33 Cultura & Società
La ricerca della leggerezza come reazione al peso del vivere
articolo di Giovanna Corchia

Calvino Lezioni americane
Italo Calvino
Anno 2000
Pagine 208

Per spiegare perché è stato portato a considerare la leggerezza un valore anziché un difetto, Italo Calvino scrive: "Quando ho iniziato la mia attività, il dovere di rappresentare il nostro mondo era l'imperativo categorico d'ogni giovane scrittore [...]. Cercavo di cogliere una sintonia tra il movimentato spettacolo del mondo, ora drammatico, ora grottesco, e il ritmo interiore picaresco e avventuroso che mi spingeva a scrivere. Presto mi sono accorto che tra i fatti della vita che avrebbero dovuto essere la mia materia prima e l'agilità scattante e tagliente che volevo animasse la mia scrittura c'era un divario che mi costava sempre più sforzo superare. Forse stavo scoprendo solo allora la pesantezza, l'inerzia, l'opacità del mondo [...]. In certi momenti mi sembrava che il mondo stesse diventando tutto di pietra".
È vero, il mondo, la realtà sono opachi, indecifrabili, impenetrabili; spesso, molto spesso, opprimenti. Ecco perché lo spirito che geme in preda alle lunghe noie (1) ha bisogno di leggerezza, d'ebbrezza, di momenti che cancellino, non importa se per la breve durata di un lampo o di un volo d'aquila, il peso del vivere: la vita è così élévation e non più un'oasi d'orrore in un deserto di noia (2).
L'arte, in tutte le sue molteplici forme, è spesso simile a una nave leggera che ci trasporta, se ci si abbandona, in un altrove dove tutto è bellezza:

Là tout n'est qu'ordre et beauté,
Tutto, laggiù, è ordine e beltà
Luxe, calme et volupté
Magnificenza, quiete e voluttà.( 3)

"La letteratura può molto. Può tenderci la mano quando siamo profondamente depressi, condurci verso gli esseri umani che ci circondano, farci comprendere meglio il mondo e aiutarci a vivere". ( Todorov) (4).
Le pagine che ho scelto hanno l'obiettivo ambizioso di aiutarci a vivere, di allontanarci, poco importa se per lo spazio di un mattino, dal peso del mondo, un mondo tutto di pietra.

(1) Charles Baudelaire, Les Fleurs du Mal, Spleen
(2) Charles Baudelaire, Les Fleurs du Mal, L'Invitation au voyage
(3) Charles Baudelaire, Les Fleurs du Mal, Le voyage
(4) T. Todorov, La letteratura in pericolo

Primo passo nella leggerezza

Fort Ballades françaises
Paul Fort
Anno 1982

Ivresse

Par les nuits d'été bleues où chantent les cigales, Dieu verse sur la France une coupe d'étoiles. Le vent porte à ma lèvre un goût du ciel d' été! Je veux boire à l'espace fraîchement argenté.

L'air du soir est pour moi le bord de la coupe froide où, les yeux mi-fermés et la bouche goulue, je bois, comme le jus pressé d'une grenade, la fraîcheur étoilée qui se répand des nues.

Couché sur un gazon dont l'herbe est encor chaude de s'être prélassée sous l'haleine du jour, oh! que je viderais, ce soir, avec amour, la coupe immense et bleue où le firmament rôde.

Suis-je Bacchus ou Pan? Je m'enivre d'espace, et j'apaise ma fièvre à la fraîcheur des nuits. La bouche ouverte au ciel où grelottent les astres, que le ciel coule en moi!Que je me fonde en lui! Ivresse

Par les nuits d'été bleues où chantent les cigales
Dieu verse sur la France une coupe d'étoiles.
Le vent porte à ma lèvre un goût du ciel d' é!
Je veux boire à l'espace fraîchement argen.

L'air du soir est pour moi le bord de la coupe froide
où, les yeux mi-fermés et la bouche goulue,
je bois, comme le jus pressé d'une grenade,
la fraîcheur étoilée qui se répand des nues.

Couché sur un gazon dont l'herbe est encor chaude
de s'être prélassée sous l'haleine du jour,
oh! que je viderais, ce soir, avec amour,
la coupe immense et bleue où le firmament rôde.

Suis-je Bacchus ou Pan? Je m'enivre d'espace,
et j'apaise ma fièvre à la fraîcheur des nuits.
La bouche ouverte au ciel où grelottent les astres,
que le ciel coule en moi! Que je me fonde en lui!

Ebbrezza

Nelle notti blu d'estate in cui cantano le cicale, Dio versa
sulla Francia una coppa di stelle. Il vento porta al mio labbro un gusto del cielo d'estate! Voglio bere lo spazio di fresco argentato.

L'aria della sera è per me il bordo della coppa fredda
dove, gli occhi semichiusi e la bocca avida, bevo come il succo spremuto di una melagrana, la freschezza stellata
che si diffonde dalle nuvole.

Sdraiato su un prato la cui erba è ancora calda
per essersi deliziata al soffio del giorno, oh! come vuoterei, questa sera, con amore, la coppa immensa e blu
in cui vibra il firmamento.

Sono Bacco o Pan? Mi inebrio di spazio e calmo
la mia febbre alla freschezza delle notti.
La bocca aperta al cielo dove palpitano gli astri,
che il cielo scorra in me! Che io mi fonda in lui!

(traduzione dell'autrice)
L'ebbrezza dei sensi è in questa poesia: profumi, colori, suoni e... sapori s'intrecciano, si confondono, si fondono: il blu intenso, profondo delle notti d'estate, le labbra sfiorate, accarezzate dal vento che porta con sé il gusto soave del cielo di fresco argentato. Tutto è élévation dello spirito e del corpo. Un salmo, un inno alla bellezza, un canto religioso sono le parole del poeta. Ascoltandolo nella lingua in cui la poesia c'è stata donata siamo colpiti dalla musicalità dei versi che cogliamo, tra l'altro, nell'accumulazione di consonanti liquide: ivresse, étoiles, soir, boire, fraîchement, fraîcheur, ciel, coule, nelle vibrazioni che nascono dall'accoppiamento di suoni come fr, vr, gr, bl; nel gran numero del suono e aperto, come in ivresse, ciel, herbe, frchement , air, lèvre...
I primi versi ne rievocano degli altri, come questo di Ma bohème di Arthur Rimbaud:

Mes étoiles au ciel avaient un doux frou frou
Le mie stelle in cielo avevano un dolce fru fru.

L'aria, il cielo tutto si trasformano in una immensa coppa il cui liquido, come succo di melagrana, è luce, freschezza, che calmerà l'arsura del giorno. Perché non associare altri versi che esaltano la fratellanza dei grandi poeti? In essi il poeta esorta il proprio spirito ad innalzarsi al di sopra di tutto per gustare il divino nettare, inebriarsi di cielo. Eccoli:
élévation
Charles Baudelaire – Les Fleurs du Mal

Et bois, comme une pure et divine liqueur,
Le feu clair qui remplit les espaces limpides

E come un puro nettare apri le labbra al terso
fuoco disseminato negli spazi sublimi
Traduzione di G.Bufalino
Riprendendo il testo di Ivresse, si materializza davanti al nostro sguardo l'immagine dell'io che tende le labbra avide perché tutto il cielo scorra in lui. Bellissima l'invocazione finale:

que le ciel coule en moi! Que je me fonde en lui! che il cielo scorra in me! Che io mi fonda in lui!

Il cielo apre e chiude il verso, formando un grande abbraccio che racchiude l'io, trasformato in cuore palpitante: il poeta lo invoca perché scorra in lui, perché si confondano, perché il miracolo della fusione dell'uno nell'altro si avveri.
Perché non riprendere qui, per vicinanza d'immagini, di simboli, un grande verso della poesia universale? Eccolo, con una sua traduzione in francese che mi sembra ben riuscita:

L'infinito

E il naufragar m'è dolce in questo mare
G.Leopardi
Et sur ces mers sans fin j'aime jusqu'au naufrage.
Traduzione A.Sainte Beuve

Due quadri possono essere associati a questi versi vibranti di sensazioni visive, olfattive, tattili, gustative, uditive:
La corde sensible (sito esterno) di Magritte

La trasparenza della grande coppa, la leggerezza della nuvola spumeggiante, traboccante in primo piano, sullo sfondo un cielo terso e una catena di monti azzurri dalle cime arrotondate, tutto è ivresse, ebbrezza, bellezza...e l'io così si esprime: bevo come il succo spremuto di una melagrana, la freschezza stellata che si diffonde dalle nuvole.
Nuit étoilée (sito esterno) di V.Van Gogh

Un cielo straordinario, vibrante: tutto l'io è come "une corde sensible" ed ecco i versi che s'imprimono nella memoria:

Sono Bacco o Pan? Mi inebrio di spazio e calmo
la mia febbre alla freschezza delle notti.
La bocca aperta al cielo dove palpitano gli astri,
che il cielo scorra in me! Che io mi fonda in lui!

Vorrei richiamare un altro testo di Paul Fort, riprendendo la traduzione di Sergio Endrigo, perché non c'è niente di più leggero di un grande girotondo, una danza multicolore di tutti i ragazzi del mondo per la pace, sempre così lontana, contro tutte le guerre:

La Ronde autour du monde

Si toutes les filles du monde voulaient s' donner la main, tout autour de la mer, elles pourraient faire une ronde. Si tous les gars du monde voulaient bien êtr' marins, ils f'raient avec leurs barques un joli pont sur l'onde.
Alors on pourrait faire une ronde autour du monde, autour du monde, si tous les gars du monde voulaient s' donner la main
.

Girotondo attorno al mondo

Se tutte le ragazze, le ragazze del mondo
si dessero la mano, si dessero la mano
allora ci sarebbe un girotondo
intorno al mondo, intorno al mondo.

E se tutti i ragazzi, i ragazzi del mondo
volessero una volta diventare marinai,
allora si farebbe un grande ponte
con tante barche, intorno al mare.

E se tutta la gente si desse la mano
se il mondo, veramente, si desse una mano
allora si farebbe un girotondo
intorno al mondo, intorno al mondo.

Se tutte le ragazze, le ragazze del mondo
si dessero la mano, si dessero la mano
allora si farebbe un girotondo
intorno al mondo, intorno al mondo.

E se tutta la gente si desse la mano
se il mondo, veramente, si desse una mano
allora si farebbe un girotondo
intorno al mondo, intorno al mondo.
Testo e musica di Sergio Endrigo
dall'album "Endrigo 1966"

Da un'intervista di Sergio Endrigo: "Girotondo intorno al mondo" raffigura la capacità dell'uomo di costruire la pace... Diventerà l'inno dell'Unicef. È una canzone nata tanti anni fa. Mi capitò di leggere un romanzo di Aragon, Le campane di Basilea dove si racconta che avanti la prima guerra mondiale a Basilea ci fu una grande festa con cortei di ragazzini e ragazzine vestiti da angioletti che per scongiurare la guerra cantavano una poesia di Paul Fort, "Se tutte le ragazze e i ragazzi del mondo si dessero la mano". A me piacque, così la tradussi, la musicai e nacque "Girotondo intorno al mondo". [Se tutte le ragazze e i ragazzi del mondo si dessero la mano: Sergio Endrigo contro la guerra, tra musica e poesia, in Azione nonviolenta, n. 11/03]

Secondo passo nella leggerezza

Baudelaire Les Fleurs du Mal, La Chevelure
Charles Baudelaire
Anno 1984
Pagine 208

La chevelure

Ô toison, moutonnant jusque sur l'encolure !
Ô boucles ! Ô parfum chargé de nonchaloir !
Extase ! Pour peupler ce soir l'alcôve obscure
Des souvenirs dormant dans cette chevelure,
Je la veux agiter dans l'air comme un mouchoir !

La langoureuse Asie et la brûlante Afrique,
Tout un monde lointain, absent, presque défunt,
Vit dans tes profondeurs, forêt aromatique !
Comme d'autres esprits voguent sur la musique,
Le mien, ô mon amour, nage sur ton parfum.

J'irai là-bas où l'arbre et l'homme, pleins de sève,
Se pâment longuement sous l'ardeur des climats ;
Fortes tresses, soyez la houle qui m'enlève !
Tu contiens, mer d'ébène, un éblouissant rêve
De voiles, de rameurs, de flammes et de mâts :

Un port retentissant où mon âme peut boire
à grands flots le parfum, le son et la couleur ;
Où les vaisseaux, glissant dans l'or et dans la moire,
Ouvrent leurs vastes bras pour embrasser la gloire
D'un ciel pur où frémit l'éternelle chaleur.

Je plongerai ma tête amoureuse d'ivresse
Dans ce noir océan où l'autre est enfermé ;
Et mon esprit subtil que le roulis caresse
Saura vous retrouver, ô féconde paresse,
Infinis bercements du loisir embaumé !

Cheveux bleus, pavillon de ténèbres tendues,
Vous me rendez l'azur du ciel immense et rond ;
Sur les bords duvetés de vos mèches tordues
Je m'enivre ardemment des senteurs confondues
De l'hile de coco, du musc et du goudron.

Longtemps ! Toujours ! ma main dans ta crinière lourde
Sèmera le rubis, la perle et le saphir,
Afin qu' à mon désir tu ne sois jamais sourde !
N'es-tu pas l'oasis où je rêve , et la gourde
Où je hume à longs traits le vin du souvenir ?

La capigliatura

O chioma ondosa in boccoli fin sulla spalla pura
balsamo intriso d'estasi e di pigro diletto!
Per destare stasera entro l'alcova oscura
i ricordi che affollano questa capigliatura,
voglio nell'aria scuoterla al par d'un fazzoletto!

Tutto un assente mondo, remoto, quasi spento,
il sonnacchioso Tropico e il torrido Equatore,
vive nel tuo profondo, o foresta d'unguento,
e come sulla musica taluna anima al vento
alza le vele, io navigo sul tuo profumo,amore!

Laggiù, dove la linfa gonfia uomini e piante,
che sotto un cielo ardente anelano al piacere,
oh, come un'onda, portami laggiù, treccia pesante!
Mare d'ebano, un sogno tu celi, abbarbagliante,
di rematori e d'alberi, di vele e di bandiere:

un porto risonante, sul cui molo assaporo
a lunghi sorsi gli echi, i colori e i profumi;
scivolano vascelli in un tremulo oro,
e le braccia disserrano al glorioso tesoro
d'un etere ove il sole versa eterno i suoi fiumi.

Affonderò il mio capo. Dall'ebbrezza rapito,
in questo nero oceano ove l'altro è rinchiuso,
e il mio sottile spirito, sopra i flutti blandito,
vi saprà ritrovare, onde d'ozio infinito,
feconde ore d'inerzia nel torpore diffuso!

Vello turchino, tenda di tenebre profonde,
tu mi ridai l'azzurro dei grandi firmamenti,
delle tue ciocche intorte sulle morbide sponde
ebbro un'aria io respiro che in un solo confonde
di cocco, muschio e pece gli effluvi differenti.

A lungo! Sempre! O donna, sui tuoi densi capelli
seminerà la perla, lo zaffiro e il rubino,
perché tu corra docile ai miei bramosi appelli.
Non sei tu forse l'oasi dei sogni miei più belli,
la fiasca ove il passato tracanno come un vino?

Traduzione di G.Bufalino
Il poeta invoca la chioma della donna amata, ondosità, balsamo inebriante che spinge all'abbandono, perché si materializzi, riemerga dal profondo, ridesti le estasi passate che racchiude in sé.
Il languore dell'Asia, il caldo abbagliante dell'Africa, un mondo sconfinato è imbrigliato in quella foresta di aromi. Là, estasiato, naviga il poeta, catturato, come altri lo sono dalla musica.
Ha così inizio il viaggio verso un altrove di sogno, come quello evocato in questi versi già ripresi, scelti come un leit-motiv:

Là tout n'est qu'ordre et beauté,
Tutto, laggiù, è ordine e beltà
Luxe, calme et volupté
Magnificenza, quiete e voluttà. (3)

Un porto è pronto ad accogliere il viaggiatore ebbro di profumi esotici, sotto un cielo puro il cui calore non ha fine.
La donna, la sua chioma sono un oceano che l'altro racchiudono, come onde nelle onde: là, infine, il riposo del guerriero, cullato in un mare di voluttà.
Nel turchino della capigliatura è racchiuso, impareggiabile dono, il blu di cieli immensi, sconfinati e da essa si sprigionano effluvi di cocco, muschio e pece che insieme si confondono, si fondono. Come in Correspondances quei profumi riches, corrompus, triomphants – ricchi, corrotti, trionfanti – cantano le estasi e dell'anima e dei sensi.
Impossibile restare insensibili alla lettura di questi versi.
La leggerezza, la felicità è anche poesia, può scaturire dalla poesia...

Terzo passo nella leggerezza

Senghor Oeuvre poétique
Léopold Sédar Senghor
Anno 1996

Il nome di Léopold Sédar Senghor va annoverato tra i grandi poeti della poesia moderna. Il poeta senegalese ha scritto i suoi versi in francese, perché l'Africa tutta fosse svelata al mondo: il francese dunque come strumento di conoscenza di una realtà, di un paese, di una terra vibranti di profumi, suoni, colori...
Nel 1983 Senghor entrò a far parte dell'Accademia di Francia. Nominato presidente della Repubblica del Senegal nel 1960 lo fu sino al 1980.
La poesia che ho scelto è dedicata alla donna nera – nigra sum sed formosa – sono nera ma sono bella e questa donna è tutte le donne dell'Africa, l'Africa stessa...

Femme nue, femme noire
Femme nue, femme noire
Vêtue de ta couleur qui est vie, de ta forme qui est beauté
J'ai grandi à ton ombre; la douceur de tes mains bandait mes yeux
Et voilà qu'au coeur de l'Eté et de Midi,
Je te découvre, Terre promise, du haut d'un haut col calciné
Et ta beauté me foudroie en plein coeur, comme l'éclair d'un aigle
Femme nue, femme obscure
Fruit mûr à la chair ferme, sombres extases du vin noir, bouche qui fais lyrique ma bouche
Savane aux horizons purs, savane qui frémis aux caresses ferventes du Vent d'Est
Tamtam sculpté, tamtam tendu qui gronde sous les doigts du vainqueur
Ta voix grave de contralto est le chant spirituel de l'Aimée
Femme noire, femme obscure
Huile que ne ride nul souffle, huile calme aux flancs de l'athlète, aux flancs des princes du Mali
Gazelle aux attaches célestes, les perles sont étoiles sur la nuit de ta peau.
Délices des jeux de l'Esprit, les reflets de l'or ronge ta peau qui se moire
A l'ombre de ta chevelure, s'éclaire mon angoisse aux soleils prochains de tes yeux.
Femme nue, femme noire
Je chante ta beauté qui passe, forme que je fixe dans l'Eternel
Avant que le destin jaloux ne te réduise en cendres pour nourrir les racines de la vie.

Donna nuda, donna nera

Donna nuda, donna nera,
Vestita del tuo colore che è vita, della tua forma che è bellezza
Sono cresciuto alla tua ombra; la dolcezza delle tue mani copriva i miei occhi.
Ed ecco che nel cuore dell'Estate e del Mezzogiorno,
ti scopro, Terra promessa, dall'alto di un alto colle calcinato.
E la tua bellezza è folgore dritta al cuore, come il lampo di un'aquila.
Donna nuda, donna oscura
Frutto maturo dalla carne soda, profonde estasi del vino nero,
bocca che rende lirica la mia bocca
savana dai puri orizzonti, savana fremente alle brucianti carezze del Vento dell'Est.
Tamtam scolpito, tamtam teso grondante sotto le dita del vincitore.
La tua voce grave di contralto è il canto spirituale dell'Amata.

Donna nuda, donna oscura
Olio che nessun soffio raggrinza, olio calmo ai fianchi dell'atleta, ai fianchi dei principi del Mali
Gazzella dai legamenti celesti, le perle sono stelle sulla notte della tua pelle.

Delizie dei giochi dello Spirito, l'oro crea mille riflessi sulla tua pelle.

All'ombra della tua capigliatura, si rischiara la mia angoscia in prossimità dei soli dei tuoi occhi.

Donna nuda, donna nera
Canto la tua bellezza che passa , forma che fisso nell'Eterno prima che il destino geloso ti riduca in cenere per nutrire le radici della vita.

(traduzione dell'autrice)

Dopo la lettura di questa poesia si può condividere sino in fondo il giudizio su Senghor espresso all'inizio. Il suo prezioso francese è al servizio della negritudine; grazie ai suoi versi la bellezza della donna nuda, della donna nera – l'Africa, la sua terra – è scoperta da tutti coloro che sono sensibili alla poesia.
Le parole al servizio di un mondo, di una terra che è madre, primo amore, amante, canto, danza, ma anche, in comune con ogni altra creatura, fragilità, mortalità. I versi fisseranno per sempre quella Bellezza prima che il Destino, geloso, non la riduca in cenere. Ma anche ridotta in cenere la donna darà vita ad altra vita e viene il giorno che il giorno aggiorna, come scrive un altro poeta, Edoardo Sanguineti...

Nigra sum sed formosa[dal Cantico dei Cantici, 1, 5]

Tutto in questa poesia è equilibrio, sin dal ritmo binario che la scandisce:

donna nuda – donna nera
vestita del tuo colore che è vita – della tua forma che è bellezza

La donna esaltata è tutto: madre protettiva, dolce, carezzevole, le cui mani proteggono il bambino dalle paure..., passione improvvisa, irrefrenabile, fulminea come un guizzo d'aquila; frutto maturo, inebriante , corpo vibrante alle carezze del Vento dell'Est, Africa sconfinata dagli orizzonti incontaminati, tamburo fremente, canto spirituale dell'Amata.
Il suo corpo morbido, levigato, flessuoso non conosce asperità: celestiale gazzella, le perle divengono stelle brillanti sulla notte della sua pelle. Lei sola può lenire l'angoscia del poeta protetto dall'ombra della sua capigliatura, rischiarato dai soli dei suoi occhi. Certo, la morte, un giorno, la colpirà, il destino geloso la ridurrà in cenere ma i versi a lei dedicati la renderanno immortale finché la poesia scalderà i cuori...

Una seconda poesia di Senghor.

Perles

Perles blanches,
Lentes gouttelettes,
Gouttelettes de lait frais,
Clartés fugitives le long des fils télégraphiques,
Le long des longs jours monotones et gris!
Où vous en allez-vous?

à quels paradis ? à quels paradis ?
Clartés premières de mon enfance
Jamais retrouvée. Perle

Perle bianche,
lente goccioline,
goccioline di latte fresco,
chiarori fuggitivi lungo fili del telegrafo,
lungo lunghi giorni monotoni e grigi!
Dove ve ne andate?

In quali paradisi? In quali paradisi?
Primi chiarori della mia infanzia
mai ritrovata.

La luce, la trasparenza, la lievità impalpabile nel biancore delle perle, piccole gocce di bianco latte, fuggitive, quasi inafferrabili nello scorrere di lunghi monotoni giorni. L'infanzia, anche se solo evocata, nell'impossibilità di riviverla è, nei versi del poeta alla ricerca del tempo perduto, tempo ritrovato! Anche i ricordi, se pur velati di malinconia, aiutano a vivere, sono leggerezza!

Quarto passo nella leggerezza
Clézio L'inconnu sur la terre
J.-M.G. Le Clézio
Anno 1978
Pagine 328

La vie des nuages

Dans le ciel vivent les nuages. Ils sont nombreux, et légers, légers. Ils traversent l'espace, sans se presser, ils passent lentement au-dessus de la terre, comme cela, tout gonflés comme des voiles, ou bien allongés comme des lambeaux de linge. Ils sont beaux ! Je voudrais rester des jours à les regarder, allongé sur la terre, des jours, des mois, des années peut-être. Les nuages ne sont pas ennuyeux. Ils ne montent rien, ils ne veulent rien dire, ils ne sont pas effrayants, ni tristes. Ils sont vivants. Leur vie n'est pas celle des animaux de la terre, ni même des arbres, des rochers, des flammes du feu ou des vagues de la mer . C'est une vie légère, qui passe dans la lumière du ciel, qui se transforme, qui s'en va. C'est une drôle de vie qui ne respire pas, qui ne mange pas, qui ne s'accouple pas. C'est la vie passante des nuages.
Eux, ils ne savent faire rien d'autre que se promener. Ils viennent d'un côté de l'horizon, ils vont vers l'autre côté. Ils ne sont pas pressés. Ils avancent avec majesté, mais légers, légers, en glissant dans l'air bleu. Ils roulent un peu, ils s'étirent, ils lancent quelques volutes en avant, puis le reste du corps suit en rampant, et les panaches de l'arrière se replient. Ils n'ont pas de tête, ni de jambes. Ils ont des quantités de corps en un seul, qui bougent et frémissent comme s'il y avait une troupe d'enfants cachés sous un grand drap. [...]
Les nuages, je voudrais bien vivre avec eux, en planant étendu sur la voûte du ciel. Je voudrais être avec eux, rester parmi eux pour mieux les connaître. Souvent je les cherche, entre les immeubles des villes. Quand il y a beaucoup de bruit et de mouvement dans toutes ces rues, boulevards, avenues, sur toutes ces places, le long de ces tranchées, je lève la tête, je les vois, et ils me libèrent. Ils sont si beaux, ils vont si loin, si vite, si facilement. Ce ne sont pas les avions ni les oiseaux qui habitent dans le ciel. Ce sont eux, les nuages, larges, silencieux, légers, pareils à des navires, pareils à des îles. Ce sont eux qui vivent de la vraie vie, qui sans cesse se forme et se défait.
Ils voyagent beaucoup, et moi un peu avec eux. Ils m'emportent, puis me laissent plus loin sur la terre. Quand je suis immobile,eux traversent l'espace et me font voir de nouveaux paysages.
Ils me montrent, comme cela, simplement, toutes les formes nouvelles, les formes inespérées, incroyables ; ils les montrent, sans paroles, sans histoires,et puis ils s'en vont ailleurs.

La vita delle nuvole

Nel cielo vivono le nuvole. Sono numerose e leggere, leggere. Attraversano lo spazio, senza affrettarsi,, passano lentamente al di sopra della terra, così, tutte gonfie come vele o allungate come lembi di lenzuola. Sono belle! Vorrei restare giorni e giorni a guardarle, allungato sulla terra, giorni, mesi , anni, forse. Le nuvole non sono noiose. Non mostrano niente, non vogliono dire niente, non incutono paura, non sono tristi. Sono vive. La loro vita non è quella degli animali della terra, neanche quella degli alberi, delle rocce, delle fiamme del fuoco o delle onde del mare. È una vita leggera che passa nella luce del cielo, che si trasforma, se ne va. È una vita bizzarra,che non respira, che non si nutre, che non si accoppia. È la vita di passaggio delle nuvole.
Non sanno fare nient'altro che passeggiare. Vengono da un lato dell'orizzonte, vanno verso l'altro lato. Non hanno fretta. Avanzano maestosamente ma leggere, leggere, scivolando nell'azzurro dell'aria. Rotolano un po', si stirano, lanciano qualche voluta in avanti, poi il resto del corpo segue arrampicandosi e i pennacchi indietro si ripiegano. Non hanno testa né gambe. Hanno quantità di corpi in uno solo, che si muovono, fremono, come se ci fosse una truppa di bambini nascosti sotto un grande lenzuolo. [...]
Le nuvole, come vorrei vivere con loro, planando disteso sulla volta celeste. Vorrei essere con loro, restare in mezzo a loro, per conoscerle meglio. Spesso le cerco tra i caseggiati delle città. Quando c'è molto rumore, agitazione in tutte quelle strade,viali piccoli e grandi, in tutte quelle piazze, lungo quelle trincee, levo il capo, le vedo, e mi liberano. Sono così belle, vanno così lontano, così velocemente, così facilmente. Non sono gli uccelli né gli aerei che abitano nel cielo. Sono loro, le nuvole, larghe, silenziose, leggere, simili a navi, simili a isole. Sono loro che vivono una vita vera che incessantemente si forma e svanisce.
Viaggiano ed io un po'con loro. Mi portano via poi mi lasciano più lontano sulla terra. Quando sono immobile, loro attraversano lo spazio e mi fanno vedere paesaggi nuovi.
Mi mostrano, così, semplicemente, tutte le forme nuove, forme insperate, incredibili; le mostrano senza parole, senza storie e poi se ne vanno altrove.

(Traduzione dell'autrice)
Prima di aggiungere qualche riflessione sul brano appena ripreso, proporrei delle variazioni sul tema. Baudelaire ci offre in Le spleen de Paris. Petits poèmes en prose un'esaltazione delle nuvole :

L'étranger

«Qui aimes-tu, le mieux, homme énigmatique, Dis? Ton père, ta mère, ta sœur ou ton frère ?
- Je n'ai ni père, ni mère, ni frère, ni sœur.
- Tes amis ?
-Vous vous servez là d'une parole dont le sens m'est resté jusqu'à ce jour inconnu.
- Ta patrie ?
- J'ignore sous quelle latitude elle est située.
- La beauté ?
- Je l'aimerais volontiers, déesse et immortelle.
- L'or ?
- Je le hais autant vous haïssez Dieu.
- Eh ! qu'aimes-tu donc, extraordinaire étranger ?
- J'aime les nuages... les nuages qui passent... là-bas... là-bas... les merveilleux nuages!»

Lo straniero

«Dimmi, enigmatico uomo, chi ami di più? tuo padre, tua madre, tua sorella o tuo fratello?
- Non ho né padre, né madre, né sorella, né fratello.
- I tuoi amici?
- Usate una parola il cui senso mi è rimasto fino ad oggi sconosciuto.
- La patria?
- Non so sotto quale latitudine si trovi.
- La bellezza?
- L'amerei volentieri, ma dea e immortale.
- L'oro?
- Lo odio come voi odiate Dio.
- Ma allora che cosa ami, meraviglioso straniero?
- Amo le nuvole... Le nuvole che passano... laggiù... Le meravigliose nuvole!»

Baudelaire scriverà ancora in un Salon del 1859: "Cosa abbastanza curiosa, non mi successe neanche una volta, dinanzi a quelle immagini liquide e aeree di soffrire della mancanza dell'uomo". Continuando, in Méditations poétiques en prose presenterà così le nuvole, per sottolineare la bellezza del loro movimento nel cielo e del loro riflesso nell'acqua: "un grande movimento perfettamente silenzioso" (XV) e ancora le definirà: "Mobili architetture che Dio fa con i vapori, meravigliose costruzioni dell'impalpabile" (XIV)
La leggerezza, l'impalpabilità delle nuvole, il silenzio in cui si è immersi quando lo sguardo le abbraccia sono presenti nelle pagine di Le Clézio.
Per molti di noi la vita è una corsa continua, come se il tempo non fosse mai abbastanza, come se non ci fosse possibile riempire altrimenti le nostre giornate. Eppure, anche noi, come il narratore della pagina, potremmo godere di uno spettacolo indicibilmente vario, incomparabilmente bello, alla portata del nostro sguardo: le nuvole leggere, leggere che passano nel cielo.
Proviamo anche noi a rallentare il passo, a levare il capo verso il cielo in un giorno di vento, in cui impalpabili architetture dalle forme bizzarre lo attraversano, possiamo immaginarle come navi che le vele rigonfie spingono verso un altrove di sogno, isole dove sarebbe bello sostare e tante, tante altre forme, che risveglierebbero il fanciullo che è in noi, la poesia nascosta... Bella la vita delle nuvole, la loro leggerezza, i viaggi che offrono a chi non si lascia sempre prendere dalla frenesia della corsa.
Le nuvole! Belle, perché vivono una vita che non ha bisogno di niente, una vita che, se ci si lascia trasportare, ci aiuta a liberarci, almeno per un po', degli affanni giornalieri. La vera vita? La vita delle nuvole!
Mettiamo le vele anche noi verso un'isola di silenzio, lo sguardo rivolto al cielo, lontani dalle trincee di cemento delle città moderne, città verticali che sembrano imprigionare il cielo... Quale sollievo! Quale leggerezza!
Perché allora non dare ancora spazio ad uno scrittore dell'impalpabilità della bellezza come Le Clézio proponendo un'altra pagina in cui la luce è in scena?

J'aime la plus belle des lumières, chaude, jaune, celle qui apparaît quelquefois l'après-midi sur le mur d'une chambre face au sud. C'est en elle que je voudrais habiter, pendant des jours, des mois, des années. Souple, tiède, vivante, douce, jaune comme la paille, jaune comme la flamme des allumettes, elle entre par la fenêtre ouverte sans que je sache d'où elle vient, de quels sables, de quels champs de maïs ou de blé mûr. Elle entre, pareille à une chevelure de femme, elle se met à bouger entre les murs de la chambre, d'un mouvement continu qui emplit de bonheur, d'un seul et long mouvement qui se déplie et rebondit sans cesse, la belle lumière chaude, la lumière d'été.
Je la sens venir, elle m'enveloppe comme l'air, mais sans rien qui trouble ou attouche, elle regarde chaque parcelle de ma peau, elle me baigne et m'éclaire. Aucune autre lumière ne sait faire cela comme elle. Elle, elle est venue de tous les points de l'espace, poudre des soleils et des étoiles, parfum des astres. Lumière du tabac et des genêts, lumière du cuir, lumière de la bière, lumière des fleurs, lumière de la peau blonde et claire,elle apporte tout cela avec elle, comme une rivière qui coulerait sur elle-même.
On n'entend pas son bruit. C'est à l'intérieur des oreilles qu'elle murmure son chant, c'est à l'intérieur du ventre qu'elle fait tourner sa ronde. Lumière de la paix, et il n'y aura jamais d'autre paix, jamais de bonheur plus grand dans le monde. Les guerres, les crimes, les mensonges, la faim,la soif, la souffrance, tout cela s'efface quand cette lumière emplit l'espace. C'est elle que les hommes veulent voir. Amo la più bella delle luci, calda, dorata,quella che appare talvolta sul muro di una camera esposta a mezzogiorno. È in lei che vorrei abitare, giorni, mesi, anni. Flessuosa, tiepida, viva, dolce come la paglia,gialla come la fiamma dei fiammiferi, entra dalla finestra aperta senza che io sappia da dove viene, da quali sabbie, da quali campi di mais o di grano maturo. Entra simile a una capigliatura di donna, inizia a muoversi tra i muri della camera con un movimento continuo che riempie di felicità, con un solo lungo movimento che si dispiega, rimbalza senza tregua, la bella luce calda, la luce d'estate.
La sento venire, mi avvolge come l'aria ma senza niente che turbi o sia vischioso, abbraccia ogni particella della mia pelle, mi bagna, m'illumina. Nessuna altra luce sa fare questo come lei. Lei, lei è venuta da tutti i punti dello spazio, polvere dei soli e delle stelle, profumo degli astri. Luce del tabacco e delle ginestre, luce del cuoio, luce della birra, luce dei fiori, luce della pelle bionda e chiara, porta tutto questo con lei, come un fiume che scorra su se stesso.
Non si ode il suo rumore. È all'interno delle orecchie che mormora il suo canto, e all'interno del ventre che fa girare la sua danza. Luce della pace e non ci sarà mai altra pace, mai felicità più grande nel mondo. Le guerre, i crimini, le menzogne, la fame, la sete, la sofferenza, tutto ciò svanisce quando questa luce riempie lo spazio. È lei che gli uomini vogliono vedere.

(Traduzione dell'autrice)
Altrove, su altre pagine di questo fantastico libro il narratore confessa: "Vorrei partire per un paese senza rumore, né dolore, niente che turbi o porti con sé distruzione, un paese senza guerre, senza odio, pieno di silenzio, pieno della luce accecante del sole. Là farei solo musica con le mie parole".
Non posso non aprire una finestra sulla notte in cui spesso viviamo e che si cela al di là di questi silenzi incontaminati, di questi colori caldi, dorati, come ginestre, tabacco, birra, grano maturo, distese di campi di mais, non posso, non possiamo passare sotto silenzio quello che avviene in Medio Oriente, proprio in un paese favorito dalla natura, dove la bella, calda, flessuosa luce d'estate è di casa... Ma nessuno sembra vederla, allora tutto si spegne e la guerra continua a mietere vittime nella follia degli uomini: è quello che avviene a Gaza, in giorni di festa, proprio nel periodo che per i cristiani e per tutti gli uomini di buona volontà dovrebbe portare pace, incontro tra gli uomini, scambio di doni reciproco... Non dimentichiamo mai la realtà in cui viviamo, un mondo spesso di pietra!
Torniamo – anche se non è così semplice – alla leggerezza, di cui abbiamo bisogno – nel noi è racchiusa tutta l'umanità senza esclusione alcuna – e chiediamoci chi si cela dietro l'inconnu sur la terre: sì, proprio un bambino, un altro piccolo principe nato, forse, con la musica, un giorno, la musica libera delle parole. È attraverso di lui, la parte della poesia che è dentro di noi, se sappiamo ascoltarla in silenzio, che le immagini fioriscono, che la luce fa la sua apparizione, come la più leggiadra delle danzatrici, ondeggiante con la sua lunga chioma dorata comme l'air dans le ciel et la mer dans la mer – come nel cielo l'aria, come nel mare il mare (C.Baudelaire, Les Phares) o comme une rivière qui coulerait sur elle-même – come un fiume nel fiume.
Il miracolo si compie, le parole diventano musica, silenzioso mormorio nelle orecchie, tutti i sensi vibrano, la fame, la sete, l'odio, la sofferenza, il dolore, la morte sono cancellati... Miracolo delle parole musica del cuore!

Les soleils couchants
I dorati tramonti
Revêtent les champs,
accendon gli orizzonti,
Les canaux, la ville entière,
i canali, la città
D'hyacinthe et d'or;
D'un lume di giacinto;

Le monde s'endort
S'assonna il mondo vinto
Dans une chaude lumière
In una calda luminosità.

Questi versi di "L'invitation au voyage", il mondo tutto avvolto in una calda luce riprendono, come in un gioco di specchi il trionfo della luce in cui vorremmo tutti far naufragio.

Un ultimo passo nella leggerezza

Haiku Haiku
(a cura di L. V. Arena)
Anno 2001
Pagine 107

Un breve assaggio di Haiku: Miniature in versi o esili orizzonti di parole, come li definisce Roland Barthes.
Cosa è mai un haiku? Poche parole, quasi una miniatura in versi. Ma come riuscire a evocare, in tanta esiguità, una foglia che il vento di ottobre stacca da un ramo facendola cadere sul dorso di un passero? È poesia, questa? E che genere di poesia è? Dicono che, con un haiku, i maestri giapponesi del genere riescano a far risuonare il mistero contenuto nelle situazioni più semplici: una rana che si tuffa nello stagno, la luna che si incastona nel riquadro di una finestra, brevi e fuggevoli sensazioni da esprimere secondo una metrica rigida di 5-7-5 ideogrammi, altrettante sillabe se usiamo la nostra lingua, o comunque un idioma con scrittura alfabetica.
Sono sempre più numerosi, infatti, i cultori occidentali del genere. Così l'haiku sta perdendo la sua giapponesità, legata soprattutto alle stagioni, alla natura, per diventare un genere universale , non più bucolico, ma urbano. Lo si vede in alcuni lavori contemporanei di giapponesi e di stranieri.

Issa (1762-1826)

Il susino è in fiore, l'usignolo canta,
e io sono solo

Il giorno irrompe –
il colore del cielo
si cambia d'abito.

L'uccello in gabbia
osserva, invidioso,
la farfalla

Nel nostro mondo
sovrastiamo gli Inferi,
guardando i fiori!

Anche in un filo d'erba
si rifugia
la fresca brezzolina.

Angelo Tondini, fotografo, è riuscito a rimanere fedele alla metrica classica nella raccolta di haiku dedicata alla magnolia del suo giardino. Ecco qualche esempio:

La fioritura
Un flash di luce bianca
Che mi dà vita

L'inquietudine
Della tua primavera
E del mio autunno

A metà maggio
Cadono foglie gialle:
perché ti spogli?

Un esercizio in cui mi sono cimentata anch'io per alleggerire la mia mente

Mare di suoni
Parole senza senso
Tutto si perde

Esili foglie
Leggere come piume
Cadono morte

Vento d'autunno
Concerto di colori
Lieve volteggia

In occasione di una mostra dedicata al Giappone dal titolo UKIYOE o Il mondo fluttuante, tenuta a Milano [Palazzo Reale, 7 febbraio - 30 maggio 2004] ho ripreso queste parole:
"Vivere momento per momento, volgersi interamente alla luna, alla neve, ai fiori di ciliegio e alle foglie rosse degli aceri, cantare canzoni, bere sake, consolarsi dimenticando la realtà, non preoccuparsi della miseria che ci sta di fronte, non farsi scoraggiare, essere come una zucca vuota che galleggia sulla corrente dell'acqua: questo io chiamo ukiyo (derivazione buddista) e anche un passaggio di una lettera di Van Gogh al fratello Théo:
"...e non è quasi una vera religione quella che ci insegnano questi Giapponesi così semplici e che vivono nella natura come fossero essi stessi dei fiori?"
Un aspetto del Giappone che da sempre affascina l'Occidente è il rapporto particolare con la natura, il senso di essere partecipi dei suoi ritmi e di contemplare l'aspetto divino.

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