Mauro, perché scrivi
Fantascienza?
Scrivo fantascienza perché leggo, ho letto e leggerò
fantascienza. Scrivo poca fantascienza, a dire il vero,
perché non ho ancora trovato il modo di ambientare un buon
racconto di fantascienza nella mia Sicilia. Ma continuo a pensarci.
Trovo che sia normale scrivere cose che traggono spunto da quello
che si legge.
Quale libro di fantascienza preferisci?
Ho guardato a lungo questa domanda con diffidenza. Non credo di
avere UN libro di fantascienza preferito. Ne ho molti, invece. Fino
ai diciott'anni ho letto quasi esclusivamente fantascienza: ero un
fanatico di Urania. Di autori e romanzi me ne sono passati sotto
gli occhi a decine. Di alcuni non ricordo nemmeno il nome, o il
titolo. Un romanzo che ricordo ancora è "Gli uomini nei
muri", "la seconda missione di Bob Tanner", e una coppia di romanzi
che raccontavano di un'esperienza di miniaturizzazione di esseri
umani in un mondo sconvolto da fame e carestie. Anche Douglas e la
sua "Guida galattica per autostoppisti" lessi nell'edizione Urania.
Ho letto molto Goulart (misconosciuto e poco amato, ma che riusciva
sempre a farmi sorridere), Ben Bova, Farmer, Asimov (tutto i ciclo
della fondazione, naturalmente, moltissimi racconti tra cui il
famoso Uomo bicentenario, e naturalmente il suo riuscitissimo
Neanche gli dei). Ho letto anche tanta cattiva letteratura
però. Questo era un limite grosso di Urania, sopratto negli
anni '80: pubblicavano senza andare troppo per il sottile anche
cattiva letteratura, tradotta in maniera sciatta, e ridotta con la
mannaia. Peccato. Ci andarono di mezzo anche alcuni romanzi di
Dick, (che ancora non era assurto a caposcuola). Più
recentemente sto rileggendo Dick, J. J. Ballard (Supercannes
è un romanzo veramente straordinario). E poi, di recente, ho
riscoperto un romanzo di J. Brunner, La scacchiera, al quale ho
anche dedicato una breve recensione su paroledisicilia.it.
Quale autore di fantascienza preferisci?
Mi piacerebbe dire il nome di un italiano (potrebbe essere
Evangelisti, o Grasso), ma trovo che gli anglosassoni siano un
passo avanti agli altri. Mi piace parecchio la capacità
visionaria e immaginifica di Dick, e la profondità del
pensierio sociologico di Ballard. Invido anche, per la
verità, l'abilità narrativa di Asimov: aveva una
prosa asciutta e lineare, ma incredibilmente efficace e diretta.
magari senza fronzoli e abbellimenti, ma senz'altro efficace. Tanto
semplice che è impossibile da imitare senza cadere nel
plagio.
Come possiamo avere altre informazioni su di te?
Tutto quello che volevo dire su me stesso sta a questo indirizzo
http://www.paroledisicilia.it/curriculum.htm . Di altro si
può dire che dal 2000 sono sposato con Agata.
Per contattarlo, scrivete a paroledisicilia@tiscali.it
(28 novembre 2002)
Alfredo Rambelli mandò in stampa il suo
ultimo lavoro, un romanzo. L'aveva intitolato "La barriera".
Non aveva ancora deciso a chi avrebbe proposto romanzo,
considerato, soprattutto, che del destino di quello che aveva
già mandato agli editori aveva saputo solo ciò che
dicevano le lettere di rifiuto trovate nella cassetta delle lettere
e le mail scaricate dalla posta elettronica.
Ma quella era la volta buona, ne era sicuro. Aveva sfruttato il
vecchio, ma sempre buono, tema dei paradossi temporali. I
personaggi erano ben caratterizzati, la trama era accattivante, i
dialoghi ben fatti. Insomma, aveva secondo lui tutti i numeri per
essere pubblicato e consentirgli di farsi un nome nel mondo della
letteratura fantascientifica.
Mentre, una dopo l'altra, la stampante pescava i fogli formato A4
dal cassetto di alimentazione trasformandoli nelle pagine del suo
romanzo, Rambelli cominciò a sorbire la tazza di the che
aveva lasciato a raffreddarsi vicino alla tastiera. Mentre lo
faceva gettò un'occhiata ai mucchi di fascicoli accatastati
sull'ampia scrivania: racconti brevi, lunghi, saggi, appunti per
nuovi intrecci. Il cuore gli si riempì di orgoglio pensando
a quanto materiale aveva a disposizione per iniziare un rapporto
contrattuale con un editore.
Ed idee! Idee nuove, personalissime, che curava e faceva crescere
nella sua fantasia, che dovevano solo maturare ancora un po' prima
di trasformarsi in parole scritte su carta.
Poi lo sguardo gli cadde sulla grossa carpetta in cartoncino
azzurro in cui era contenuta la copia del suo romanzo rifiutato.
Riprovò la delusione di quando aveva letto quelle poche
righe con cui gli dicevano che "Veleni dal passato" non era adatto
per essere pubblicato, delusione resa ancor più cocente
dall'entusiasmo con cui aveva accolto la scoperta, nella cassetta
della posta, delle lettere delle case editrici.
Appoggiò i gomiti sulla scrivania ed approfittò del
fatto che il monitor fosse in stand-by (odiava i programmi screen
saver) per specchiarvici il viso. Si accorse di avere i capelli
scompigliati e la barba lunga. Anche il viso sotto la barba non era
granché. Da quanto tempo, ormai, andava avanti a Simmenthal
e surgelati?
Si ravviò i capelli con le dita, ma nel farlo il gomito
urtò il mouse e lo schermo si ravvivò, mostrando la
schermata di word con l'ultima pagina del suo romanzo.
Quell'apparizione improvvisa gli fece tornare la paura che anche
"La barriera" facesse la fine dell'altro romanzo.
Un momento di sconforto, uno solo, ma sufficiente a fargli
ricordare quanto fosse precaria la sua situazione di scrittore
senza editori, che campava alla giornata con lavori saltuari, per
riuscire a sopravvivere e raccontare di notte le avventure che non
riusciva a vivere nella realtà
Il suono del campanello lo salvò dalla mezza giornata di
depressione ed autocommiserazione che sarebbe sicuramente seguita.
Andò alla porta ed aprì. Si trovò di fronte un
signore apparentemente cinquantenne, con un cappotto marrone di
pelo di cammello ed un cappello a lobbia scuro.
Il tizio gli sorrise e chiese: - Lo scrittore Alfredo Rambelli? - e
sorrise mettendo in mostra dei denti bianchi e curatissimi.
Rambelli, di primo acchito, pensò che doveva trattarsi di un
piazzista.
- Si, sono io. Cosa desidera?
Il sorriso dello sconosciuto si fece ancora più ampio.
- Mi scusi per l'intrusione, la prego - gli disse - e mi permetta
di presentarmi. Professor Egidio Tagnani Boffi.
L'uomo gli tese cordialmente la mano.
- Posso entrare? - chiese.
Rambelli strinse la mano dell'uomo e fece un sorriso di
circostanza. Quel nome non gli diceva proprio nulla. Poi
pensò che era scortese rimanere così, sulla
porta.
- Prego, entri pure - disse, e si spostò di lato. L'uomo
varcò la soglia e, mentre Rambelli richiudeva la porta,
prese a guardarsi intorno.
Rambelli si vergognava un po' di mostrare ad uno sconosciuto il
posto dove viveva: una stanzetta in affitto, quattro metri per
quattro, con la mobilia di seconda mano e i piatti sporchi nel
lavandino. Però Tagnani Boffi, stranamente, sembrava
apprezzare ciò che vedeva.
- Quindi è qui che lei lavora! - disse apparentemente
ammirato, riportando lo sguardo su Rambelli.
Questi rispose: - Sì, professore... mi scusi... non credo di
aver ben capito cosa desidera.
- Oh, nulla. Volevo solo conoscere di persona l'uomo straordinario
capace di scrivere "Veleni dal passato".
Rambelli ristette, stupefatto. Chi era quell'uomo? Che ne sapeva di
"Veleni dal passato"? Si burlava di lui?
Decise di indagare più a fondo.
- Sì, quel romanzo, l'ho scritto io, in effetti...
- Mi scusi, posso sedermi?
- Sì, certo... - rispose Rambelli, e prese a liberare una
sedia dalle carte che ci aveva poggiato sopra - ... lei viene, per
caso, da parte di una delle case editrici cui avevo mandato il mio
romanzo?- chiese speranzoso.
Tagnani Boffi si sedette. Anche Rambelli prese posto sulla sedia
davanti alla scrivania.
- Lei vorrebbe sapere se sono qui per proporle un contratto di
pubblicazione? Purtroppo no, egregio Rambelli, o almeno non nei
termini che lei pensa. E poi dovrebbe sapere che non esistono
editori che vanno in giro, casa per casa a parlare con gli autori -
Rambelli sospirò e volse gli occhi verso terra.
- Ciononostante... - Rambelli rialzò lo sguardo verso il suo
ospite - ...ciononostante nulla può impedirmi di essere un
estimatore suo e delle sue opere. Secondo me "Veleni dal passato"
è un capolavoro che, per la sua grande valenza letteraria, i
contenuti sociali, artistici, poetici, lo stile innovativo,
diverrà, non ho dubbi, una pietra miliare della letteratura,
e non solo si quella fantastica. Sono onorato di conoscerla di
persona.
Rambelli non aveva ancora ben deciso se essere deluso per il fatto
che quell'uomo non volesse pubblicare il suo romanzo, oppure se
essere entusiasta per le lodi che stava ricevendo. Concluse, almeno
per il momento, di mantenere un atteggiamento cordiale, ma
guardingo.
- Professore, non posso che ringraziarla per tutto ciò che
lei sta dicendo. Però non ho ancora capito cosa posso fare
per lei.
- Certo, certo, Rambelli... ha ragione... io arrivo qua,
all'improvviso... la distolgo dalla composizione di un'altra sua
opera... senz'altro un nuovo capolavoro... e la sommergo di parole
senza darle nessuna spiegazione dei motivi che mi hanno spinto a
venirla a trovare. Ma di fronte allo scrittore che... - e
ricominciò come prima.
Rambelli era stordito dalla verbosità dell'interlocutore.
Non riusciva a frenarne l'eloquio dilagante e logorroico, e cercava
di intervenire con dei monosillabi nel discorso dell'uomo, per fare
almeno finta che si trattasse di un dialogo. Ma quando quello
concluse dicendo: - ...del resto, se non fossi un suo così
grande ammiratore, perché sarei dovuto tornare nel passato
apposta per conoscerla? - lo scrittore rimase totalmente incapace
anche di proferire quei monosillabi.
Fu un duro colpo per lui. Finalmente trovava qualcuno che
apprezzava il suo lavoro come neanche lui, nei suoi sogni
più intimi, aveva mai sperato, e poi scopriva che era matto.
Tagnani Boffi lo guardò e sorrise.
- So che non mi crede, Rambelli. D'altro canto l'avevo
previsto.
- Ma no, professore, non che non le creda...
- No, no, Rambelli, non la voglio mettere in imbarazzo,
costringendola a discutere con uno che lei ritiene pazzo furioso.
Ora le dimostrerò ciò che le ho detto - e gli
mostrò un apparecchietto pieno di tasti, che aveva in mano.
Era blu e sembrava un piccolo convertitore Lire-Euro, solo con
più tasti ed un display più grande.
Rambelli cercò di fare espressione interessata e si chiese
se quel tizio avrebbe potuto diventare violento.
- Questa è, diciamo, la mia macchina del tempo. Ora io mi
trasferirò nel futuro, rispetto ad ora, di trenta secondi.
Lei mi vedrà scomparire e ricomparire, su questa sedia,
esattamente fra trenta secondi. Cronometri, prego - e
scomparve.
Ricomparve esattamente dopo trenta secondi, con lo stesso sorriso e
nella stessa postura di quando era scomparso. Rambelli era rimasto
tutto il tempo immobile ed a bocca aperta.
- Allora, mi ha cronometrato? - chiese Tagnani Boffi.
- Sinceramente no - rispose Rambelli.
- Ma ora è disposto a credere che io provenga dal
futuro?
Per la verità Rambelli non lo era, almeno non completamente.
Però quell'uomo era scomparso e riapparso sotto i suoi
occhi. Perciò disse: - Beh!... credo di sì... voglio
dire...
- Forse è curioso di sapere per quale motivo io sia qui -
chiese Tagnani Boffi.
- Direi di sì - rispose Rambelli.
- Allora si rilassi, per favore, la vedo molto teso... ecco,
così, si appoggi allo schienale della sedia... continui pure
a bere il suo the... anche se credo sia un po' freddo, ormai...
dunque... tutto incominciò... incomincerà... non ho
ancora molta confidenza con le questioni terminologiche legate ai
viaggi nel tempo... sa, sono un'invenzione recente nella mia
epoca... le dispiace se uso il passato? Dal mio punto di vista
è più semplice.
- Come preferisce, purché mi spieghi - disse Rambelli.
- Allora - ricominciò Tagnani Boffi - le dice nulla il nome
"Editrice Sussani"? -
- E' una delle case editrici cui ho spedito "Veleni dal passato",
mi pare - rispose Rambelli.
- Bene. Sappia che io, nell'ormai lontano 2061, acquistai questa
casa editrice, un'azienda in forte perdita, ma che io contavo di
riportare in auge con la mia abilità ed il mio fiuto per gli
affari. Devo dire che fui eccessivamente ottimista. Ad oggi,
cioè il 28 novembre 2071, sono pieno di debiti e cambiali.
La situazione mi ha travolto in una maniera tale che questa
maledetta casa editrice si è già mangiata due terzi
del mio patrimonio personale. Per dirla chiara ho l'ufficiale
giudiziario alla porta un giorno sì e l'altro pure.
Rambelli ascoltava stupito. Possibile che quell'uomo si fosse
fatto... quanti erano?... 69 anni indietro nel tempo per venirgli a
raccontare i suoi guai? Certo, se era venuto per un prestito era
proprio caduto male.
Tagnani Boffi continuò: - A questo punto entra in gioco
lei... No, non mi interrompa, per favore... Lei è diventato
uno scrittore famoso, lo sa? Un autore di fama mondiale, una vera
colonna della letteratura. Il romanzo che ha appena finito di
scrivere, "La barriera", ha venduto milioni di copie in tutto il
mondo ed è diventato il caso letterario del 2002. Lei lo
spedirà alla "Rotatori Editore" entro domani e, nel giro di
due mesi, sarà proiettato verso il successo. Poi è
entrato nel grande giro, ed ha scritto altri romanzi e racconti,
tutte opere di successo, anche se, a mio parere, "La barriera"
è stato il suo vero grande capolavoro, almeno fino ad un
mese fa... rispetto al mio oggi, intendo. Perché un mese fa,
mentre sconsolato stavo rimettendo a posto dei vecchi scartafacci
dell'archivio, ho trovato la soluzione ai miei problemi. Come posso
farle capire... ecco, faccia il caso di trovare, per caso, un paio
di codici inediti ed autentici di Leonardo Da Vinci nel cestino
della carta straccia, oppure di rinvenire il manoscritto inedito di
un Verne, un Dickens, un Pirandello, di cui nessuno aveva mai
sentito parlare. Sarebbe la sua fortuna. Ebbene, io ho ritrovato,
tra i vecchi incartamenti dell'archivio della "Sussani", il
dattiloscritto originale, mai pubblicato, di "Veleni dal passato".
Un autentico colpo di fortuna che potrebbe consentirmi di
riprendermi dai miei guai economici. Solo che c'è un piccolo
impedimento.
- E quale sarebbe?» chiese Rambelli, con aria scettica, e
tuttavia incuriosito di quella narrazioni al passato di una vita
che lui non aveva ancora vissuto.
- I suoi eredi - rispose Tagnani Boffi. Rambelli
trasecolò.
- Ma se io non sono neanche fidanzato!
Tagnani Boffi fece un sorriso ironico.
- Caro Rambelli, lei continua a pensare a me come a un suo
contemporaneo. Nel 2071 lei è già morto da un bel
pezzo, sa? E dopo avere vissuto una vita intensa con ben quattro
mogli. Io parlo dei suoi nipoti e pronipoti. Purtroppo il romanzo
non fu mai tenuto in considerazione dalla vecchia dirigenza della
Sussani, che non si preoccupò mai di acquisirne i diritti.
Per piazzare con successo l'opera sul mercato dovrei, ovviamente,
citare il nome dell'autore, ma questo provocherebbe la reazione dei
sui eredi, la quintessenza dell'avidità, che mi
trascinerebbero in tribunale contestandomi i diritti sul romanzo, e
sicuramente vincerebbero la causa. Ma io ho assoluto bisogno di
fare un colpo editoriale per tirarmi fuori dai guai.
A questo punto Tagnani Boffi rimase in silenzio e prese a fissare
Rambelli. Non sorrideva più.
Rambelli si sentì a disagio. Tutta quella storia che lui era
morto da un bel pezzo, dei sui eredi avidi, di un editore in
difficoltà e del suo romanzo mai pubblicato trattato come
fosse un pezzo d'antiquariato, lo aveva lasciato sbalordito, ma non
aveva più dubbi sul fatto che quell'uomo di fronte a lui
dicesse la verità. Aveva pure citato il titolo del suo
ultimo romanzo, che la stampante stava ancora mettendo su carta, e
che lui aveva deciso solo due ore prima. Poi vide Tagnani Boffi che
metteva una mano sotto il cappotto e tirava fuori dei
documenti.
- Cosa sono quei fogli? - gli chiese.
- Solo un contratto con cui lei, in maniera piena ed esclusiva,
cede i diritti sul romanzo alla "Editrice Sussani", per dimostrare
la mia piena titolarità a pubblicare le sue opere senza
nulla dovere ai suoi eredi.
Rambelli fissò il contratto con diffidenza.
- Non lo so. Non vedo perché dovrei favorire la sua casa
editrice che, in fin dei conti, è la stessa che
lascerà il mio romanzo a marcire in archivio per
decenni.
Nella mano destra di Tagnani Boffi comparve, come per incanto, una
Beretta calibro 9 millimetri, nera, lunga ed oliatissima.
- Amico mio, mi dispiace dover ricorrere a questi metodi,
soprattutto nei confronti di una persona che stimo profondamente.
Purtroppo le circostanze mi costringono ad agire così e, mi
creda, ne sono molto imbarazzato. Quest'arma apparteneva a mio
nonno. Non l'ho mai usata ma è perfettamente funzionante, ed
ho letto da qualche parte che era incredibilmente efficiente. La
prassi ora vuole che la minacci di morte e, mi creda, sono
abbastanza disperato da ucciderla veramente. Lei vuole morire?
Rambelli, fissò terrorizzato la pistola e fece segno di no
con la testa. Tagnani Boffi poggiò i fogli di carta sulla
scrivania davanti allo scrittore e ci poggiò sopra una
penna.
- Allora, per favore, firmi tutte e tre le copie di questo
contratto in maniera chiara e leggibile. Su ogni foglio. Ed apponga
anche la data di suo pugno. Chiaramente quella di oggi.
Rambelli prese la penna, e con la mano tremante inizio a siglare
tutte le pagine del contratto. Era rosso in viso, e si vedeva che
era rimasto profondamente umiliato dall'imposizione che stava
subendo. Tagnani Boffi l'osservò attentamente, con la
schiena appoggiata allo schienale della sedia e l'arma
spianata.
- Mi perdoni i modi spicci e poco urbani, ma sa - disse tagnani
Boffi - ho un paio di cambiali che andranno in protesto entro una
settimana. Oltretutto il viaggio nel tempo ha un costo notevole e
si paga ad ore. Quindi capirà, data la mia attuale
situazione finanziaria...
Rambelli firmò l'ultimo foglio. Tagnani Boffi raccolse il
contratto e lo ricaccio nella tasca interna del cappotto da cui
l'aveva tratto.
- Ora cosa farà? - gli chiese Rambelli, sempre tenendo
d'occhio la pistola.
- Non mi porti rancore, caro Rambelli - gli rispose Tagnani Boffi
con un sorriso mentre si alzava dalla sedia - In fin dei conti non
le ho arrecato nessun danno reale. Forse il suo orgoglio è
rimasto ferito nel dovere subire un'imposizione sotto la minaccia
delle armi, ma ora io ritornerò al mio presente ed ai miei
creditori, mentre lei continuerà ad avere davanti un futuro
di grande scrittore. E poi la Sussani di oggi non ha accettato di
pubblicare il suo romanzo, e credo che non sia stata la sola. Ho
indovinato? - Rambelli abbassò lo sguardo, imbarazzato -
Quindi si tiri su - continuò Tagnani Boffi - non ha nulla di
cui rimproverarsi. E' comunque un grande romanzo che verrà
pubblicato, anche se postumo. E non si senta in colpa con i suoi
eredi. Prima non scherzavo quando le ho detto che sono la
quintessenza dell'avidità. Le garantisco che sono realmente
un branco di avvoltoi. Sono arrivati al punto di vendere all'asta i
suoi quaderni di composizione di quando faceva le elementari.
Tagnani Boffi si mise ad armeggiare per pochi secondi con i
pulsanti della sua piccola macchina del tempo. Quando
terminò alzò gli occhi, sorrise ancora e disse: - Mi
piacerebbe se lei potesse considerarmi come il suo primo editore.
Addio Rambelli - e scomparve.
Rambelli rimase a fissare la stanza vuota per
molti minuti ancora. Sentiva dentro di se il desiderio di
vendicarsi di quell'uomo. Fantasticò su vari modi per
mandare a monte i piani di Tagnani Boffi. Pensò di farsi
restituire i manoscritti dalla Sussani e dagli altri editori cui li
aveva inviati, di rinunziare alla carriera di scrittore,
così che Tagnani Boffi si trovasse a pubblicare le opere
postume di un esimio sconosciuto, e pensò altre cose
ancora.
Poi, però, ricordò le parole di Tagnani Boffi.
Ricordò che gli aveva parlato di un futuro di fama mondiale,
di milioni di copie vendute in tutto il mondo.
La stampante espulse l'ultima pagina de "La barriera" e rimase
silenziosa. Rambelli osservò la risma di fogli stampati e
prese la sua decisione. Cercò una grossa busta e ci scrisse
sopra l'indirizzo della Rotatori Editore.
Nel giro di pochi mesi era l'autore del best-seller dell'anno.
***
(Anno 2070)
Appena tornato nel suo tempo con in tasca la
cessione dei diritti firmata da Rambelli, Tagnani Boffi diede
ordine alla tipografia di mandare in stampa "Veleni dal passato".
Dopo pochi giorni le prime copie del romanzo erano in tutte le
librerie più conosciute. Contemporaneamente, con gli ultimi
liquidi disponibili, promosse una campagna pubblicitaria in grande
stile. La parola d'ordine era "inedito".
L'editore si sentiva protagonista di un evento storico, di cui si
sarebbe parlato a lungo nell'ambiente letterario. Immaginava
già le interviste, i premi di cui sarebbe stato insignito, i
riconoscimenti della critica. Era certo che il romanzo gli avrebbe
reso tantissimo in termini di celebrità e di denaro. Per
questo gli eventi successivi lo colsero completamente
impreparato.
La rivista "Mondo Libro" pubblicò un articolo sferzante
rivelando che "Veleni dal passato" non era inedito per niente,
anzi, era stato pubblicato nel 2015, a cura e spese dello stesso
autore, già famoso, riscuotendo un successo tiepido, dovuto
più al nome di Rambelli che al reale valore del romanzo.
Un'opera minore, insomma.
L'unica cosa degna di vero interesse - ma era più che altro
una curiosità, non certo un fatto degno di valore letterario
- era la dedica che conteneva:
Ad Egidio, sperando che gradisca la sorpresa
Nessun critico aveva mai scoperto chi fosse
quell'Egidio né mai Rambelli l'aveva rivelato. Tagnani
Boffi, ovviamente, capì.
Solo che, ormai, non poteva più permettersi il costo di un
nuovo viaggio nel tempo per impedire che Rambelli pubblicasse il
romanzo. Di prestiti nemmeno a parlarne. Dopo l'articolo su "Mondo
Libro", le banche, a cui era ben nota la sua traballante situazione
finanziaria, gli chiusero le porte in faccia tutte insieme e, anzi,
diedero mandato ai loro uffici legali per far valere i titoli
ipotecari di cui erano in possesso.
Tagnani Boffi, alla disperata, tentò l'ultima carta e, per
la violazione del contratto di cessione dei diritti, intentò
causa agli eredi di Rambelli. Alla fine, la sentenza stabilì
che la Sussani aveva ragione, ma avrebbe dovuto fare valere tale
ragione subito dopo la violazione degli accordi contrattuali da
parte di Rambelli, e non 69 anni dopo contro dei discendenti che
non erano nemmeno nati all'epoca dei fatti. Pertanto l'istanza di
risarcimento venne respinta.
La causa si rivelò il colpo di grazia per la Sussani e per
Tagnani Boffi che, non potendo neppure onorare la parcella del suo
avvocato, aggiunse anche il nome di questi al lungo elenco dei suoi
creditori.
L'editore fu dichiarato fallito. Era completamente rovinato e non
si riprese più. Fino alla morte si chiese come fosse
riuscito Rambelli a prevedere tutto. Rifletté a lungo sulla
curiosa ironia della sorte che aveva voluto che fosse proprio un
romanzo intitolato "Veleni dal passato" a causare la sua rovina
Mai, però, rifletté seriamente sul fatto che,
probabilmente, Alfredo Rambelli era stato uno scrittore di
fantascienza veramente geniale.