Opera prima

L'autore:

Mauro, perché scrivi Fantascienza?
Scrivo fantascienza perché leggo, ho letto e leggerò fantascienza. Scrivo poca fantascienza, a dire il vero, perché non ho ancora trovato il modo di ambientare un buon racconto di fantascienza nella mia Sicilia. Ma continuo a pensarci. Trovo che sia normale scrivere cose che traggono spunto da quello che si legge.
Quale libro di fantascienza preferisci?
Ho guardato a lungo questa domanda con diffidenza. Non credo di avere UN libro di fantascienza preferito. Ne ho molti, invece. Fino ai diciott'anni ho letto quasi esclusivamente fantascienza: ero un fanatico di Urania. Di autori e romanzi me ne sono passati sotto gli occhi a decine. Di alcuni non ricordo nemmeno il nome, o il titolo. Un romanzo che ricordo ancora è "Gli uomini nei muri", "la seconda missione di Bob Tanner", e una coppia di romanzi che raccontavano di un'esperienza di miniaturizzazione di esseri umani in un mondo sconvolto da fame e carestie. Anche Douglas e la sua "Guida galattica per autostoppisti" lessi nell'edizione Urania. Ho letto molto Goulart (misconosciuto e poco amato, ma che riusciva sempre a farmi sorridere), Ben Bova, Farmer, Asimov (tutto i ciclo della fondazione, naturalmente, moltissimi racconti tra cui il famoso Uomo bicentenario, e naturalmente il suo riuscitissimo Neanche gli dei). Ho letto anche tanta cattiva letteratura però. Questo era un limite grosso di Urania, sopratto negli anni '80: pubblicavano senza andare troppo per il sottile anche cattiva letteratura, tradotta in maniera sciatta, e ridotta con la mannaia. Peccato. Ci andarono di mezzo anche alcuni romanzi di Dick, (che ancora non era assurto a caposcuola). Più recentemente sto rileggendo Dick, J. J. Ballard (Supercannes è un romanzo veramente straordinario). E poi, di recente, ho riscoperto un romanzo di J. Brunner, La scacchiera, al quale ho anche dedicato una breve recensione su paroledisicilia.it.
Quale autore di fantascienza preferisci?
Mi piacerebbe dire il nome di un italiano (potrebbe essere Evangelisti, o Grasso), ma trovo che gli anglosassoni siano un passo avanti agli altri. Mi piace parecchio la capacità visionaria e immaginifica di Dick, e la profondità del pensierio sociologico di Ballard. Invido anche, per la verità, l'abilità narrativa di Asimov: aveva una prosa asciutta e lineare, ma incredibilmente efficace e diretta. magari senza fronzoli e abbellimenti, ma senz'altro efficace. Tanto semplice che è impossibile da imitare senza cadere nel plagio.
Come possiamo avere altre informazioni su di te?
Tutto quello che volevo dire su me stesso sta a questo indirizzo http://www.paroledisicilia.it/curriculum.htm . Di altro si può dire che dal 2000 sono sposato con Agata.

Per contattarlo, scrivete a paroledisicilia@tiscali.it

Il racconto:

(28 novembre 2002)

Alfredo Rambelli mandò in stampa il suo ultimo lavoro, un romanzo. L'aveva intitolato "La barriera".
Non aveva ancora deciso a chi avrebbe proposto romanzo, considerato, soprattutto, che del destino di quello che aveva già mandato agli editori aveva saputo solo ciò che dicevano le lettere di rifiuto trovate nella cassetta delle lettere e le mail scaricate dalla posta elettronica.
Ma quella era la volta buona, ne era sicuro. Aveva sfruttato il vecchio, ma sempre buono, tema dei paradossi temporali. I personaggi erano ben caratterizzati, la trama era accattivante, i dialoghi ben fatti. Insomma, aveva secondo lui tutti i numeri per essere pubblicato e consentirgli di farsi un nome nel mondo della letteratura fantascientifica.
Mentre, una dopo l'altra, la stampante pescava i fogli formato A4 dal cassetto di alimentazione trasformandoli nelle pagine del suo romanzo, Rambelli cominciò a sorbire la tazza di the che aveva lasciato a raffreddarsi vicino alla tastiera. Mentre lo faceva gettò un'occhiata ai mucchi di fascicoli accatastati sull'ampia scrivania: racconti brevi, lunghi, saggi, appunti per nuovi intrecci. Il cuore gli si riempì di orgoglio pensando a quanto materiale aveva a disposizione per iniziare un rapporto contrattuale con un editore.
Ed idee! Idee nuove, personalissime, che curava e faceva crescere nella sua fantasia, che dovevano solo maturare ancora un po' prima di trasformarsi in parole scritte su carta.
Poi lo sguardo gli cadde sulla grossa carpetta in cartoncino azzurro in cui era contenuta la copia del suo romanzo rifiutato. Riprovò la delusione di quando aveva letto quelle poche righe con cui gli dicevano che "Veleni dal passato" non era adatto per essere pubblicato, delusione resa ancor più cocente dall'entusiasmo con cui aveva accolto la scoperta, nella cassetta della posta, delle lettere delle case editrici.
Appoggiò i gomiti sulla scrivania ed approfittò del fatto che il monitor fosse in stand-by (odiava i programmi screen saver) per specchiarvici il viso. Si accorse di avere i capelli scompigliati e la barba lunga. Anche il viso sotto la barba non era granché. Da quanto tempo, ormai, andava avanti a Simmenthal e surgelati?
Si ravviò i capelli con le dita, ma nel farlo il gomito urtò il mouse e lo schermo si ravvivò, mostrando la schermata di word con l'ultima pagina del suo romanzo. Quell'apparizione improvvisa gli fece tornare la paura che anche "La barriera" facesse la fine dell'altro romanzo.
Un momento di sconforto, uno solo, ma sufficiente a fargli ricordare quanto fosse precaria la sua situazione di scrittore senza editori, che campava alla giornata con lavori saltuari, per riuscire a sopravvivere e raccontare di notte le avventure che non riusciva a vivere nella realtà
Il suono del campanello lo salvò dalla mezza giornata di depressione ed autocommiserazione che sarebbe sicuramente seguita. Andò alla porta ed aprì. Si trovò di fronte un signore apparentemente cinquantenne, con un cappotto marrone di pelo di cammello ed un cappello a lobbia scuro.
Il tizio gli sorrise e chiese: - Lo scrittore Alfredo Rambelli? - e sorrise mettendo in mostra dei denti bianchi e curatissimi.
Rambelli, di primo acchito, pensò che doveva trattarsi di un piazzista.
- Si, sono io. Cosa desidera?
Il sorriso dello sconosciuto si fece ancora più ampio.
- Mi scusi per l'intrusione, la prego - gli disse - e mi permetta di presentarmi. Professor Egidio Tagnani Boffi.
L'uomo gli tese cordialmente la mano.
- Posso entrare? - chiese.
Rambelli strinse la mano dell'uomo e fece un sorriso di circostanza. Quel nome non gli diceva proprio nulla. Poi pensò che era scortese rimanere così, sulla porta.
- Prego, entri pure - disse, e si spostò di lato. L'uomo varcò la soglia e, mentre Rambelli richiudeva la porta, prese a guardarsi intorno.
Rambelli si vergognava un po' di mostrare ad uno sconosciuto il posto dove viveva: una stanzetta in affitto, quattro metri per quattro, con la mobilia di seconda mano e i piatti sporchi nel lavandino. Però Tagnani Boffi, stranamente, sembrava apprezzare ciò che vedeva.
- Quindi è qui che lei lavora! - disse apparentemente ammirato, riportando lo sguardo su Rambelli.
Questi rispose: - Sì, professore... mi scusi... non credo di aver ben capito cosa desidera.
- Oh, nulla. Volevo solo conoscere di persona l'uomo straordinario capace di scrivere "Veleni dal passato".
Rambelli ristette, stupefatto. Chi era quell'uomo? Che ne sapeva di "Veleni dal passato"? Si burlava di lui?
Decise di indagare più a fondo.
- Sì, quel romanzo, l'ho scritto io, in effetti...
- Mi scusi, posso sedermi?
- Sì, certo... - rispose Rambelli, e prese a liberare una sedia dalle carte che ci aveva poggiato sopra - ... lei viene, per caso, da parte di una delle case editrici cui avevo mandato il mio romanzo?- chiese speranzoso.
Tagnani Boffi si sedette. Anche Rambelli prese posto sulla sedia davanti alla scrivania.
- Lei vorrebbe sapere se sono qui per proporle un contratto di pubblicazione? Purtroppo no, egregio Rambelli, o almeno non nei termini che lei pensa. E poi dovrebbe sapere che non esistono editori che vanno in giro, casa per casa a parlare con gli autori - Rambelli sospirò e volse gli occhi verso terra.
- Ciononostante... - Rambelli rialzò lo sguardo verso il suo ospite - ...ciononostante nulla può impedirmi di essere un estimatore suo e delle sue opere. Secondo me "Veleni dal passato" è un capolavoro che, per la sua grande valenza letteraria, i contenuti sociali, artistici, poetici, lo stile innovativo, diverrà, non ho dubbi, una pietra miliare della letteratura, e non solo si quella fantastica. Sono onorato di conoscerla di persona.
Rambelli non aveva ancora ben deciso se essere deluso per il fatto che quell'uomo non volesse pubblicare il suo romanzo, oppure se essere entusiasta per le lodi che stava ricevendo. Concluse, almeno per il momento, di mantenere un atteggiamento cordiale, ma guardingo.
- Professore, non posso che ringraziarla per tutto ciò che lei sta dicendo. Però non ho ancora capito cosa posso fare per lei.
- Certo, certo, Rambelli... ha ragione... io arrivo qua, all'improvviso... la distolgo dalla composizione di un'altra sua opera... senz'altro un nuovo capolavoro... e la sommergo di parole senza darle nessuna spiegazione dei motivi che mi hanno spinto a venirla a trovare. Ma di fronte allo scrittore che... - e ricominciò come prima.
Rambelli era stordito dalla verbosità dell'interlocutore. Non riusciva a frenarne l'eloquio dilagante e logorroico, e cercava di intervenire con dei monosillabi nel discorso dell'uomo, per fare almeno finta che si trattasse di un dialogo. Ma quando quello concluse dicendo: - ...del resto, se non fossi un suo così grande ammiratore, perché sarei dovuto tornare nel passato apposta per conoscerla? - lo scrittore rimase totalmente incapace anche di proferire quei monosillabi.
Fu un duro colpo per lui. Finalmente trovava qualcuno che apprezzava il suo lavoro come neanche lui, nei suoi sogni più intimi, aveva mai sperato, e poi scopriva che era matto. Tagnani Boffi lo guardò e sorrise.
- So che non mi crede, Rambelli. D'altro canto l'avevo previsto.
- Ma no, professore, non che non le creda...
- No, no, Rambelli, non la voglio mettere in imbarazzo, costringendola a discutere con uno che lei ritiene pazzo furioso. Ora le dimostrerò ciò che le ho detto - e gli mostrò un apparecchietto pieno di tasti, che aveva in mano. Era blu e sembrava un piccolo convertitore Lire-Euro, solo con più tasti ed un display più grande.
Rambelli cercò di fare espressione interessata e si chiese se quel tizio avrebbe potuto diventare violento.
- Questa è, diciamo, la mia macchina del tempo. Ora io mi trasferirò nel futuro, rispetto ad ora, di trenta secondi. Lei mi vedrà scomparire e ricomparire, su questa sedia, esattamente fra trenta secondi. Cronometri, prego - e scomparve.
Ricomparve esattamente dopo trenta secondi, con lo stesso sorriso e nella stessa postura di quando era scomparso. Rambelli era rimasto tutto il tempo immobile ed a bocca aperta.
- Allora, mi ha cronometrato? - chiese Tagnani Boffi.
- Sinceramente no - rispose Rambelli.
- Ma ora è disposto a credere che io provenga dal futuro?
Per la verità Rambelli non lo era, almeno non completamente. Però quell'uomo era scomparso e riapparso sotto i suoi occhi. Perciò disse: - Beh!... credo di sì... voglio dire...
- Forse è curioso di sapere per quale motivo io sia qui - chiese Tagnani Boffi.
- Direi di sì - rispose Rambelli.
- Allora si rilassi, per favore, la vedo molto teso... ecco, così, si appoggi allo schienale della sedia... continui pure a bere il suo the... anche se credo sia un po' freddo, ormai... dunque... tutto incominciò... incomincerà... non ho ancora molta confidenza con le questioni terminologiche legate ai viaggi nel tempo... sa, sono un'invenzione recente nella mia epoca... le dispiace se uso il passato? Dal mio punto di vista è più semplice.
- Come preferisce, purché mi spieghi - disse Rambelli.
- Allora - ricominciò Tagnani Boffi - le dice nulla il nome "Editrice Sussani"? -
- E' una delle case editrici cui ho spedito "Veleni dal passato", mi pare - rispose Rambelli.
- Bene. Sappia che io, nell'ormai lontano 2061, acquistai questa casa editrice, un'azienda in forte perdita, ma che io contavo di riportare in auge con la mia abilità ed il mio fiuto per gli affari. Devo dire che fui eccessivamente ottimista. Ad oggi, cioè il 28 novembre 2071, sono pieno di debiti e cambiali. La situazione mi ha travolto in una maniera tale che questa maledetta casa editrice si è già mangiata due terzi del mio patrimonio personale. Per dirla chiara ho l'ufficiale giudiziario alla porta un giorno sì e l'altro pure.
Rambelli ascoltava stupito. Possibile che quell'uomo si fosse fatto... quanti erano?... 69 anni indietro nel tempo per venirgli a raccontare i suoi guai? Certo, se era venuto per un prestito era proprio caduto male.
Tagnani Boffi continuò: - A questo punto entra in gioco lei... No, non mi interrompa, per favore... Lei è diventato uno scrittore famoso, lo sa? Un autore di fama mondiale, una vera colonna della letteratura. Il romanzo che ha appena finito di scrivere, "La barriera", ha venduto milioni di copie in tutto il mondo ed è diventato il caso letterario del 2002. Lei lo spedirà alla "Rotatori Editore" entro domani e, nel giro di due mesi, sarà proiettato verso il successo. Poi è entrato nel grande giro, ed ha scritto altri romanzi e racconti, tutte opere di successo, anche se, a mio parere, "La barriera" è stato il suo vero grande capolavoro, almeno fino ad un mese fa... rispetto al mio oggi, intendo. Perché un mese fa, mentre sconsolato stavo rimettendo a posto dei vecchi scartafacci dell'archivio, ho trovato la soluzione ai miei problemi. Come posso farle capire... ecco, faccia il caso di trovare, per caso, un paio di codici inediti ed autentici di Leonardo Da Vinci nel cestino della carta straccia, oppure di rinvenire il manoscritto inedito di un Verne, un Dickens, un Pirandello, di cui nessuno aveva mai sentito parlare. Sarebbe la sua fortuna. Ebbene, io ho ritrovato, tra i vecchi incartamenti dell'archivio della "Sussani", il dattiloscritto originale, mai pubblicato, di "Veleni dal passato". Un autentico colpo di fortuna che potrebbe consentirmi di riprendermi dai miei guai economici. Solo che c'è un piccolo impedimento.
- E quale sarebbe?» chiese Rambelli, con aria scettica, e tuttavia incuriosito di quella narrazioni al passato di una vita che lui non aveva ancora vissuto.
- I suoi eredi - rispose Tagnani Boffi. Rambelli trasecolò.
- Ma se io non sono neanche fidanzato!
Tagnani Boffi fece un sorriso ironico.
- Caro Rambelli, lei continua a pensare a me come a un suo contemporaneo. Nel 2071 lei è già morto da un bel pezzo, sa? E dopo avere vissuto una vita intensa con ben quattro mogli. Io parlo dei suoi nipoti e pronipoti. Purtroppo il romanzo non fu mai tenuto in considerazione dalla vecchia dirigenza della Sussani, che non si preoccupò mai di acquisirne i diritti. Per piazzare con successo l'opera sul mercato dovrei, ovviamente, citare il nome dell'autore, ma questo provocherebbe la reazione dei sui eredi, la quintessenza dell'avidità, che mi trascinerebbero in tribunale contestandomi i diritti sul romanzo, e sicuramente vincerebbero la causa. Ma io ho assoluto bisogno di fare un colpo editoriale per tirarmi fuori dai guai.
A questo punto Tagnani Boffi rimase in silenzio e prese a fissare Rambelli. Non sorrideva più.
Rambelli si sentì a disagio. Tutta quella storia che lui era morto da un bel pezzo, dei sui eredi avidi, di un editore in difficoltà e del suo romanzo mai pubblicato trattato come fosse un pezzo d'antiquariato, lo aveva lasciato sbalordito, ma non aveva più dubbi sul fatto che quell'uomo di fronte a lui dicesse la verità. Aveva pure citato il titolo del suo ultimo romanzo, che la stampante stava ancora mettendo su carta, e che lui aveva deciso solo due ore prima. Poi vide Tagnani Boffi che metteva una mano sotto il cappotto e tirava fuori dei documenti.
- Cosa sono quei fogli? - gli chiese.
- Solo un contratto con cui lei, in maniera piena ed esclusiva, cede i diritti sul romanzo alla "Editrice Sussani", per dimostrare la mia piena titolarità a pubblicare le sue opere senza nulla dovere ai suoi eredi.
Rambelli fissò il contratto con diffidenza.
- Non lo so. Non vedo perché dovrei favorire la sua casa editrice che, in fin dei conti, è la stessa che lascerà il mio romanzo a marcire in archivio per decenni.
Nella mano destra di Tagnani Boffi comparve, come per incanto, una Beretta calibro 9 millimetri, nera, lunga ed oliatissima.
- Amico mio, mi dispiace dover ricorrere a questi metodi, soprattutto nei confronti di una persona che stimo profondamente. Purtroppo le circostanze mi costringono ad agire così e, mi creda, ne sono molto imbarazzato. Quest'arma apparteneva a mio nonno. Non l'ho mai usata ma è perfettamente funzionante, ed ho letto da qualche parte che era incredibilmente efficiente. La prassi ora vuole che la minacci di morte e, mi creda, sono abbastanza disperato da ucciderla veramente. Lei vuole morire?
Rambelli, fissò terrorizzato la pistola e fece segno di no con la testa. Tagnani Boffi poggiò i fogli di carta sulla scrivania davanti allo scrittore e ci poggiò sopra una penna.
- Allora, per favore, firmi tutte e tre le copie di questo contratto in maniera chiara e leggibile. Su ogni foglio. Ed apponga anche la data di suo pugno. Chiaramente quella di oggi.
Rambelli prese la penna, e con la mano tremante inizio a siglare tutte le pagine del contratto. Era rosso in viso, e si vedeva che era rimasto profondamente umiliato dall'imposizione che stava subendo. Tagnani Boffi l'osservò attentamente, con la schiena appoggiata allo schienale della sedia e l'arma spianata.
- Mi perdoni i modi spicci e poco urbani, ma sa - disse tagnani Boffi - ho un paio di cambiali che andranno in protesto entro una settimana. Oltretutto il viaggio nel tempo ha un costo notevole e si paga ad ore. Quindi capirà, data la mia attuale situazione finanziaria...
Rambelli firmò l'ultimo foglio. Tagnani Boffi raccolse il contratto e lo ricaccio nella tasca interna del cappotto da cui l'aveva tratto.
- Ora cosa farà? - gli chiese Rambelli, sempre tenendo d'occhio la pistola.
- Non mi porti rancore, caro Rambelli - gli rispose Tagnani Boffi con un sorriso mentre si alzava dalla sedia - In fin dei conti non le ho arrecato nessun danno reale. Forse il suo orgoglio è rimasto ferito nel dovere subire un'imposizione sotto la minaccia delle armi, ma ora io ritornerò al mio presente ed ai miei creditori, mentre lei continuerà ad avere davanti un futuro di grande scrittore. E poi la Sussani di oggi non ha accettato di pubblicare il suo romanzo, e credo che non sia stata la sola. Ho indovinato? - Rambelli abbassò lo sguardo, imbarazzato - Quindi si tiri su - continuò Tagnani Boffi - non ha nulla di cui rimproverarsi. E' comunque un grande romanzo che verrà pubblicato, anche se postumo. E non si senta in colpa con i suoi eredi. Prima non scherzavo quando le ho detto che sono la quintessenza dell'avidità. Le garantisco che sono realmente un branco di avvoltoi. Sono arrivati al punto di vendere all'asta i suoi quaderni di composizione di quando faceva le elementari.
Tagnani Boffi si mise ad armeggiare per pochi secondi con i pulsanti della sua piccola macchina del tempo. Quando terminò alzò gli occhi, sorrise ancora e disse: - Mi piacerebbe se lei potesse considerarmi come il suo primo editore. Addio Rambelli - e scomparve.

Rambelli rimase a fissare la stanza vuota per molti minuti ancora. Sentiva dentro di se il desiderio di vendicarsi di quell'uomo. Fantasticò su vari modi per mandare a monte i piani di Tagnani Boffi. Pensò di farsi restituire i manoscritti dalla Sussani e dagli altri editori cui li aveva inviati, di rinunziare alla carriera di scrittore, così che Tagnani Boffi si trovasse a pubblicare le opere postume di un esimio sconosciuto, e pensò altre cose ancora.
Poi, però, ricordò le parole di Tagnani Boffi. Ricordò che gli aveva parlato di un futuro di fama mondiale, di milioni di copie vendute in tutto il mondo.
La stampante espulse l'ultima pagina de "La barriera" e rimase silenziosa. Rambelli osservò la risma di fogli stampati e prese la sua decisione. Cercò una grossa busta e ci scrisse sopra l'indirizzo della Rotatori Editore.
Nel giro di pochi mesi era l'autore del best-seller dell'anno.

***

(Anno 2070)

Appena tornato nel suo tempo con in tasca la cessione dei diritti firmata da Rambelli, Tagnani Boffi diede ordine alla tipografia di mandare in stampa "Veleni dal passato". Dopo pochi giorni le prime copie del romanzo erano in tutte le librerie più conosciute. Contemporaneamente, con gli ultimi liquidi disponibili, promosse una campagna pubblicitaria in grande stile. La parola d'ordine era "inedito".
L'editore si sentiva protagonista di un evento storico, di cui si sarebbe parlato a lungo nell'ambiente letterario. Immaginava già le interviste, i premi di cui sarebbe stato insignito, i riconoscimenti della critica. Era certo che il romanzo gli avrebbe reso tantissimo in termini di celebrità e di denaro. Per questo gli eventi successivi lo colsero completamente impreparato.
La rivista "Mondo Libro" pubblicò un articolo sferzante rivelando che "Veleni dal passato" non era inedito per niente, anzi, era stato pubblicato nel 2015, a cura e spese dello stesso autore, già famoso, riscuotendo un successo tiepido, dovuto più al nome di Rambelli che al reale valore del romanzo. Un'opera minore, insomma.
L'unica cosa degna di vero interesse - ma era più che altro una curiosità, non certo un fatto degno di valore letterario - era la dedica che conteneva:

Ad Egidio, sperando che gradisca la sorpresa

Nessun critico aveva mai scoperto chi fosse quell'Egidio né mai Rambelli l'aveva rivelato. Tagnani Boffi, ovviamente, capì.
Solo che, ormai, non poteva più permettersi il costo di un nuovo viaggio nel tempo per impedire che Rambelli pubblicasse il romanzo. Di prestiti nemmeno a parlarne. Dopo l'articolo su "Mondo Libro", le banche, a cui era ben nota la sua traballante situazione finanziaria, gli chiusero le porte in faccia tutte insieme e, anzi, diedero mandato ai loro uffici legali per far valere i titoli ipotecari di cui erano in possesso.
Tagnani Boffi, alla disperata, tentò l'ultima carta e, per la violazione del contratto di cessione dei diritti, intentò causa agli eredi di Rambelli. Alla fine, la sentenza stabilì che la Sussani aveva ragione, ma avrebbe dovuto fare valere tale ragione subito dopo la violazione degli accordi contrattuali da parte di Rambelli, e non 69 anni dopo contro dei discendenti che non erano nemmeno nati all'epoca dei fatti. Pertanto l'istanza di risarcimento venne respinta.
La causa si rivelò il colpo di grazia per la Sussani e per Tagnani Boffi che, non potendo neppure onorare la parcella del suo avvocato, aggiunse anche il nome di questi al lungo elenco dei suoi creditori.
L'editore fu dichiarato fallito. Era completamente rovinato e non si riprese più. Fino alla morte si chiese come fosse riuscito Rambelli a prevedere tutto. Rifletté a lungo sulla curiosa ironia della sorte che aveva voluto che fosse proprio un romanzo intitolato "Veleni dal passato" a causare la sua rovina Mai, però, rifletté seriamente sul fatto che, probabilmente, Alfredo Rambelli era stato uno scrittore di fantascienza veramente geniale.

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