La biblioteca "Lupo della steppa" presenta:
Racconto erotico di Daniela Piegai

 

11 gennaio.
Oggi è il mio compleanno.
- Mia nipote ha lo stesso segno del Salvatore... - dice sempre la prozia Caterina in tono desolato - ma rifiuta di credere nella nostra sacra religione.
Il fatto di essere testardamente del capricorno come "il salvatore" ( - anche se non della stessa decade - aggiunge) mi nobilita ai suoi occhi, e mi ha sempre assicurato un trattamento di favore. Da parte mia, nonostante i suoi trasparenti tentativi di conversione, c'è un sincero e totale affetto. È buffa la prozia: devota, con interpretazioni assolutamente personali. Per dire: solida fama di mangiauomini, ai suoi tempi. Nata nel millenovecentotredici, in una famiglia ancorata al Settecento, tutt'oggi, a quasi cento anni, mantiene un maggiordomo in polpe, silenzioso e onnipresente, che la sposta dalla carrozzella al letto prendendola delicatamente in braccio, e le sostenta l'unico eccentrico vizio a cui ancora indulge: il narghilè.
Come in tutti i miei compleanni, dal quindicesimo in poi, vado a trovarla. È più minuta del solito, mi sembra, i celebri occhi neri covano resti di antichi incendi non del tutto cenere. Très chic, ma come consumata. Le manine storte come bastoncini di legno vecchio mi accarezzano, fredde contro la mia pelle tiepida di ragazza.
Con aria misteriosa, incarica il maggiordomo di "consegnare quello che sai". E lui mi porge un fazzoletto di pizzo, leggero come una ragnatela. – È il fazzoletto della passione - dice la prozia vedendomi incerta. - fai attenzione, è prezioso. Gli uomini fanno a botte per raccoglierlo, quando lo lasci cadere.
Rido divertita: - Oggi non funziona così.
Lei alza le spalle da uccellino: - Non c'è nulla di nuovo sotto il sole... e, a proposito, ricordo che alla tua età non avevo molto tempo da dedicare alle persone anziane - si volge verso il maggiordomo: - Accompagnala alla porta.
Ci infiliamo nell'ascensore che collega i piani interni: una specie di stretta scatola che la sovrintendenza ha dato a stento il permesso di costruire, nel vecchio palazzo notificato. Incontro gli occhi del maggiordomo, nello specchio dorato che tenta di allargare la prospettiva di quella specie di bomboniera. In realtà l'immagine che ho di lui è quella di un manichino vestito strano, ma vederlo riflesso mi cambia visuale: come scorgere qualcuno senza maschera. Lo specchio forse è un filtro (magico?) e i ruoli in cui giochiamo sono grossolani e rigidi, non passano al di là, nel mondo monodimensionale immerso in una luce vagamente bronzea.
Affascinata non riesco a distogliere lo sguardo mentre avverto acutamente il suo corpo contro il mio. Un fisico corpo maschile.
Non mi rendo conto dell'impulso che fa aprire dita d'ottone alla ragazza di bronzo che sta al di là della superficie, e fa scivolare il regalo della prozia verso il pavimento.
Lentamente l'uomo nello specchio si piega sulle ginocchia, mantenendosi dritto perché non c'è spazio, e recupera il fazzolettino. Sembrano i movimenti stilizzati di una danza, ma la musica è solo nella mia testa.
Mentre si tira su, altrettanto lentamente, dandomi tutto il tempo di fermarlo, se solo volessi, la mia gonna resta impigliata sulla sua spalla, e si solleva.
Restiamo immobili, uno contro l'altra. Con la coda dell'occhio vedo i nostri doppi, congelati all'interno dello specchio. Io non mi sento congelata. Mi tocco stupita le orecchie: c'è un fruscio rombante, all'interno, come se fossero accartocciate in mezzo a una tempesta di vento.
Lui dice qualcosa che non capisco. Sembra una maledizione, o forse una preghiera. Mi rendo conto solo più tardi che è una lingua che non conosco. E anche questo sconvolgente contatto essenziale, senza corteggiamento, senza sovrastrutture, schermaglie o preventiva amicizia, è totalmente nuovo. Sono stordita, concentrata a inseguire una fuggevole sensazione che si fa sempre più acuta.
Un'urgenza che non ammette altro.
E lo specchio riflette senza pensare: esattamente come me. Riflette una ragazza dorata che non sono io, con la gonna sollevata e gli occhi persi.
Specchio, specchio delle mie brame, che sta succedendo nel reame?... Il fazzoletto della passione sembra una farfalla di pizzo, mentre l'uomo dorato mi scioglie i capelli.

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