non lasciarsi prendere dall'inquietudine, dalla paura di perdere qualsiasi appiglio, qualsiasi punto di riferimento.

Abituati come siamo, tutti noi, alle parole, i silenzi ci spaventano e Bartleby si lascia morire nel silenzio, rifiutando ogni cosa: si distende nel cortile del carcere dove è rinchiuso, perché vagabondo e si addormenta per sempre.

Potrebbero le ultime parole del narratore penetrare il mistero della desertica esistenza di Bartleby? Bartleby come Giobbe? "Perché non sono morto fin dal grembo materno, perito appena uscito dal ventre? Invero adesso giacerei tranquillo, fin d'allora dormirei con i re e i consiglieri della terra che usano costruire in luoghi devastati".

Forse Bartleby, come Giobbe, serve a tranquillizzare il narratore. E noi?

¦ Il libro è edito anche da Full Color Sound (2007), Einaudi (2006), Garzanti (2004), L'Ancora del Mediterrraneo (2002), Giunti (2001) ¦

Torna in biblioteca
Torna agli articoli