- momenti di gloria -

Zhao Hua, la giovane immobiliarista cinese, accolse gentilmente il signor Dante Coccige. Pronta a stuzzicargli l'appetito mostrandogli in anteprima le colorate foto dell'appartamento in parte ammobiliato, così com'era nell'inserzione, occhiate dal Coccige sul vetro dell'Agenzia "La grande Muraglia". Il sig. Dante voleva fare una gradita sorpresa all'unico figlio maschio.
"...sala con due divani bianchi, una cyclette, un televisore al plasma e alla parete una libreria con vuote cornici porta foto pronti da riempire, molti gadget, peluche e pochi libri. Una camera da letto spaziosa con bagno annesso, una cucina piccola ma funzionale dove non manca nulla, un piccolo bagno di servizio e una cameretta in più per un futuro figlio".
Lesse l'inserzione non senza inceppi, trasformando le R in L. La cinesina, contagiata dall'entusiasmo del cliente, prese le chiavi dell'appartamento e uscirono in strada.
Dante sperava fosse di buon auspicio per il figliolo quella cameretta in più. Desiderava diventare nonno al più presto.
L'annuncio collocava l'appartamento all'ultimo piano di una palazzina ristrutturata, nel centro del nuovo quartiere cinese.
Fu chiaro fin dal primo istante l'intenzione di Dante di anticiparne 150.000 dei 300.000€ per l'acquisto dell'immobile.

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Tic, tac, tic, tac, tic, tac, tic, tac... Toc, tuc, toc, tuc, toc...
La vecchia Ginebra moglie dell'orologiaio, simbiotici 24 ore al giorno, e non vi rattristerò parlandovi della loro grande casa sul lago né del bel appartamento in città che non possedevano più, ma promuoverò la loro forzata convivenza nel buco di laboratorio in affitto, nel continuo tic tac e din don svenduto agli orribili e tecnologici suoni moderni; per non sentire spropositare Piero sullo stridio che emettevano le pale e lo snodo del ventilatore a griglia più volte scaraventato in volo...
L'orologiaia, si fa per dire, visto che di orologi non ne capiva un'acca, dalla bianca coltre lanuginosa, iridescente per la tintura alla luce artificiale e dal translucido un tempo bel volto, aveva il compito di raccogliere le richieste dei clienti al bancone, dove contro lo spigolo maledetto vi cozzavano regolarmente sbucciandosi le caviglie appena entravano; e non poteva far altro come diversivo se non buttare i due occhietti porcini e curiosi da sopra le lenti all'invadente piazza del mercato che la separava dall'esigente, un tempo, clientela del Piero Campana, navigante estremo nell'oceano di rotelline, ingranaggi, sparpagliati e frammischiati ovunque come un'orda di piccole conchiglie sullo stretto braccio di sabbia, recinto di comando da mandriano del tempo. Nel momento stesso che il cliente lasciava richiudersi dietro di sé la porta ed espresso la sua volontà alla pronta e giunonica figura femminile, quest'ultima, dopo aver girato il quesito all'artista del tempo, tornava a incrociare i ferri, a volte invece a scervellarsi nei cruciverba seduta nel cantuccio, caldo d'inverno per il radiatore e rinfrescato quel poco durante l'estate dal chiassoso ventilatore, da anni pronto per la rottamazione, posizionato sul parallelepipedo cassaforte made of Trick-Treat.
- Piero puoi venire, - ebbe a dire Ginebra, quasi contro voglia, prima di rincantucciarsi, come se l'artigiano del tempo fosse anni luce di distanza, quando bastava che Piero girasse lo sguardo, dal meticoloso operare, per ritrovarsi quello del cliente puntato in faccia.
Allo scoccare del presunto mezzodì il negozietto sconquassava dilatandosi: Don! Don! Don! Don! Don! Don! Don! Din! Din! Din! Dan! Dan! Dan! Dan!....Trrr... Trrrrrrr... Trrrr... Cucu' e rintocchi di pendole, sveglie a campana, tecnologiche cacofonie, gli uni fuori tempo rispetto agli altri nella frenetica cozzaglia che sovrastava la placida continuità di un torrido giorno d'agosto e la normale evidenza del passare meccanico dei giorni. (Questo è riferito a una visione puntuale, quasi che il tempo non fosse parte integrante di un pacato continuum). Passato il grosso del frastuono, con l'ultimo rintocco la cadenzata ritmica riprendeva il sopravvento differita nei cinquant'anni di bottega del Piero che si levò con affannoso respiro gli occhiali provvisti di monocolo, ma come se nulla l'avesse turbato; masticando il mozzicone di toscano alzò lo sguardo:- Mi dica signore?- L'anziano cliente era rimasto un tantino frastornato dai molesti rintocchi e dal tanfo rancido nel faccia a faccia con l'orologiaio. Un maleodorante lezzo che impestava il buco fin dentro gli intonaci.
Avrei questo orologio che resta avanti...- gli mise in mano il vecchio Mont Rouge d'acciaio, primi anni sessanta, graffiato e consumato ai lati della cassa, una sottomarca a carica manuale. Allora i giapponesi non avevano ancora esautorato il mercato con l'elettronica, surclassata in seguito dal dominio cinese.
- Un momento signore, va avanti! - esclamò l'orologiaio con cipiglio, sopra pensiero, come si fosse destato in quel preciso istante e quasi rimproverasse il cliente per la superficialità nel modo di esprimersi.
Dante spiazzato disse: - Sì, ha ragione va avanti...- ma dentro di sé si sentì offeso, sminuito. Lavorò quarant'anni in ferrovia come macchinista, figlio di ferroviere, uomo che della precisione ne faceva ancora un vanto.
Quante volte Dante ci era passato davanti alla soffocata botteguccia. Da mesi si proponeva di mettere in riga il vecchio orologio che mai toglieva dal polso.
Uscito dunque dall'immobiliare il signor Dante, come un palloncino sospeso a mezz'aria, si era lasciato sbatacchiare dalla folla riversata fra i banchi del mercato settimanale. Aveva valutato interiormente l'offerta, quasi avesse voluto cercarvi, a tutti i costi, una ragione contraria all'affare poc'anzi stipulato in preliminare, e intanto acquistava due tre capi di abbigliamento in quel "ruma ruma" che avrebbe stornato in "luma luma" per far dispetto alla vanità della Romilda. Aveva comprato inoltre del formaggio, mezzo kilo di pane e qualche strofinaccio caro alla moglie. Una donna stizzosa senza il vezzo di andare tanto in giro a far spese. Infine si era ritrovato faccia alla vetrina con la scritta Zenith.
Piero dopo una prima un'occhiata e un'alzata di sopracciglia ne provò la susta, diede un paio di giri alle lancette (già aveva emesso la sentenza) e lo consegnò nelle mani della moglie levatasi dall'angolo come un pugile, pronta a un altro round. Come conosceva i tempi morti del marito.
Ginebra trapelò con una serie di buste intestate e guardando il cliente da sopra gli occhialetti: - Passi tra un paio di giorni - disse, scrivendone su di una cognome/nome di quest'ultimo, infilandoci finalmente dentro il vecchio orologio.
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Non fu un caso, ma l'abitudine, che il pomeriggio di giorni dopo Piero, facendo uno dei suoi molteplici salti al vicino bar da Sante per lo spritzzatino, riconoscesse nella foto del morto sul giornale, vecchio di due giorni, il cliente Dante Coccige.
Portò il quotidiano in bottega e lo mostrò a Ginebra.
È lui o non è lui?-
Sì, è lui, - rispose pacatamente la moglie.
Guarda il nome è quello?!-
Ginebra gli pose davanti la busta che aveva preso dalla cassaforte con l'orologio riparato che riportava la data di tre giorni prima.
- C'era anche un trafiletto... Vèdi! Guarda caso, investito sulle strisce. Era appena uscito di qua ti dico! Gli stava chiudendo la banca scrivono. Se fosse andato indietro "l'orologio"...se restava indietro se la sarebbe presa tranquilla. La fretta di non farcela non l'avrebbe ucciso.-
(Nel contempo la chiesa della circoscrizione di Borgo M era stipata all'inverosimile. Il fresco dentro le alte navate di cemento contrastava i volti lucidi dalle camice bagnate.
Gli amici del figlio del morto erano rimasti in coda a ridosso del grande portale d'entrata intarsiato. Reduci da un venerdì da sfascio, sulle prime battute della messa da requiem uscirono sul sagrato dove altra gente accalorata aspettava la fine della cerimonia.
Il carro funebre, lucente nell'afoso meriggio, con accanto i neri becchini, aspettava alla base della scalinata.
- Chi se lo sarebbe aspettato, ‘sò pàre del Lele. Che roba! Eco parchè butei bisogna godersela. L ‘è un attimo!-
...MOMENTI DI GLORIA per il Dante! Guarda quanta gente, guarda? Ieri sera anch'io, momenti di gloria! Evvai!- disse Piangina. -
Sì, e dopo diventi matto,- lo stuzzicò Sgaeta, el flacucho butterato, figghiu d'androcchia, l'unico della company che girava col porsche replica cinese.
...cosa vuoi che sia - disse Loris sgambeto, tanto maldestro da presentarsi al funerale in sandali e bermuda.
È la volta buona che il Lele (in prima fila accanto alla madre) cambia la machina - sogghignò Sgaeta all'orecchio del Bamba, toccandosi i testicoli alla volta dello scambio di un segno di pace.
Per suo padre?!- Altra scarica di cinismo del Piangina.
Meglio di così..!- ne era sicuro el Bamba, profeta del godersela. Stasera si va fuori col Lele, alla grande!-
The show must go on! Per dirla con Freddie - disse Sgaeta con una scrollata di giacca).
- Piero hai sempre questo spirito macabro. E io che ti ascolto pure...-
L'orologio lo teniamo in cassaforte, per quello che vale Ginebra...-


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