Carolyn uscì dalla metro in S. James's Park e si
diresse frettolosamente in Caxton Street per raggiungere il suo ufficio.
Il suo appartamento da single si trovava dalle parti di Notting Hill e
quel mattino era incappata in un ritardo dietro l'altro; cercò di
accelerare il passo più che poteva. Pochi metri più avanti il
palazzo centrale di Scotland Yard pullulava di attività e i numerosi
funzionari erano chiaramente visibili attraverso i vetri delle finestre,
nella strana luminosità di quella mattina di maggio. Mentre si
scansava per far posto agli altri passanti che percorrevano il marciapiede
in direzione opposta, Carolyn fu colpita da uno sguardo intenso, due occhi
chiarissimi, di un colore indefinito, che la guardavano diretti, come se
volessero comunicarle un messaggio. Turbata, la donna si fermò. Gli
occhi che la fissavano appartenevano a un bambino di circa otto anni,
fermo al centro del marciapiede poco più avanti. Mentre Carolyn
sostava incerta, alcuni pendolari si interposero tra lei e il bambino,
nascondendoglielo alla vista, e quando la visuale fu di nuovo libera, il bambino era sparito.
Carolyn scosse la testa e un ciuffo di capelli scuri le ricadde sul volto.
La donna lo scostò infastidita ed entrò nel palazzo dove si
trovava il suo ufficio. Le scarpe con il tacco che indossava, ben abbinate
con un completo pantalone blu, risuonarono nell'atrio creando un forte eco
ai suoi passi frettolosi finché non si infilò nell'ascensore.
Mentre saliva fino al terzo piano ripensò per un attimo a quello
strano sguardo, che le aveva messo una certa inquietudine.
Aveva appuntamento per pranzo in Old Park Lane con un ex collega,
perciò quel mattino sbrigò in fretta la corrispondenza, scrisse
un articolo per il Times della domenica e dopo aver fatto un paio di
telefonate urgenti scese in strada. Decise di andare a piedi e,
dirigendosi lungo Buckingham Gate, raggiunse il palazzo reale, dove la
Union Jack sventolava vivacemente, a dimostrare che la regina era "in
casa"; stava oltrepassando un gruppo di turisti, quando incrociò
nuovamente quello sguardo: occhi chiarissimi, viso fanciullesco, lo stesso
bambino che, dopo averla guardata, le volse le spalle e s'incamminò
verso Constitution Hill. Seguendolo a distanza, Carolyn proseguì in
quello che era anche il suo percorso, camminando speditamente fino al
Green Park. Qui il bambino si voltò e la salutò con la mano,
quindi si avviò verso il Canada Memorial.
Il bambino le rivolse un sorriso dolcissimo e Carolyn si sentì
attirata in quella stessa direzione. Con uno sguardo veloce vide che erano
quasi le tredici e si disse che doveva affrettarsi se non voleva arrivare
in ritardo. Tuttavia si avvicinò al bambino proprio mentre lui stava
entrando nel memoriale di guerra canadese, calpestando allegramente le
foglie d'acero scolpite nella pietra. Carolyn si guardò intorno, ma
non vide nessun adulto avvicinarsi, nessun volto cercare con lo sguardo un
bambino dagli occhi chiari ed ella si sentì preoccupata per lui e
decisa ad aiutarlo a ricongiungersi con i suoi. Il piccolo non sembrava
affatto preoccupato, continuava a saltellare senza uscire dal monumento e
a guardare nella sua direzione. Raggiuntolo Carolyn lo chiamò.
- Ehi, piccolo, cosa fai qui da solo? –
Il bambino le tese la mano, invitandola a raggiungerlo.
- Finalmente sei arrivata qui, Carolyn, dobbiamo andare.-
La donna si fermò di botto prima ancora di stringergli la mano e ritraendosi con diffidenza gli chiese:
- Come sai il mio nome? –
Il bambino non le rispose, la prese per mano e la condusse verso il centro del memoriale.
- Dobbiamo andare. – ripeté.
All'improvviso Carolyn sentì i lunghi capelli scompigliarsi ad un
soffio di vento impetuoso e, mentre alzava la mano per trattenerli, ebbe
la spiacevole sensazione di perdere l'equilibrio. Guardò i suoi piedi
e scoprì che non toccavano più il Canada Memorial e anche
l'austera bellezza di Buckingham Palace appariva sotto di lei, mentre il
suo punto di osservazione si trovava sopra gli alberi. Cercò di
gridare, ma dalla bocca non le uscì alcun suono, e nessuno dei
turisti che passeggiavano laggiù, sotto i suoi piedi, parve
accorgersi di quello che stava accadendo. Sentì il cuore stringersi
in una morsa e cercò di divincolarsi prima di finire troppo in alto,
ma non ci riuscì. Neanche il bambino accanto a lei sembrò notare
il suo scoramento, teneva lo sguardo rivolto verso l'alto, mirando a un
punto che solo lui vedeva. La paura sostituì all'istante lo stupore
derivato dal quell'evento straordinario e man mano che salivano
ingigantì, finché fu tutto buio e Carolyn perse conoscenza.
Quando riaprì gli occhi, stava ancora fluttuando: era all'interno di
un corridoio lastricato di piastrelle bianche e i suoi piedi toccarono il
pavimento. Carolyn si accorse che il bambino era ancora al suo fianco e la
teneva per mano. Si guardò intorno e poi guardò se stessa:
indossava lo stesso completo pantalone blu che ricordava di aver messo
quel mattino, le sue mani erano calde e si sentiva lucida e sana. Niente
lasciava supporre che quello fosse un incubo, una fantasia o una creazione
della sua mente. D'altro canto non riusciva a credere a ciò che le
stava accadendo. Eppure si sentiva leggera e persino la paura provata in volo si stava dileguando.
- Siamo arrivati.- le disse il bambino, aprendo una breccia nella parete davanti a sé.
- Arrivati dove?- chiese lei trattenendolo per la mano.
Il bambino la guardò intensamente con i suoi straordinari occhi chiari.
- La curiosità è l'inizio del sapere, la scintilla da cui parte la conoscenza.-
Carolyn strabuzzò gli occhi incredula, riconoscendo la frase con cui
le aveva risposto il bambino perché era contenuta nell'articolo che
aveva scritto quel mattino e che non aveva ancora spedito al Times.
Il bambino non attese una sua reazione e la portò oltre quel velo di
luce, introducendola in uno scenario surreale: sopra uno splendido prato
verde, del quale non si vedeva la fine, fluttuavano enormi bolle grigie
sospese nella lieve brezza, sullo sfondo di un cielo sereno, senza sole,
benché tutto intorno fosse illuminato da un'intensa luce. Sembrava la
realizzazione del quadro di Magritte "La voce dell'aria", dove i sonagli
non "davano" voce al vento, ma contenevano delle alcove in cui esseri dalle sembianze umane alloggiavano.
- Dove siamo?- chiese Carolyn alla sua guida, che fino a quel
momento non aveva mai lasciato la sua mano.
- Nel prato del sapere.- rispose candido il bambino.
- Che cosa significa?-
- E' il suo nome.-
Carolyn riprovò con una domanda più semplice.
- Tu chi sei?-
- Sono Innocence.-
- Ciao Innocence, io sono Carolyn.-
- Lo so.- rispose lui con un sorriso.
- Innocence, perché mi hai condotta qui?-
- Il maestro Serious me lo ha chiesto.- La donna si chiese chi fosse.
- Perché io? Lo sai?-
Il bambino scosse la testa affermativamente, sorridendo felice al pensiero
di poterle rispondere.
- Perché tu sei perfetta per la situazione, questo hanno detto.-
- E chi l'ha detto?-
- Il maestro e i decani, naturalmente.-
Mentre parlavano, continuarono ad avanzare e intanto Carolyn osservava le
bolle sospese accanto e sopra di lei. Intravide al loro interno figure
umane, o almeno tali sembravano; alcune distese su chaises-loungues di
vari colori e parevano addormentate, altre erano sospese al centro delle
rispettive bolle e sembravano concentrati in profonde meditazioni. Mentre
passava oltre vide una figura che, all'interno della propria alcova,
cominciò a danzare e contemporaneamente la bolla si spostò come
per assecondare quei movimenti. Un'altra bolla che era nei pressi, prese a
spostarsi per avvicinarsi alla prima..
- Che sta succedendo?- chiese Carolyn.
- Due scienze si incontrano per scambiare il reciproco sapere.-
Così dicendo la guidò verso una grande bolla che poteva riunire
più persone e a quel punto le gambe di Carolyn non stavano più
camminando, ma si muovevano nell'aria mentre lei saliva verso l'ingresso
della bolla. Non appena toccò il suolo gommoso della bolla, il
bambino lasciò la sua mano e fece per allontanarsi, ma una voce stentorea lo fermò.
- Ti ringraziamo Innocence, hai svolto il tuo compito a dovere.-
- Grazie Serious.- rispose il bambino voltandosi verso l'uscita.
Carolyn allora si voltò in direzione della voce e si trovò
davanti una figura che emanava un carisma e un'autorevolezza fuori dal
comune. Aveva le fattezze di un uomo corpulento di un'età indefinita,
che poteva essere compresa tra i settanta e i cent'anni. Indossava una
veste marrone e, se non fosse stato per la folta e lunga capigliatura
bianca, lo si sarebbe potuto scambiare per un frate. Serius le si
avvicinò e Carolyn finalmente poté guardarlo negli occhi
chiarissimi, sollevata nel trovare uno sguardo che non aveva nulla di minaccioso.
- Benvenuta, Carolyn.- le disse facendole un leggero inchino.
- Grazie.- rispose lei, cercando di capire chi era la persona che aveva davanti.
Serious dovette cogliere il suo sguardo interrogativo perché sorrise.
- Non si preoccupi. Non ha nulla da temere, qui. La prego si
accomodi.- le disse indicandole una specie di poltrona.
Era simile ad un puff morbido che, non appena ci si fu seduta, cedette al
peso della donna, avvolgendola in un caldo abbraccio.
Malgrado la situazione surreale, Carolyn sentiva di non avere paura, anzi,
provava addirittura uno straordinario senso di benessere e di serenità.
- Mi perdoni se l'abbiamo fatta venire fin qui, ma comprenderà
presto che non avevamo alternative.- le disse Serious.
- Chi è lei? E perché sono qui?- volle sapere la donna.
- Lei si trova nel prato del sapere.- le rispose ignorando le sue
domande. - Le alcove che vede sono le dimore dei guardiani di tutto il
sapere dell'universo. Il sapere è custodito da molti guardiani,
quanti più era possibile, per monitorare la sua diffusione sulla
Terra, ed essi sono divisi per argomenti e a seconda dell'epoca in cui
l'uomo si è appropriato delle conoscenze. –
Serious fece una pausa e Carolyn attese che continuasse, mentre gettava
uno sguardo verso il prato, dove le bolle, muovendosi lentamente, si
avvicinavano le une alle altre per brevi momenti e poi si allontanavano.
- Negli ultimi tempi siamo stati spesso vittime delle scorrerie di
locuste nere, che invadono il nostro prato e rosicchiano le nostre alcove.-
Carolyn ebbe un'espressione schifata, non era amante degli insetti e su
queste locuste aveva un brutto presentimento. Si trattenne dal chiedere
dettagli, visti i risultati che avevano ottenuto fin lì le sue
domande, e attese paziente le spiegazioni di Serious, che non la fece attendere.
- Io sono da tempo il custode anziano del prato e ho sempre
mantenuto l'ordine e soprattutto vegliato sulle interazioni delle
conoscenze, sugli scambi culturali anche intergenerazionali. Ma non sono
in grado di oppormi alle invasioni delle locuste.-
- Perché io?- chiese finalmente Carolyn
- Per la profonda verità di quello che ha scritto. "La
curiosità è l'inizio del sapere, la scintilla da cui parte la
conoscenza" sono parole sue. Ed è proprio di questo che abbiamo
bisogno: risvegliare la curiosità negli uomini.
- Mi pare piuttosto che in certi casi andrebbe frenata.- sbottò lei.
- Oh, certo, se si riferisce a quella morbosa, invadente e
superficiale. Ma non certo la curiosità di cui ha scritto lei, quella
che spinge l'uomo a conoscere e quindi a capire, amare e rispettare.
- Cosa centrano le locuste in tutto questo?-
- Esse rappresentano l'ignoranza, la sete di potere e l'avidità
umane. Erano state bandite dal prato del sapere nella notte dei tempi e da
allora gli si è sempre impedito di tornare. Ora però hanno
acquisito la forza necessaria per invadere il nostro prato e distruggere
le alcove con il sapere che vi è contenuto.-
- Cosa ha a che fare con me?-
- Mia cara Carolyn, ha a che fare con tutta l'umanità! Non
resisterebbe a lungo un pianeta in cui venissero a mancare conoscenza, rispetto e buoni sentimenti.-
Carolyn sospirò. O era lei a porre le domande in modo sbagliato
oppure lì in quel prato surreale non le volevano rispondere. Era una
sensazione frustrante, ma la donna non si lasciò abbattere e fece un altro tentativo.
- Cosa posso fare materialmente io per aiutare?-
- Speravo che me lo chiedesse: ci aiuti ad alimentare la
curiosità del sapere, così da incrementare la nostra forza e da
renderci più resistenti agli attacchi delle locuste.-
- Ma io non ho idea di come fare...-
Carolyn fu interrotta dall'improvviso rumore che aveva coperto la sua voce
e che era venuto a turbare la quiete del prato. Il rumore aumentò
progressivamente, segno che chi lo produceva si stava avvicinando in
fretta. Serious corse verso l'apertura dell'alcova e si sporse per vedere
da dove provenisse, con l'espressione desolata di chi sa già cosa
aspettarsi. Anche Carolyn si sporse e vide una spaventosa locusta nera,
lunga circa un paio di metri. Le tegmine, le ali anteriori delle locuste,
nere e coriacee, si chiusero mentre l'insetto si posava su un'alcova
davanti a loro e iniziava a sgranocchiarla, di fronte ai loro occhi. Il
rumore sinistro delle mandibole voraci che si chiudevano sull'alcova e ne
masticavano pezzi enormi, estendeva il suo eco su tutto il prato. Carolyn,
disgustata, assistette impietrita alla distruzione dell'alcova e del suo
custode all'interno. Una morsa le attanagliò l'addome e sentì il
bisogno impellente di svuotare lo stomaco: si piegò verso l'esterno e
si abbandonò ai conati di vomito che la scossero per i successivi
minuti. Non vide l'enorme ortottero spiccare il volo, udì solo il
ronzio fastidioso allontanarsi e quando finalmente si rialzò il prato
era desolatamente vuoto, nel punto in cui prima galleggiava una bolla
luminescente,. Serious le porse un fazzoletto per ripulirsi e attese che
Carolyn si riprendesse prima di parlare.
- Non avrei voluto che vi assistesse, ma ora capisce a quale
pericolo siamo esposti. La nostra unica fortuna è che vi sono ancora
parti dell'umanità che dedicano la propria vita al sapere e alla
diffusione della conoscenza, altrimenti le locuste ci invaderebbero in
massa e per noi sarebbe la fine.-
- Cosa abbiamo perso poco fa?-
- Le conoscenze scientifiche sugli acari.-
Di fronte al sollievo di Carolyn lo sguardo di Serious si fece duro.
- Non si deve credere che ci siano argomenti il cui sapere è
importante conservare ed altri no. Le conoscenze scientifiche, come quelle
semantiche o antropologiche sono collegate tra loro e la perdita di ogni
piccola alcova si riflette poi su tutte le altre. Vengono a mancare nessi
logici, verità acquisite e le certezze in un attimo crollano. Non sta
a noi giudicare cosa si deve salvare e cosa può essere perso... noi
abbiamo il compito di custodire e trasferire per l'eternità tutto
ciò che e contenuto nel prato del sapere, perché l'umanità
non perda la consapevolezza di sé stessa.-
Il lungo monologo del maestro fece vergognare Carolyn per la sua
superficialità e la indusse a riflettere seriamente sulla situazione
per cercare di dare una risposta concreta a quello per cui era stata interpellata.
- Non so molto sulle locuste, tranne che sono fitofaghe, e questo lo
sapete già anche voi, e che di solito si muovono in massa. Da qui a
dire di poter arginare questa invasione ne passa...-
Seriuos prese a fissare il prato del sapere e il movimento ondulatorio
delle bolle: tutto sembrava essere tornato alla normalità.
- Millenni di storia si conservano dentro queste alcove; ve ne sono
alcune talmente antiche che io non ho mai avuto modo di raggiungere,
poiché si trovano da qualche parte all'estremità del prato. Mi
piange il cuore al pensiero che potrei non vederle mai.-
Si voltò verso al donna con fare risoluto e avvicinandosi la
scrutò come se volesse leggerne i pensieri.
- Dobbiamo trovare il loro punto debole, in modo da colpirle e
impedire alle locuste di attaccarci.-
- Ma come possiamo fare? Quali armi abbiamo? Non possiamo usare in
alcun modo tutta la conoscenza che abbiamo intorno a noi per provare a difenderci?-
- Le nostre armi sono un bagaglio infinito di nozioni... ma quello
che ci rende forti è la diffusione del sapere all'umanità.
Purtroppo qualcosa si è interrotto e gli uomini invece di accogliere
il sapere, sono interessati a conoscere solo poche cose, quelle che
ritengono immediatamente utili e utilizzabili. La mancata diffusione del
sapere ci rende deboli e facili prede delle locuste. -
Carolyn sentì una critica sottile mossa dalla voce vibrante di
Serious al genere umano e lei si sentì in prima persona criticata,
come pochi minuti prima, per non aver compreso bene il problema.
All'improvviso avvertì un brivido, una parte di lei si sentì
ansiosa di sapere, e mai come in quel momento sentiva che anche la sua
mente era aperta ad accogliere informazioni e a ricevere notizie dal prato
del sapere. Dapprima non capì, poi il tremore aumentò,
iniziò a girarle la testa, come se fosse stata travolta da un
uragano. Chiuse gli occhi e assorbì l'onda d'urto del flusso di
informazioni che improvvisamente si riversarono nel suo cervello,
concentrato ad elaborare tutti i nuovi dati che il vento del prato le stava instillando.
Quando li riaprì, l'espressione compiaciuta di Serious le fece capire
che lui sapeva cosa le era accaduto e che in qualche modo sapeva leggerle
dentro, fino in fondo al cuore. Ora si trattava di far ordine in tutto
questo nuovo background e di trovare l'anello di congiunzione per porre
fine alla distruzione.
Abbandonandosi di nuovo nel puff, Carolyn si sentì fisicamente
spossata: la testa le girava ancora sebbene in maniera meno fastidiosa e
il suo corpo anelava un momento di riposo. Da quanto si trovava lì?
Non lo sapeva, l'assenza del sole e di ombre sul prato le impedivano di
considerare il trascorrere del tempo. Quel mattino non avrebbe mai
immaginato che nel pomeriggio si sarebbe trovata in una situazione simile,
tuttavia ora il suo pensiero principale non era rientrare pacificamente a
casa, ma a salvare il prato del sapere, a qualunque costo.
- Come si trasmette il sapere dal prato all'umanità?- chiese a Serious.
- Attraverso il volo delle farfalle. Dopo che i bruchi si chiudono
nel loro bozzolo, raccolgono l'energia creativa, la curiosità e
l'interesse che gli uomini manifestano sulla terra per nutrirsi e
crescere. Una volta pronti escono dal bozzolo trasformati in farfalle,
spiccano il volo e diffondono il sapere.-
- Dove si possono trovare?-
- In fondo al prato c'è una valle che accoglie i bruchi e i
loro bozzoli, senza che essi siano disturbati dal vento che soffia
costantemente sul prato.-
Carolyn ebbe un'intuizione e chiese:
- Esiste qui una creatura che si ciba delle locuste?- si
ritrovò a chiedere Carolyn.
- Naturalmente, la colomba. Ma sembra che i suoi voli siano sempre
più rari, per questo le locuste stanno avendo il sopravvento.-
- Come mai?-
- La colomba rappresenta la coscienza dell'uomo. Essa da sempre vola
sul prato del sapere, sterminando le locuste e scongiurando per noi il
rischio di perdere qualche alcova.-
- E ora perché la colomba non vola più?-
- Sembra che si sia abbandonata a lunghi periodi di letargo, dal
quale riemerge sempre più raramente, lasciando così campo libero alle locuste.-
Carolyn meditò ancora un momento e comprese che non la
curiosità, come inizialmente aveva creduto, bensì la coscienza
avrebbe salvato il prato del sapere e subito scattò in piedi.
- Ecco cosa dobbiamo fare: è la colomba la soluzione. Dobbiamo
farla uscire dal letargo e fare in modo che non ci torni mai più.-
Il maestro abbandonò per un attimo l'espressione corrucciata e il suo
volto si distese in un sorriso commosso.
- Sapevo che ce l'avresti fatta, che avresti trovato la soluzione.-
le disse dandole per la prima volta del "tu".
- Beh. ora si tratta di metterla in pratica.... e non mi pare una
cosa da poco. Devo contattare la colomba e interrompere il suo letargo.- ribatté lei.
Serious la guardò e discretamente si allontanò per lasciarla
riflettere. La donna chiuse gli occhi e prese a dondolarsi sui piedi,
rimbalzando sul suolo gommoso della bolla, lasciando che il suo corpo
assorbisse il movimento e la sua mente vagasse libera nel prato del
sapere. Persino le mani, dapprima strette a pugno, si rilassarono e
così ogni altro muscolo del corpo, in modo che lo scambio di
informazioni potesse avvenire liberamente tra tutti i sensi.
Dietro i suoi occhi chiusi le apparvero immagini in successione: vide un
enorme uccello bianco dentro un nido, vide se stessa ballare sopra una
rupe, vide la valle con i bozzoli e una polvere dorata posarsi sui bozzoli
prima che si schiudessero. Vide di nuovo se stessa sul dorso di una enorme farfalla multicolore.
Quando riaprì gli occhi, si trovò davanti, oltre al maestro, una
moltitudine di altre persone, tutti i custodi delle alcove si erano
riuniti per ascoltare quello che aveva da dire, confidando nella sua neo acquisita saggezza.
Intimidita e niente affatto sicura del significato delle sue visioni,
Carolyn si girò verso Serious e parlò con una voce che
faticò a riconoscere come la sua:
- Come posso trovare la colomba?-
Il maestro si volse all'assemblea dei guardiani e pronunciò a gran
voce un nome. Dalla folla si levò in volo un essere che aveva le
sembianze di un uomo molto muscoloso, capace di volare con grazia a
dispetto della mole. Egli si accostò all'entrata dell'alcova e
diresse verso Carolyn uno sguardo glaciale.
- Sarà Vigueur a guidarti, solo lui può attraversare tutto
il prato senza che la sua forza si esaurisca. Egli ti condurrà al
nido della colomba. Partirete immediatamente.-
Carolyn si voltò verso la sua guida domandandosi in che modo
l'avrebbe trasportata dall'altra parte del prato del sapere. Quasi
leggendole nel pensiero, Vigueur le prese la mano, come aveva fatto in
precedenza Innocence, e insieme abbandonarono l'alcova, passando sopra a
tutti i custodi riuniti, che sollevarono le mani per salutarla, nello
stesso singolare modo in cui l'aveva salutata anche Innocence quel
mattino, in un'altra vita.
Mentre Vigueur guardava fisso davanti a sé, concentrato nella
direzione di quel volo, Carolyn si concesse di esplorare con lo sguardo il
prato sotto di loro. Il movimento infinito delle bolle dava l'impressione
di un continuo lavorio, di un ritmo dolce ma instancabile; l'unico
paragone che le veniva in mente era con un alveare, dove l'attività
era incessante senza essere frenetica.
Prima ancora di quanto pensasse raggiunsero i confini del prato, che erano
costituiti da una catena di montagne maestose, interamente coperte di
boschi che pullulavano animali tipici delle foreste incontaminate.
Salirono in silenzio, passando rasenti sopra gli alberi fino a raggiungere
la cima più alta dove Carolyn riconobbe il luogo della visione, dove
si trovava il nido. Vide la colomba addormentata, un uccello maestoso, con
il piumaggio bianco candido e la testa reclinata verso l'ala destra.
Carolyn si stupì del fatto che Vigueur non la accompagnasse in
prossimità del nido. La fece atterrare, invece, su una cima
prospiciente dalla quale si poteva godere della visione completa della
montagna, del nido, e di una valle interamente coperta di bozzoli che si
estendeva a perdita d'occhio alle sue spalle. Carolyn capì che le sue
visioni si erano concretizzate e senza dire una parola, lasciò la
mano di Vigueur per spostarsi in un punto dal quale poteva osservare
più da vicino la colomba addormentata.
L'atmosfera rarefatta e silenziosa sembrava perfetta per la sensazione di
attesa che avvertiva, ma ruppe gli indugi iniziando a cantare. La sua voce
uscì flebile e incerta, rinvigorendosi man mano che il canto si
arricchì di parole commoventi e sincere che uscivano direttamente dal
suo cuore. Cantò della nascita del mondo, degli uomini che popolarono
la terra e dei loro figli; cantò le imprese epiche e le grandi
scoperte, cantò dei sentimenti e della forza che guidano tutti gli
abitanti della terra in ogni continente.
Mentre cantava riuscì a svegliare la colomba, la quale aprì gli
occhi, sbatté le palpebre e girò la testa in varie direzioni per
individuare il punto dal quale proveniva il suono. Quando Carolyn fu certa
di essere stata individuata, iniziò una danza sconosciuta, lenta, i
cui movimenti richiamavano le danze tribali di certe popolazioni indigene
del Sud America. Carolyn non si chiese come avesse imparato quei
movimenti, ma lasciò libero il corpo di esprimersi seguendo
l'istinto, mentre con la voce continuava a cantare.
Sentiva la terra sotto i suoi piedi e il respiro del pianeta vibrare con
lei. La sua simbiosi con l'universo era totale, l'energia fluiva dal suo
corpo senza prosciugarla, bensì dando leggerezza e armonia alla sua
voce. La sua danza ancestrale raccoglieva i movimenti di millenni di
storia, di uomini e donne che avevano danzato pregando, gioendo, sperando.
Quando Carolyn aveva ormai perso la cognizione del tempo, accadde: la
colomba spiegò le ali e spiccò il volo. Compì un giro
intorno al nido, poi passò oltre la cima dove si trovavano Carolyn e
Vigueur e sorvolò la valle. Come nella sua visione, quando la colomba
sbatté le ali dalle piume immacolate scese una finissima polvere
dorata che si posò lenta sui bozzoli. La visione quasi magica del
volo della colomba la commosse e si ritrovò a pensare a voce alta.
- Grazie.- disse senza sapere bene se il ringraziamento era diretto
alla colomba o all'energia che le avevano trasmesso e che aveva permesso
che accadesse quanto aveva visto nelle visioni.
- Grazie a te per essere venuta.- le rispose a sorpresa Vigueur.
La donna si voltò a guardarlo e sorrise.
- Secondo te, perché io?- provò a chiedergli.
- Perché avevi le qualità giuste: intelligenza, curiosità, intraprendenza.-
Vigueur fece una pausa riportando lo sguardo verso la colomba che stava
ancora sorvolando la valle lentamente.
- Tu perché hai accettato?- le chiese lui dopo un po'.
- Perché credo che non ci sia nulla per cui valga la pena
combattere, sulla Terra come qui, se non per difendere le nostre
conoscenze, i nostri valori, i nostri buoni sentimenti. Non avrei mai potuto tirarmi indietro.- Vigueur le sorrise.
- Ora sai perché sei stata portata qui.-
Senza aggiungere altro Vigueur la prese nuovamente per mano e insieme
volarono al seguito della colomba, sopra la valle dei bozzoli, che avevano
iniziato a risplendere di luminescente luce dorata, poi proseguirono oltre
le foreste, verso il prato del sapere fino a raggiungere l'alcova di
Serious che li aspettava raggiante, ancora circondato dall'assemblea dei custodi.
- Abbiamo visto la colomba. Il risveglio della coscienza, con il suo
potere salvifico, si è elevato sopra i bozzoli, in modo che le
farfalle che ne nasceranno possano trasmettere sulla terra il sapere retto
da una giusta coscienza per sconfiggere l'avidità umana.-
Il maestro fece una pausa commosso, poi si inchinò e altrettanto
fecero tutti i custodi riuniti davanti all'alcova e che avevano assistito
alla scena.
- Ora è bene che tu torni al tuo mondo, cara Carolyn. –
La donna, incapace di credere di aver davvero risolto il problema, stava
per chiedere a Serious come avrebbe fatto ritorno a casa, quando
l'attenzione di tutti fu catturata da un frusciare d'ali e in lontananza
comparve una moltitudine di enormi farfalle multicolori. Queste volarono
sopra le loro teste e tutti le ammirarono sia per la loro bellezza sia per
la vitale missione che stavano per intraprendere.
Una farfalla dalle ali dorate scese fino all'alcova del maestro che
indicò a Carolyn di salire. La donna ricordò allora la sua
ultima visione e salì a cavalcioni del grande volatile che subito
spiccò il volo. Sotto di lei migliaia di mani la salutavano e i loro
visi si rimpicciolivano a mano a mano che si alzavano. Rimasta sola con se
stessa, Carolyn si sentì davvero stanca e crollò esausta in
groppa alla farfalla dorata.
Al suo risveglio, Carolyn aprì gli occhi sul Green Park: il Canada
Memorial era davanti a lei e la vita londinese proseguiva come ogni
giorno. Guardò l'orologio che segnava ancora le tredici. Sconcertata
e confusa, Carolyn si avvicinò al Canada Memoriale e lo
calpestò, quasi per cercare tracce dal prato del sapere, una
qualsiasi conferma di non avere sognato tutti gli eventi straordinari
delle ultime ore. Una voce l'apostrofò.
- Che cosa sta facendo? –
Carolyn girò su se stessa e vide a chi apparteneva la voce. Un uomo
elegantemente vestito, che avrebbe potuto essere appena uscito da un
palazzo della City o dei Docklands, aveva la corporatura, il viso e gli
occhi straordinari di Vigueur. La donna stava per far cenno di averlo
riconosciuto ma qualcosa la trattenne.
- Sarebbe meglio se tornasse sul viale, signorina; non vorrei che
attirasse l'attenzione di qualche guardia...-
- Oh sì, certo. – rispose Carolyn impacciata, continuando a
guardarlo di sottecchi.
- Ci conosciamo? – gli chiese. L'uomo le porse la mano.
- Anthony Force. E lei? –
- Carolyn, Carolyn Stuart. –
- Un cognome impegnativo, il suo. – rispose lui sorridendo – Venga,
mi permetta di accompagnarla, dove era diretta? –
Carolyn ricordò il suo invito a pranzo e insieme si incamminarono
lungo la Constitution Hill, mentre nella sua mente gli eventi vissuti nel
prato del sapere sbiadivano rapidamente, finché al momento di
separarsi da Anthony non ricordò più perché le fosse
sembrato così familiare, benché fosse restia a separarsi
dall'uomo che aveva appena incontrato.
Intorno a loro decine di piccole farfalle multicolori svolazzavano ad
indicare che la primavera era in arrivo anche lì in Inghilterra e la
coppia le osservò con piacere, entrambi inconsapevoli della loro
provenienza e del potente messaggio del quale erano foriere.
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